Dashiell Hammett - L'istinto della caccia
Ogni volta che mi imbatto in un libro come questo non posso fare a meno di pensare che gli americani mi hanno ormai definitivamente fottuto il cervello, non senza il mio totale accordo, sia chiaro. Voglio dire, se non avessi letto Raymond Chandler nella mia adolescenza vedrei il mondo nello stesso modo?
I racconti di Dashiell Hammett raccolti in quest'antologia sono perfetti per spiegare il fascino che gli USA hanno esercitato su di me: poche balle, dialoghi fulminanti, un pragmatismo che sfiora il sublime, un rigore morale senza pari, il tutto condito con abbondanti dosi di testosterone e piombo, senza dimenticarsi di gettare uno sguardo attento alle pieghe più oscure del circondario. Questo in una serie di racconti scritti 80 anni fa. Roba da rimanerci secchi.
Cormac McCarthy - Cavalli selvaggi
Dopo aver letto l'antologia di Hammett prendere finalmente in mano questo romanzo di Cormac McCarthy m'è sembrata la soluzione più ragionevole. Gli ingredienti sono gli stessi, con in più tutta la consapevolezza derivata dai decenni che separano i due scrittori. La frontiera di McCarthy dopotutto è cresciuta nello stesso humus che ospita le gesta dell'anonima lince hammettiana e i valori e le gesta dei protagonisti sono in qualche modo sovrapponibili. Del resto gli eroi di McCarthy sono gli stessi della tradizione hard-boiled inaugurata da Hammett: monolitici, individualisti all'estremo, portatori di un codice assoluto e inflessibile ma al contempo estremamente pragmatici e comunque emarginati dal consesso sociale vigente. Cow-boys in perenne e inarrestabile cammino verso il tramonto.
Cavalli selvaggi in questo senso è esemplare, ambientato alla fine degli anni '40 dello scorso secolo sembra scritto in presa diretta tanto vera risulta l'atmosfera della frontiera texano-messicana che si respira nel romanzo.
Paolo Nori - Spinoza
Del romanzo di Paolo Nori ho già parlato in questo post. Come ricordavo in quell'occasione, se ci fosse qualche amante dello scrittore emiliano on-line, mi piacerebbe davvero capire con che atteggiamento andrebbero affrontati romanzi come questo, che temo a me sfugga qualcosa.
Bertrand Russell - Perché non sono cristiano
Visti i tempi mefitici che ci troviamo a respirare prendere in mano un libro come questo di Bertrand Russell è una salutare boccata d'ossigeno.
Nel corso della lettura si vivono sensazioni che vanno dalla totale ammirazione per la brillante capacità argomentativa di Russell, allo sconforto più terribile per quanto le cose siano rimaste ferme all'epoca in cui l'autore scriveva queste pagine. Tanto ovvie e ragionevoli sono le posizioni espresse dal filosofo inglese, tanto il mondo sembra essere rimasto bloccato in un circolo vizioso di superstizione, sospetto e intolleranza, con i culti dell'ignoranza (per usare un'espressione eganiana) che proliferano allegramente mentre il libero pensiero sembra sempre più emarginato. Ma ieri Obama ha vinto le elezioni, quindi perché preoccuparsi?
Stephen King - L'ultimo cavaliere
Per finire il mese in bellezza ecco un altro romanzo che deve molto al western. Ma L'ultimo cavaliere non è solo sangue sudore e polvere da sparo. Oltre al western epico - ispirato comunque più dalle tinte oscure di un Sergio Leone piuttosto che a quelle più tradizionali del cinema a stelle e striscie - il primo romanzo di Stephen King mi sembra sia altrettanto debitore alla new wave fantastico/fantascientifico degli anni '60/'70 dello scorso secolo. Come altro spiegare la pressante componente lisergica del romanzo? E l'atmosfera onirica che si respira nel deserto della torre nera non è simile a quella rintracciabile tra le pagine di un Moorcock o di un Delany?
Erano più di vent'anni che non leggevo un romanzo del Re, beh… questa prima puntata nel mondo della Torre Nera mi ha fatto tornare la voglia di frequentarlo.
Seguite i link per le letture di gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre.
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"Perché non sono cristiano" l'ho letto qualche settimana fa. Molto bello: ho apprezzato particolarmente il dialogo tra Russel e il cardinale (o quel che era). In questi giorni ho terminato "L'illusione di dio" di Dawkins, che è una sorta di update del libro di Russell, forse ancora più appassionante per il modo in cui entra nel merito della questione.
RispondiElimina"L'ultimo cavaliere": non so, all'epoca non mi prese. Gli preferii i due successivi. Poi, però, io - nonostante fossi un grande appassionato di King - non sono mai riuscito a terminare la saga. So che molti fanZ ci sbavano, dietro alla "Torre Nera". Io non ci sono mai andato pazzo.
Di Dawkins ho sentito parlare anch'io molto bene. Russell mi interessava perché dopo tanto averne sentito parlare non avevo ancora letto nulla di suo. Tra l'altro nel libro il discorso "teologico" rimane comunque abbastanza laterale rispetto alla sua appassionata difesa della libertà di pensiero.In questo senso temo che Dawkins sia anche troppo centrato sulle ragioni dell'ateismo, e visto che non devo essere convinto…
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Capisco che "L'ultimo cavaliere" possa non piacere. I difetti del romanzo sono piuttosto evidenti. A me è piaciuto per l'atmosfera western (vedi le letture da cui provenivo) e per quel sapore un po' retrò di cui dicevo. Non so quando e se proseguirò la saga (c'ho troppe letture arretrate) però un pensierino ce l'ho fatto. 'mo vedremo.
"Cavalli selvaggi" non è niente male, della trilogia della frontiera ho letto "Oltre il confine", ma non mi era piaciuto molto, aspetto di vedere com'è l'ultimo. Però, ti assicuro, non smettere con McCarthy. Leggi "Meridiano di sangue" (e perché no anche "Suttree"), se non ti piace, dai pure la colpa a me:)
RispondiEliminaMi hai convinto. Meridiano di sangue me lo son segnato. Non è detto che non lo riesca a leggere nei prossimi mesi.
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