Quest’anno ho letto 47 volumi, un numero all’apparenza notevole, in realtà molte delle letture comprese nel numero sono libri di dimensioni ridotte, letti nella prospettiva di trovare testi abbastanza interessanti per la nuova collana di Zona 42 dedicata alla narrativa breve.
In effetti le mie letture del 2020 sono state dominate dalla Zona, e per la maggior parte sono state letture in inglese, nell’ambito della letteratura più o meno collocabile nello spettro del genere.
Come sempre in questi riassunti di fine anno, non citerò titoli di fantascienza e dintorni (quelli che mi hanno davvero colpito spero li leggerete, se non li avete già letti, tra le proposte di Zona 42). Tra i titoli memorabili letti nell’anno appena concluso segnalo tre titoli di narrativa e due di saggistica.
Melancolia della resistenza, di László Krasznahorkai, traduzione di Bruno Ventavoli e Dóra Mészáros, rappresenta la sintesi perfetta in forma di romanzo dei tempi terribili che stiamo attraversando e che ci aspettano dietro l’angolo.
Primavera, di Ali Smith, traduzione di Federica Aceto. Terzo titolo della tetralogia delle stagioni. Come sempre con Smith io rimango affascinato dalla facilità di scrittura, dalla complessità dei riferimenti, e dalla ricchezza di empatia che questa autrice riesce a trasmettere con i suoi libri.
I vagabondi, di Olga Tokarczuk, traduzione di Barbara Delfino L’autrice polacca ha una scrittura che è l’esatto opposto di quella di Smith, ma racconta in modo speculare lo stesso mondo frammentato, molteplice e inesorabile dell’autrice scozzese. Mi ha colpito per l'irrilevanza dei luoghi, la continua e inevitabile riflessione sulla permanenza e sulla morte, l'impossibilità di mettere radici, lo sguardo glaciale ma non privo di umanità sulle vite che ci circondano
Essere senza casa, di Gianluca Didino riesce a infilare in modo coerente e fin appassionante alcuni dei temi fondanti su cui non riesco a smettere di riflettere (e di cui in fondo Zona 42 è un po’ la conseguenza). Weird ed esistenza contemporanea, la casa/mondo che ci scompare sotto i piedi e manco ce ne accorgiamo. Un manuale di sopravvivenza a questi anni strani.
La malinconia del mammut, di Massimo Sandal riesce a essere insieme commovente e terribile, e per un saggio scientifico di inesorabile coerenza e lucidità è davvero motivo sufficiente per farsi ricordare.
Per quanto riguarda le visioni, per la prima volta quest’anno ho registrato meticolosamente tutto quanto m’è cantato di vedere in tv (per la maggior parte) o al cinema.
Il risultato è che mi son ritrovato a fine anno con 103 film visti e 20 stagioni complete di serie tv.
Tra le visioni memorabili di quest’anno c’è una buona fetta di film che arrivano dal passato, che mai come quest’anno ho recuperato (o rivisto) film appartenenti alla storia del cinema, mentre le soddisfazioni maggiori per quanto riguarda le produzioni degli ultimi anni sono arrivate soprattutto dalle serie tv (non è tutto oro quel che luccica, che se ho completato qualche serie ce ne sono altrettante lasciate in sospeso).
Ma bando agli indugi, tra i film recenti quelli che sono più felice di aver visto nel 2020 ci sono sicuramente questi due che si giocano alla pari il titolo di miglior visione dell’anno:
A Ghost Story (Storia di un fantasma), regia di David Lowery
Se c'è un film perfetto per l'anno appena trascorso è questo. L'incapacità di rassegnarsi, la speranza infranta e la resistenza testarda, l'impotenza, la gentilezza. A Ghost Story è un film bellissimo.
Ritratto della giovane in fiamme (Portrait de la jeune fille en feu), regia di Céline Sciamma
Un film che non avrei mai visto se non ne avessero parlato tante persone che stimo, e avrei fatto malissimo perché questo è un film che ti riconcilia con il cinema, con una storia al calor bianco di donne e arte e solitudine e amore.
A seguire, in ordine di visione, una manciata di film molto diversi tra loro che per un motivo o per l’altro mi hanno mi hanno colpito:
Bushwick, regia di Jonathan Milott, Cary Murnion
Us, regia di Jordan Peele
Tutto il mio folle amore, regia di Gabriele Salvatores
Talking About Trees, regia di Suhaib Gasmelbari
Hold the Dark, regia di Jeremy Saulnier
The Forty-Year-Old Version, regia di Radha Blank
Get Duked!, regia di Ninian Doff
Tra i film storici mi piace segnalare due film su tutti, che non conoscevo e che ho trovato davvero straordinari. Sono Una giornata particolare, di Ettore Scola, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni che mi hanno lasciato senza parole. E poi La donna di sabbia (Suna no onna), di Hiroshi Teshigahara, vincitore a Cannes 1964, che alla base ha un’idea semplice semplice (e piuttosto weird) ma che la trasforma in uno scenario d’angoscia e passione come non credevo possibile (e un grazie a Chiara per il suggerimento di visione!).
E arriviamo alle serie TV.
Su tutte vincono la quarta e, soprattutto, la quinta stagione di Better Call Saul, ed è davvero difficile far di meglio di una serie che coniuga una scrittura formidabile, una profondità rarissima in contesti simili e una messa in scena memorabile, per non parlare dei personaggi che, ok, probabilmente non vorresti mai conoscere di persona, ma che offrono più di uno scorcio di terribile umanità.
Le altre serie viste nel 2020 che per un motivo o per l’altro mi hanno colpito sono le seguenti:
Mr. Robot
sono ancora solo alla seconda stagione, ma accidenti che roba!
Giri / Haji
forse la serie più sorprendente di questa decina)
Crazy Ex-Girlfriend
una serie che riesce a essere al contempo divertentissima e molto molto triste
Tales from the Loop
una fantascienza patinata, riflessiva, molto bella, anche se un po’ vacua
Peaky Blinders
vabbè, gli stronzi più fighi di tutti in tv
After Life
non credevo mi sarei affezionato tanto a una cosa simile
Homecoming
paranoia e inquietudine, in una serie che è forse insieme a Mr Robot la più fantascientificamente intensa del lotto
Upload
incredibilmente la serie più interessante per ragionare di questi tempi incredibili, mi aspettavo due risate, c’è molto di più
The Queen's Gambit
il romanzo di Tevis è un mio libro del cuore, già essere riusciti a trasporlo in tv senza rovinarlo è un enorme successo
Lovecraft Country
per l’amore che traspare a ogni passo per quel tipo di libri con cui sono cresciuto anch’io, e per motivi simili
Bene, a rileggere il riassunto dell'anno mi chiedo soprattutto cosa mi sono perso. Ma è inevitabile, che ok i libri, il cinema, la tv, ma la fuori c'è molto di più, e leggere storie, guardare film sono cose importanti, ma non le più importanti.
'mo vediamo cosa ci aspetta per questo 2021.
Vi faccio gli auguri, e mi faccio gli auguri, che ne abbiamo tutti estremo bisogno.
Buon anno!
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