23 luglio 2007

Ragazzi in cammino


Picture by 12dam.
Dave Eggers colpisce ancora: oltre ad essere probabilmente uno dei più grandi narratori della contemporaneità occidentale riesce con il suo nuovo romanzo a realizzare un piccolo miracolo, regalando le sue capacità compositive a una storia che doveva essere raccontata.

Eravamo solo ragazzi in cammino (What is the What) è l'autobiografia di Valentino Achak Deng: la storia della sua odissea, dalla distruzione del suo villaggio nel Sudan meridionale all'approdo negli Stati Uniti tredici anni dopo, fino alla pubblicazione di questo libro.
Un autobiografia che è un romanzo perché, come racconta Valentino nelle prime pagine del volume, non tutto quello che succede nel corso della storia è capitato a lui, e non tutto quello che è capitato a lui è raccontato nelle pagine del volume.
Ma non c'è esagerazione, finzione o invenzione nel racconto della sua storia, piuttosto la semplice impossibilità per un bambino in fuga di ricordare e registrare tutti i terrificanti particolari di un esodo di massa attraverso un paese in guerra.

Se c'è un merito in questo romanzo è quello di restituire un'identità, una voce, una storia a quell'umanità indistinta che etichettiamo superficialmente come profuga.
Dalle pagine del libro emerge chiaramente la terrificante realtà dei conflitti africani (in questo caso il Sudan), e grazie al racconto di Valentino le sterminate fila di popolazioni in marcia che a tutti è capitato di vedere in tv assumono realtà e sostanza anche per chi come me non era mai riuscito a farsene una ragione, che il profugo è sempre stato una figura astratta, un simbolo e una categoria, sempre coniugato al plurale e mai identificato con un nome, una persona, una vita. Le persona in marcia viste da un elicottero o riprese da un fuoristrada delle nazioni unite di passaggio difficilmente riescono a diventare individui. Eravamo solo ragazzi in cammino restituisce storia e dignità a tutte queste persone. Di più: gli offre la possibilità di essere riconosciuti come individui.

Anche solo per questo motivo leggere Eravamo solo ragazzi in cammino è un'esperienza memorabile. Ma probabilmente l'aspetto puramente documentativo sarebbe poca cosa se non fosse accompagnato dalla capacità dell'autore di intrattenere e accompagnare il lettore attraverso le varie esperienze che hanno segnato la vita di Valentino. In questo senso il lavoro di Dave Eggers è stato fondamentale: l'autore non si limite a far sua la voce del narratore, ma costruisce e organizza il racconto in maniera mirabile incrociando l'attualità della vita di Valentino negli Stati Uniti con il suo passato di bambino in fuga prima e di abitante di un campo profughi poi. Costruendo in questo modo un romanzo incredibilmente realistico, emozionante, avvincente.
Un romanzo da leggere assolutamente.

(Per saperne di più sul romanzo, su Valentino Achak Deng e sul conflitto sudanese potete visitare il sito www.valentinoachakdeng.com.)

4 commenti:

  1. Un appunto pignolo: se il libro l'ha scritto Eggers, è una biografia, non un'autobiografia. :)

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  2. no no!

    È proprio un'autobiografia. Eggers si è limitato a prestare il suo inglese alla necessità di Valentino Achak Deng di raccontare la propria vita.

    Durante la lettura è fortemente percepibile il racconto orale delle sue vicissitudini. E anche se la forma è dell'americano la sostanza è totalmente africana.

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  3. Mi hai fatto venir voglia di prendere questo libro. Di Eggers avevo letto "Conoscerete la nostra velocità" (bellissimo) e "L'opera struggente..." (che non mi ha convinto tantissimo).

    Gianluca
    http://some1elsenotme.splinder.com/

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  4. Ciao Gianluca!
    Spero proprio che tu lo legga, che tra l'altro questo è senza dubbio il meno Eggersiano dei suoi libri.
    A me comunque lui piace sempre. Uno dei pochi autori che per quanto possano essere indigesti trovano sempre il modo di infilare nelle loro cose la possibilità di un'illuminazione.

    In questo caso specifico, Eggers non si sente quasi, è proprio il contenuto a essere davvero micidiale.

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