Prendendo esempio dall'amico Paolo inauguro con questo post una sorta di diario personale con le letture del mese.
Il fatto è che più passa il tempo meno sono i volumi che mi si fissano nella memoria. Lasciare un appunto, un pensiero, una nota dovrebbe servirmi a recuperare se non la sostanza almeno lo spirito di quanto vado leggendo.
Eppoi è un ottimo spunto per farci sopra delle chiacchiere, non trovate?
Partiamo dunque.
Se c'è una caratteristica che in qualche modo accomuna i libri di questo gennaio è la memoria, intesa sia come capacità di fissare un ricordo sia come viaggio nel passato più o meno recente.
Il mese è iniziato con la lettura di Soldier of the Mist di Gene Wolfe, interessante incrocio tra romanzo storico (l'ambientazione nell'antica grecia è resa in maniera magistrale) e fantasy (con l'irrompere nella vicenda del soprannaturale nella persona del pantheon greco al completo). Con queste premesse la storia sembra interessante ma non riesce mai a spiccare il volo e a rendere davvero memorabili le avventure del soldato Latro, senza memoria e ricordi ma con la capacità di vedere e parlare con gli antichi dei.
Utilizzando un artificio simile (ma ribaltandone il meccanismo) a quello impiegato nel Libro del Nuovo Sole Wolfe ripercorre la vita del protagonista dal suo punto di vista limitato ma estremamente partecipe. Purtroppo Latro non ha il carisma di Severian e le sue avventure si riducono a una serie di episodi che faticano a rendere consistente la vicenda.
Cambio completo di genere per Jim ha cambiato strada di Jim Carroll. L'autore riprende il racconto autobiografico della sua vita da poeta/tossico di strada newyorkese interrotto alla fine di Jim entra nel campo di basket. Jim ha ormai più di vent'anni, frequenta da outsider il giro poetico artistico alternativo dei primi anni '70 (e così capita di incontrare Warhol o Ginsberg o Burroughs) e ci rovescia addosso un po' delle sensazioni del periodo.
Lettura sostanzialmente inutile. Rispetto al primo volume di ricordi Jim Carroll ha perso molto dell'entusiasmo e della verve narrativa che contraddistingueva il suo diario dei '60, con in più una tendenza alla ricercatezza stilistica che non riesce mai a trasformarsi in una voce personale. Solo per appassionati del periodo.
Altro tuffo nella memoria col titolo seguente: Comma 23 di Joseph Heller. In questo caso la memoria è quella personale, che a sentire nominare Heller torna immediatamente a Comma 22, romanzo fondamentale nella mia esperienza di lettore.
Questo Comma 23 è però solo la pallida ombra del capolavoro a cui il titolo fa riferimento. Il volume raccoglie tutta la produzione breve di Heller, dai racconti giovanili, editi e inediti, ad altri episodi della vita di Yossarian tagliati o successivi rispetto a Comma 22, a una piece teatrale ispirata al romanzo, fino ad alcuni interventi dal taglio biografico/anedottico che raccontano qualche retroscena sulla stesura del romanzo e sulla sua trasposizione cinematografica.
I racconti sono interessanti, almeno quello del capitano è memorabile, ma sotteso alla lettura dell'antologia rimane continuo il confronto impossibile con quello che è diventato uno dei libri più importanti della seconda metà dello scorso secolo. E nel paragone con Comma 22 tutto diventa quasi banale, secondario.
E per finire non poteva mancare un romanzo di fantascienza: Tokyo non ci vuole più bene di Ray Loriga. Come sempre più spesso accade questo romanzo non lo troverete nello scaffale dedicato alla sf della vostra libreria di fiducia, come sempre più spesso accade nella presentazione del libro la parola fantascienza nemmeno compare. Ma come definireste voi un romanzo in cui si parla di erosione selettiva della memoria ad opera di nuove droghe legalmente vendute da regolari piazzisti in giro per il mondo?
La lettura è piacevole, con degli sprazzi di puro genio. Purtroppo però il romanzo non decolla mai verso le altezze visionarie che sembrerebbe lecito attendersi, ma si inviluppa su stesso nel racconto della solita storia d'amore sfortunata del protagonista. Lungo la strada però gli scorci interessanti non mancano, l'abbondanza di droghe sintetiche e di sesso facile fa un po' girare la testa e l'unica cosa di cui si sente un po' la mancanza è il buon vecchio rock'n'roll. Ma almeno per Loriga quei tempi sembrano essere ormai del tutto tramontati.
In definitiva Tokyo non ci vuole più bene è un romanzo interessante, forse un po' troppo freddo per i miei gusti ma che in fondo si lascia leggere senza opporre troppa resistenza.
…
Il grosso problema di molte recensioni è che sono lunghe e tuttavi poco esaustive. Cacchio, tu in un post riesci a metterne più di una, senza annoiare e dando un'ottima "idea" dei libri che presenti.
RispondiEliminaAttenderò il tuo post recensorio mensile con trepidaziùn.
Ooooh!
RispondiEliminaGrazie zio gil!
Davvero lusingato sono. :-)