30 agosto 2007

The Jacket


Picture by Iguana Jo.
Nel tentativo di rimediare alle visioni fantascientifiche che mi sono perso negli ultimi anni sto un po' alla volta recuperando dall'oblio qualche film meritevole grazie soprattutto ai consigli di qualche amico fidato.

Grazie al suggerimento di Babi l'altra sera ci siamo guardati The Jacket, film anglo-americano di John Maybury con protagonista uno splendido Adrien Brody.
Non so perché ci è sfuggito al momento dell'uscita, non so nemmeno come sia stato distribuito, ma di una cosa sono praticamente certo: non è stato presentato come film di fantascienza. Le ragioni sono misteriose, ma forse nemmeno più di tanto: ormai come fantascientifici vengono definiti solo quei film che vivono di azione ed effetti speciali. Quelli che per qualche strano motivo si fondano su una storia vengono esclusi di default dalla categoria.

Comunque sia The Jacket è fantascienza in una delle sua varianti più classiche e caratteristiche. Ma The Jacket è soprattutto cinema, un cinema che si muove tra I confini della realtà e Qualcuno volò sul nido del cuculo, con un'attenzione al colore, al montaggio e agli effetti speciali decisamente attuale.

Oltre all'interessante plot fantascientifico, il maggior pregio di The Jacket sta nell'intensità dei personaggi che non risultano mai fuori posto o eccessivi e che riescono con la loro personalità ad esaltare il dramma e il mistero che si dipana nel corso del film.
Accanto ad Adrien Brody, perfetto nel ruolo dell'alienato (e a tratti terrorizzato) protagonista, c'è unaKeira Knightley carina e frantumata quanto basta, ma soprattutto ci sono una serie di comprimari fondamentali per l'ottima riuscita complessiva della pellicola. Il carismatico Kris Kristofferson è uno psicoterapeuta con le idee chiare e non poca rabbia da smaltire, mentre la superlativa Jennifer Jason Leigh una collega un poco turbata da quello che accade nella clinica psichiatrica in cui si svolge gran parte della storia. Clinica in cui non può mancare il classico malato di mente capace di stringere un qualche legame con il protagonista. La scelta è caduta su Daniel Craig in versione pre-Bond, che non fa rimpiangere i pazzerielli che tenevano compagnia a Jack Nicholson nel manicomio più famoso del cinema.

The Jacket non è un film perfetto, in alcuni passaggi lo sviluppo della vicenda è un po' frettoloso e in altri troppo ammiccante, ma la tensione rimane sufficientemente alta fino alla fine. Da segnalare la notevole colonna sonora che mescola sapientemente rumori ambientali, musica originale (di Brian Eno) e qualche azzeccata canzone (da ricordare la versione di We Have All the Time in the World interpretata da Iggy Pop ad accompagnare il finale e i titoli di coda).

Il primo film americano dell'inglese John Maybury (prodotto tra gli altri da Steven Soderbergh e George Clooney) è un ottimo esempio di come si possano costruire buoni film di fantascienza senza appoggiarsi totalmente agli effetti speciali, raccontando storie costruite sulla qualità dei personaggi e sulla forza della trama. Se vi fosse sfuggito vi consiglio di recuperare il dvd.


27 agosto 2007

Heathcliff & me


Picture by Iguana Jo.
Rieccomi a parlare di libri e di inattese sorprese. Tutto nasce dal fatto che quest'estate ho sbagliato le previsioni e i due libri che mi ero portato in vacanza si sono dimostrati insufficienti a riempire il tempo libero in campeggio. Fortunatamente Annalisa, in piena immersione nell'800 inglese, aveva pensato bene di portare con sé Cime Tempestose ed essendo lei ancora impegnata in altre letture ho dovuto leggermi il romanzo di Emily Brontë, che in effetti imbattersi in Heathcliff e compagnia non era proprio nei miei programmi.

Ora non è che io abbia un feeling particolare con la letteratura ottocentesca inglese. Le mie uniche esperienze con autori dell'epoca erano limitate a Kipling e a Conrad e mi son sempre ben guardato dall'avvicinarmi a tutti i romanzi scritti da quella schiera di fanciulle anglosassoni che si erano dedicate alla scrittura non avendo evidentemente nulla di meglio da fare. Per me Wuthering Heights era solo una canzone di Kate Bush ispirata a un libro ottocentesco, che dell'omonimo romanzo conoscevo giusto il titolo.

Beh… a quanto pare sbagliavo davvero. Le ragazze sapevano scrivere! Avevano storie da raccontare! E che personaggi…

Vedi per esempio Heathcliff, protagonista indiscusso della vicenda. Il misterioso signore di Wuthering Heights sembra avere più di una vaga parentela con il signor Kurtz: l'ossessione che lo anima, l'oscurità che lo permea, rimandano direttamente al cuore di tenebra conradiano.
Cime Tempestose mi ha sorpreso soprattutto per quest'immersione nel lato oscuro dell'animo umano. Chi se l'aspettava tutta quest'umanità malata dalla penna di una ragazza di campagna? Chi si immaginava che dalla desolata brughiera inglese potessero emergere figure così drammaticamente tridimensionali, così vive e vere a dispetto del palcoscenico quasi astratto in cui si muovono? Perché non è certo sul realismo esasperato che si fonda la vicenda del romanzo, quanto piuttosto sul distillato di passioni archetipe che muove i personaggi tutti, alternativamente, vittime e artefici di un destino che fin quasi alla fine travolge ogni possibilità di pacifica (o rassegnata) esistenza.
Nella mia scarsa conoscenza della letteratura dell'epoca ero convinto che Cime Tempestose fosse solo una storia d'amore, ma toglietevi dalla testa che abbia a che fare con uno qualsiasi degli insulsi polpettoni pseudoromantici che sembrano andare per la maggiore di questi tempi, che questo è soprattutto un gran bel romanzo.

21 agosto 2007

Dieci cose che ho (ri)scoperto sulla Germania.


Mahlzeit! Picture by Iguana Jo.
- i tedeschi sorridono! Lo fanno molto più spesso degli italiani. Inoltre sono molto più gentili e disponibili di quanto uno si aspetti. (tranne quando guidano).

- In Germania si mangia bene (e si spende poco). Ok. Non sanno fare la pasta, e questo è evidentemente un handicap senza rimedio, ma per quanto riguarda carne, verdure, pane e dolci non temono confronti. In più si spende davvero poco, almeno per gli standard a cui sono abituato da queste parti. In quattro al ristorante in una zona turistica come la Foresta nera abbiamo sempre speso tra i 35 e i 50 euro in totale. Una birra media costa 2 (sì. proprio due!) euro.

- In Germania piove. E quando non piove è nuvolo. Ma di quei cieli nuvolosi grigi grigi grigi che ti fan venire la tristezza pensando a chi se li ritrova così per tutto l'anno.
Però quelle volte che spunta fuori il sole è davvero uno spettacolo!

- La Foresta Nera è molto poco foresta e molto poco nera. Da una foresta mi aspetto che sia selvatica, impenetrabile, misteriosa. Quella tedesca è frequentata da troppo tempo per essere ancora tale, più che una foresta sembra un bosco molto esteso. E riguardo al nero, beh… effettivamente tra gli alberi è piuttosto scuro, ma la gamma dei verdi disponibile è davvero esagerata: dai fogliami più diversi, ai prati, dall'acqua di torrenti e laghi al fieno e ai frutteti che la circondano - per non citare le automobili che sfrecciano lungo le strade che la attraversano (avete presente il gusto cromatico delle auto tedesche?) direi proprio che la definizione Foresta Nera non sia da prendere alla lettera.

- Il pane (e dintorni) dei fornai tedeschi è il più buono del mondo.

- Le strade tedesche sono il sogno di ogni automobilista, se solo prendessero il codice stradale un po' meno sul serio… Guidare lungo le strade montane della Germania è una meraviglia: asfalto perfetto, curve sinuose, larghezza incredibile, piazzole nei punti più impensabili per non parlare del panorama. Tutto sembra progettato al meglio per mettere a suo agio l'automobilista. Salvo poi trovare il tizio che entrando in paese inchioda per passare dai 100 ai 50 km/h in un decimo di secondo, il tizio che ti suona perché ai superato inavvertitamente la mezzeria o quello che protesta perché l'hai superato rientrando in corsia proprio davanti a lui.

- Andare in piscina o al museo costa meno della metà di quanto costi in Italia.

- La densità di negozi di souvenir nei paesi più caratteristici è (quasi) pari a quella riscontrabile in qualunque lungomare della riviera romagnola. Anche la quantità di turisti che vi si accalcano è paragonabile.

- il Deutsches Museum di Monaco è uno di luoghi più meravigliosi del mondo. (Oltre ad essere così enorme e denso di informazioni da poterci passare tranquillamente una settimana di ferie senza annoiarsi minimamente).

- La birra tedesca è sopravvalutata.