02 gennaio 2021

Letture e visioni 2020

 


Ed ecco il riassunto dei miei consumi culturali del 2020, almeno per quanto riguarda letture e visioni.


Quest’anno ho letto 47 volumi, un numero all’apparenza notevole, in realtà molte delle letture comprese nel numero sono libri di dimensioni ridotte, letti nella prospettiva di trovare testi abbastanza interessanti per la nuova collana di Zona 42 dedicata alla narrativa breve.

In effetti le mie letture del 2020 sono state dominate dalla Zona, e per la maggior parte sono state letture in inglese, nell’ambito della letteratura più o meno collocabile nello spettro del genere. 


Come sempre in questi riassunti di fine anno, non citerò titoli di fantascienza e dintorni (quelli che mi hanno davvero colpito spero li leggerete, se non li avete già letti, tra le proposte di Zona 42). Tra i titoli memorabili letti nell’anno appena concluso segnalo tre titoli di narrativa e due di saggistica. 


Melancolia della resistenza, di László Krasznahorkai, traduzione di Bruno Ventavoli e Dóra Mészáros, rappresenta la sintesi perfetta in forma di romanzo dei tempi terribili che stiamo attraversando e che ci aspettano dietro l’angolo.


Primavera, di Ali Smith, traduzione di Federica Aceto. Terzo titolo della tetralogia delle stagioni. Come sempre con Smith io rimango affascinato dalla facilità di scrittura, dalla complessità dei riferimenti, e dalla ricchezza di empatia che questa autrice riesce a trasmettere con i suoi libri.

I vagabondi, di Olga Tokarczuk, traduzione di Barbara Delfino L’autrice polacca ha una scrittura che è l’esatto opposto di quella di Smith, ma racconta in modo speculare lo stesso mondo frammentato, molteplice e inesorabile dell’autrice scozzese. Mi ha colpito per l'irrilevanza dei luoghi, la continua e inevitabile riflessione sulla permanenza e sulla morte, l'impossibilità di mettere radici, lo sguardo glaciale ma non privo di umanità sulle vite che ci circondano

Essere senza casa, di Gianluca Didino riesce a infilare in modo coerente e fin appassionante alcuni dei temi fondanti su cui non riesco a smettere di riflettere (e di cui in fondo Zona 42 è un po’ la conseguenza). Weird ed esistenza contemporanea, la casa/mondo che ci scompare sotto i piedi e manco ce ne accorgiamo. Un manuale di sopravvivenza a questi anni strani.


La malinconia del mammut, di Massimo Sandal riesce a essere insieme commovente e terribile, e per un saggio scientifico di inesorabile coerenza e lucidità è davvero motivo sufficiente per farsi ricordare.