04 ottobre 2010

Letture luglio/agosto 2010 - seconda parte


Picture by Iguana Jo.
Geoff Dyer - Paris Trance
Ma che libro inutile Paris Trance. Non so nemmeno più cosa mi ha attirato verso questo volume, forse un equivoco sul nome dell'autore, forse la fiducia nell'editore (finora Instar non mi aveva mai deluso). Se ho deciso di leggerlo quest'estate, dopo anni di limbo sullo scaffale dei libri in attesa di lettura, è stato per prepararmi alla nostra vacanza francese, probabilmente a causa del titolo e del bugiardino. Di sicuro mi aspettavo qualcosa di più.
In questo romanzo si raccontano le vite di quattro tizi di cui non mi sarebbe potuto importare meno, delle loro chiacchiere a proposito di cinema e altre amenità, del loro perdere tempo da stranieri a Parigi senza nulla di interessante da comunicare. Il tutto condito con qualche scena di sesso e un sacco di buchi nei momenti potenzialmente più interessanti, con immagini potenti e retoriche gettate in faccia al lettore senza alcuno sforzo di approfondimento (il cervo sanguinante, cazzo!), e un senso di progressiva noia e irritazione man mano che si procede nella lettura.
Se mai m'è capitato di leggere un romanzo fighetto, e per romanzo fighetto intendo quel genere di libro in cui l'autore fa di tutto per convincerti di essere migliore di lettore e personaggi, forte di premesse valide solo nella sua testa (che queste siano il suo presunto talento d'autore, il contenuto imprescindibile del suo testo o la qualità della sua scrittura, è un dettaglio irrilevante al fine del risultato) sbattendosene allegramente di ogni altro aspetto del suo operato, beh… Paris Trance è quel romanzo.


Jonathan Lethem - Chronic City
L'ho già detto quanto ammiro e rispetto Jonathan Lethem? Chronic City è l'ultimo tassello in un percorso che mi pare sempre più chiaro e delineato, che parte dalla fantascienza e arriva alla ridefinizione del quotidiano, passando per il recupero della memoria e il tentativo mai concluso di riconciliare gli opposti aspetti della nostra realtà condivisa.
In Chronic City si assiste al mirabile equilibrismo di Chase Insteadman, ex ragazzo d'oro della televisione americana, preso in mezzo tra tensioni controculturali e sfoggio di potere, tra la vita di strada e quella di Park Avenue, in una città, New York, presa d'assalto da forze incomprensibli e preda di se stessa.
Jonathan Lethem cerca l'ennesima sintesi tra arte e vita, tra ideale e pratica, tra conoscenza e pregiudizio, cercando di accostarsi al potere che muove le cose senza rimanerne soffocato. E lo fa con un garbo e un'umiltà inconsueta, con una compassione per il destino dei suoi personaggi che non diventa mai patetica o paternalista, che vira anzi verso un'apparente freddezza, per rendere accessibile al lettore una zona del disastro che risulterebbe altrimenti insopportabile.
In effetti nella New York messa in scena da Jonathan Lethem mi pare riecheggi molto dello spirito catastrofico ballardiano, con una differenza fondamentale: tanto le rappresentazioni dell'autore inglese erano cliniche, glaciali e distaccate, tanto quelle dell'americano risultano emozionanti e partecipate. Come se Lethem avesse deciso di esplorare la zona dall'interno, rifiutando il ruolo di semplice osservatore, cercando come Ballard di penetrare i meccanismi del spazio interno ribaltandoli nell'architettura della città e nelle relazioni tra i suoi abitanti, ma lasciando che l'umanità randagia delle sue storie sporchi (e arricchisca!) il panorama, piuttosto che offrircene uno spaccato documentaristico scevro di ogni possibilità di redenzione.
Chronic City è un racconto sul destino della nostra civiltà, sulle contraddizioni che la mantengono al limite dal suicidio, a guardare il cielo, a riconoscere uno schema, e quindi a costruirci sopra, costi quel che costi.
Chronic City è un tentativo di sopravvivenza.

6 commenti:

  1. Concordo, gran libro Chronic City.
    Io ci ho visto dentro anche tanto Pynchon e pure un po' di Dick.
    Senza dimenticare David Foster Wallace, del resto "Obstinate Dust" non lascia molti dubbi...

    abo

    RispondiElimina
  2. Ciao abo, e benvenuto da 'ste parti!

    In effetti dentro a Chronic City ci puoi trovare tutti i tuoi riferimenti letterari americani preferiti, spaziando come fa tra cultura alta e bassa, fuori e dentro il mercato.
    Ma non credo sia una scelta di Lethem, forse più un incapacità nostra di concedere originalità e grazia ad un solo autore alla volta.

    Però ecco, secondo me DFW c'è più come affezionato fantasma che come riferimento letterario. E Obstinate Dust à lì come totem, e pure come campione di "libro da leggere", a prescindere da quel che effettivamente contiene.

    RispondiElimina
  3. Vero, forse sono proiezioni mie.
    Però sia alcuni discorsi di Perkus che i dubbi dei personaggi che sospettano di essere tali mi hanno ricordato "La scopa del sistema". E l'esistenza "sospesa" tigre è un po' il corrispettivo dei bambini alti come grattacieli di "Infinite Jest".
    E non dimentichiamo il ruolo della marijuana!

    RispondiElimina
  4. No, beh… sono proiezioni nostre.

    Un libro come Chronic City è talmente denso di suggestioni che diventa inevitabile cercare un appiglio, un omaggio, un riferimento a cose già lette, già viste.
    Dopotutto il riconoscimento di aspetti del romanzo che ci sembrano già noti ci aiuta a non perdere l'orientamento, a collocare un certo particolare in un quadro più ampio.

    Ma il gioco "dove l'ho già visto" non deve diventare troppo importante, se no va a finire che si perde il fuoco sul romanzo che abbiamo sotto gli occhi.

    Detto questo, sai che io i bambini alti come grattacieli non li ricordo mica? Dov'erano in IJ?

    (Per me la tigre è invece il dettaglio più genuinamente lethemiano del romanzo, una specie di residuo, un ricordo, un legame con la sua produzione fantascientifica precedente.)

    RispondiElimina
  5. In IJ si dice che bambini alti come grattacieli vivano nella Concavità, a stretto contatto con rifiuti tossici che ne hanno causato la mutazione.
    Non viene però chiarito se sia vero o se si tratti di una leggenda metropolitana.

    abo

    RispondiElimina
  6. Ohi… ricordavo la Concavità, ma i bambini giganti li devo aver rimossi.

    Grazie per la precisazione!

    RispondiElimina