27 agosto 2007

Heathcliff & me


Picture by Iguana Jo.
Rieccomi a parlare di libri e di inattese sorprese. Tutto nasce dal fatto che quest'estate ho sbagliato le previsioni e i due libri che mi ero portato in vacanza si sono dimostrati insufficienti a riempire il tempo libero in campeggio. Fortunatamente Annalisa, in piena immersione nell'800 inglese, aveva pensato bene di portare con sé Cime Tempestose ed essendo lei ancora impegnata in altre letture ho dovuto leggermi il romanzo di Emily Brontë, che in effetti imbattersi in Heathcliff e compagnia non era proprio nei miei programmi.

Ora non è che io abbia un feeling particolare con la letteratura ottocentesca inglese. Le mie uniche esperienze con autori dell'epoca erano limitate a Kipling e a Conrad e mi son sempre ben guardato dall'avvicinarmi a tutti i romanzi scritti da quella schiera di fanciulle anglosassoni che si erano dedicate alla scrittura non avendo evidentemente nulla di meglio da fare. Per me Wuthering Heights era solo una canzone di Kate Bush ispirata a un libro ottocentesco, che dell'omonimo romanzo conoscevo giusto il titolo.

Beh… a quanto pare sbagliavo davvero. Le ragazze sapevano scrivere! Avevano storie da raccontare! E che personaggi…

Vedi per esempio Heathcliff, protagonista indiscusso della vicenda. Il misterioso signore di Wuthering Heights sembra avere più di una vaga parentela con il signor Kurtz: l'ossessione che lo anima, l'oscurità che lo permea, rimandano direttamente al cuore di tenebra conradiano.
Cime Tempestose mi ha sorpreso soprattutto per quest'immersione nel lato oscuro dell'animo umano. Chi se l'aspettava tutta quest'umanità malata dalla penna di una ragazza di campagna? Chi si immaginava che dalla desolata brughiera inglese potessero emergere figure così drammaticamente tridimensionali, così vive e vere a dispetto del palcoscenico quasi astratto in cui si muovono? Perché non è certo sul realismo esasperato che si fonda la vicenda del romanzo, quanto piuttosto sul distillato di passioni archetipe che muove i personaggi tutti, alternativamente, vittime e artefici di un destino che fin quasi alla fine travolge ogni possibilità di pacifica (o rassegnata) esistenza.
Nella mia scarsa conoscenza della letteratura dell'epoca ero convinto che Cime Tempestose fosse solo una storia d'amore, ma toglietevi dalla testa che abbia a che fare con uno qualsiasi degli insulsi polpettoni pseudoromantici che sembrano andare per la maggiore di questi tempi, che questo è soprattutto un gran bel romanzo.

5 commenti:

  1. Aelle, picchialo. Signorine che scrivono perche' non hanno di meglio da fare! Giorgio, da te mica me lo aspettavo. >:-I

    Quello che devi fare e' leggere un po' di Jo Walton.

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  2. Aho Anna! Mica ero io! Quella è la voce del bieco pregiudizio!

    L'ho pur scritto che mi sbagliavo alla grande!

    (Per quanto riguarda Jo Walton sono più che disponibile. Ma la devo leggere per punizione o perché scrive dei bei romanzi? Nel secondo caso mi dai un buon motivo per fare un ordine da Amazon? Grazie! :-))

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  3. le ragazze dell'800 ne sapevano a pacchi, caro il mio Iguana!
    :-)

    adesso sei pronto per Jane Eyre!

    (poi il berretto largo, con il fiocco di raso ed il mazzetto di fiorellini te lo regalo io.
    insieme alle cesoie.)

    (e comunque sì, sono libri che BISOGNA aver letto, per giudicare certa scrittura femminile, e 'disintegrare' i pregiudizi)

    Lui

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  4. Anna, grazie per avermi dato un buon pretesto (per picchiarlo, intendo). Ritienilo come già fatto :-))

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  5. @ Lui: Nooooo! Jane Eyre nooo!
    (scherzo eh! È solo che ho appena letto un libro - molto carino btw - che citava JE a manetta e ormai mi sembra di averlo già letto…)

    @ Annalisa: :-P

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