Nell'attesa di finire Giochi sacri, le restanti letture di marzo sono tutte made in italy.
Ecco l'elenco:
Christian Raimo (a cura di) - Il corpo e il sangue d'Italia
Per prima cosa lasciatemi dire che è davvero una fortuna che in Italia esistano ancora editori come minimum fax. È soprattutto grazie al loro lavoro (e a quello di pochi altri editori nostrani) che si tenta di percorrere strade (troppo) poco battute, esercitare scelte e proporre progetti che non rientrano nello standard omologato dell'offerta editoriale italiana.
In quest'ottica Il corpo e il sangue d'Italia è un esempio perfetto: un volume che cerca di coniugare le capacità narrative degli autori con l'ambizione, anzi, con la necessità, di spiegare e spiegarsi qualche pezzo del paese in cui siamo immersi.
Operazioni come questa si portano sempre dietro il loro bel carico di incognite. Il rischio connaturato a questo libro, che è prima di tutto la raccolta di una serie di reportage su vari aspetti del nostro paese, è quello di eccedere nel gusto affabulatorio e narcisista degli autori, di esaltare il mestiere dello scrittore piuttosto di approfondire la realtà di cui tratta. In effetti degli otto contributi all'antologia più di uno tende a deragliare dal racconto delle viscere del paese verso un più personale viaggio nella propria incapacità di relazionarsi compiutamente con la realtà circostante.
Per fortuna però tra i diversi contributi presenti ci sono aspetti misconsociuti del nostro paese resi con grande maestria e partecipazione. Penso all'incontro con la realtà quotidiana degli imam nelle nostre metropoli, allo sguardo su uno scorcio di Calabria da cui si intravedono molti nodi di quella che è la vita normale in quelle terre, ma soprattutto a quello che è secondo me il pezzo più memorabile dell'intera raccolta. Mi riferisco a Il responsabile dello stile di Antonio Pascale, una sorta di meta-reportage sulle modalità di rappresentazione della realtà nella sua trasposizione mediatica, che nonostante sia il contributo più off topic del volume è anche quello che più di tutti illumina di consapevolezza l'idea che abbiamo (che ci siamo fatti) dell'Italia che ci circonda. Di certo il pezzo di Pascale è quello che alla fine mi ha lasciato più materia su cui riflettere.
Perché in fondo la mia reazione viscerale alla lettura dei vari squarci aperti dagli autori nel cuore della penisola è stata una sorta di sollievo, prima di tutto per la fortuna che ho avuto nell'essere nato a Bolzano e abitare a Modena, e poi per il fatto di avere un lavoro soddisfacente e una famiglia che non è stata poi così difficile veder crescere. Non mi sento un privilegiato, e non provo neppure sensi di colpa, ci mancherebbe. Ho piuttosto la consapevolezza che poteva andarmi molto molto peggio.
AA. VV. - Robot 49 & Robot 50
Finalmente ho iniziato a colmare il gap tra gli ultimi numeri di Robot letti ormai un paio d'anni fa e le ultime uscite. Il fatto è che sebbene Robot sia l'unica rivista di fantascienza che valga davvero la pena leggere, la qualità media della narrativa delle sue pagine è piuttosto altalenante. Si passa da pezzi da novanta come Neil Gaiman ad esordi narrativi non pienamente riusciti, alla riproposizione di materiale storico che personalmente non riesco ad apprezzare più di tanto.
In effetti i due numeri di Robot letti questo mese non spiccano certo per la qualità dei racconti, piuttosto per la presenza di articoli (che siano saggi critici, approfondimenti o materiale puramente informativo) davvero interessanti. Da segnalare per esempio le interviste a Richard K. Morgan (nel numero 49) e quella a Charlie Stross (nel numero 50). Per tornare alla narrativa, non vorrei aver dato l'impressione che sia tutta da buttar via. Se continuo a seguire Robot è proprio per la sua proposta di narrativa breve. La forma racconto è infatti tra quelle che più apprezzo, oltre ad essere tra le più caratteristiche del genere fantascienza, ma è sempre più difficile ritrovarla in libreria.
Tra le piacevoli sorprese del numero 49 vanno segnalati la riproposizione di Ketama, divertito e divertente racconto hard-boiled uscito dalla tastiera di Silvio Sosio qualche anno fa, il folgorante inizio di Viaggio ai confini della notte di Giovanni De Matteo che se anche poi non si conclude nel migliori dei modi, rimane un ottimo esempio di robusta fantascienza. Nel numero cinquanta spicca la presenza di un Premio Hugo Tk'tk'tk di David D. Levine (piacevole, ma non entusiasmante) e del celebrato Harry Turtledove che ci offre uno scorcio di storia alternativa non troppo esaltante, almeno dal mio punto di vista. Nello stesso numero si segnalano pure il racconto di Alberto Cola vincitore del Premio Italia e la riproposizione di un racconto di Anna Rinonapoli, Gita al pianeta madre che nonostante sia appesantito da un moralismo piuttosto evidente brilla però per un uso del linguaggio davvero effervescente.
Da leggere, come sempre, gli editoriali di Vittorio Curtoni.
AA. VV. - Frammenti di una rosa quantica
Finalmente ho letto Frammenti di una rosa quantica fino in fondo, e sebbene l'abbia finito solo ieri, e Marzo sia ormai già passato, beh… perché perdere l'occasione?
Tra i motivi che mi hanno trattenuto dal leggere preventivamente i racconti che sarebbero poi andati a comporre l'antologia c'era anche il malcelato timore che non fossero all'altezza delle aspettative. La mia esperienza con Supernova Express, la prima raccolta connettivista uscita un anno fa, non era stata delle migliori. Temevo che il livello qualitativo dei racconti proposti in questo nuovo volume fosse paragonabile a quello non certo entusiasmante dell'antologia precedente.
Beh… sono davvero felice di poter dire che mi sbagliavo alla grande.
Insieme ai nomi ormai conosciuti e apprezzati di Dario Tonani o Alberto Cola, vanno citati tra gli autori dei racconti che più ho apprezzato almeno Filippo C. Battaglia, Fernando Fazzari e Marco Milani, che seppur con qualche ingenuità, i primi due per lo meno, danno comunque prova di ottime capacità compositive.
Anche nei Frammenti di una rosa quantica ci sono racconti che non mi hanno soddisfatto (ma trovatemi un'antologia di soli capolavori!), in compenso però, a fronte di un livello medio più che dignitoso, nel corso della lettura ci si imbatte in vere e proprie gemme in grado di illuminare da sole tutto il volume.
Se da un lato si rischia ormai di dare per scontate le capacità di Giovanni De Matteo non si può non rimanere sorpresi dalla densità e dalla ricchezza di suggestioni del suo Orizzonte degli eventi, un racconto che sembra essere uscito dal magico incontro di William Gibson con Greg Egan a casa di Samuel Delany. Spero che Giovanni voglia approfondire l'esplorazione di questa porzione di universo, come lettore non vedo l'ora di poterci tornare.
Altra menzione per il racconto di Alex Tonelli. Me ne avessero parlato prima, avrei scartato l'idea di un racconto come L’ultima stanza del mondo come qualcosa di velleitario o di terribilmente palloso. E invece la scrittura cristallina dell'autore mi ha conquistato con le sue atmosfere tra il claustrofobico, l'onirico e il surreale, con la tensione crescente e l'impossibilità di una risposta. Un racconto davvero splendido.
Ultima citazione per Amiens, 1905 di Simone Conti. Un racconto che mi ha fatto ritornare con la memoria ai pomeriggi spesi da bambino tra le pagine dei romanzi di Giulio Verne. Un racconto emozionato ed emozionante, che non si limita a citare in maniera precisa e partecipata le opere dell'autore francese ma che si esalta nella sua capacità di commuovere e di sorprendere il fortunato lettore.
Arrivato in fondo al volume mi ritrovo assai più speranzoso di prima riguardo al futuro della fantascienza made in italy. Credo sia il risultato migliore che questi Frammenti di una rosa quantica potessero ottenere.
Questo è tutto per il mese appena trascorso. Per il mese prossimo ancora Robot, McCarthy e finalmente l'India di Vikram Chandra.
Seguite il link per le letture di gennaio e febbraio.
…
Anche io ho tonnellate di Robot da recuperare! Due anni almeno ^_^;;
RispondiEliminaCome al solito complimenti per il post, piuttosto lungo ma di una chiarezza e scorrevolezza tali che l'ho letto di filato senza neanche accorgermene.
Su internétt una cosa del genere non va sottovalutata!
Grazie Iguana,
RispondiEliminaanche a me quel racconto piaceva..
Alex - Logos
Ma allora l'hai detto sul serio, e in pubblico per di più?! Se Egan e Gibson si fossero incontrati a casa di Delany, mi sarebbe piaciuto esserci anche come spettatore pagante. (Vivo nell'incertezza di cosa si sarebbero fumati assieme... :-))
RispondiEliminaCiao e sempre grazie,
X
@ zio Gil: credo che mi stamperò il tuo commento in formato poster. Così, giusto per farlo leggere ad Annalisa che mi massacra (con molto amore, eh!) ogni post che provo a postare e per tirarmi su nei momenti di depressione :-)
RispondiElimina@ logos: spero proprio ti piacesse! :-)
Ancora complimenti!
@ x: Ahò™! Per una volta che mi viene un paragone di tal fatta vuoi che non lo sfrutti il più possibile? :-))
Grazie per le tue belle parole:-)
RispondiEliminaUn salutone dall'abate
Grazie per il commento positivo, poi però mi spieghi le ingenuità, ok? ;-)
RispondiEliminaciao
È stato un piacere Simone!
RispondiEliminaEhi Fernando! Se da un lato m'è piaciuta moltissimo la descrizione della Bologna prossima ventura e la progressione della vicenda, dall'altro ho trovato un po' forzate le motivazioni del protagonista. Tutti qui (si fa per dire :-)).
Magari ne riparliamo la prima volta che ci si vede. Ci sarai a Villasanta?