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16 marzo 2010

Letture febbraio 2010


Picture by Iguana Jo.
AA.VV. - Alia. L'arcipelago del fantastico.
Di questo numero di Alia ho parlato abbondantemente in questo post. Qui non mi resta che rinnovare l'invito a procurarvelo. Se siete appassionati di letteratura fantastica e curiosi di conoscere ciò che sono in grado di proporre gli autori italiani entro i suoi ampi spazi, beh… questo Alia è un'ottima introduzione al genere.


Thomas Pynchon - Contro il giorno
Anche il romanzone di Thomas Pynchon s'è meritato un post apposito qualche giorno fa. Ma Contro il giorno è un romanzo capace come pochi di restituire al mondo la complessità delle sue storie ed è talmente ricco di suggestioni e denso di contenuti che nessun post può rendergli giustizia. Sono davvero contento di averlo incontrato.


Philip Pullman - Lo spaventapasseri e il suo servitore
Mio figlio Jacopo ha 9 anni ed è rimasto tanto soddisfatto da questa storia da volere assolutamente che la leggessi anch'io. Lo spaventapasseri e il suo servitore ha la struttura della più classica delle favole e racconta le peripezie dei due personaggi del titolo (una sorta di Don Chisciotte e Sancio Panza a misura di bambino). Ma questo piccolo romanzo di Philip Pullman è anche una favola in cui la parola magia non viene mai utilizzata (in compenso si citano atomi ed elettricità), una storia in cui i cattivi non sono orchi o stregoni ma finanzieri e avvocati. Ne Lo spaventapasseri e il suo servitore non si lesinano trovate brillanti e inserti meravigliosi, ma questi elementi fantastici non impediscono di scorgere le piccole meschinerie che caratterizzano molti degli incontri lungo la strada e soprattutto la cattiveria di tutte le strutture di potere che i due protagonisti incontrano sul loro cammino.
Probabilmente un bimbo di nove anni non è in grado di cogliere tutti questi dettagli, ma se lo spirito di questo tipo di narrazione è sufficientemente forte da rimanergli comunque impresso per me è già una bella soddisfazione.


Elmore Leonard - Tutti i racconti western
Il West come ultima possibilità per l'immaginazione. Il West come simbolo e paradigma di un'umanità scomparsa. Il West come alambicco storico per distillare l'anima di un'epoca. Il West come sangue e sudore e polvere, come silenzio e violenza e improvvisi scoppi di dolcezza.
Il West di Elmore Leonard è il West che tutti conosciamo, quello degli Apache e dei cow-boy, delle giacche blu e dei pistoleri, delle case nella prateria ai margini del bosco e dei saloon, degli sceriffi, delle diligenze. Ma le storie western di Elmore Leonard rappresentano qualcosa di più di un semplice ritorno nostalgico allo spirito della frontiera. Scritti per la maggior parte mezzo secolo fa questi racconti riescono nel mirabile compito di ridefinire le coordinate del mito anche per i lettori di questo nuovo millennio. Spogliati da qualsiasi folklore, incredibilmente ricchi di passione, con uno sfondo che da mero palcoscenico diventa parte integrante della storia, fondamentale anzi a definire ruoli e caratteri della varia umanità che lo attraversa, i racconti di Leonard sono tanto essenziali da risultare immensi ed eterni come il cielo e il deserto dell'Arizona e i suoi protagonisti veri giganti che si stagliano scolpiti come montagne alla luce del tramonto.
Onore al merito anche a Luca Conti che mi ha dato l'impressione di aver svolto un ottimo lavoro di traduzione soprattutto nello svecchiare il linguaggio per adeguarlo ai tempi.
Cavalcarono verso Ovest, il resto è storia.