© giorgio raffaelli |
Registrare la lettura dell'ennesimo libro di Stephen Jay Gould non dovrebbe comportare grossi sforzi, la difficoltà semmai sta nel riuscire a trasmettere quanto il paleontologo americano sia importante nel mio personale panorama culturale.
Come tutti i volumi che lo hanno preceduto anche Otto piccoli porcellini è stata una lettura sempre interessante, a tratti entusiasmante, quasi necessaria per riconciliarsi con quella realtà fatta di scienza e ricerca e scienziati che scorre parallela a quella usuale delle nostre giornate. Un mondo ovviamente legato al nostro quotidiano (come sempre ci ricorda Gould), ma che per prassi, ritmi e distanza (fisica e cognitiva) tendiamo a relegare ai margini.
Stephen Jay Gould annulla questa distanza e riporta a casa del lettore tutta la bellezza, la fatica, l'emozione e la dedizione proprie della ricerca scientifica, con un linguaggio che non è mai paternalistico, ma che al contrario stimola nel lettore la voglia di approfondire, di saperne di più, di leggerne ancora.
Gli articoli di divulgazione scientifica che Stephen Jay Gould ha pubblicato mensilmente per quasi tutta la sua carriera accademica sono raccolti in dodici volumi editi in Italia da quattro editori diversi. Un paio di questi volumi non sono ancora riuscito a recuperarli, ma insieme a Intelligenza e pregiudizio, altro caposaldo della bibliografia di Gould, quelli che ho letto hanno contribuito tutti a rendermi la persona che sono. Ed è motivo sufficiente per essergliene grato.
Stella Benson - Living Alone
Living Alone è un libro pressoché introvabile, mai tradotto in italiano, edito in Inghilterra nel lontano 1919 e messo gratuitamente a disposizione del pubblico dal Progetto Gutenberg nei formati elettronici più comuni. (Qui il link per scaricare il romanzo).
Living Alone ha il dubbio privilegio di essere stato il primo libro letto sul mio lettore digitale e non sul tradizionale supporto cartaceo. Ma temo che questo approccio possa distrarre il lettore di queste note e forse è meglio proseguire in un altro modo.
La lettura di Living Alone mi è stata suggerita da Marco, che quando si tratta di romanzi fantastici ne sa sempre una più del diavolo. Ebbene, il consiglio non poteva essere più azzeccato. Nonostante il secolo trascorso dalla prima edizione del romanzo, la lettura non potrebbe essere più attuale: c'è una ragazza che lotta per la sua indipendenza, c'è la pressione costante del conformismo e l'impossibilità di adeguarsi, c'è una guerra sulla sfondo, a condizionare esistenze e relazioni, c'è la commedia, la satira e l'avventura, c'è soprattutto il continuum magico che permea Londra e il mondo intero e fa sì che esseri soprannaturali vivano fianco a fianco, seppur ignorati o mascherati, ai comuni mortali. La narrazione di Stella Benson è un continuo fuoco d'artificio di invenzioni e trovate, sempre accompagnate da una partecipazione quasi commovente al destino della sua protagonista e una sensibilità insolita per i rapporti sociali.
Se al piatto già molto ricco aggiungete un manico di scopa piuttosto permaloso, uno scontro volante tra streghe straniere, inseguimenti, fantasmi ed equivoci, beh… Living Alone è una continua ininterrotta meraviglia. Provare per credere.
Luca Masali - I biplani di D'Annunzio
Quando usci la prima edizione de I biplani di D'Annunzio non leggevo fantascienza da parecchio tempo. Era il 1996 e il romanzo d'esordio di Luca Masali aveva vinto il Premio Urania. Quando ne sentii parlare in rete, qualche anno più tardi, avevo riallacciato i rapporti con la sf scritta, ma mi tenevo ancora piuttosto lontano dalla versione nostrana della letteratura di genere. Nonostante i commenti fossero piuttosto positivi (fatto di per sè eccezionale, visto un contesto - si era alla fine degli anni '90 - in cui l'unico scrittore buono sembrava essere Valerio Evangelisti, che continuo a trovare piuttosto sopravvalutato), non mi sono mai attentato ad avvicinarmi ai Biplani fino a che, l'anno scorso, avendo deciso di regalare al suocero un lettore di libri digitali, c'era da riempirglielo un pochino. A quel punto, vagando per i titoli Delos, ho deciso di acquistare anche tre volumi di fantascienza italiana, un po' per mettere a tacere la coscienza (non perdo occasione di parlarne male, vero?), un po' per vedere quali reazioni avrebbero suscitato. (Oltre che su I biplani di D'Annunzio, la scelta è caduta su Nessun uomo è mio fratello, di Clelia Farris, che avevo molto apprezzato nella versione cartacea, e su Infected FiIes di Dario Tonani, di cui parleremo a suo tempo.)
Le avventure di Matteo Campini, aviatore dell'Impero Asburgico durante la Grande Guerra, alle prese con una versione alternativa della Storia comunemente nota, sono un ottimo esempio di fantascienza. Magari non di quella più estrema e stupefacente, che I biplani di D'Annunzio rimane sempre ben ancorato sui binari della più classica delle storie fantascientifiche, ma senz'altro all'altezza delle proposte anglosassoni che da noi vanno per la maggiore.
Forse proprio grazie al suo passo tradizionale, che avvicina la vicenda all'esperienza del lettore di genere (non dimentichiamo che il suo pubblico originale è quello di Urania), il romanzo di Luca Masali riesce a intrattenere con intelligenza, mescolando la Storia con l'attualità (degli anni '90, che non sono poi così lontani), riuscendo a interessare sia per le svolte e le sorprese del plot, sia con la ricchezza del dettaglio storico, comprese le divertite e divertenti incongruenze che il protagonista si trova ad affrontare, spesso del tutto inconsapevolmente. E se forse la gestione dei dialoghi e delle relazioni tra i personaggi non è tra i punti di forza del romanzo, la caratterizzazione degli stessi non è niente male, permettendo al lettore di riconoscerli e seguirli con il giusto grado di pathos fino al termine della vicenda. Ultima notazione sugli aerei: non c'è capitolo senza, e le pagine in cui sono ritratti i vari modelli, le loro evoluzioni e battaglie sono forse quelle dove più traspare la competenza e la passione dell'autore. Durante la lettura ci sono stati momenti in cui sono arrivato quasi a odiare la messe di informazioni tecniche che li accompagnava, ma poi - ding! - ho capito l'amore che lega l'autore alle macchine volanti, sono entrato in sintonia e ho apprezzato.
Tutto considerato la lettura de I biplani di D'Annunzio è stata una bella sorpresa. Niente male per un romanzo che ho snobbato per più di quindici anni!
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