Quasi fuori tempo massimo ecco l'elenco delle letture d'aprile:
Vikram Chandra - Giochi sacri
Partiamo con il libro che mi ha accompagnato per gli ultimi due mesi. Giochi sacri è un romanzo sontuoso che attraverso il racconto delle vicissitudini dei suoi protagonisti dipinge un ritratto del continente indiano ricchissimo di storie, di umori, di suggestioni. Un romanzo in cui la più diversa umanità cerca di venire a patti con la confusione del mondo. Un romanzo che ti lascia senza fiato per l'ambizione del racconto e la capacità di Vikram Chandra di non perdere mai il controllo del suo narrare.
Citando dalla recensione che ne fa Vanamonde (e che consiglio a tutti di andare a leggere):
"Ci sono due soli motivi per cui potreste non volerlo leggere. Il primo è la colossale lunghezza (ma vale la pena). Il secondo è che la lingua del romanzo è infarcita da parole hindi e urdu, tanto che c'è un glossario di venti pagine in fondo. Per alcuni questo sarà un ostacolo insormontabile, ma per me questo è un ulteriore pregio: come il siciliano di Camilleri, anche l'hindi di Chandra è un mezzo per trasportarci instantaneamente in un altro mondo, e darci il desiderio di conoscerlo e comprenderlo. Così, ora che ho finito il libro, non solo so che Bombay ha cambiato nome da 12 anni e si chiama Mumbai, ma conosco anche abbastanza turpiloquio hindi da poter sostenere una conversazione nei peggiori bassifondi indiani. Quindi, maderchod che non siete altro, non avete più scuse: muovete il gaand e andate a comprare questo bhenchod di un libro, ci scommetto le goli che vi piacerà!"
AA. VV. - Robot 51 & Robot 52
Il livello di questi due numeri di Robot è decisamente superiore a quello delle uscite precedenti (vedi letture di marzo).
Finalmente la sezione narrativa è all'altezza delle mie aspettative, con i racconti di Robert Silverberg e Paul Di FIlippo (nel numero 51) e di Charlie Stross, Ezio FIleno Carabba e Cory Doctorow (nel numero 52) un gradino sopra tutti gli altri.
Per quanto riguarda i contenuti informativo/saggistici anche questi numeri di Robot si confermano davvero ricchi per la varietà e l'interesse degli articoli. Ci sono pezzi che possono appassionare ogni genere di lettore, da quello distratto, che magari preferisce cinema e tv, a quello fondamentalista che legge sempre e solo fantascienza.
Insomma, se non lo avete ancora fatto, date una possibilità a Robot!
AA. VV. - Tu sei lei
Sono un po' in imbarazzo a parlare di questo libro: come si fa a accostarsi in maniera obiettiva a un volume introdotto con tanta arrogante sicumera dal suo curatore?
Insomma, senza la terribile introduzione i racconti presenti avrebbero forse qualche speranza di essere letti in quanto semplici storie, magari concedendo la discriminante di genere alle autrici, ma sempre e comunque come storie: più o meno interessanti, più o meno emozionanti, più o meno memorabili.
Invece a precedere il contenuto vero e proprio del volume c'è il predicozzo altisonante del sig. Genna, che crede evidentemente di avere partorito (lui! da solo!) l'opera seminale del femminino nostrano, che pare rivolgere il suo sforzo retorico non tanto al comune lettore (guai!) quanto piuttosto a un ipotetico pubblico elitario, non so con quale scopo o scusa, magari proprio per chiedere udienza ed essere finalmente accolto tra le sue schiere. Bleah…
Mannaggia a lui.
Quasi mi rovina il piacere della lettura.
Perché seppure con qualche eccezione Tu sei lei è una lettura piacevole. Non ho molta dimestichezza con la narrativa femminile contemporanea (non ho mai considerato il genere dell'autore nella scelta delle mie letture, ma in effetti è vero, la maggior parte delle mie scelte sono al maschile) e non mi aspettavo il capolavoro. Però nelle otto storie scelte a rappresentare la sensibilità autoriale femminile di questo scorcio di secolo c'è sicuramente del buono.
Ma andiamo con ordine. Si parte con Surf di Carola Susani: la trama del racconto è interessante, i personaggi ben delineati e lo sviluppo non perde la concretezza che dovrebbe contraddistinguere una storia come questa. Mi rimane però un sapore di artificiosità nella scrittura che poco riesco a conciliare con la vicenda narrata. (Sarà la capote della Fiesta? Mah…)
Lemuri di Helena Janeczek è la solita storia di italiani in vacanza, che sono sempre diversi e inevitabilmente meglio degli altri, e poi è una storia di famiglia. Però è molto piacevole e ben scritta. Fa venir voglia di approfondire la conoscenza con l'autrice.
In morte di Babsi J di Babsi Jones è forse la cosa più brutta dell'intera antologia. In genere non sopporto la gente che si parla addosso. In questo caso si raggiunge l'apoteosi, con l'autrice che si moltiplica per quattro con l'unico scopo apparente di parlarsi addosso meglio. Da dimenticare.
Come nessuna madre avrebbe mai fatto di Veronica Raimo è esaltante per la struttura e la progressione del racconto. Uno di quei rari casi in cui pur senza avvertire una particolare vicinanza con la materia narrata mi sono sentito avvolto dalla forza della pagina scritta. Magnetico.
La ragazza-cane di Donata Feroldi è uno dei due/tre racconti che valgono da soli la lettura dell'antologia. Meraviglioso e inquietante, Donata Feroldi osa spingersi dove nessuna delle altre autrici sembra aver voglia di andare (con un'unica eccezione): nei territori dell'immaginazione più sfrenata, con un piede nel nostro mondo e l'altro ovunque (ma non qui) per produrre un racconto indicibilmente denso, ricco, commovente e folle. Come la realtà.
Baby Blues di Alina Marazzi è l'altro episodio inutile di quest'antologia. A che serve un racconto come questo? Cosa dice di più di quello che già sappiamo? Lo dice forse in modo diverso? Baby Blues m'è parso la forzatura di una provocazione svuotata da ogni intento provocatorio. Inutile, appunto.
Per fortuna che a seguire c'è Tirare alla cieca di Federica Manzon, una storia narrata per elisioni successive, l'unica nel volume senza donne, in cui il mistero slavo che circonda i protagonisti rivela progressivamente gli scorci di una realtà aliena, drammatica e terribilmente viva. Arrivi alla fine e vorresti leggerne ancora.
La morte per mezzo di me di Esther G arriva come un fulmine a bruciare ogni possibilità residua di scrivere altro. Probabilmente il racconto di Esther G è l'unico che poteva concludere degnamente questa antologia: racchiusa nelle sue 15 pagine c'è la summa del rapporto tra donna e potere negli ultimi duemila e rotti anni. Più oltre non è concesso andare.
La cosa insieme bella e durissima e sconvolgente è che tra queste pagine, tra la violenza e la clinica freddezza, tra l'emozione e la sopraffazione, si avverte a tratti una risata beffarda, una raggiunta tranquillità d'animo. Come a dire, domani è un altro giorno, nonostante tutto, si vivrà.
Cormac McCarthy - La strada
Sul capolavoro di Cormac McCarthy mi sono già dilungato in questo post. Qui non mi rimane che ribadire la struggente potenza di questo piccolo romanzo. Da leggere. Assolutamente.
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Questo è tutto per il mese appena trascorso. Per la prossima puntata aspettatevi della grande fantascienza e il ritorno di David Foster Wallace da queste parti.
Seguite i link per le letture di gennaio, febbraio e marzo.
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