21 gennaio 2013

Letture: Il castello di ghiaccio, di Tarjei Vesaas

© giorgio raffaelli
In fatto di libri credo ormai di aver capito cosa mi piace, ma cerco comunque di alimentare la curiosità, di battere nuovi territori, di provare sapori mai sentiti prima. Per fortuna ho qualche amico fidato capace di suggerire a ogni occasione valanghe di titoli, autori, letterature di cui non ho (quasi) mai sentito parlare prima.
In questo senso Tarjei Vesaas e il suo Il castello di ghiaccio sono un caso esemplare. Quando Marco mi ha suggerito la lettura del romanzo mi ero immaginato un'epopea fantastica ambientata nel grande nord, magari senza elfi e folletti e con qualche risvolto intimista, ma non certo la storia che ho poi effettivamente incontrato. Direte: informarsi prima, no? Certo, e poi, la sorpresa dove sta?
In effetti ho scoperto solo più tardi, a fine lettura, che lo scrittore norvegese è ritenuto uno dei più grandi autori scandinavi, e il suo romanzo una pietra miliare della letteratura di quelle latitudini. Ma al momento mai avrei pensato che Il castello di ghiaccio potesse rivelarsi una lettura tanto emozionante.

Le prime pagine del romanzo non fanno nulla per cancellare la mia prima impressione. In effetti ci sono tutti gli ingrediente base per sviluppare una storia pronta a battere le piste del fantastico (una bimba che cammina nella notte, al freddo, timorosa e risoluta, che si dirige solitaria verso una meta sconosciuta, senza nessun elemento per giudicare il quando, il dove, il perché). Ma poi tutto rientra nella normalità: la bimba va a casa di una compagna di classe, il buio è il normale inverno del grande nord, i timori sono quelli tipici dell'infanzia. È la scrittura di Tarjei Vesaas a rivelarsi tutto tranne che normale o, per meglio dire, è la modalità di gestione della vicenda ad essere piuttosto originale.

Il castello di ghiaccio è un romanzo di formazione, racconta il passaggio dall'infanzia all'età adulta di Siss, che dal confronto e dall'amicizia con la solitaria Unn uscirà trasformata in una persona diversa, più matura, certo, ma anche più pragmatica, senza il conforto (e la maledizione) dell'immaginazione a governarne scelte e atteggiamenti.
Al centro del romanzo ci sono un mistero e un dramma. Se il primo incombe irrisolto su tutta la vicenda, contribuendo non poco al clima cupo e angoscioso che sottende le vicissitudini della protagonista, il secondo splende della luce gelata del nord e illumina freddo e inesorabile il cammino che Siss si costringe a percorrere fino a una conclusione che risulta insieme catartica e inevitabile. Sullo sfondo la natura aliena dell'inverno norvegese, fatta di laghi ghiacciati e boschi tenebrosi, neve e oscurità, trasfigurata in uno spazio libero, luminoso di meraviglie e possibilità, dallo sguardo magico delle bambine che vi si perdono, e vi ritornano e ne vengono rapite, in un continuo riflesso del mondo che le circonda.
Il procedere della storia è fatto di silenzi, di tacite comprensioni, di libertà rubate e poi restituite, ed è stupefacente come si percepisca forte e distinta la voce dell'adolescenza che spinge nel corpo dei ragazzi per uscire e divorare vita, morte, amicizia, amore, fino a lasciare svuotata un'infanzia fino ad allora assoluta e trasformare gli individui in qualcos'altro, più consapevoli forse, ma anche più poveri e isolati.
Il castello di ghiaccio è un romanzo con ormai cinquant'anni sulle spalle, la prima edizione risale al 1963, eppure è straordinario come suoni tuttora vivo e attuale, nonostante il tempo e la distanza che separano la Norvegia di Tarjei Vesaas dal nostro panorama quotidiano. Ma non è forse questo il destino dei classici?

13 commenti:

  1. Aggiunto nella wishlist!
    L' autore (o la casa editrice ) dovrà pagarti una percentuale!

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  2. Bravi!
    Questo è un libro che si merita ogni lettore che riesce a scoprirlo.
    Buona lettura!

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  3. E assieme a "Morte Apparente" di Thomas Enger, con questo fanno due libri Iperborea saldamente ai piani alti della mia wishlist!

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    1. Non conosco Enger, del resto guardando in libreria di volumi Iperborea non è poi letti molti, giusto Larsson, Niemi e Paasilinna.

      A me attirava quello con Aldrin nel titolo, ma poi bah… chissà quando riuscirò a metterlo in coda.

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  4. mmmmm... sembra interessante, me lo segno...
    ah no, io sono quello che te lo ha consigliato!

    E' bello vedere quando usi i tuoi poteri di blogger per il bene - grandi poteri, grande responsabilità ;)

    No a parte gli scherzi, molto bella la recensione. Io non sarei capace, passo dal gushing sfrenato alle tesine pallose in universitese senza punti intermedi.

    Per il momento nel mio tumblr credo siano apparsi solo Vesaas e Tove Jansson ma c'è un bel gruppetto scandinavo-iperboreo di là da venire

    A proposito (visto che la Jansson scriveva anche libri per bambini) come è andata col regalo?

    mi ero immaginato un'epopea fantastica ambientata nel grande nord, magari senza elfi e folletti e con qualche risvolto intimista

    E' come io mi immagino Gudù, solo a Sud invece che Nord :)
    Hai letto Selma Lagerlöf? lei ha fatto qualcosa di simile.

    Ho deciso che prima leggo ancora un paio di romanzi più brevi - Hawthorn & Child, un romanzo di cui mi sono stancato di sentir parlare bene da più o meno tutti i blogger/critici/commentatori inglesi che apprezzo di più, e Ten Billion Days and One Hundred Billion Nights, considerato il miglior libro di fantascienza giapponese di tutti i tempi e recentemente tradotto in inglese, in cui Gesù, Platone, Siddharta e qualche altro lottano per il controllo dell'universo dall'inizio dei tempi fino alla heat-death
    (speriamo non sia una roba alla Zelazny o Dan Simmons, ma mi sembrava troppo 'out there' per lasciarlo passare).
    Poi toccherà, finalmente, alla Matute.
    Excelsior!

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    1. Partiamo dal regalo. Ha vinto Elv, con La storia infinita. Ma gli altri titoli ricevuti sono stati doverosamente segnati, pronti ad essere sfruttati alla prossima occasione.

      Su come ti immagini Gudù, beh… in effetti non hai tutti i torti, anche se di fantastico, comunemente inteso, non c'è poi molto, Ma leggilo, che poi se ne parla (anzi, visto che continui a rimandare, sappi che mi attendo recensione dettagliata e appassionante che, se non hai nulla in contrario, non vedo l'ora di ospitare sul blog, anche nel caso il romanzo non ti dovesse piacere.).

      Per quanto riguarda la Lagerlof, ti farà forse piacere sapere che Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson è stata una delle letture fondamentali della mia infanzia. E che in effetti mi piacerebbe trovare il tempo per rileggerlo, qui e ora, per vedere l'effetto che fa.

      (in questi giorni sto leggendo In Great Waters, notevole, non c'è che dire…)

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    1. Qui dal lavoro non riesco a godermi il video, però oh… in Germania son fortunati, che almeno a rovinargli la vita avevano uno come Ende. Chi abbiamo avuto, noi?

      (BTW il video dovresti giralo a Elv, che in fondo io non ho colpe :-))

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