15 febbraio 2011

Lethem & Dick


Picture by Iguana Jo.
Forse interesserà sapere ai visitatori fantascientifici distratti che questa settimana esce per miminum fax un volume di Jonathan Lethem interamente dedicato a Philip K. Dick.
In Crazy Friend sono raccolti saggi, racconti, ricordi che legano l'autore di Brooklyn alla fantascienza dickiana.

Per chi legge in formato elettronico c'è anche da segnalare che fino a domenica 20 marzo l'editore regala l'ebook del volume a chi acquisti qualche altro titolo dalla neonata libreria digitale di minimum fax.

Non sono mai stato un fan di Philip K. Dick (ne parlavo qui), però questa volta un po' mi dispiace, perché Jonathan Lethem è invece uno dei miei autori preferiti.
Probabilmente leggerò comunque il volume, ma non credo riuscirò mai ad apprezzarlo tanto quanto un vero credente del culto dickiano.

I due tizi nella foto non sono ovviamente né Lethem né tantomeno Dick, però mi piaceva pensare a cosa avrebbero potuto combinare insieme.
Sogni di meduse elettriche sui muri di Frisco?


8 commenti:

  1. Interessante. Grazie della segnalazione. Personalmente ho passato la fase dickiana, in cui ho letto parecchio, apprezzando non poco, mentre su Lethem non ho ancora deciso. Ho letto solo "Amnesia Moon", ma mi ha lasciato un po' lì... non deluso, ma nemmeno esaltato al punto da spingermi a leggere altro di corsa.

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  2. Amnesia Moon, come molte delle prime cose di Lethem, mi è parso effettivamente un po' troppo freddo per i miei gusti. Ma era comunque qualcosa di parecchio diverso da quel che mi capitava di leggere all'interno degli steccati della letteratura di genere, e anche sol per questo meritevole d'attenzione. Oh… certo - e lo dico prima di esser cazziato da qualche letterato di passaggio - non posso racchiudere Lethem nell'angusto recinto della fantascienza. Va però ricordato che Lethem è uno dei pochi "autori seri" che esibisce con orgoglio le tracce della sua frequentazione del ghetto fantascientifico.

    BTW la sua fantascienza migliore la trovi nei due volumi di racconti usciti per minimum fax "L'inferno comincia nel giardino" e "A ovest dell'inferno".

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  3. Di Lethem lessi Gun, with occasional music, Amneia Moon e As She Climbed Across the Table.
    Tecnicamente interessante, con delle idee storte al punto giusto, ma forse un po' troppo modaiolo ed elegante per i miei gusti.

    Un estratto del libro su Dick è stato pubblicato ieri su Repubblica, con un gran pavese di vecchie copertine di Urania.

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  4. Di Lethem ho letto Motherless Brooklyn tempo fa, ne conservo un buon ricordo. Ho comprato di recente Chronic City, ma devo ancora affrontarlo.

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  5. @ Davide: in effetti il primo Lethem può apparire un po' fighetto. Quello che lo salva è la ricchezza e delle idee e della scrittura, e la capacità - magari discontinua, specie nei primi romanzi - di scendere in profondità.

    Non ho visto Repubblica, non è che si riesce a recuperare un link (o un pdf?).


    @ Re Ratto: anch'io lessi Testadipazzo (razza di titolo…) a suo tempo, e se il ricordo è buono è anche vero che è piuttosto sbiadito.
    I libri che mi han fatto diventare Lethem-dipendente sono stati le antologie citate più su e soprattutto La fortezza della solitudine.

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  6. Ecco, La fortezza della solitudine è uno di quei libri che tengo in wishlist da anni, prima o poi dovrò decidermi di leggerlo.

    P.s. Splendida foto, complimenti!

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  7. ciao Iguana..vorrei ringraziare per la segnalazione e complimentarmi per la foto, splendida..Lethem a me piace abbstanza, ho iniziato anni fa da "L'inferno comincia nel giardino" che trovo veramente buono..poi ho letto Amnesia Moom che non mi è diapiciuto e La fortezza che ho trovato davvero grande. Ho preso e iniziato l'ultimo,ma lo trovo un po' troppo evanescente e per ora l'ho mollato...è l'essenza dell'essere fighetto, senza le idee brillanti, la cattiveria e la forza dei precenti...non credo lo riprenderò in mano
    a presto

    O,un pezzo dei Severian

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  8. @ Re Ratto: Grazie! :-)
    (…e sì, leggilo!)

    @ O: Ben ritrovata!
    A me Chronic City è piaciuto molto. È vero, è decisamente più freddo e cerebrale della Fortezza, però no, fighetto non m'è parso proprio.
    Per me quel romanzo rappresenta un tentativo riuscito di coniugare istanze, situazioni, scelte apparentemente inconciliabili. Chronic City cerca di dare un senso alla complessità del reale, senza scontate lezioni morali, né compromessi con facili ironie postmoderne e cinismi di facciata. (Se hai voglia di discuterne ne parlavo in questo post).

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