28 dicembre 2007

Un anno di libri


Picture by Iguana Jo.
Il 2007 è ormai andato, e come sempre in questo periodo è tempo di classifiche!

Ecco quindi il meglio tra i libri che mi hanno tenuto compagnia negli ultimi 12 mesi.
(nota: i collegamenti portano ai post in cui ho parlato del relativo titolo)

- La fortezza della solitudine di Jonathan Lethem

- Gomorra di Roberto Saviano

- The Algebraist di Iain M. Banks & Accelerando di Charlie Stross

- Erano solo ragazzi in cammino. Autobiografia di Valentino Achak Deng di Dave Eggers

- Cime tempestose di Emily Brontë & Il manifesto dei cosmonisti di Mikael Niemi

- Le dame di Grace Adieu di Susanna Clarke

- Babel 17 di Samuel Delany & Novilunio di Fritz Leiber


Avrei voluto proporvi anche una classifica delle visioni memorabili di questo 2007, ma tanto per cambiare anche quest'anno non ho frequentato abbastanza cinema e videoteche, perdendomi sicuramente qualche ottimo film.
In ogni caso voglio ricordare almeno cinque film (Death Proof - A prova di morte, Syriana, I figli degli uomini, 300 & Manhattan, che non è proprio una novità ma che non avevo ancora mai visto) e due spettacoli televisivi: Il Sergente di Marco Paolini e Battlestar Galactica.
Sono tutti titoli piuttosto diversi tra loro. In comune hanno forse solo la grande passione che ci hanno messo i rispettivi autori nel realizzare opere in grado di toccare qualche corda sensibile nel loro pubblico (in questo almeno).

Se queste classifiche non vi soddisfano proponetemi le vostre. Se invece siete curiosi ecco quelle degli anni scorsi: 2006, 2005, 2004, 2003.

E per finire, tanti tanti tanti auguri per un felicissimo 2008 a tutti!

27 dicembre 2007

Rapporto letture - Dicembre 2007


Picture by Iguana Jo.
Anticipo di qualche giorno il post sulle letture di dicembre, che tanto tra oggi e il 31 non prevedo ci saranno grosse novità.
In effetti quest'ultimo mese s'è rivelato piuttosto scarsino in fatto di letture. Sarà la frenesia pre-natalizia con le sue cene, le feste e i viaggi su e giù per la penisola, ma ultimamente il tempo per leggere sembra essere sempre meno.

Ecco i titoli:

Fritz Leiber - Novilunio
Ho iniziato Novilunio quasi per caso: cercavo un libro di fantascienza non troppo impegnativo da leggere in pausa pranzo e la scelta è caduta sul romanzo di Leiber per comodità, che mi era appena arrivato per posta e l'avevo quindi a portata di mano.
Invece Novilunio s'è rivelato un gran bel romanzo. Un libro con 40 anni di storia portati davvero bene, che tolto qualche dettaglio retrò sembrerebbe essere stato scritto ieri.
L'arrivo del pianeta vagabondo e il conseguente cataclisma che scatena sulla Terra è lo scenario in cui si muovono i protagonisti del romanzo la cui qualità migliori stanno probabilmente nelle sue molteplici possibilità di lettura: dal romanzo apocalittico (estremamente dettagliato e scientificamente credibile) al racconto corale, dal classico topos fantascientifico del primo contatto, al viaggio iniziatico alla ricerca dell'illuminazione. Il tutto narrato senza traccia di retorica o di paternalismo, con il racconto della devastazione alla base della la vicenda che emoziona e commuove grazie alla semplice ma sapiente cronaca degli eventi.
Altro motivo di interesse del romanzo è la straordinaria galleria di personaggi che Leiber offre al lettore: uomini e donne che è si presentano assolutamente veri sin dal primo istante, uomini comuni alla prese con situazioni straordinarie che per una volta non rinnegano mai la loro natura profondamente qualunque.
Forse l'unico aspetto un po' debole del romanzo è lo sfondo cosmico in cui si situano le vicende: se da un lato la spettacolare visita al mondo alieno appare stupefacente nel suo dispiegarsi come psichedelico viaggio nel paese delle meraviglie, il background galattico appare un pochino tirato via, chiedendo forse un po' troppo alla sospensione della incredulità del lettore. Cosa del resto perdonabile rimanendo dopo tutto un aspetto davvero marginale nella complessa trama intessuta dall'autore.
Degna conclusione del romanzo è poi la parte finale, perfetto esempio di come potrebbero / avrebbero dovuto finire molti dei ben più roboanti romanzi fantascientifici dell'epoca d'oro: niente epica della distruzione, nessuna concessione alla ricerca di un happy ending forzato, la conferma piuttosto di una quotidianità non scontata, con i fatti straordinari a cui abbiamo assistito già materia per nuove mitologie.
In definitiva l'unico dubbio che in fondo mi rimane riguarda le capacità visive di Leiber. Non so se l'autore americano soffrisse di daltonismo o di qualche malanno analogo, certo che in caso contrario non saprei come spiegarmi la sequela di assurdi accostamenti cromatici che si succede nel corso del romanzo!
Comunque sia, battute a parte, questo Novilunio mi ha davvero conquistato, un altro piccolo tesoro fantascientifico dai lontani anni '60.

Bernard Malamud - Il migliore
Altro tuffo nell'America del passato. In questo caso sono gli anni '50, con le gesta tra l'eroico e il quotidiano di Roy Hobbs fenomeno del baseball, povero cristo in tutto il resto.
Il romanzo parte fortissimo: il prologo è eccezionale, con uno straordinario ritratto di quello che si può tranquillamente definire lo spirito del tempo, il tutto condito da una scrittura essenziale e vorticosa che non esita a calarsi nel mondo fantastico del sogno per aiutarsi a narrare le gesta dei suoi personaggi.
Il romanzo nel suo complesso non è però all'altezza delle premesse. Le situazioni che si succedono paiono sempre o troppo normali o troppo esagerate, le passioni che muovono protagonista e comprimari troppo sopra le righe. Quella che mi è sembrata la necessità quasi fisica dell'autore di dare una forte connotazione morale a tutta la storia di Roy Hobbs è forse la cosa che più indebolisce il romanzo e in fondo è il motivo per cui tutta la vicenda m'è parsa poco credibile.
Arrivato alla fine faccio davvero fatica a capire come possa Il migliore essere annoverato tra i romanzi americani più significativi del dopoguerra.

Hans Magnus Enzensberger - Il mago dei numeri
Un libretto che è una piccola meraviglia. Era da tempo che Il mago dei numeri girava per casa, ma per un motivo o per l'altro non l'avevo ancora letto. In questi giorni, curiosi di trovare un libro che potesse piacere anche ai miei figli gli ho dato un'occhiata. Beh… non so se ai bimbi possa piacere (ma scommetto di sì) io di certo mi sono divertito molto tra i numeri principi e quelli irragionevoli, tra triangoli magici e estrazioni di rape.
Uno dei pochi libri in grado di mettere pace tra il lettore e la matematica .

Per il nuovo anno aspettatevi qualche nota su un capolavoro turco e il ritorno di Palahniuk.

Ecco i collegamenti a tutte le altre letture del 2007:
Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio, Giugno, Luglio e Agosto, Settembre, Ottobre e Novembre.


21 dicembre 2007

Due anniversari


Picture by Iguana Jo.
Fine anno, tempo di bilanci e festeggiamenti.
Partiamo subito con due anniversari: uno piccolino, l'altro decisamente più tondo (anche se riusciva quasi a sfuggirmi…).

Due anni di Iguana blog
L'8 dicembre questo blog ha compiuto due anni. In questi 24 mesi ha ricevuto oltre 15.000 visite e servito quasi 20.000 pagine. Non male per un piccolo blog di periferia…
Beh… in queste occasioni si deve festeggiare, quindi munitevi del beveraggio che più vi si confà e brindate alla vostra. Da parte mia voglio ricordare e ringraziare le persone che hanno rappresentato la vera spinta per la nascita del blog dell'Iguana.
Grazie va alla Lui quindi, che se non la avessi incontrata in giro per la rete queste pagine sarebbero ancora nel limbo dei siti fantasma (quelli in cui ti registri e che poi non si usano mai), e grazie agli amici fantascientifici che mi hanno preceduto sulla via della perdizione. La presenza di Anna, Vanamonde, Selene e X in rete è sempre stata una grande fonte di ispirazione, non solo fantascientifica. Anche perché, e qui arriviamo al secondo motivo per rendere il 2007 memorabile, tutto è cominciato dalla fantascienza…

Dieci anni nella lista di fantascienza
In effetti i miei dieci anni in lista risalgono a marzo. Ma visto che il 2007 non è ancora finito faccio ancora in tempo a festeggiare questo anniversario tondo tondo…

Alla fine del secolo scorso, nel lontano marzo 1997, ho scaricato da un CD allegato a una rivista i primi numero di Delos consultabili off-line: non ero ancora consapevole di avere davanti agli occhi una scoperta che avrebbe sconvolto la mia esistenza.
Da Delos alle pagine di fantascienza.com il passo è stato molto breve.
Ancora più breve, un clic e via, l'iscrizione alla mailing list legata a quelle pagine.

L'approccio alla lista (che da quello che man mano venivo a imparare esisteva già da tempo) è stato entusiasmante. A parte qualche bacchettata sulle dita virtuale, quasi tutte meritate da niubbo qual ero, gli abitanti della lista mi hanno riconsegnato nelle mani un mondo che credevo di aver perso per sempre (troppo enfatico? beh… è un post celebrativo, no?).
Negli anni 'precedenti mi ero infatti progressivamente allontanato dal genere, un po' per provare cose diverse, ma soprattutto a causa della assoluta mancanza di riferimenti nel panorama che mi circondava all'epoca. Insomma non sapevo più che pesci (fantascientifici) pigliare…
Nel 1997 la lista è arrivata nel momento perfetto. Mi ero collegato in rete per la prima volta l'anno precedente, ma solo da quel momento la rete ha iniziato a rappresentare qualcosa di più di una curiosa novità tecnologica. Per la prima volta navigare in rete aveva un riscontro, la lista ha rappresentato per me una sorta di primo contatto con l'umanità dietro i monitor, dall'altra parte del doppino telefonico che allora ci collegava tutti.

Ricordo ancora con nostalgia quei primi mesi in lista, i nick e i nomi dei bei tempi andati: Elethiomel, Gokuraku, Anna M, il Vic, Silvio S, Severian, Maurizio M, Andrea S, Ataru, Nemo, Ernesto, Renato B, Maurizio C, Fabio T, Stefano G e tutti gli altri che ora non mi tornano in mente. Quanto entusiasmo in quei mesi ragazzi!
Negli anni successivi sarebbero poi arrivate le liti furibonde e le divisioni, ma anche le nuove scoperte; chi si affacciava per un attimo e chi invece s'è fermato negli anni. Quelli con cui sono andato d'accordo, quelli invece insopportabili, gli amici conosciuti e quelli rimasti semplici nomi in rete. Più tardi ancora sono arrivati i pranzacoli, e tutti gli altri incontri periodici che ormai più ancora della lista mi tengono vicino al bel mondo della fantascienza nostrana.

In questi dieci anni le cose sono cambiate notevolmente. Non sono più un suo assiduo frequentatore, ma nonostante tutto il tempo trascorso la lista è ancora lì, un luogo vivo e vitale che si muove ai margini della percezione con i suoi messaggi che fanno capolino dalla mia posta elettronica. Anche se non partecipo non posso fare a meno di dare una scorsa quotidiana alle discussioni in corso, perché in fondo la mailing list di fantascienza è come il primo amore. Impossibile da dimenticare.
Grazie quindi a tutti i suoi abitanti, quelli andati e quelli tornati, che siano veterani da mille discussioni o ai primi passi in rete.
Il tempo speso a leggere le migliaia di messaggi di questi 10 anni non è stato tempo sprecato.

12 dicembre 2007

300


Originally uploaded by Sonrisitas.
Ero molto scettico nei confronti di questa nuova trasposizione cinematografica di un'opera di Frank Miller. La versione di Sin City proposta da Robert Rodriguez mi aveva profondamente annoiato a causa della pedissequa riproposizione del fumetto. Temevo dunque che anche il 300 di Zack Snyder soffrisse degli stessi difetti, tanto più che a sentire chi l'aveva visto l'aspetto visuale del film era molto debitore al fumetto originale. In effetti un po' tutto quello che avevo sentito a proposito della pellicola mi aveva tenuto alla larga: da chi lo definiva senza mezzi termini un film fascista, a chi invece ne rilevava le incongruenze storiche, da chi si limitava a riportarne l'aspetto puramente muscolare a chi ne parlava come dell'ennesimo action pseudo storico.
L'unica voce fidata che in qualche modo mi ha convinto a dare una possibilità al film è stata quella di zio Gil, la cui recensione seppur leggermente criptica (!) mi ha comunque incuriosito riguardo Sparta e compagni. Ed eccomi quindi qui a parlarne…

La mia opinione in due parole? Sparta rulez! :-)

300 è nel suo genere un film perfetto, un film essenziale e diretto, un film in cui tutto è al servizio di un'unica monolitica affermazione. In cui colori, messa in scena, colonna sonora sono completamente e consapevolmente prodotti con l'unico scopo di esaltare il fondamentale bianco e nero della vicenda.
Non ci sono dubbi in questo film, tutto è estremamente esplicito, evidente, incontestabile, quasi che la produzione volesse di proposito evitare qualsiasi possibilità di equivoco o di strumentalizzazione del soggetto.
I valori a confronto sono da un lato l'onore e la libertà, dall'altro il tradimento e la sopraffazione. Da una parte assistiamo alla reazione della minoranza invasa, dall'altra vediamo lo sterminato esercito invasore, con l'inevitabile confronto tra la lucida follia di chi si richiama all'ideale e la tracotante arroganza economico edonistica dell'autoproclamatosi padrone del mondo.
Sempre in quest'ottica è fin troppo ovvio che gli spartani siano tutti belli e prestanti, mentre i loro avversari, che siano traditori interni o invasori stranieri, vengono rappresentati quali esseri immondi, deformi o grottescamente pomposi.

Il film è tutto racchiuso in queste dicotomie. Mi domando però se basti questa consapevole semplificazione dei termini in questione (semplificazione che non nega però i difetti dell'esasperazione militarista che sottende tutta la società spartana, rendendone il metodo educativo e la conseguente vocazione al sacrificio decisamente poco invitante, almeno per questo spettatore), per tacciare il film di fascismo, o di complicità propagandistica alle direttive imperialiste di Washington. Perché a me una lettura simile pare quanto meno superficiale: in 300 ci si fa beffe della religione, si sovverte (o almeno si tenta di sovvertire) la tradizione, si combatte il potere in tutte le sue forme, si propugna - in maniera fin troppo ingenua e certamente esile, ma tant'è - un mondo di uguali, si critica e contesta l'imperialismo che porta il più forte ad ingerire / comperare / invadere il più debole.
In fondo a me questo film appare come un tentativo più che dignitoso di opporsi al dominio della maggioranza. E voi lo chiamate fascismo?
Insomma, 300 per quanto sia un film che sguazza nella semplificazione manichea della realtà non mi pare proprio un film così banale e scontato come da più parti s'è tentato di farlo passare.

In ogni caso, anche volendo evitare le secche del dibattito ideologico, 300 rimane per il sottoscritto un notevole esempio di cinema tout court, con attori che non si fanno notare solo per i pettorali (a proposito, sono l'unico a cui Gerard Butler è sembrato una versione pallida e pompata di Denzel Washington? stesse espressioni, stessa mimica facciale, stessa impostazione fisica…), con scelte di regia pregevoli e originali, con una fotografia digitale maestosa e sequenze di azione memorabili. Un film perfettamente godibile, che non sarà un capolavoro di profondità espressiva, ma che rimane un ottimo esempio delle potenzialità che sia i fumetti sia il cinema d'azione si lasciano troppo spesso sfuggire.


05 dicembre 2007

Rapporto letture - Novembre 2007


Picture by Iguana Jo.
Essendo entrato nel tunnel Battlestar Galactica le letture di novembre languono un pochino. Certo, qualche buona lettura c'è scappata comunque, ma non tutte quelle che speravo.
Ecco l'elenco:

Best Off 2006 a cura di Giulio Mozzi
Di questo volume, opportunamente sottotitolato "Letteratura e industria culturale" ho già parlato ampiamente in questo post. Purtroppo non ho avuto alcun riscontro* a quanto scrivevo (beh… mimimum fax mi dice che includerà il post nella rassegna stampa, ma loro non contano) si vede che (a) ho scritto una valanga di cazzate, (b) non gliene frega niente a nessuno, (c) l'opinione è condivisa.
In ogni caso per me la lettura del volume s'è rivelata istruttiva.

* a scanso di equivoci: mi aspettavo una qualche reazione dal mondo dei blogger/intellettuali citati nel libro, che sono evidentemente troppo occupati a trattare i massimi sistemi, non dagli amici che seguono questo piccolo blog di periferia.

Fred Vargas - L'uomo dei cerchi azzurri
Dopo aver letto e apprezzato Chi è morto alzi la mano, primo romanzo che ha per protagonisti i cosiddetti evangelisti, avrei voluto proseguire la lettura della serie. Purtroppo però non sono riuscito a trovare il romanzo successivo. Non volendo rinunciare alla Vargas ho provato questo L'uomo dei cerchi azzurri, primo romanzo della serie del commissario Adamsberg. La lettura s'è rivelata una mezza delusione, se la Vargas conferma la capacità di inventare personaggi brillanti e non convenzionali, i dialoghi di cui è fitto il romanzo risultano un po' troppo teatrali e non raggiungono mai quel grado di spontaneità e naturalezza che si accompagnerebbe splendidamente allo stile narrativo dell'autrice.
Anche il plot giallo m'è risultato in qualche modo forzato, ma tant'è. Probabilmente L'uomo dei cerchi azzurri è l'opera di un'autrice ancora acerba, le cui potenzialità si riescono ad intuire ma che non risultano ancora espresse appieno.
In definitiva comunque alla Vargas un'altra possibilità gliela do più che volentieri.

Giovanni De Matteo - Sezione π²
Fantascienza italiana che (finalmente!) regge il confronto con i più blasonati esempi anglosassoni. Ne ho parlato più approfonditamente qui. Spero non ve lo siate lasciato scappare.

David Foster Wallace - Oblio
Nutro sentimenti contrastanti per lo scrittore americano. Da un lato non posso che rimanere ammirato dalle sue capacità espressive, dall'altro mi sento inadeguato a quanto scrive. Nonostante tutto l'impegno profuso nella lettura il senso di alcuni dei racconti compresi in Oblio continua a sfuggirmi. La sensazione è che mi manchi parte del codice per decifrare correttamente il messaggio di Wallace. Certo, il dubbio che non ci sia alcun messaggio ogni tanto mi coglie, ma al contrario di quanto m'è capitato con altri autori, leggendo le storie di Wallace non mi sono mai sentito preso per i fondelli.
Il fatto è che per quanto ricercati, astrusi o devianti siano, nei racconti di Wallace c'è sempre la possibilità di scorgere la Verità, come se di colpo si squarciasse un velo e potessi per un attimo scorgere il vero volto della realtà. Per questo motivo, e nonostante tutti i dubbi, continuo e continuerò a leggere Wallace. Non lo capirò mai fino in fondo, ma anche solo quel poco è sufficiente a rendermelo memorabile.

James Morrow - Gli Orrori di Quetzalia
L'Urania che ha preceduto l'uscita di Sezione π² è un esempio tipico del motivo per cui ho smesso di seguire la collana fantascientifica di Mondadori. Possibile che con tutto il materiale inedito e disponibile si debba andare a pubblicare un romanzo simile, scritto trent'anni fa?
Gli Orrori di Quetzalia m'è parso una lettura del tutto inutile, e dire che James Morrow è un autore abbastanza quotato. In questo romanzo (il suo esordio narrativo, e si vede) tutto, dai personaggi alle invenzioni narrative, al contesto fantascientifico, è piegato in maniera forzata all'esposizione e alla discussione delle tesi filosofico-morali dell'autore. O almeno queste sono state le mie prime impressioni, che ho mollato il romanzo dopo una quarantina di pagine. Non che ci sia per forza qualcosa di sbagliato nel voler farcire una storia di teorie religiose, di filosofia e/o di sistemi morali più o meno credibili, più o meno realistici, solo che nel mio caso le tesi di Morrow non hanno destato alcun interesse.
In coda al volume un racconto di Dario Tonani ambientato nello stesso mondo di Infect@. Breve, violento ed efficace Velvet diluvio s'è fatto leggere molto più volentieri del romanzo di Morrow.

Spiro Zavos - L'arte del rugby
Questo libretto sul rugby trasuda passione per la palla ovale ed è una lettura curiosa più per questo motivo che per il contenuto rugbistico vero e proprio. Leggere dell'importanza che il rugby ha per gli sportivi neozelandesi e la maniera in cui sono vissute le partite trasmette al lettore tutta la partecipazione che questo sport è in grado di generare nei suoi appassionati.
Accompagnano il testo di Zavos un'utile introduzione al gioco del rugby per lo spettatore ignorante (di Carlo Bonini), alcuni pezzi rugbistici scritti da Alessandro Baricco, Vincenzo Cerami e Marco Paolini, un'intervista all'ormai ex-tecnico della nazionale italiana Pierre Berbizier.

Di seguito i link alle letture dei mesi precedenti:
Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio, Giugno, Luglio e Agosto, Settembre, Ottobre.

30 novembre 2007

Sesso, paranoia & battaglie spaziali


Originally uploaded by Tubes..
Davvero non saprei cosa chiedere di più a un prodotto televisivo. Ho appena finito di vedere la prima stagione di Battlestar Galactica e ne sono rimasto folgorato.
Mai mi sarei aspettato di diventare un assiduo spettatore del remake di una serie che all'epoca della sua prima incarnazione era per me sinonimo di insulsaggine televisiva. Il Galactica anni '80 era un tripudio di plastica e riflessi metallizzati, con personaggi che definire scontati sarebbe già fargli un complimento, in un contesto totalmente risibile e definitivamente fasullo. Ora invece il genocidio delle 12 colonie, la fuga dei sopravvissuti, il comandante Adamo, Apollo, Scorpion, i Cyloni stessi hanno assunto le sembianze ultrarealistiche di un serial drammatico e coinvolgente.

Battlestar Galactica ha tutto quello che le serie televisive degli ultimi tempi hanno in abbondanza (penso a Heroes, o a Lost, tanto per dire), ovvero una realizzazione tecnica magistrale, una complessità della cornice narrativa che rende indispensabile la visione continua della vicenda e un alto numero di personaggi coinvolti, senza però tutti quei difetti che le affliggono: trame inconcludenti, colpi di scena del tutto arbitrari, personaggi che nonostante le ottime premesse iniziali si avvolgono su se stessi diventando la caricatura di uno stereotipo.

Insomma il mix tra fantascienza, azione e politica che ha caratterizzato il primo scorcio di programmazione di Battlestar Galactica mi ha entusiasmato come da tempo non mi accadeva per un serial televisivo.
Merito degli attori tutti perfettamente calati nella parte; del contesto globale in cui si svolgono i singoli episodi, che non è ne troppo ingombrante ne stolidamente superficiale; della forza drammatica delle singole puntate, quasi tutte in perfetto equilibrio tra narrazione seriale e autoconclusività.
Ma probabilmente la vera forza della serie sta nella capacità degli autori di mantenere sempre alta la tensione drammatica, sia offrendo soluzioni (o ulteriori complicazioni) non (troppo) scontate alle situazioni narrative, sia coinvolgendo lo spettatore in confronti fortemente ambigui dal punto di vista etico/morale. Il tutto condito da un'atmosfera che si fa sempre più paranoica man mano che prosegue il viaggio della flotta di sopravvissuti.

Nei prossimi giorni proseguirò la visione con la seconda stagione, sperando che la qualità degli episodi rimanga sempre la stessa. Insomma, temo proprio di essere precipitato in un tunnel.


27 novembre 2007

Una sera allo stadio


Picture by Iguana Jo.
Grazie a una serie di circostanze speciali sono riuscito ad ottenere un accredito da fotografo per la partita valida per le qualificazioni al campionato europeo di calcio tra la nazionale italiana e quella delle isole Far Oer.
Tenuto conto che è stata la prima volta che entro in uno stadio per una partita di calcio da quando mi ci portava mio padre, devo dire che le cose sono andate abbastanza bene. Non essendo un gran tifoso la spinta per andare allo stadio è stata fornita prima di tutto dall'opportunità di fotografare una situazione unica, oltre che dall'occasione di provare le sensazioni di un evento importante quale può essere l'arrivo della Nazionale di calcio in un contesto provinciale come quello modenese.

Ecco dunque qualche immagine e alcune note a margine della mia dilettantesca partecipazione fotografica all'incontro Italia-Far Oer.

- La prima cosa che mi va di sottolineare è che la nazionale italiana di calcio vista nuda e cruda, senza cioé l'intercessione mediatica che accompagna l'evento televisivo, è decisamente più simpatica. Spogliata di tutta la retorica di cui è infarcita ogni sua apparizione, la nazionale diventa una semplice squadra di calcio, e quando scende in campo è quello che conta. E non c'è grande differenza (magari quella tecnica, ma il sudore in fondo è uguale per tutti) tra assistere alla prova dell'Italia da quella di qualsiasi altra partita di pallone sia dato occasione di guardare.

- i veri fotografi (veri per distinguerli da quelli come me, dilettanti allo sbaraglio) sono lavoratori, ne più ne meno come noi che ci tocca andare in ufficio/in negozio/in officina tutte le mattine. Solo che fanno orari e hanno luoghi di lavoro decisamente più scomodi. Però nonostante tutta questa normalità, i fotoreporter continuano ad essere circondati da un'aura quasi mistica, per accorgersene basta dare un'occhiata a come sono osservati dal pubblico che li circonda. Sarà il silenzio e la concentrazione che caratterizza il loro lavoro (ed è strano percepire quel silenzio all'interno della bolgia di uno stadio esaurito in ogni ordine di posti), sarà l'attrezzatura che si portano dietro, sarà l'aspetto decisamente ruspante, fatto sta che in genere risultano decisamente più umani e allo stesso tempo più speciali dei colleghi giornalisti al seguito.

- Seguire la partita da bordo campo si è rivelata alla lunga una bella noia. Esaurita la novità della situazione (più o meno il primo quarto d'ora del primo tempo :-) rimane l'interesse fotografico, soprattutto se la nazionale si riversa spesso e volentieri (e con ottimi risultati) nella zona in cui hai deciso di appostarti. Ma quando poi arriva il secondo tempo e la squadra inizia a tirare i remi in barca, aspettare che si decidano a proporsi in attacco non è certo la cosa più eccitante del mondo…
C'è poi da dire che vuoi per la mia inesperienza, vuoi per l'effettivo deficit hardware, non è che fotografare il calcio mi abbia dato tutte queste soddisfazioni. Anche dal punto di vista puramente estetico, credevo che il calcio visto dal vivo fosse più bello. In effetti fotografare il rugby (parlo di rugby perché è l'unica altra mia esperienza con uno sport di squadra…) mi è parso molto più soddisfacente. Anche se su questa cosa sarà il caso di tornarci il giorno che riuscirò a fotografare una partita del 6 Nazioni! :-)

Ma tutto considerato quella di mercoledì scorso è stata una bella serata, non ha piovuto (il che viste le previsioni meteorologiche è stato una bella fortuna!) e l'Italia ha pure vinto per 3-1. Io dico che ci si può accontentare.


19 novembre 2007

Napoli, anno 2059


Picture by Iguana Jo.
Partiamo subito con la cosa davvero fondamentale. Se non avete ancora tra le mani Sezione π² datevi una mossa. Tra poco più di dieci giorni finirà nell'oblio degli Urania passati. Poi non dite che non siete stati avvertiti.

Detto questo ecco qualche nota sul romanzo.

Nonostante qualche ingenuità, alcune debolezze e un macroscopico difetto nella trama Sezione π² è un romanzo che si legge tutto d'un fiato: una storia avvincente in un contesto formidabile.

Le potenzialità della scrittura di Giovanni De Matteo mi hanno davvero impressionato, forse ancor più delle effettive qualità della vicenda narrata. Questo potrà anche non essere il Romanzo di Fantascienza Italiana che stiamo aspettando da una vita, ma forse Giovanni è l'Autore fantascientifico che mancava dalle nostre parti.
I miglioramenti nella sua capacità compositiva sono evidenti, basta confrontare il romanzo con i racconti già editi in precedenza. Molti dei difetti a cui accennavo (vedi qui) sono stati felicemente superati (la dipendenza da modelli precedenti, la debolezza dei personaggi femminili, un'eccessiva enfasi descrittiva…). In Sezione π² abbiamo sia la creazione di personaggi tridimensionali, credibili, veri sia una descrizione dello scenario davvero perfetta: originale quanto basta, immediatamente percepibile e credibile nella sua allucinata sostanzialità. E i rimandi a Dick, a Gibson, a tutto il background fantascientifico e culturale (la sviccata!) che ha contribuito a formare la visione dell'autore hanno il sapore gustoso di partecipati omaggi che arricchiscono il contesto senza distrarre il lettore. Insomma, la Napoli di Giovanni è talmente vera che a fine lettura ti rimane il suo odore addosso.

Tutte queste qualità non impediscono di notare ancora alcune debolezze. Ogni tanto Giovanni si innamora della sua scrittura e perde un po' il controllo della vena descrittiva (soprattutto quando è Briganti che guarda/sente/percepisce la sua versione della realtà), alcune scene, o meglio alcuni personaggi (uno in particolare) non riescono a raggiungere un tono davvero personale, a parlare con una voce riconoscibile, indebolendo così la capacità evocativa del momento (hint: il Chivas non è un brandy! e no, mi spiace, non ce lo vedo proprio come carburante preferito del cajun ;-)).
Altri momenti li ho trovati del tutto superflui, in compenso alcune scene sono davvero memorabili (la mia preferita è quella dell'apocalisse virtuale, spero sia chiaro a quale mi riferisco, davvero potente e immaginifica…).
E poi c'è quel difetto sostanziale nella trama che a patto di notarlo, fa perdere molta della credibilità alla vicenda gialla che sostiene il romanzo.
Ma anche questo aspetto, seppur per certi versi fondamentale, è solo un dettaglio: la cosa migliore di Sezione PiQuadro non è la costruzione poliziesca, è piuttosto lo spettacolo fantascientifico che Giovanni De Matteo mette in piedi. Il 2059 che descrive è terribilmente credibile: lo sfacelo urbano, la catastrofe ambientale, il senso di accelerazione tecnologica parallelo alla mancanza di vero progresso, tutti questi aspetti sono sostanza viva ed emozionante nelle pagine della vicenda. Azzeccata anche la scelta di separare l'infodump relativo alla trama (ovvero tutti i retroscena riguardanti ricerca & sviluppo della psicografia) da quella che è invece la cronaca della dissoluzione del tessuto urbano, fisico e sociale della nostra realtà. Questo artificio narrativo rende decisamente più reale e credibile lo sfondo, focalizza l'attenzione del lettore e in qualche modo determina quali sono le cose davvero importanti che l'autore tiene a raccontare.

L'ultima cosa che mi piace far notare è come Giovanni sia riuscito a piegare la scrittura tipica della fantascienza anglosassone a un contesto che più italiano di così non si può. Sezione π² è indubbiamente un romanzo enormemente debitore all'immaginario fantascientifico anglosassone, ma allo stesso tempo Sezione π² è un romanzo assolutamente italiano. Alla faccia di chi ritiene che un certo modo di fare fantascienza (la speculazione scientifica/tecnologica, l'attenzione allo sfondo, il sense of wonder che avvince il lettore) non sia immaginabile e/o credibile in versione nostrana.

Quindi date una possibilità a Sezione π², sono certo vi sorprenderà.

15 novembre 2007

Best Off


Picture by Iguana Jo.
Best Off 2006. Letteratura e industria culturale è il volume di minimum fax che raccoglie nelle intenzioni del curatore Giulio Mozzi il meglio di quanto uscito sulle riviste letterarie italiane durante l'anno precedente.

Il volume si può dividere grosso modo in quattro sezioni: la più corposa si occupa del dibattito sullo stato dell'editoria italiana, dei meccanismi e delle dinamiche dell'industria culturale, degli intrecci tra promozione, critica, scrittura.
(Quasi) tutti gli interventi al proposito risultano interessanti, le opinioni espresse condivisibili, i pezzi stessi sono davvero una piacevole e partecipata lettura, la passione di chi scrive è evidente.
Detto questo ci sono però alcune cose che faccio davvero fatica a capire.
Da più parti si denuncia la cattiveria degli editori, rei di gestire i libri come se fossero una merce qualunque a prescindere dai contenuti e dalla valenza culturale che essi posseggono. Strade aperte quindi a distribuzione e promozione e vendite sicure (affermazione un pochino avventata!) per i romanzi commerciali, impossibilità di raggiungere le librerie per i libri "importanti". Queste sono a grandi linee le posizioni della stragrande maggioranza degli interventi.

Io però continuo a non capire. Negli stessi pezzi si afferma che mai come in questi ultimi anni si sono pubblicati autori esordienti e come nello stesso periodo il numero di novità pubblicate sia cresciuto a dismisura. Non essendo cresciute di pari passo le vendite, mi pare ci sia una certa frattura se non una bella contraddizione con quanto affermato più sopra.
Tra l'altro una cosa che risulta evidente è che tutti gli autori che protestano per lo stato di cose hanno avuto comunque i loro bei romanzi pubblicati (nulla è dato sapere sui dati relativi alle vendite).

Ma la cosa che mi lascia davvero perplesso è che in nessuno degli interventi di critici e/o scrittori e/o intellettuali vengono fornite informazioni fattuali, dati, numeri. Nessuno si sogna di citare le fonti da cui si possa desumere la situazione che denunciano.
Non ho grandi dubbi nel condividere le loro parole, ciò non toglie che sono altrettanto convinto che non si possa presentare un'analisi senza fornire informazioni. Insomma, come si può proporre un dibattito sulla situazione dell'editoria in Italia senza integrarlo con uno straccio di cifra? Come si può pretendere di essere presi sul serio se ci si basa unicamente sul sentito dire, sulle sensazioni, se si prendono le mere opinioni come dati di fatto?
A tal proposito l'unico articolo davvero illuminante, per quanto freddo e poco comunicativo nella sua scrittura, è quello di Gianni Crespi manager di svariate case editrici, che offre al lettore il polso della situazione editoriale italiana dal punto di vista economico/finanziario.

Infine c'è un'ultima cosa che non mi torna. Le proposte per cambiare lo stato delle cose dove sono?
Da più parti si chiede a chi gestisce le cose di mettersi una mano sul cuore, di impegnarsi, insomma di fare il possibile. Sembra uno scherzo, ma davvero di più non c'è.
E questi sarebbero gli intellettuali che producono cultura in Italia? Sono rimasto davvero basito.



Ma passiamo oltre.
La seconda sezione del volume è dedicata alla poesia. Non ho molto da dire. Non sono un consumatore di poesie, e mi sono anzi meravigliato nello scoprire che esistono collane dedicate alla produzione poetica nostrana.
Certo che se poi leggo gli strepiti di Andrea Raos di fronte alla scandalosa possibilità di efettuare una ricerca di mercato per verificare la possibilità di pubblicare e vendere poesia, beh… mi cadono francamente le braccia.
Insomma, se lo scopo è scrivere poesia e farla leggere allora ok, gli studi di mercato sono inutili. Il poeta può benissimo autoprodurre i suoi volumi, distribuirli in rete, spedirli ad amici e conoscenti, farne insomma ciò che più lo aggrada.
Ma se voglio vendere libri di poesia cosa c'è di male a voler verificare la possibilità che qualcuno li compri? O i poeti credono che gli stampatori debbano lavorare gratis per i loro preziosi volumi?
E questo è quanto per i poeti. Ma non ho mica finito, eh!



Dopo una parentesi sul confronto recensorio tra due pesi massimi (ohibò!) della scena letteraria italiana si arriva ad un nuovo cambio di argomento con la sezione di Best off 2006 che ha come protagonista il fantastico.
Approffittando dell'uscita dell'ultima fatica di Gianni Celati, Enrico De Vivo prima, l'autore stesso poi, propongono qualche riflessione sulla letteratura fantastica.
In questo caso le cose che vengono dette sono piacevoli e intriganti, offrendo più di qualche spunto di riflessione sulla materia, sul ruolo della fantasia, sull'importanza dell'immaginazione, etc etc.
Sarebbe stato tutto ancora più condivisibile se non per la fastidiosa presenza di un paio di particolari fuori luogo.
Per introdurre il discorso sul fantastico di Celati Enrico De Vivo prende come pietra di paragone per il suo libro di fanta-antropologia Fata Morgana, nientedimeno che Il signore degli Anelli, ma attenzione! non il romanzo di Tolkien, quanto piuttosto il film di Peter Jackson, che viene tacciato di escapismo e spettacolarismo senza contenuti. Da qui a generalizzare poi tale acuta analisi a tutta la produzione odierna il passo è breve ed ecco quindi il De Vivo sistemare in cinque righe tutta la letteratura fantastica degli ultimi tempi.
Insomma, come intro per un articolo serio sulla letteratura fantastica siamo già partiti col piede sbagliato.

L'altro dettaglio che mi ha lasciato quanto meno perplesso riguardo ai discorsi su fantastico, antropologia e letteratura dell'intervento di De Vivo (ma anche in quelli successivi) è l'assenza di qualsiasi riferimento a qualcosa di più recente di tre secoli fa (Calvino escluso, ci mancherebbe!). E dire che di materiale prodotto nel XX secolo non ne manca certo. Senza nemmeno tirare in ballo la fantascienza, che altrimenti precipitiamo in vortice senza fine.



Le cose migliori questo Best off 2006 le tiene comunque per il finale. I tre contributi che chiudono il volume sono forse i più interessanti dell'intero progetto.

Il primo, di Gregorio Vasta, ci offre una panoramica della situazione urbanistica delle nostre città vista attraverso i meccanismi burocratici che ne regolano lo sviluppo. La situazione che i dispiega pagina dopo pagina è allucinante, perversa, agghiacciante. Un ulteriore esempio dello sfacelo che governa la nostra vita pubblica.

Di tutt'altro tenore l'intervento di Angela Barlotti dal mondo delle carceri, un accorata e complessa riflessione, per quanto frammentaria, sulle virtù del viaggio, inteso come occasione di liberazione, crescita e conoscenza.

E per finire una meravigliosa e inquietante full immersion nelle palestre della penisola in compagnia di Giorgio Vasta. Un ritratto originale e sudato di ciò che rende questo paese e questo tempo unico e irripetibile (speriamo!).



Ma com'è alla fine questo Best off 2006? Se da un lato il lavoro di Giulio Mozzi è esemplare per obiettività e ampiezza della proposta, dall'altro il panorama della scena letteraria italiana che emerge non è certo dei più rosei. Inoltre, dal mio punto di vista di semplice lettore, dispiace notare come tra tutte le figure che si muovono intorno all'editoria in genere, e alla letteratura in particolare, quella del lettore sia forse la meno citata in tutto il volume.
In ogni caso la lettura di Best off 2006 si è rivelata decisamente istruttiva, spero quindi che minimum fax prosegua con la buona abitudine e ci proponga un'antologia simile anche quest'anno.

10 novembre 2007

Sezione π²


Picture by Iguana Jo.
Questa non è una recensione, per quello c'è tempo. Questo è solo un consiglio.
Ieri sono finalmente riuscito a trovare in edicola Sezione π², il romanzo di Giovanni De Matteo fresco vincitore del Premio Urania.
Io non sono mai stato un grande amante della fantascienza italiana, in generale l'ho sempre trovata troppo grigia e introversa, troppo poco immaginifica per i miei gusti. Ma ho letto i racconti di Giovanni e mi sono sembrati qualcosa di profondamente nuovo nel panorama nazionale. La speculazione scientifica osa spingersi dove nessun autore italiano era mai giunto prima, le sue ambientazioni sono profondamente realistiche e la partecipazione emotiva non manca mai.
Insomma, ci sono tutte le premesse perché il suo Sezione π² si riveli un grande romanzo. E dato che il tempo stringe, e mancano solo poche settimane alla sua scomparsa dai normali canali distributivi vi esorto a precipitarvi in edicola, che è l'unico posto dove è possibile trovarlo.
Ne riparliamo presto, a fine lettura.


08 novembre 2007

25 anni di fantascienza al cinema

9/11/2007 aggiornamento: Gli amici della lista di fantascienza m'hanno fatto notare come nella mia top ten abbia colpevolmente dimenticato almeno un film. Dovendo scegliere cosa eliminare per fare spazio a Fino alla fine del mondo la scelta è caduta su Highlander, film certo degno di essere ricordato ma forse il meno fantascientifico tra quelli elencati.
Oltre a questa modifica sostanziale ho corretto un paio di frasi che suonavano male e ho inserito tra le pellicole degne di menzione Essere John Malcovich.



Picture by Iguana Jo.
Chiacchierando di cinema fantascientifico con un amico ci si chiedeva quali fossero i film davvero imperdibili usciti negli ultimi anni.
Il limite temporale al nostro discorso era dato da Blade Runner, sembrava infatti che nessuna pellicola uscita successivamente fosse più riuscita a scuotere il nostro immaginario con la stessa forza.
Beh… non so se i film che seguono hanno rappresentato per gli ultimi decenni quello che la pellicola di Ridley Scott ha significato per noi nati negli anni sessanta. A me però pare che non siano proprio da buttar via.

(Prima di partire con l'elenco un paio di premesse. Non ho considerato i film relativi a supereroi e affini (per cui niente Spiderman, niente Unbreakable, niente gli Incredibili, sebbene la qualità di questi film sia per me fuori discussione), non ho considerato neppure i film d'animazione (tipo Il gigante di ferro o Akira che pure rappresentano ottimi esempi di sf). Rispetto alla data di uscita di Blade Runner (1982) ho considerato due periodi di una dozzina d'anni ciascuno. La divisione è del tutto arbitraria, il suo unico scopo è permettermi di inserire il doppio dei film che un'unica top-ten avrebbe consentito di inserire.)

1982-1994

- Aliens - Scontro finale (1986)
Basterebbe un personaggio come Ripley o una battuta come "Escono dalle fottute pareti!" per fare entrare questo film nella storia del cinema. Probabilmente il miglior film di fantascienza d'azione mi sia mai capitato di vedere.

- Brazil (1985)
Il 1984 di Orwell in salsa Monty Pithon splendido, esilarante e terribile.

- Terminator 2 - Il giorno del giudizio (1991)
Un altro film con personaggi in grado di sfondare lo schermo. In questo caso Sarah Connor ancor più del buon vecchio Schwarzy. Ottima storia con livelli di profondità inusuali per il genere.

- Ritorno al futuro (1985)
Probabilmente il miglior film sul viaggio nel tempo mai girato.
Quando Zemeckis e Spielberg mettevano il loro genio e la loro tecnica al servizio dell'intrattenimento e del sense of wonder invece di sforzarsi a voler spiegare al volgo il senso delle loro creazioni.

- Fino alla fine del mondo (1991)
Strano ibrido tra colossal e film d'autore, il fascino del film va ben oltre le categorie in cui viene incasellato. Una scorribanda attraverso 4 continenti alla ricerca del sogno perduto, incappando nella fine del mondo, cercando di dare un ultimo sguardo al pianeta. Da vedere con partecipazione.

- Tetsuo (1989)
La quintessenza del cyberpunk in un film. Carne e metallo e violenza nella purezza di un bianco e nero essenziale. Dal Giappone con furore.

- Il mio nemico (1985)
Un film dalla forte componente morale non affossato dal messaggio ed esaltato dall'interpretazione dei due protagonisti.

- La Cosa (1982)
John Carpenter ha lasciato il suo personalissimo segno per tutto il decennio degli anni '80, e visto che non è possibile inserire Fuga da New York in questa top-ten accontentiamoci de La Cosa, l'horror fantascientifico più implacabile del decennio.

- Predator (1987)
L'esordio dell'alieno più macho del cinema in uno dei primi film di guerra in cui la giungla non fa da sfondo al conflitto vietnamita.

- Hardware (1990)
Per chiudere questa top-ten un piccolo film che m'è rimasto impresso dalla prima volta che lo vidi. Non so se rivisto ora si salverebbe, di certo il ricordo che m'ha lasciato merita la citazione in classifica.

1995-2007

- Fight Club (1999)
"We are the all-singing, all-dancing crap of the world". Serve aggiungere altro?

- Eternal Sunshine of the Spotless Mind (AKA Se mi lasci ti cancello) (2004)
Il cinema delle meraviglie, tante sono le suggestioni di questa pellicola che non si finisce mai di stupirsi. Stupefacente, emozionante, sorridente.

- Dark City (1998)
Atmosfera noir e alienazione per un film che non rinuncia all'intrattenimento e alla suspense. Con più di qualche sorpresa.

- Gattaca (1997)
Una splendida opportunità in forma di thriller per riflettere sul nostro futuro geneticamente modificato. Patinato, ma per una buona causa.

- La Cité des enfants perdus (AKA LA città perduta)(1995)
Tenebroso come una vecchia fiaba, colorato come un ricordo, fantascientifico come un'(anti)utopia. Memorabile.

- The Truman show (1998)
Più dickiano di Dick, questo splendido film fa di tutto per non essere considerato di fantascienza. Ma fallisce miseramente. Per fortuna.

- Galaxy Quest (1999)
Più che un film di fantascienza, un film sulla fantascienza. Divertente come solo uno scherzo ben riuscito sa essere.

- Matrix (1999)
L'unico film degli ultimi vent'anni in grado di immettersi direttamente nell'immaginario comune. Comunque la si pensi non può mancare in questa classifica.

- Nirvana (1997)
La fantascienza in italia. Salvatores ci ha provato, forse non è servito a molto, ma almeno il suo film è all'altezza delle aspettative. Questo è uno dei pochi esempi validi di cinema cyberpunk. (gli altri li avete visti più sopra che altro di degno non c'è…).

- Solaris (2002)
L'ho apprezzato ancor di più dopo aver letto il romanzo. Uno splendido esempio di fantascienza insieme spaziale e metafisica, degno successore dell'inarrivabile 2001. Non è perfetto, ma del resto quale film riesce davvero ad esserlo?


In queste personalissime top ten non sono riusciti a entrare una mezza dozzina di film che però varrebbe la pena di recuperare. Non sono in lista a causa del troppo tempo passato dall'ultima visione - alcuni li ho visti un'unica volta un sacco di tempo fa - altri perché il loro impatto sul grande pubblico è stato praticamente nullo, magari anche a causa della distribuzione infame che hanno avuto, o forse perché in definitiva son piaciuti solo a me e pochi altri. Qualunque sia la ragione io 'sti film ve li consiglio comunque:
Moebius (1996), Pi Greco - Il teorema del delirio (1998), Lola corre (1998), Essere John Malcovich (1999), Pitch Black (2000), Fantasmi da Marte (2001), Serenity (2005), I figli degli uomini (2006)

Il dubbio di aver dimenticato qualcosa è forte, così come la sensazione che questa classifica sia molto soggettiva. Voi che dite, avete altri imperdibili film da segnalare?

06 novembre 2007

Vibrazioni diverse


Picture by Iguana Jo.
Un mese fa ero in una villa abbandonata, un vecchio palazzo di Carpi lasciato a se stesso. Eravamo in cinque con le nostre macchine fotografiche a documentare lo stato dell'edificio e a lasciarci suggestionare dall'atmosfera particolare tipica di questi luoghi desolati.
In un mese si ha tutto il tempo per riflettere e riconsiderare, per capire quali sono le sensazioni che rimangono dopo un'esperienza simile. Queste sono alcune note, utili forse per aiutarmi a tracciare una mappa tra ricordi e suggestioni.

Subito la differenza, il difetto: una villa abbandonata non offre le stesse sensazioni di una fabbrica, di una colonia, o di un ospedale. Le emozioni non mancano, ma non sono paragonabili a quelle avvertite durante l'esplorazione dei luoghi nati per essere pubblici.
Ci sono differenze sostanziali nel vagabondare tra stanzoni vuoti e mura scrostate di ambienti così diversi, pure se arrivati ormai allo stesso grado di degrado e desolazione. Questi diversi sapori, non saprei come altro definirli, non ti colpiscono immediatamente, ma solleticano la tua coscienza un passo alla volta. Nei primi momenti passano quasi inosservati, impegnato come sei a curiosare, esplorare, ad immergerti in questo nuovo ambiente. Solo proseguendo la visita, quando alla novità del luogo subentra la consapevolezza della sua diversità, della sua unicità, che si verifica quasi inconsapevolmente uno scarto tra quello che racconta un edificio come questo rispetto agli altri luoghi che ti è capitato di visitare.
Negli spazi con un passato pubblico si avvertono vibrazioni e memorie, la storia di tensioni e passaggi che invece rimangono più sopite e tranquille all'interno di un palazzo destinato ad abitazione. Queste vibrazioni sono probabilmente distinte per ogni visitatore: alcuni luoghi entrano in risonanza con gli echi di storie e memorie già introiettate e digerite dalla nostra immaginazione, altri non riescono ad evocare gli stessi fantasmi, rimangono semplice spazi da frequentare, ambienti da scoprire, stanze in cui praticare il gioco dello stalker. Evidentemente nel mio immaginario non ho molto spazio per antiche dimore abbandonate o vecchi palazzi in sfacelo, trovo molto più ricche di suggestione ed esperienza le zone di passaggio, i luoghi di transito, quegli spazi che hanno visto il raduno di persone e storie, lo scatenarsi di tensioni, la nascita di idee o il confronto con la Storia. Non che queste cose non succedano (non siano successe) nelle case in cui abitiamo, ma solitamente la vita domestica è gravida di avvenimenti, tensioni e idee soprattutto nella testa di chi vi risiede e i luoghi non sempre ne portano le tracce. Anche in questo fabbriche e ospedali differiscono profondamente da ville o palazzi, nei primi le poche tracce private che vi si scorgono (che siano vecchi abiti, cartelle cliniche, strumenti di lavoro o cura) evocano storie di persone e comunità nel contesto sociale e geografico che le hanno viste passare, nei secondi le cose che restano rimandano solo a se stesse, all'ambito privato in cui è normale siano collocate.

Ma non di sole vibrazioni metastoriche vive l'uomo, che qualunque siano le sensazioni evocate ogni luogo abbandonato ha comunque il suo fascino. Sarà lo spirito del tempo trascorso o il buon vecchio fanciullesco richiamo dell'avventura, ma vagabondare tra le stanze di una vecchio casermone disabitato qualche spunto interessante lo offre sempre. C'è il piacere puramente estetico, la possibilità di scoprire bellezza nei posti più impensati: la vegetazione che penetra da tutte le finestre del primo piano, gli affreschi e i decori che arricchiscono pareti e soffitti in alcuni ambienti (belli? mica tanto, però suggestivi, colorati e fuori luogo nel contesto di desolazione che li circonda), gli scaloni esagerati e i giochi luminosi del sole che si fa spazio tra i listelli di un'imposta dissestata… tutto sembra studiato apposta per l'occhio del fotografo. Vagabondando e curiosando tra i vari piani del palazzo sorgono poi anche altri pensieri.
Per esempio: com'è che esclusi bagni e cucine non c'è stanza che non abbia almeno due uscite? com'è che spesso le stanze non danno su alcun corridoio e non ci sono separazioni nette tra i vari ambienti della casa? come viveva (e in quanti?) chi abitava in questo palazzo? Quali erano le stanze comuni e quelle private? Non ho abbastanza esperienza per generalizzare questi dubbi, ma avendo visitato altri palazzi simili direi che questa situazione è comune, anche se non riesco a darmi una spiegazione esaustiva dei motivi che hanno portato nel tempo da stanze così mescolate e aperte alle stanze chiuse delle nostre abitazioni odierne.
Ho provato a cercare in rete qualche informazione al riguardo, nulla… Forse qualche architetto con la passione per la storia potrebbe darmi qualche risposta (o qualche storico specializzato in vita domestica, perché no). O forse basterebbe chiedere a qualche anziano con frequentazioni abitative simili.
Voi avete qualche risposta?

04 novembre 2007

Rapporto letture - Settembre/Ottobre 2007 - Seconda parte


Originally uploaded by marta6669.
Seconda parte dell'elenco delle letture degli ultimi mesi. Ogni nota, commento, dubbio o segnalazione è come sempre benvenuta.

Roberto Saviano - Gomorra
Non sono in grado di parlare razionalmente di questo libro. L'unica cosa che posso dire è leggetelo, leggetelo, leggetelo. Gomorra è un libro lucido e terrificante, documentato ed emozionante. Alla fine non vedrete più il nostro paese con gli stessi occhi.
Onore a Saviano, è grazie a persone come lui che forse non tutto è ancora perduto.

Fred Vargas - Chi è morto alzi la mano
Scoperta grazie alle recensioni di Ubimario, non posso che confermare quanto scritto nel suo blog. Scrittura brillante, personaggi intriganti, paesaggi quotidiani: tutto quel che serve per trascorrere qualche ora in buona compagnia. Immagino diventerò un affezionato lettore dell'autrice francese.

Vernor Vinge - Tutti i racconti - Volume II
L'editrice Nord ha recentemente pubblicato due volumi che raccolgono in ordine cronologico tutta la produzione breve di Vernor Vinge. Ho iniziato la lettura dal secondo pensando che probabilmente i racconti presentati sarebbero stati più maturi, interessanti, con tematiche aggiornate ai tempi.
Magari è anche vero (non ho poi letto il primo volume), i racconti sono effettivamente piacevoli, ma in generale mi hanno lasciato piuttosto freddo e distante. Non so se a causa della scrittura troppo seria o per la mancanza di vivacità nell'approccio hard alla speculazione fantascientifica o ancora per la rinuncia in partenza a qualsiasi posizione problematica dal punto di vista sociale o politico, quale che sia il motivo non ho trovato in Vinge né la leggerezza disincantata di uno Stross né la profondità etica o l'inventiva di un Egan, autori che si muovono per certi versi nello stesso ambito dell'autore americano.
Di Vernor Vinge ho in coda di lettura Universo Incostante, che pare sia il suo romanzo più significativo. Al momento sono incerto sul se o quando leggerlo: se da un lato non ho trovato la scrittura di Vinge particolarmente coinvolgente è anche vero che La Ciarlona, vicenda ambientata nello stesso continuum, è il racconto dell'antologia che m'è piaciuto di più. Vedremo…

Philip Reeve - Macchine Mortali
Recuperato grazie alla segnalazione di Dario Tonani, questo Macchine Mortali è stato una bella scoperta. Un romanzo steampunk per ragazzi apprezzabile anche dai genitori. L'atmosfera opprimente della società londinese (a quanto pare uno standard per questo genere di romanzi, vedi p. es. la trilogia di Bartimeus), le incredibili città mobili, le macchine volanti, la tecnologia prettamente meccanica sono un ottimo scenario per le vicende dei protagonisti. Tra viaggi e incontri sorprendenti la vicenda scorre avvincente verso un esito molto più adulto di quanto ci si potrebbe immaginare visto il contesto. Al romanzo sono seguiti altri tre volumi, uno solo dei quali tradotto in italiano. Si vede che la fantascienza non paga nemmeno nella letteratura per ragazzi…

Mordecai Roshwald - Livello 7
Altro recupero sorprendente effettuato da Urania Collezione: un romanzo sulla minaccia atomica direttamente dai ruggenti anni '50. Nonostante l'intento programmaticamente pedagogico il romanzo non è niente male. La descrizione degli stati d'animo del protagonista (la vicenda è narrata in forma di diario), le relazioni con i suoi commilitoni, l'atmosfera alienata e alienante del Livello 7 sono resi ottimamente. L'apocalisse nucleare descritta da Roshwald è ancora più agghiacciante proprio per la fredda meccanicità del suo sviluppo. Una testimonianza dal nostro passato recente che nonostante le apparenze è molto più vicino di quanto ci si aspetti.

Prossimamente un'antologia difficile, ancora fantascienza e qualche traccia di letteratura italiana…

Di seguito i link alle letture dei mesi precedenti:
Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio, Giugno, Luglio e Agosto.

02 novembre 2007

Rapporto letture - Settembre/Ottobre 2007 - Prima parte


Picture by Iguana Jo.
Finalmente si riparla di libri…
Settembre e ottobre sono stati mesi piuttosto impegnativi sul fronte lavorativo, tanto pieni che e a rivedere oggi quanti libri sono riuscito comunque a leggere ha quasi dell'incredibile. (certo non poterne più del computer fa si che il tempo dedicatogli vada sfruttato altrimenti, ma anche così…). In realtà i libri che seguono non spiccano certo per dimensioni e/o particolare difficoltà di lettura, a parte forse The Algebraist che però ho iniziato a leggere già in agosto. Ma bando alle ciance, ecco l'elenco, diviso in due per comodità.

Iain M. Banks - The Algebraist
Del romanzo ho già parlato in questo post, qui non mi resta che ribadire che The Algebraist sta insieme ad Accelerando una spanna sopra a tutto il resto della produzione fantascientifica che mi sia capitata per le mani quest'anno. Nell'attesa di leggere l'ultimo romanzo di Ian McDonald

Luciana Littizzetto - Col cavolo
Solitamente non mi capita di leggere questo genere di libri, ma il volume della Littizzetto m'è capitato in casa e, dato che lei è uno dei pochissimi personaggi televisivi che conosco e apprezzo, ho provato a leggerlo.
Beh… la quotidianità rappresentata negli episodi di cui è composto il volume appare di una tristezza sconfortante, tra i continui rimandi alla realtà della tv e quelli che appaiono essere i problemi esistenziali dell'italiano medio. Tutto in forma ironico brillante, non c'è dubbio. Ma dopo un po' non se ne può davvero più…
Non so quanto la Littizzetto sia consapevole del ritratto che offre della vita, dell'universo e di tutto quanto ruoti intorno al telespettatore medio, in ogni caso vista in tv la sua comicità è molto più divertente.

Manuel Vázquez Montalban - Assassinio al Comitato Centrale
Leggendo Assassinio al Comitato Centrale mi sono chiesto più volte quali saranno mai i pregi di 'sto libro, da più parti esaltato come il romanzo migliore dell'autore spagnolo e portato ad esempio di ottima composizione di genere.
Probabilmente non sono riuscito ad entrare in sintonia con Carvalho, ma questo mix tra politica e gastronomia spagnola conditi dall'esile trama gialla m'ha lasciato piuttosto indifferente.

James Edwin Gunn & Jack Williamson - Un ponte tra le stelle
Classico esempio dei rischi che si corrono a seguire tutte le uscite di una collana dedita al recupero del passato qual è Urania Collezione. La space opera del duo americano appare irrimediabilmente datata e inaffrontabile sin dalle prime pagine. Solo per nostalgici dei bei tempi andati.

AA. VV. - Omicidi americani
Il volume di minimum fax che raccoglie i premi Pulitzer assegnati ai migliori pezzi giornalistici dedicati alla cronaca nera americana è interessante soprattutto quando ripropone i vecchi articoli dei quotidiani d'epoca. Più si avvicina alla nostra contemporaneità meno interessanti sono gli articoli. Non so se questo significa qualcosa, ma tant'è.

Samuel R. Delany - Babel 17
C'è poco da fare, nonostante la mia ultima esperienza con l'autore americano non sia stata delle più felici (vedi qui), le poche volte che capita di ritrovare Delany in una nuova edizione non riesco a resistere.
Avevo già letto Babel 17 una decina di anni fa e ricordo che all'epoca rimasi francamente deluso da questo romanzo che mi veniva additato da più parti come opera fondamentale nella storia della fantascienza.
Non so cosa mi fosse sfuggito al momento della prima lettura, se nel frattempo mi sono rincoglionito e se invece gli anni in più hanno acuito la mia sensibilità. Comunque sia questa volta Babel 17 m'è piaciuto davvero parecchio. Le avventure di Rydra Wong sono un'ottima miscela di barocco delanyano (che in questo caso è del tutto funzionale alla vicenda), speculazione fantascientifica e riflessione umanistica. E se pure il grottesco fa capolino qui e là, arricchendo la scena di personaggi curiosi, Delany si risparmia le filippiche su arte ed emarginazione che appesantiscono altri episodi della sua carriera. Un gran bel romanzo insomma.


A breve la seconda parte.
Di seguito i link alle letture dei mesi precedenti:
Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio, Giugno, Luglio e Agosto.

12 ottobre 2007

Pulp'n'Roll


Originally uploaded by wnick87.
Non mi capita spesso di parlare di musica qui dentro. Probabilmente non ne ascolto più nemmeno tanta come una volta. Oltretutto, essendo parecchio schizofrenico in fatto di gusti musicali, mi capita sempre più spesso di spizzicare qua e là tra i dischi e i generi piuttosto che approfondire la conoscenza di uno specifico artista.
Però a volte trovi il disco che devi ascoltare fino in fondo, che riesce a catturare la tua attenzione, che grazie a una strana alchimia tra immediatezza e profondità, tra ricchezza di suoni e abbondanza di suggestioni sembra essere stato prodotto proprio per le tue orecchie.

Questo piccolo miracolo è successo con Icky Thump dei White Stripes.
Gli ex coniugi White ne sanno a pacchi, questa è la premessa fondamentale per parlare del loro ultimo disco. Per ognuna delle 13 canzoni che lo compongono scatta immediatamente l'identificazione con un suono del passato, che sia un vecchio blues o il rumore in puro stile garage, gli strascichi dei Led Zeppelin o un pizzico di tex-mex, una puntata nel folk o nella grandeur hollywoodiana, il bello dei White Stripes sta proprio nell'aver macinato tutte queste sonorità per creare un suono coerente, perfettamente riconoscibile e incredibilmente ricco.

Del resto capire da dove arrivano le sonorità che rendono Icky Thump una perfetta sintesi di radici popolari e rock'n'roll postmoderno è ormai del tutto impossibile, almeno per il sottoscritto: troppe le stratificazioni, troppe gli imbastardimenti mediatici, troppe le contaminazioni per riuscire ad arrivare all'origine del suono White Stripes. Ma il bello del duo americano è proprio quello di non prendere per nulla sul serio il peso della tradizione, di giocare con la capacità evocativa di certi suoni contando unicamente sulla loro capacità di fare musica al contempo immediatamente fruibile e attentamente meditata. E dando l'idea di divertirsi un mondo lungo la strada.

Ah… per la cronaca, non riesco a smettere di ascoltare Conquest, che secondo me sarebbe la colonna sonora ideale per un musical diretto da Quentin Tarantino. Io l'ho detto, chissà mai che non capiti di vedere un film simile…

08 ottobre 2007

Sunshine

Picture by Iguana Jo.

Non so se Danny Boyle e Alex Garland ci sono o se ci fanno, non so se sono due cacasotto, due semplice tecnici cinematografici, magari bravi ma certo poco immaginifici o due prestanome europei della famigerata ditta fantascientifica Spielberg & Zemeckis. Non so nemmeno se la responsabilità sia tutta loro, però mi piacerebbe capire come si possa scrivere e sviluppare e poi massacrare una storia in siffatta maniera.

La storia in questione è quella raccontata in Sunshine, l'ultimo film del dinamico duo. Come sempre per i loro film le premesse ci sono tutte, l'inizio è folgorante, le scelte tecniche magistrali: visivamente Sunshine è splendido. Anche la storia sembra partire col piede giusto: personaggi interessanti, atmosfera tesa e credibile, dialoghi intelligenti e plot avvincente. Non importa se siamo già abituati a situazioni analoghe, nonostante il deja-vù la pellicola sembra essere sufficientemente originale da appassionare anche il più restio degli spettatori fantascientifici.

Poi verso metà film, quando ti sei ormai illuso che siano riusciti finalmente a fare un film di fantascienza che non fa rimpiangere i suoi predecessori più ovvi (da 2001 ad Alien, da Silent Running a Solaris) ecco che le cose si frantumano sotto i tuoi occhi. Dal momento del fatidico incontro con la nave scomparsa (yuppie! una cosa nuova! ma per favore…) le cose si fanno da incredibili a totalmente idiote. Tu sei lì che dici, no, non farlo, dai, per favore, non farlo! E invece eccoti il mostro, eccoti l'inseguimento e la distruzione… Ecco la scontata retorica mistico/scientifica/consolatoria ed eccoti anche l'inevitabile happy-end.
Tutte le risposte personali dei vari personaggi alla responsabilità della missione, la tensione generata dai diversi approcci e dai dubbi etico/morali di fronte alla crisi, l'ottima gestione degli effetti speciali in grado di mostraci tutta la claustrofobica inquietudine di un viaggio nello spazio, in breve tutto quello di buono che la prima metà del film aveva lasciato presagire, tutto infilato nel cesso…

Ma perché mi domando e chiedo??? Le premesse per un ottimo film c'erano tutte! Perché distruggere così impunemente l'ottima costruzione iniziale?
Io temo che il magico duo abbia messo su tutto il baraccone senza sapere davvero cosa voler raccontare, imbastendo un plot ricco di profonde suggestioni senza poi essere in grado di offrire una qualche risposta che non fosse la più ovvia: uccidi il cattivo e salva il mondo.

Il mondo sarà anche salvo, io però di 'sti film insulsi ne ho avuto abbastanza.

02 ottobre 2007

Sensawonda!


Picture by Iguana Jo.
Voglio un romanzo esagerato, voglio un romanzo come quelli di Banks!

Ci sono libri che acquisti quasi per dovere, che di quell'autore vuoi leggere proprio tutto. Li prendi anche se già immagini che non sarà all'altezza dei suoi capolavori, che è impossibile ripetere in altri territori quello che lo scrittore ha compiuto con la serie di romanzi per cui è diventato famoso.
Ti capita quindi di prendere il determinato volume e di lasciarlo parcheggiato nello scaffale dei libri che prima o poi leggerai per un sacco di tempo, a volte per degli anni.

Con The Algebraist è successo esattamente questo. L'ultimo romanzo di fantascienza di Iain Banks non è un romanzo della Cultura, il ciclo che me lo ha fatto adorare. Quindi, mi son detto, sarà un romanzo nella media, probabilmente buono ma non certo indimenticabile.

Beh… mi sbagliavo.

The Algebraist è formidabile.

Mai la definizione di sense of wonder è stata più azzeccata di quando si riferisce a un romanzo di Iain M. Banks. In The Algebraist c'è tutto quel che ci si aspetta di trovare in un romanzo di Banks: scenari esagerati, immagini straordinarie, meraviglie inenarrabili, personaggi tridimensionali. Di diverso rispetto alle storie della Cultura probabilmente c'è solo la razza aliena più incredibile, divertente e invidiabile dell'universo (che in fondo i Dwellers sono decisamente un'altra cultura rimarchevole!) , e poi quello che probabilmente è il cattivo più cattivo tra tutti i personaggi banksiani.
E anche se la struttura del romanzo è piuttosto semplice, basandosi di fatto sul classico meccanismo della quest, inframezzato dal ritorno di qualche fantasma dal passato mentre sullo sfondo si prepara una guerra galattica, la tensione e le sorprese non mancano, come non manca la capacità di Banks di riflettere sul nostro presente, di coniugare la meraviglia all'intelligenza, la leggerezza alla profondità.
Insomma con The Algebraist ritorna un Banks in forma smagliante. Chissà se e quando verrà proposto anche al pubblico italiano.

20 settembre 2007

I will survive!


Picture by Iguana Jo.
Questo post è come la pisciata di un cane. Ha l'unica funzione di marcare il territorio, di far sapere al mondo che sono ancora in giro, che ogni tanto un salto qui dentro lo faccio ancora.
Il fatto è che da quando lavoro nella valle delle piastrelle settembre è il mio mese terribilis. Un mese in cui la vita normale scompare per lasciare il posto al vuoto pneumatico delle giornate passate al lavoro, al lavoro, al lavoro.

Che poi va anche bene, il bilancio familiare ringrazia. Però a settembre succedono un sacco di cose che a me tocca di vivere solo per sentito dire. Il festival della letteratura di Mantova, tutti i concerti dei vari festival dell'Unità sparsi per l'Emilia, la possibilità di fare un salto tra i monti, godersi la fine dell'estate. Tutto svanisce dietro 'sto monitor.

E tendono a smarrirsi anche tutte le frequentazioni virtuali: flickr, i blog, i forum e le mailing list. Anche i vari impegni extra lavorativi devono per forza rallentare (ragazzi di Next, portate pazienza che arrivooooo!).

Sopravvivono solo gli impegni inderogabili: la festa di Jacopo, il servizio matrimoniale fissato sei mesi fa, cos'altro? poco poco…

Vabbé, ormai mancano solo 10 giorni alla fine del mese. E se va bene il 29 si va a Piacenza, per ritornare ad avere un minimo di vita sociale.

Ce la posso fare.


10 settembre 2007

La montagna


Picture by Iguana Jo.
Lasciatemi spiegare due o tre cose sulla montagna, che mica è chiaro a tutti cosa ci sia di così seducente nel fare della fatica su e giù per i monti passando intere giornate a camminare con uno zaino sulle spalle.
Una fondamentale precisazione da fare, prima di sbrodolare tutta la mia insana passione per i monti, è quella di distinguere (per quanto in modo generico e superficiale) tra chi le montagne le conquista e chi invece ci cammina semplicemente in mezzo, ovvero tra chi arrampica e chi attraversa.
Il fatto è che io non ho mai avvertito l'esigenza di arrivare alla cima. Per me la spinta fondamentale per affrontare la montagna è sempre stata vedere cosa c'è dall'altra parte. Del resto puntare alla cima m'è sempre parso un vicolo cieco (voglio dire: una volta che sei arrivato nel punto più alto dove altro vai?). Insomma non è per il gusto della scalata e della conquista che mi piace andare tra i monti. Mi basta esserne circondato per essere già soddisfatto.

Probabilmente tutto dipende dall'esserci nato in mezzo. Del resto da quando ho lasciato Bolzano, l'unica cosa di cui ho davvero sento la mancanza sono proprio le montagne. La loro imponenza, la loro visibilità sono senza dubbio aspetti importanti ma questa specie di nostalgia non è dovuta solo a fattori estetici o paesaggistici. È qualcosa di più: probabilmente essere andato a camminare per le dolomiti fin da bambino ha rappresentato una sorta di imprinting, un legame profondo con la natura stessa del territorio.

Forse le montagne sono un po' come il mare per chi è nato sulla costa. Rappresentano una possibilità, il mistero, l'avventura. Impedendo un facile accesso ad altre terre, nascondendole alla vista, sono un invito costante al viaggio e alla scoperta.
Non so se chi è nato in pianura può capire. Camminare in un bosco, salire oltre il limite degli alberi verso la prossima forcella, scoprire passo dopo passo un territorio inesplorato, rendersi conto della Terra, della sua consistenza e delle sue dimensioni. Confrontarsi con il rischio di perdersi, vedere ridursi progressivamente le tracce umane (che non scompaiono mai, riescono piuttosto a trovare un loro spazio armonico nel paesaggio), essere in balia dei capricci del tempo, per poi arrivare infine a scoprire cosa c'è dall'altra parte.
E poi la maestosità della roccia, il suo permanere oltre i nostri confini temporali, e la fatica, sempre la fatica, che ti riporta indietro in un tempo più selvatico e sensuale. La fatica che elimina le mediazioni a cui siamo abituati tra noi e il risultato dei nostri sforzi, la fatica che offre una soddisfazione per ogni passo, un risultato, un avvicinamento. La fatica che in montagna si misura sempre in ore di cammino mai in chilometri percorsi…

La montagna fa parte di me, del modo in cui sono cresciuto, di quello che sono diventato.
Però dopo tanti anni passati in pianura uno crede quasi di essersela dimenticata, quasi appartenesse a una vita precedente. Così quando dopo tanto tempo ti ritrovi a calcare di nuovo le tracce di un sentiero, è quasi una sorpresa ritrovare le vecchie sensazioni, sentire nuovamente tutto il fascino della camminata alpina. E non importa se il sentiero che percorri sia uno dei più frequentati tra quelli dolomitici, non importa se il silenzio e la solitudine intorno alle Tre Cime di Lavaredo siano quasi un'utopia. L'unica cosa davvero importante è sentire il ritmo del cammino, la vastità del cielo, la presenza della montagna.

"...e vidi il sole che percotea la montagna
essere più luminoso quivi
che nella bassa pianura... "

Leonardo da Vinci

05 settembre 2007

Rapporto letture - Luglio/Agosto 2007


Originally uploaded by biblioragazzi.
L'estate è un periodo prodigo di letture. Direi che anche quest'anno è andata abbastanza bene. Ecco quindi l'elenco dei libri degli ultimi due mesi. Ogni commento è come sempre benvenuto.

Charlie Stross - Giungla di cemento
Un giro sull'ottovolante fantastico del sig. Stross. Leggerezza & fantascienza & burocrazia & mostri vari. Peccato per la traduzione italiana che non rende merito alla scrittura dell'autore. Ne avevo già parlato qui.

Lester Bangs - Deliri, desideri e distorsioni
Secondo volume dedicato agli scritti di Lester Bangs. La scrittura di Bangs è potente e lisergica e scomposta, ma tra i deliri e le distorsioni è possibile intravedere la passione, la rabbia e la compassione che animano il suo lavoro, che in fondo il rock'n'roll è un mezzo come un altro per parlare della vita, dell'universo, di tutto quanto.
Se sei un grande scrittore almeno. E Bangs lo era.

Jeffery Deaver - Sotto terra
Prima volta che mi imbatto in questo autore che pare essere apprezzatissimo tra i cultori del thriller. Il romanzo in questione è certamente piacevole, i personaggi azzeccati, la trama sufficientemente interessante. D'altra parte però nel libro non c'è niente che colpisca davvero il lettore. Per qualche ora di puro intrattenimento va benissimo, se cercate qualcosa di memorabile beh… non è questo il caso.

Joe R. Lansdale - Una stagione selvaggia
Cronologicamente Una stagione selvaggio è il primo romanzo della serie che ha per protagonisti Hap Collins & Leonard Pine, ma arriva in Italia dopo che i successivi quattro volumi sono già stati pubblicati. La prima avventura dei due bravi ragazzi texani soffre di tutte le ingenuità di un'opera scritta da un autore alle prime armi ma ha comunque il pregio di svelare qualche retroscena della vita del dinamico duo. E poi Lansdale è Lansdale, leggerlo è sempre un piacere anche quando non è al massimo delle sue capacità.

Dave Eggers - Erano solo ragazzi in cammino. Autobiografia di Valentino Achak Deng
Sicuramente il libro migliore di questi ultimi due mesi. Ne avevo già parlato in questo post. Leggetelo.

AA.VV. - Supernova Express - Antologia manifesto del Connettivismo
La fantascienza italiana tenta un nuovo approccio alla scrittura, ma ad oggi manca ancora un'opera di riferimento su cui poter costruire un movimento. Supernova Express avrebbe potuto/dovuto rappresentare la vetrina narrativa del manifesto connettivista, il risultato però non è tra i più incoraggianti e secondo me siamo ancora lontani dal tracciare una nuova via per la fantascienza nostrana. Spero ardentemente di sbagliarmi.

Andrea Camilleri - La voce del violino
Camilleri ormai è un classico, e anche se personalmente preferisco i suoi romanzi storici, Montalbano è sempre e comunque una certezza. Questo romanzo non fa eccezione e si conferma una lettura piacevole più per la capacità dell'autore di rendere vivi i personaggi e indimenticabile la sua Sicilia che per la trama gialla, in verità piuttosto esile, che lo caratterizza.

David G. Hartwell & Kathryn Cramer (a cura di) - Venti galassie
Da qualche tempo l'Urania Millemondi estivo è dedicato alla raccolta dei migliori racconti dell'anno curata da David G. Hartwell e Kathryn Cramer. In questo caso l'anno presentato è il 2003 e i venti racconti che compongono l'antologia offrono un buon panorama di quella che è la fantascienza attuale. Ci sono tutti i nomi più importanti della scena con racconti che affrontano il genere con approcci decisamente variegati, sintomo che la fantascienza ha ancora qualcosa da dire. Non tutti i racconti mi hanno pienamente soddisfatto ma la qualità media è decisamente buona.
Anche in questo caso spiace notare come la traduzione italiana non sempre sia all'altezza del testo. In questo caso tutta la seconda parte del volume soffre secondo me di un eccessivo appiattimento stilistico. Ma vabbé, meglio che niente…

Nick Laird - La banda delle casse da morto
In parte incuriosito dalla presentazione sul sito di minimum fax, in parte a causa delle precedenti memorabili letture nordirlandesi (vedi p. es. Ian McDonald o Robert McLiam Wilson) mi sono letto il romanzo d'esordio di Nick Laird. La lettura non delude le aspettative. Ok, il romanzo non è un capolavoro, ok, tratta temi già letti e riletti. Però lo fa con grazia e ironia, con una storia brillante e avvincente, con personaggi che suscitano tenerezza e simpatia. Niente di trascendentale ma in definitiva un romanzo piacevole, ottimo per il periodo estivo.

Mikael Niemi - Musica rock da Vittula
Idem come sopra. In questo caso la molla è stata la lettura dell'opera successiva dell'autore svedese. Ma se Il Manifesto dei Cosmonisti m'era parso un'originale rilettura dei temi e delle situazioni di tutta la fantascienza che l'ha preceduto, questo Musica rock da Vittula è il solito romanzo di formazione. Piacevole e divertente, malinconico e brillante. Che rimane impresso soprattutto per l'esoticità dell'ambientazione piuttosto che per la profondità dei personaggi o per l'originalità della scrittura. Mi aspettavo qualcosa di più, ma in fondo quello che ho trovato mi ha lasciato comunque soddisfatto.

Emily Brontë - Cime tempestose
Se il romanzo di Eggers è stata la lettura del mese, il classico di Emily Brontë è di certo il romanzo più sorprendente di quest'estate. Ne ho già parlato in questo post, qui non mi rimane che ribadire la mia totale rivalutazione della letteratura dell'epoca (anche se il merito va spartito con Susanna Clarke che con il suo Jonathan Strange e il signor Norrell è stata la vera molla per affrontare l'ottocento inglese).

Wilson Tucker - L'anno del sole quieto
Altra sorpresa in chiave minore, che in realtà non mi aspettavo molto da questo romanzo fantascientifico del 1970. Invece Wilson Tucker mi ha sorpreso per il tono pacato e sommesso del romanzo, per la capacità di tenere sotto controllo le derive fideistico/religiose che potevano distruggere la storia, per la semplicità con cui conduce in porto la sua apocalittica vicenda.
Ma a parte ogni considerazione sulla qualità letteraria del romanzo devo aggiungere che L'anno del sole quieto è uno dei titoli migliori in cui mi sia imbattuto.

E anche per questa volta l'elenco è finito.
Per il prossimo mese vi avverto: si tornerà a parlare di grande (esagerata!) fantascienza.

Le puntate precedenti invece le potete trovare qui:
Gennaio, Febbraio, Marzo/Aprile, Maggio, Giugno.