27 maggio 2008

Frammenti di presentazione


Simone Conti - Picture by Iguana Jo.
Sabato un nugolo di Connettivisti è calato su Modena per la presentazione del volume Frammenti di una rosa quantica presso la libreria Feltrinelli. Queste sono alcune note a margine dell'evento.

Per me è stata la prima volta in veste di organizzatore di un evento simile, ma nonostante l'inesperienza mi pare che la promozione della presentazione sia stata fatta del migliore dei modi: articoli sui quotidiani locali, locandine presso la libreria e in qualche altro spazio scelto, informazioni in rete su un siti e blog vari, pieghevoli e volantini a tappeto per tutta la settimana precedente l'avvenimento. E in più una mostra fotografica a fare da cornice, in modo tale che anche chi non è un lettore forte e guarda solo le figure potesse avere qualche soddisfazione.
Purtroppo nonostante tutto il lavoro di preparazione svolto le persone presenti in sala erano davvero poche. Poco importa se chi ha già partecipato a iniziative simili mi ha abbondantemente rassicurato che i numeri sono sempre questi, che quando ci sono più di venti persone è già un successo, per me la scarsa partecipazione è stata una piccola delusione. Non che ci aspettassimo troppo. Sappiamo tutti che la fantascienza italiana non gode certo di un gran pubblico, ma vista la sede, la data e l'occasione ci auguravamo tutti un'affluenza maggiore.

Fortunatamente il giudizio di chi ha partecipato alla presentazione è stato unanimemente positivo. Non mi riferisco tanto alle parole degli autori presenti, quanto piuttosto all'opinione di alcuni amici, nessuno dei quali particolarmente legato alla lettura fantascientifica, che un po' per le foto, un po' per curiosità hanno fatto un salto in Feltrinelli. Tutti sono rimasti davvero colpiti dal tuffo in quel nucleo pulsante della fantascienza italiana che è il Connettivismo.
L'atmosfera è andata via via riscaldandosi man mano che gli autori si rilassavano e che i discorsi si allontanavano dalla didascalica presentazione dei racconti raccolti nell'antologia per affrontare temi tradizionali quali la misera situazione dell'editoria fantascientifica italiana per arrivare poi a discutere dei massimi sistemi (temi leggeri quali il ruolo dell'uomo nell'universo, la guerra ai tempi della connessione, con una spruzzata di Beckett e Kafka tanto per gradire) passando per l'immancabile tentativo di definire in poche parole cosa sia il Connettivismo (tentativo fallito, ovviamente!). Credo che se non fosse stato per la chiusura della libreria saremmo ancora tutti lì a chiacchierarne amabilmente.

In definitiva un'ottima giornata quindi, con un pensiero dispiaciuto per chi non c'era, suggellata dalla cena finale in cui il Connettivismo ha dato come sempre il meglio di sè.
Alla prossima!

(Qui è possibile scaricare le foto in alta risoluzione della presentazione. Attenzione: sono circa 33 Mb.)


14 maggio 2008

Rumore di fondo - la locandina


Venerdì 23 maggio alle ore 18.30, presso la libreria Feltrinelli in via Cesare Battisti 17 a Modena, apre Rumore di fondo la mia prima mostra fotografica.

Questa è l'introduzione alla mostra estratta dalla presentazione a cura di Marinella Bonaffini.

"... ho cercato di raffigurare il futuro (...) per come lo immagino: più vicino a una pozza protoplasmatica di rifiuti organici che a un grattacielo svettante sulle umane miserie.
Ho cercato con la fotografia di evocare un tempo le cui fondamenta sono piantate nelle rovine accumulate nel corso dei secoli, uno spazio in cui qualche sprazzo di luce e di vitalità sarà sempre presente, ma in cui anche la più piccola speranza di redenzione si dovrà continuamente confrontare con un fardello sempre più gravoso di ricordi e fallimenti, di sogni riciclati e ideali duri a morire."

Giorgio Raffaelli

Catturare l’oggetto reale senza privarlo mai del suo simulacro. Tra chiarore e oscurità, tra quotidiano e alieno in una prospettiva surreale e fantastica, lontana dal nostro desiderio di realtà, i luoghi di Giorgio Raffaelli sono spazi in cui la staticità assume la forma dell’oggetto rappresentato, luoghi in cui il silenzio delle cose si manifesta come luce. Come a determinare la chiusura al mondo, lo scatto fotografico sottrae frammenti di realtà, sottolinea la quotidianità della cura e al contempo dell’abbandono.
L’attenzione è una una paziente attesa rivolta all’apertura verso tutti i mondi possibili. In ogni scheggia di luce si piega la struttura compositiva dell’immagine e la definizione stessa dell’oggetto diviene elemento strutturale. Il tempo è violentato nella sua struttura mentre si riversa in luoghi antichi e in atmosfere di desolazione, tra scenari metafisici e suggestioni visive la materia indagabile è tanto più vasta quanto più gli strumenti a disposizione dell’artista consentono di rivelarne l’entità e l’effetto sulla percezione.
Marinella Bonaffini


09 maggio 2008

Rapporto letture - Aprile 2008


Picture by Esther_G.
Quasi fuori tempo massimo ecco l'elenco delle letture d'aprile:

Vikram Chandra - Giochi sacri
Partiamo con il libro che mi ha accompagnato per gli ultimi due mesi. Giochi sacri è un romanzo sontuoso che attraverso il racconto delle vicissitudini dei suoi protagonisti dipinge un ritratto del continente indiano ricchissimo di storie, di umori, di suggestioni. Un romanzo in cui la più diversa umanità cerca di venire a patti con la confusione del mondo. Un romanzo che ti lascia senza fiato per l'ambizione del racconto e la capacità di Vikram Chandra di non perdere mai il controllo del suo narrare.

Citando dalla recensione che ne fa Vanamonde (e che consiglio a tutti di andare a leggere):
"Ci sono due soli motivi per cui potreste non volerlo leggere. Il primo è la colossale lunghezza (ma vale la pena). Il secondo è che la lingua del romanzo è infarcita da parole hindi e urdu, tanto che c'è un glossario di venti pagine in fondo. Per alcuni questo sarà un ostacolo insormontabile, ma per me questo è un ulteriore pregio: come il siciliano di Camilleri, anche l'hindi di Chandra è un mezzo per trasportarci instantaneamente in un altro mondo, e darci il desiderio di conoscerlo e comprenderlo. Così, ora che ho finito il libro, non solo so che Bombay ha cambiato nome da 12 anni e si chiama Mumbai, ma conosco anche abbastanza turpiloquio hindi da poter sostenere una conversazione nei peggiori bassifondi indiani. Quindi, maderchod che non siete altro, non avete più scuse: muovete il gaand e andate a comprare questo bhenchod di un libro, ci scommetto le goli che vi piacerà!"


AA. VV. - Robot 51 & Robot 52
Il livello di questi due numeri di Robot è decisamente superiore a quello delle uscite precedenti (vedi letture di marzo).
Finalmente la sezione narrativa è all'altezza delle mie aspettative, con i racconti di Robert Silverberg e Paul Di FIlippo (nel numero 51) e di Charlie Stross, Ezio FIleno Carabba e Cory Doctorow (nel numero 52) un gradino sopra tutti gli altri.
Per quanto riguarda i contenuti informativo/saggistici anche questi numeri di Robot si confermano davvero ricchi per la varietà e l'interesse degli articoli. Ci sono pezzi che possono appassionare ogni genere di lettore, da quello distratto, che magari preferisce cinema e tv, a quello fondamentalista che legge sempre e solo fantascienza.
Insomma, se non lo avete ancora fatto, date una possibilità a Robot!


AA. VV. - Tu sei lei
Sono un po' in imbarazzo a parlare di questo libro: come si fa a accostarsi in maniera obiettiva a un volume introdotto con tanta arrogante sicumera dal suo curatore?
Insomma, senza la terribile introduzione i racconti presenti avrebbero forse qualche speranza di essere letti in quanto semplici storie, magari concedendo la discriminante di genere alle autrici, ma sempre e comunque come storie: più o meno interessanti, più o meno emozionanti, più o meno memorabili.
Invece a precedere il contenuto vero e proprio del volume c'è il predicozzo altisonante del sig. Genna, che crede evidentemente di avere partorito (lui! da solo!) l'opera seminale del femminino nostrano, che pare rivolgere il suo sforzo retorico non tanto al comune lettore (guai!) quanto piuttosto a un ipotetico pubblico elitario, non so con quale scopo o scusa, magari proprio per chiedere udienza ed essere finalmente accolto tra le sue schiere. Bleah…
Mannaggia a lui.
Quasi mi rovina il piacere della lettura.
Perché seppure con qualche eccezione Tu sei lei è una lettura piacevole. Non ho molta dimestichezza con la narrativa femminile contemporanea (non ho mai considerato il genere dell'autore nella scelta delle mie letture, ma in effetti è vero, la maggior parte delle mie scelte sono al maschile) e non mi aspettavo il capolavoro. Però nelle otto storie scelte a rappresentare la sensibilità autoriale femminile di questo scorcio di secolo c'è sicuramente del buono.
Ma andiamo con ordine. Si parte con Surf di Carola Susani: la trama del racconto è interessante, i personaggi ben delineati e lo sviluppo non perde la concretezza che dovrebbe contraddistinguere una storia come questa. Mi rimane però un sapore di artificiosità nella scrittura che poco riesco a conciliare con la vicenda narrata. (Sarà la capote della Fiesta? Mah…)
Lemuri di Helena Janeczek è la solita storia di italiani in vacanza, che sono sempre diversi e inevitabilmente meglio degli altri, e poi è una storia di famiglia. Però è molto piacevole e ben scritta. Fa venir voglia di approfondire la conoscenza con l'autrice.
In morte di Babsi J di Babsi Jones è forse la cosa più brutta dell'intera antologia. In genere non sopporto la gente che si parla addosso. In questo caso si raggiunge l'apoteosi, con l'autrice che si moltiplica per quattro con l'unico scopo apparente di parlarsi addosso meglio. Da dimenticare.
Come nessuna madre avrebbe mai fatto di Veronica Raimo è esaltante per la struttura e la progressione del racconto. Uno di quei rari casi in cui pur senza avvertire una particolare vicinanza con la materia narrata mi sono sentito avvolto dalla forza della pagina scritta. Magnetico.
La ragazza-cane di Donata Feroldi è uno dei due/tre racconti che valgono da soli la lettura dell'antologia. Meraviglioso e inquietante, Donata Feroldi osa spingersi dove nessuna delle altre autrici sembra aver voglia di andare (con un'unica eccezione): nei territori dell'immaginazione più sfrenata, con un piede nel nostro mondo e l'altro ovunque (ma non qui) per produrre un racconto indicibilmente denso, ricco, commovente e folle. Come la realtà.
Baby Blues di Alina Marazzi è l'altro episodio inutile di quest'antologia. A che serve un racconto come questo? Cosa dice di più di quello che già sappiamo? Lo dice forse in modo diverso? Baby Blues m'è parso la forzatura di una provocazione svuotata da ogni intento provocatorio. Inutile, appunto.
Per fortuna che a seguire c'è Tirare alla cieca di Federica Manzon, una storia narrata per elisioni successive, l'unica nel volume senza donne, in cui il mistero slavo che circonda i protagonisti rivela progressivamente gli scorci di una realtà aliena, drammatica e terribilmente viva. Arrivi alla fine e vorresti leggerne ancora.
La morte per mezzo di me di Esther G arriva come un fulmine a bruciare ogni possibilità residua di scrivere altro. Probabilmente il racconto di Esther G è l'unico che poteva concludere degnamente questa antologia: racchiusa nelle sue 15 pagine c'è la summa del rapporto tra donna e potere negli ultimi duemila e rotti anni. Più oltre non è concesso andare.
La cosa insieme bella e durissima e sconvolgente è che tra queste pagine, tra la violenza e la clinica freddezza, tra l'emozione e la sopraffazione, si avverte a tratti una risata beffarda, una raggiunta tranquillità d'animo. Come a dire, domani è un altro giorno, nonostante tutto, si vivrà.


Cormac McCarthy - La strada
Sul capolavoro di Cormac McCarthy mi sono già dilungato in questo post. Qui non mi rimane che ribadire la struggente potenza di questo piccolo romanzo. Da leggere. Assolutamente.



Questo è tutto per il mese appena trascorso. Per la prossima puntata aspettatevi della grande fantascienza e il ritorno di David Foster Wallace da queste parti.


Seguite i link per le letture di gennaio, febbraio e marzo.

07 maggio 2008

In gara


La foto che vedete qui sopra partecipa al concorso L'incarico di Canon.

Se vi piace e avete due minuti da perdere votatela e fatela votare!

Grazie!

06 maggio 2008

4uattro° - Zona virale


Picture by Iguana Jo.
Anche quest'anno abbiamo incoscientemente partecipato a 4 giorni corti, il concorso per cortometraggi organizzato dal Nonantola Film Festival.
Anche quest'anno non siamo stati ammessi alla finale.
(Giustamente, oserei dire!).

Ma dato che siamo piuttosto orgogliosi della nostra creatura (e anche senza vergogna, almeno a sentire chi ci sta vicino!) abbiamo deciso che il mondo non poteva rinunciare alla visione del nostro magnifico film.

Prima di cominciare con la proiezione ecco qualche estratto dal regolamento del concorso:

- La gara consiste nel realizzare in 4 giorni di lavorazione un cortometraggio della durata massima di 4 minuti, dai titoli di testa ai titoli di coda compresa la colonna sonora (originale o per la quale si sia in possesso delle necessarie autorizzazioni).
- Il cortometraggio dovrà contenere alcuni elementi obbligatori che verranno comunicati ad inizio gara e dovrà rispettare il genere assegnato per sorteggio durante la serata di inizio gara.

Gli elementi obbligatori sono tre.
un particolare di costume: giubbotto catarifrangente
l'oggetto di scena: lucchetto
una battuta obbligatoria: "è solo questione di tempo"

Per noi è stato estratto il genere Horror.
Buon divertimento.



(i responsabili del capolavoro, oltre al sottoscritto, sono Gianluca V, Gianluca P, Giovanni X, Nicoletta, Raffaella & Anna)