28 marzo 2007

Abbiate fede! (nei pixel, almeno)


picture by Iguana Jo.
Abituato ormai a vedere le foto nelle limitate dimensioni permesse dal monitor, fa uno strano effetto vedersele comparire davanti in tutto lo splendore permesso dalla proiezione su schermo.
Se poi alle dimensioni si aggiungono la musica e la coerenza tematica di una serie allora si può ben dire di assistere alla fotografia nel suo aspetto più spettacolare.
Probabilmente per molti questi saranno dati scontati, ma per me vedere le mie foto insieme a quelle di un'altra decina di fotografi, beh… è stato emozionante. Per questo ringrazio ancora Cino & Faith per l'opportunità e soprattutto per l'ottimo lavoro svolto per questa seconda puntata di In Pixel We Trust (in FiIm Too) .

Ma non voglio annoiarvi sbrodolando complimenti a destra e a manca, piuttosto mi interessava proporre qualche considerazione a margine della serata al Pacio .
Assistere a una proiezione è diverso da sfogliare un libro o dal visitare una mostra. Le foto che vedi ti colpiscono in un modo particolare. Ce ne siamo accorti domenica notte, quando ripensando alle foto viste ci siamo resi conto che tra quelle che più sono rimaste impresse nella memoria c'erano praticamente solo immagini che ritraevano esseri umani, nelle più varie attività, con le più diverse facce, ripresi con le più varie tecniche, ma sempre e comunque persone.
Ci siamo chiesti quale poteva essere il motivo, che normalmente quelle che ritraggono persone non sono tra le nostre foto preferite. La risposta che ci siamo dati è che vedere in sequenza una serie di immagini non permette una visione troppo approfondita, non ti lascia scegliere cosa guardare, ti relega a un ruolo decisamente più passivo del percorrere i corridoi di una mostra, della navigazione in rete o dello scorrere le pagine di un libro.
L'occhio non ha il tempo di trasmettere compiutamente le foto al cervello, le fa passare direttamente dallo stomaco, organo notoriamente più sensibile alle fluttuazioni emotive. E le persone, non c'è niente da dire, sono immediatamente più emozionanti di case abbandonate o panorami marini. Su tempi più lunghi forse questi ultimi avrebbero qualche possibilità in più, ma nei pochi secondi di una proiezione video non c'è competizione. Questo senza nulla togliere alla qualità delle singole foto viste, che era in ogni caso decisamente alta.

Altra osservazione, da annotarsi per eventuali prossimi episodi video.
Le dieci immagini richieste come quantità minima per accedere alla proiezione sono decisamente poche. Non si fa in tempo a sintonizzarsi sul tema, a entrare nell'atmosfera della visione che lo spettacolo è già finito. Vedi per esempio la stupenda serie di Michael Dudding, una sequenza di scatti emozionanti intorno ad un edificio abbandonato, stavamo iniziando a gustarla davvero che zac, ne è cominciata una nuova.
Capisco che non è per niente facile mettere insieme una serie coerente di almeno una ventina di foto, specie se non si è progettato a monte un lavoro del genere. Ma vi assicuro che la differenza si vede, e in grande.

Detto questo non posso non menzionare le cose più belle viste al Pacio.
Su tutte la serie Touch di Sanoi. Estremamente potente, violenta e fulminante. Bianchi e neri strazianti nel mettere a nudo la nostra anima bestiale.
Eppoi i Very Normal People di Christian Fossati, emozioni per una normalità fortemente ricercata.
Altra menzione per Koan, i suoi Fetish Files mediano abilmente tra inquietudine e ironia, con il sorriso finale che illumina tutto la serie.
Poi mi sono piaciuti un sacco la grana che accompagnava le immagini di Urbania.Inc, i colori degli edifici abbandonati di Cino e l'atmosfera onirica dei panorami di Alessandro Gelmini, ma sono certo che anche gli altri fotografi hanno avuto i loro estimatori (almeno a giudicare dagli applausi che seguivano ogni sequenza).
Il miglior connubio tra immagini e colonna sonora spetta alla scelta di Giuseppe Astuto . Le immagini erano forse un po' troppe, però con la canzone che le accompagnava non ci si poteva certo annoiare.
Sempre a proposito di colonne sonore, non è possibile sapere di chi era la musica che accompagnava il set lusitano di Carlos Albalà?

Insomma, una gran bella serata quella di domenica. Nell'attesa della prossima, tra un mese o due, sempre a Piacenza, sempre al Pacio .

8 commenti:

  1. "E le persone, non c'è niente da dire, sono immediatamente più emozionanti di case abbandonate o panorami marini..."

    sono fottuta.
    sigh.

    Lui

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  2. Quello che abbiamo pensato noi. Esattamente

    ri-sigh

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  3. che "IO" ero fottuta?

    azz...

    ;)

    ri-ri-sigh.

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  4. dio fa che recensione... aspetta mo che la linko al sito del Pacio :)

    ok.. da oggi sei il nostro giornalista di fiducia ;)

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  5. Condivido con Cino.
    Anali attenta e accurata, riflessioni e commenti oggetti....
    Clap Clap
    svela il giornalista che è in te!!
    eheheheh
    Grazie per avermi fatto vivere un momento che non ho potuto vivere e sonoa rrivato qui tramite la tua mogliettina che l'ho stressata chiedendogli notizie su Piacenza!!!
    A parte il numero di foto eccessivo, posso chiederti come hai trovato invece l'impostazione del lavoro?
    Grazie
    Giuseppe

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  6. @ Cino: sono onorato del link, un po' meno dell'epiteto. A me del giornalista non me l'aveva ancora detto nessuno. :-)

    @ Giuseppe: cazzarola, ma c'hai la tastiera dislessica? :-)

    Comunque ecco i miei due cent sulla tua serie: le foto erano ottimamente realizzate, i colori perfettamente resi e non c'erano dubbi su quel che intendevi comunicare. L'unica cosa che non mi ha convinto era il meccanismo foto con testo/foto senza testo che alla lunga era un po' ripetitivo, soprattutto perché non c'era poi 'sta gran varietà di pose e composizioni.
    La serie risultava comunque gradevole, don't worry!

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  7. wow!!! che splendida recensione!!!! leggere ste cose da una gran soddisfazione! Bello vedere che la gente apprezza le cose che si organizzano!!!

    e spero tu non me ne voglia se ti ho copiato il post qui ( http://faithmind.splinder.com )

    ciao Iguana. alla prossima :-)

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