29 ottobre 2008

Spinoza dice…

Ho conosciuto Paolo Nori grazie a un'amica che mi ha calorosamente suggerito di leggere Noi la farem vendetta, ma io sono un testone e visto che Spinoza costava la metà ho preso quello che ho scoperto essere il terzo romanzo della copiosa produzione dell'autore emiliano. Esaurita la premessa e prima di partire con i fuochi d'artificio forse è il caso di aggiungere che Nori mi sta davvero simpatico, che ha un sito web (www.paolonori.it) che mi pare rispecchi fedelmente la sua produzione libraria e che non è detto che prima o poi le nostre strade non si incroceranno di nuovo. Però…


Picture by Iguana Jo.


Non ho mica capito se Paolo Nori ci è o ci fa.
Arrivato a circa un terzo di Spinoza ero convinto che l'autore ci facesse alla grande: il modo di raccontare, l'uso della lingua, i temi e le situazioni, tutto mi sembrava studiato a tavolino per impressionare, divertire e in fondo fondo commuovere il lettore con l'immersione totale nel prosaico mondo finto naif del buon Paolo Nori.
Il fatto che l'autore evitasse come la peste di affrontare qualsiasi discorso esulasse dalla monotematica sfera percettiva di Learco Ferrari - alter ego dell'autore e protagonista del romanzo - e che questa fosse apparentemente (e sapientemente) trasparente al lettore, l'insistere ripetutamente sulla sincerità a senso unico dell'io narrante (sempre raccontata con una divertita scrittura in levare, e in ogni caso mai soddisfacente per il protagonista), il ricorrere al continuo uso di reiterazioni e salti e ritorni di identiche situazioni mi son parsi tutti ottimi esempi della percepibile abilità tecnica dell'autore ma al contempo non ho potuto evitare di pensare che tutta 'sta abilità autoriale fosse in forte contraddizione con l'apparenza naif del racconto.

Il romanzo però continuava a incuriosirmi, forse perché i luoghi dell'azione mi sono familiari, forse perché volevo capire dove andava a parare il racconto, quindi ho proseguito la lettura fino in fondo. Arrivato alla fine è successo ciò che raramente accade: quelli che ad inizio lettura mi sono parsi dei difetti insostenibili si sono via via trasformati se non in pregi almeno in quelli che in definitiva sono gli elementi di interesse del romanzo.
Non tutti i difetti si risolvono, o comunque non lo fanno a sufficienza da rendermi Spinoza indimenticabile, ma lo fanno quel tanto che basta a lasciarmi da voglia di provare qualche altro volume della saga di Learco Ferrari. Certo, a fine lettura qualche dubbio è rimasto - vedi sotto per un elenco dettagliato! - però oh… magari se qualche visitatore del blog mi aiuta riesco a risolvere pure questi.

Ecco qui a futura memoria le perplessità che mi affliggono dopo aver terminato Spinoza:
- Paolo Nori sei vecchio dentro! A un certo punto della lettura mi sono reso conto che mi immaginavo Learco Ferrari come un quasi cinquantenne in balia degli eventi. Immaginatevi la sorpresa nello scoprire che Nori nel 1999 aveva appena 36 anni. Oh… un po' di animo suvvia!
- M'è rimasto il dubbio che un romanzo come questo piaccia soprattutto perché gratifica il lettore di una innegabile superiorità (umana, sociale, economica, quello che vi pare insomma) nei confronti del disgraziato protagonista della storia. Magari mi sbaglio, ma tant'è.
- La vita vera™ è totalmente esclusa dal romanzo, o quanto meno appena tenta di far capolino viene subito messa al suo posto con una battuta fulminante o con un'(auto)ironica riduzione al grado zero (mangiare, bere, dormire). Ecco, mi piacerebbe capire il perché di questo approccio. In altre parole: l'universo Learco Ferrari è davvero sufficiente a se stesso?
- In Spinoza non succede niente, tranne il ripetuto meravigliarsi dell'io-narrativo riguardo l'ottima piega che continuano a prendere gli eventi. Curioso per uno che fa di tutto per tirarsi continuamente calci nei maroni (in senso lato, eh!).

Vabbé, la finisco qui. Lettori di Paolo Nori, fatevi vivi.
Grazie.

2 commenti:

  1. Ciao Iguana,
    anch'io amo molto i libri di Nori, e ti assicuro che Spinoza è uno di quelli in cui accadono forse più cose. Ma noi lo amiamo proprio per questo. (Ah, occhio che il protagonista si chiama Learco, non Leandro).

    Zero

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  2. Grazie per la segnalazione Zero! Ho provveduto a correggere tutti i Leandro lì sopra.

    Già che ci sei, non hai mica voglia di spiegarmi meglio tutto 'sto amore per questo e gli altri libri di Nori? Che forse mi sto perdendo qualcosa.

    Grazie!

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