08 aprile 2010

Letture marzo 2010


Picture by Iguana Jo.
Jon Courtenay Grimwood - Effendi
Secondo volume della trilogia arabesca, Effendi conferma tutte le qualità di Jon Courtenay Grimwood. Se Pashazade era incentrato sulla misteriosa figura di Ashraf Bey (ne parlavo qui), in questo romanzo la vicenda esplora l'oscuro passato dell'uomo più ricco di El Iskandryia, nonché genitore dell'ex promessa sposa di Raf.
La cosa più notevole di Effendi è la capacità di Grimwood di immergere il lettore nel mezzo dell'azione per mezzo di capitoli apparentemente slegati tra loro (con punti di vista sempre diversi, collocazioni temporali non lineari, un sacco di roba che avviene dietro le quinte), creando un mosaico di episodi che, lungi dal disperdere la vicenda, la concentrano nei suoi punti nodali, conferendo al contempo un ritmo esaltante agli avvenimenti. La miscela di storia alternativa e riflessioni etico/politiche (i conflitti africani hanno un grosso peso nella vicenda) insieme all'approccio alle storie personali dei protagonisti crea un'atmosfera drammatica unica e nonostante qualche situazione appaia realisticamente eccessiva il romanzo non sfugge mai al controllo del suo autore.
Dopo Pashazade e nell'attesa di leggere l'ultimo capitolo della trilogia, questo Effendi s'è rivelato un altro ottimo romanzo. Consigliato a tutti coloro che leggono in lingua inglese.


Clelia Farris - Nessun uomo è mio fratello
Dopo aver parlato del romanzo di Clelia Farris in questo post è nata un'accesa discussione sulle qualità del romanzo. Io rimango dell'opinione che Nessun uomo è mio fratello sia qualcosa di mai visto prima nell'ambito della fantascienza italiana. Non mi rimane dunque che rinnovarvi l'invito a procurarvelo, che tra le proposte della letteratura di genere nostrana è difficile trovare un altro romanzo con una simile qualità di scrittura.


Viktor Pelevin - L' elmo del terrore
Che senso ha 'sto libercolo?
L'unica momento degna di nota di questo romanzo filosofico (?), che immagino sia stato scritto per motivi alimentari - che altrimenti c'è da porsi qualche domanda sull'ego dell'autore - è la descrizione dell'intero sistema di elaborazione cultural-psicologico umano nella struttura dell'elmo del terrore che da titolo al volume. Altro non c'ho trovato, se non la fastidiosa sicumera del continuo parlarsi addosso dei vari personaggi che frequentano le sue pagine.
Precipitare in questo vortice che mescola agilmente - o furbescamente, dipende dai punti di vista - internet e minotauri, oltre a mito e storia e metafisica, offre probabilmente qualche spunto di interesse dal punto di vista narrativo, ma io l'ho trovato oltremodo irritante, sia per la presunzione dell'autore, via via sempre più evidente, di voler racchiudere in queste poche pagine il cosiddetto senso della vita, sia per lo scorcio cinico e disincantato (ma così figo…) che offre dell'umanità. Quasi che volersene distinguere, costi quel che costi, sia la priorità non detta di Viktor Pelevin. Un pochino di umiltà in più non avrebbe guastato.


Leonard Susskind - La guerra dei buchi neri
Trovo in qualche modo confortante che ci siano persone sparse ai quattro angoli del pianeta che passano il loro tempo a ricercare, sperimentare, calcolare e speculare sulla struttura intima dell'universo, passando senza timori reverenziali dalle particelle elementari che costituiscono le basi invisibili della realtà (di tutta la realtà!) ai buchi neri, più o meno teorici, ma sempre decisamente affascinanti, alle più incredibili teorie cosmologiche.
Sono riuscito a seguire il professor Susskind fino a circa metà volume. La meccanica quantistica non mi terrorizza più come faceva un tempo e nemmeno il confronto tra la fisica classica e quella relativistica mi lascia più spaesato, per non parlare del fascino che strutture come gli orizzonti degli eventi hanno sempre esercitato sul sottoscritto. Quando però La guerra dei buchi neri passa a trattare di spazi multidimensionali, di teoria delle stringhe o del famigerato paradigma olografico, beh… il mio povero cervelletto ha tirato il freno a mano per proseguire poi col pilota automatico.
Leonard Susskind ha un bel parlare di riconfigurare le proprie strutture mentali, e si sforza il più possibile di rendere digeribili al suo pubblico concetti davvero formidabili. Io però non ce l'ho fatta. Mi sono limitato a fidarmi e a stupirmi della vastità e della complessità raggiunta dalla fisica odierna.
Poi mi sono guardato qualche puntata di Big Bang Theory e grazie a Sheldon mi son riconciliato con l'universo e tutto quanto di complicato qua fuori.


Cordwainer Smith - Norstrilia
Per parafrasare un commento letto su Anobii, non ho capito perché Norstrilia mi è piaciuto. La cosa non ha senso.
Il fatto è che nonostante la visione del mondo che accompagna il lettore nel suo viaggio in compagnia di Rod McBan da Norstrilia alla Terra e ritorno sia molto lontana dalla mia, le avventure del protagonista alla ricerca di un significato da dare alla propria esistenza non sono affatto male. Sarà lo stile particolare di Cordwainer Smith che tratta il futuro come fosse intessuto di leggenda, la sua vervé immaginifica (diamine, pecore malate gigantesche alla base dell'economia dell'intero universo! …e poi G'mell e tutte le altre simpatiche bestiole, sagge, enigmatiche, pratiche o in crisi mistica che indicano la strada al buon Rod, per non parlare di donne di servizio transgender e compagnia bella…), o forse è l'impressione di trovarsi di fronte a un romanzo nato agli inizi degli anni sessanta ma già con la testa nei decenni successivi. Fatto sta che Norstrilia mi è piaciuto, nonostante il sapore d'antiquariato e la sensibilità sottilmente reazionaria nel trattare col genere umano.

3 commenti:

  1. Cordwainer Smith è un autore che da ragazzo mi annoiava mortalmente, e che riletto superati i 30 è diventatouno dei miei idoli.
    Per cosa scrive e per come lo scrive.
    La scala alla quale lavora è quella - come minimo - dei millenni.
    E poi, le pecore di Norstrilia sono una divertente alternativa ai vermi di Dune... ;-)

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  2. ti sono vicino per quanto riguarda la lettura dei saggi di "speculazione cosmologica". :)

    forse il futuro vedrà la nascita di una nuova disciplina, che si sforzerà di cercare metafore adeguate per far comprendere un po' meglio cose contro-intuitive come universi a undici dimensioni o tempo non lineare.

    C'è da dire che a forza di leggere roba sulla relatività (anch'essa non semplice) comincio ad avere le idee *un po'* più chiare. Forse, a insistere, qualche speranza c'è :)

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  3. Davide: non credo che Cordwainer Smith diventerà mai un mio idolo. Ci separa una visione del mondo davvero incompatibile. Però è un autore che merita rispetto, per lo stile personale e l'originalità delle storie.
    Riguardo pecore e vermoni, sarebbe interessante capire se Smith e Herbert si conoscevano, o se l'idea molto simile e pressoché contemporanea di stroon e melange sia stata frutto di qualcosa nell'aria all'epoca.

    @ Gianluca: magari insistere serve (per la meccanica quantistica qualcosa è servito), anche se temo che stringhe e ologrammi siano davvero troppo in là sul mio personale orizzonte delle idee.
    Nel frattempo - per la questione dell'insistere - mi sto leggendo Egan, che almeno tra una teoria e l'altra ci infila un bel po' di storie, oltre a un sacco di meraviglie.

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