In questi giorni la rete pullula di recensioni, osservazioni, note critiche e grida d'entusiasmo nei confronti di
Arrival, il film che
Denis Villeneuve ha realizzato partendo dal magnifico racconto
Storia della tua vita di
Ted Chiang.
Da parte mia non ho alcuna intenzione di proporvi una recensione (in giro ce ne sono un sacco che analizzato la pellicola molto meglio di quanto sarei in grado di fare io), anche perché ho talmente amato il film che qualsiasi cosa io possa scrivere sarebbe viziata in partenza.
Quel che voglio provare a fare è cercare di capire e riassumere i motivi per cui
Arrival è stato un colpo al cuore:
- il rispetto per il testo originale, e in generale la fedeltà della narrazione cinematografica ai temi, alle atmosfere e alle idee di
Storia della tua vita.
Arrival non ricalca pedissequamente il racconto di Chiang, ma ne mantiene intatto lo spirito nonostante le differenze dei media coinvolti, e lo fa splendere;
- il viso dolente e concentrato di
Amy Adams, perfetta nel ruolo della dottoressa Banks (e la meraviglia, quando serve… wow!);
- le astronavi;
- la narrazione della scienza e degli scienziati, pacata e meravigliosa, e senza nessuno spiegone (o quasi);
- l'anelito ideale e la speranza: vedere i più classici dei militari e funzionari governativi cambiare idea, e mettersi a disposizione senza mai, per nessun motivo, abdicare al loro stronzissimo ruolo;
- l'attentato, spiegato senza una sola parola eppure trasparente nella sua disperata volontà di distruzione;
- la lingua aliena, bellissima;
- i ricordi che procedono in entrambi i sensi, e l'amore che invece va a senso unico;
- l'equilibrio tra storia personale e storia collettiva;
- il senso del meraviglioso, sussurrato e sparso a piene mani in ogni dove;
- la sensazione di ritrovarsi a vedere un film fatto apposta per me, con tutte le cose giuste al posto giusto, per emozionarmi come poche altre volte;
Insomma, andatelo a vedere, è bellissimo.
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