06 luglio 2009

Ancora su Urania e la fantascienza.


Picture by Franco Brambilla.
Oggi in teoria avrei dovuto postare la seconda parte dei commenti riguardo le mie letture di giugno, ma nel frattempo mi sono impegolato in una interessante discussione sotto questo post di X.


Si parlava, tanto per cambiare, dei pregi e dei difetti di Urania, argomento su cui ho espresso la mia opinione qualche tempo fa (vedi qui).
danielepase risponde punto per punto alle mie critiche alla rivista Mondadori e si interroga su una questione su cui forse non mi sono dilungato a sufficienza:
Se la presenza di urania non “ingombrava” il mercato e non dequalificava i gusti dei lettori allora, non si capisce perchè dovrebbe farlo ora.
Da lettore di fantascienza il discorso mi interessa, provo quindi a frullare insieme qualche concetto già espresso in precedenza per provare a dare una risposta a questo dilemma (per chi ravvisasse brani già comparsi altrove, beh… questo è quello che passa il convento. Tocca accontentarsi).

La rarefazione delle uscite fantascientifiche in libreria avviene a partire dalla fine degli anni '80. Prima sembra che anche per la sf le librerie italiane fossero il paese di bengodi. Ma cos'è successo negli ultimi vent'anni da rendere la fantascienza merce sempre più rara?
Io credo che sia più o meno da quel periodo in avanti che la fantascienza si sia progressivamente trasformata da genere popolare (con tutto quel che significa in termini di vendite e quantità/qualità della proposta) in genere sempre più esclusivo, sempre più di nicchia. Urania di questa trasformazione pare non essersene proprio accorta (salvo forse per i numeri - di vendite, di uscite, di lettori - che si son fatti via via sempre più esigui).
In effetti Urania è l'ultimo alfiere di una concezione editoriale che vede nel genere fantascienza un prodotto di massa. Perfetto quindi per raggiungere il grande pubblico delle edicole. Non c'è dubbio che la fantascienza abbia le sue radici più popolari nel pulp. Quelle che almeno in origine erano le sue espressioni più conosciute si sovrapponevano per buona parte alla letteratura d'avventura, con scenari alieni a sostituire nell'ambientazione il far west piuttosto che la classica metropoli americana. Le vicende di queste storie erano dominate dall'azione continua, dal succedersi di episodi sorprendenti o scenari mozzafiato, dalla riduzione ai minini termini di ogni complessità (poco importa dover rinunciare a personaggi più veri o ad ambientazioni più credibili). Lo scopo principale di queste storie era travolgere il lettore con la portata spettacolare dell'immaginazione dell'autore all'opera.
Nel corso dei decenni questa vocazione avventurosa ha lasciato spazio a suggestioni più complesse e all'elaborazione di strutture narrative più evolute. Contestualmente a tali cambiamenti la fantascienza si è trasformata da genere eminentemente popolare a letteratura di nicchia. Lo spazio per l'avventura non è mai venuto meno ma la progressiva complicazione (delle tematiche affrontate, dei riferimenti letterari, del background minimo - scientifico o tecnologico - spesso richiesto al lettore) ha allontanato la gran massa del pubblico delle origini, che magari ritrova oggi lo stesso tipo di godimento fantascientifico, lo stesso senso del meraviglioso in altri media (penso ai blockbuster cinematografici degli ultimi decenni, penso ai giochi da consolle e da computer). Eppure nonostante i decenni sulle spalle Urania è ancora a tutti gli effetti una rivista pulp.
Non è inevitabile che i suoi lettori siano in costante calo?
Del resto credo che senza le spalle coperte da un editore come Mondadori Urania avrebbe già chiuso da un pezzo. Non conosco le cifre in gioco, ma ho la sensazione che almeno ultimi anni la chiusura in pareggio sia già un buon risultato.
Chi altri potrebbe mantenere in piedi un prodotto simile se non un'editore che possa avvantaggiarsi di indubbie economie di scala? In questa situazione che spazio c'è per chi volesse continuare a proporre fantascienza a prezzi competitivi?
La risposta è sotto gli occhi di tutti. Basta entrare in qualsiasi libreria italiana.


19 commenti:

  1. Scusa, Giorgio, ma a me sembra sempre il solito discorso. Dalle mie parti si usa un'espressione che si attaglia perfettamente al tuo "j'accuse": "lamentarsi del lardo". Abbiamo una collana che offre a 4,10 euro autori come MacLeod, Newman, Haldeman, Reynolds, Egan, e potremmo continuare a lungo. Le uniche cose che restano fuori sono i supermaximegacicli (con l'eccezione di Peter Hamilton). Siamo sicuri che chiusa Urania l'editoria italiana non decreterebbe la morte definitiva e irreversibile della SF in Italia? Personalmente, resto convinto dell'esatto contrario.

    RispondiElimina
  2. Scusa Giovanni, ma il tuo approccio mi pare quanto meno miope, se non in fondo suicida (fantascientificamente parlando, ovvio).
    Da quando invadere il mercato con prodotti sotto costo ha fatto bene all'insieme della comunità dei consumatori finali?

    Da lettore e amante della fantascienza non posso fare a meno di guardare al futuro. Per questo non riesco proprio a non pormi qualche domanda.
    tipo:
    chi compra Urania? Siamo sempre i soliti, e quindi in costante fisiologico calo, o ci sono nuovi affezionati lettori? Questi ipotetici nuovi lettori come sono arrivati su Urania? e poi, si fermeranno o sono solo di passaggio?

    o anche:
    Chi legge fantascienza, qui e ora? Come fa un nuovo lettore a inciampare nella fantascienza? Dove potrà mai trovare questo ipotetico frequentatore di librerie (o biblioteche) i grandi romanzi di fantascienza pubblicati negli ultimi anni?

    per arrivare poi a dubbi più generali:
    Avere un monopolista che di fatto domina il mercato è un bene o un male per i frequentatori del genere?
    Siamo sicuri che il prezzo basso sia sinonimo di qualità?

    Insomma, noi che già frequentiamo il genere non possiamo che godere della proposta uranica, nel nostro ghetto si sta belli comodi e coccolati, che tanto mamma Mondadori la nostra bella dose di sf ce la continua a fornire. Che vuoi che ci importi di chi magari vorrebbe provare, vorrebbe trovare, vorrebbe leggere qualcosa di diverso da quello che è solito trovare nelle librerie che frequenta?

    (io non ho mai chiesto la chiusura di Urania, piuttosto la sua evoluzione in una creatura più adatta ai tempi che stiamo vivendo, questo sì!)

    RispondiElimina
  3. Okay, inforco gli occhiali (con le lenti a specchio, ovvio) e provo a risponderti.

    Da quando invadere il mercato con prodotti sotto costo ha fatto bene all'insieme della comunità dei consumatori finali?

    [AVVERTENZA: Risposta di natura strettamente personale!!!] Stiamo parlando del mercato editoriale? Allora da sempre. La cultura dovrebbe essere garantita a prezzi popolari, non solo nella nicchia della SF. Stiamo parlando di idee, la base dell'immaginario. Perché si innestino nella sensibilità comune, è necessario che girino il più possibile. E più vantaggioso è il prezzo d'acquisto, più lontano possono sperare di giungere.

    [Urania non è affatto sotto costo: costa quanto basta per ripagarsi.]

    Come fa un nuovo lettore a inciampare nella fantascienza? Dove potrà mai trovare questo ipotetico frequentatore di librerie (o biblioteche) i grandi romanzi di fantascienza pubblicati negli ultimi anni?

    Guarda, su questo posso essere più preciso e meno "istintivo". Di tutti i blog Mondadori, in questo primo anno di attività, quello di Urania ha registrato le statistiche più lusinghiere. Se la navigazione on-line a caccia di notizie può fornire un'indicazione sull'età degli appassionati interessati a un prodotto, allora forse possiamo concludere che tra le testate Mondadori è ancora Urania quella che richiama maggiori attenzioni, anche se poi lo zoccolo duro consolidatosi nei decenni premia altre collane.

    Ci sono biblioteche fornite di Urania. Non molte, okay. Ma quante saranno quelle fornite in maniera adeguata di SF?

    Ma, per tornare alla prima domanda, te la ribalto addosso: è più probabile inciampare in 15.000 copie distribuite nelle edicole, o in 5.000 copie (siamo larghi di manica, va) distribuite in libreria?

    Infine, prima mi sono espresso male, scusa. Ovviamente non hai chiesto la chiusura di Urania: personalmente mi riferivo a Urania-come-la-conosciamo-ora. Una transizione indolore dall'edicola alle librerie, ora come ora, è fuori discussione (almeno al di fuori di un racconto di SF), per cui ho associato impulsivamente la scomparsa di Urania dalle edicole con la sua definitiva estinzione.

    RispondiElimina
  4. Mah...
    La fantascienza, fino ai primi anni 80, era per lo più space fiction. Poi c'è stata una progressiva migrazione verso la cyber-fiction. Niente più astronavi e nuovi mondi, bensì universi cibernetici etc etc.

    Credo sia stato questo a far perdere interesse, per lo meno in Italia, al genere. Io stesso storco il naso di fronte alla cyber fiction perché essa perde pesantemente il fattore scientifico. Basti pensare ai grandi successi come il Neuromante etc etc.

    I vecchi estimatori, probabilmente, non si sono abituati. Le giovani leve si sono stancate in fretta di storie un pochetto ripetitive che non offrono nulla di avveniristico... anzi, il successo del Fantasy (che negli anni ottanta era in crisi) è probabilmente sintomatico. I vecchi estimatori di nuovi pianeti da esplorare, anno trovato nelle ambientazioni Fantasy ciò che la fantascienza non offriva più loro.

    Quanto ad Urania, non credo proprio che abbia colpe. Il suo mercato è sempre stato ben delineato e, distaccato dalle pubblicazioni da libreria. Del resto, Urania in libreria avrebbe poco da spartire con il mondo tradizionale delle pubblicazioni di SF, visto che gli albi scompaiono letteralmente dal mercato allo scadere del "mese canonico"

    RispondiElimina
  5. Risposta alle osservazioni di X.
    Gloutchov, porta pazienza, che poi rispondo anche a te…

    "La cultura dovrebbe essere garantita a prezzi popolari". Ok. Fin qui sono d'accordo. "Perché si innestino nella sensibilità comune, è necessario che girino il più possibile". Verissimo. Chi lo nega?
    Il problema è che le idee devono appunto essere disponibili. Con Urania non lo sono, visto che ogni potenziale buona idea sparisce alla fine del mese per rendersi pressoché indefinitivamente indisponibile. (pensa se ora uscisse un nuovo Neuromante, pensa se fosse già uscito. Probabilmente ce lo saremmo persi…)
    Io credo che il mezzo migliore per far girare le idee (e i libri non sono altro che contenitori di idee) sia sempre il buon vecchio passaparola. Con Urania questo metodo è del tutto inutile.
    (per la cultura a basso costo, beh… ci son sempre le biblioteche, no?)
    (senza considerare il discorso sul fornitore unico di idee, che credo ci porterebbe un po' troppo lontano per le dimensioni di questo blog)

    "[Urania non è affatto sotto costo: costa quanto basta per ripagarsi.]"

    Permettimi di nutrire qualche dubbio. Ma ok, accetto la puntualizzazione.


    "Come fa un nuovo lettore a inciampare nella fantascienza? Dove potrà mai trovare questo ipotetico frequentatore di librerie (o biblioteche) i grandi romanzi di fantascienza pubblicati negli ultimi anni?

    Guarda, su questo posso essere più preciso e meno "istintivo". Di tutti i blog Mondadori, in questo primo anno di attività, quello di Urania ha registrato le statistiche più lusinghiere."


    Ci credo! Appunto perché credo ci sia uno zoccolo duro di appassionati che mi chiedo perché non si scelga la strada della libreria. L'unica che permetta una crescita nel tempo del numero e della qualità degli appassionati.
    Credo poi che Urania attiri attenzione proprio perché è ormai un fornitore quasi monopolista di fantascienza. Se non lo pubblica Urania, qualunque sia il romanzo che ti piacerebbe leggere, non hai praticamente speranze di vederlo tradotto. Ti sembra una bella cosa?

    BTW non hai mica risposto alla mia domanda. I lettori come si sa, e perdonami l'ovvietà, girano di solito per librerie o, immagino, per biblioteche.
    Non fare finta di non sapere cosa offre oggi una libreria a chi vorrebbe provare un romanzo di fantascienza. Citami 5 titoli di sf fondamentali degli ultimi 5 anni che abbiano avuto la fortuna di uscire in libreria. A parte Morgan (e Stross con Accelerando che ci entra per un pelo) a me non viene in mente nessun altro.
    E poi ci lamentiamo che non si legge fantascienza… pubblicatela! promuovetela! E poi magari se ne riparla… (certo che con la concorrenza di Urania in edicola qual è l'editore tanto folle da provarci?)


    "Ci sono biblioteche fornite di Urania. Non molte, okay. Ma quante saranno quelle fornite in maniera adeguata di SF?"
    Se non ci sono i libri è difficile per una biblioteca procurarseli.
    Io ho iniziato a leggere fantascienza alla fine degli anni '70. La mia biblioteca di quartiere è stata per anni il mio fornitore unico di letteratura di genere. Quando ho finito con lei sono passato alla biblioteca civica.
    Oggi questo percorso è valido solo se ti interessano i classici, che le novità si contano ormai sulle dita di una mano.


    "Ma, per tornare alla prima domanda, te la ribalto addosso: è più probabile inciampare in 15.000 copie distribuite nelle edicole, o in 5.000 copie (siamo larghi di manica, va) distribuite in libreria?"

    Credo che 5000 copie di un capolavoro* disponibili per un anno su uno scaffale (fanno ca. 60.000 copie/mese) farebbero molto meglio e molto di più per la fantascienza che non 15.000 copie di un libro "medio" disponibile per 30 giorni. O anche dello stesso identico capolavoro se è per questo.

    *che poi non è nemmeno necessario sia un capolavoro, che è un concetto piuttosto nebuloso, ma credo ci siamo capiti.

    RispondiElimina
  6. @ Gloutchov
    Sui motivi per cui la fantascienza ha perso molto del suo pubblico potremmo dibattere a lungo.
    Probabilmente l'avvento del cyberpunk ha costuito uno spartiacque non indifferente, ma non credo che il cp da solo sia stato così incisivo.
    Comunque sia andata, qui e ora la situazione è davvero grigia.
    Già il fatto che per citarmi un grande successo fantascientifico tu debba risalire fino a un titolo uscito un quarto di secolo fa è sintomatico della situazione.

    RispondiElimina
  7. Però, scusa Giorgio, ma stiamo per caso fingendo che in libreria la SF non esista? E la Delos Books che ci sta a fare? E' lì ormai da quasi 4 anni e se continua a tenere botta nella giungla degli scaffali vuol dire che Urania non è proprio sola nel panorama italiano della SF, fermo restando che il prodotto che Odissea SF propone assolve a esigenze di lettura diverse.

    L'esperienza di Nuova Galassia non è stata baciata purtroppo dalla migliore delle sorti, ma in quel caso, che tu mi creda o meno, non è stata affatto colpa della SF e dei titoli proposti. Grazie a Proietti abbiamo potuto apprezzare 2 romanzi di Stross, un classico dimenticato ma fondamentale come Superluminal, e l'esordio italiano di Gwyneth Jones. Sfido qualunque appassionato a lamentarsi.

    Rientro nel thread dopo questa digressione OT che sentivo necessaria e mi concentro sull'ultima parte del tuo commento, che mi sembra quella cruciale.

    Per vedere pubblicati tutti i grandi romanzi di SF di un dato periodo, l'appassionato ha sempre dovuto armarsi di pazienza. Il fatto che per vedere la McIntyre abbiamo dovuto attendere un quarto di secolo è emblematico di come anche nei famigerati anni '80 qualcosa l'editoria doveva pur sacrificarla. Nell'era del real time e dei tempi veloci (anzi, in accelerazione) è vero che la situazione non è magari più "tollerabile" come lo è stata in passato, ma il mercato segue i suoi tempi e cerca - spesso riuscendoci - di imporli all'uomo/consumatore, così succede che anche l'editoria sia costretta a dettare i suoi tempi al lettore. Oggi che tutto è a portata di clic e che anche procurarsi materiale in lingua originale non pone più le difficoltà di un tempo, è fisiologico accusare con maggiore forza gli effetti del ritardo imposto dai tempi editoriali. Ma secondo me si tratta, appunto, solo di una conseguenza dell'accelerazione subita dalla nostra percezione del mondo.

    E qui torniamo alla questione del tempo: meglio concentrare la potenza di fuoco in un periodo circoscritto (le famigerate 15.000 copie in un mese) o spalmare attacchi mirati su un periodo più lungo (le fantomatiche 5.000 copie visibili per un anno in libreria)?

    Se consideriamo che le 15.000 copie/mese equivalgono a 180.000 copie/anno, e che un editore da libreria difficilmente tirerà fuori più di 3/4 titolo/anno (prendendo a modello l'esperienza di Armenia), allora non vedo nemmeno nei numeri questo grande salto di qualità che tu auspichi nella transizione dal mass market al circuito librario.

    RispondiElimina
  8. Mi intrometto con una mia considerazione volante, da appassionato di vecchia data.

    Urania è una rivista.
    Come tale, sforna un certo numero - piuttosto elevato - di romanzi ogni anno, che raggiungono più o meno capillarmente il pubblico ad un prezzo tutto sommato popolare.
    E vengono assolutamente ignorati dalla critica.
    Poiché un libro, per essere preso in considerazione per recensione da una rivista generalista (da Tuttolibri, per dire) deve essere dotato di un ISBN, ed essere fiscalizzatocome libro, non come rivista.

    In questo senso, Urania - che foraggia con una dieta tutto sommato più che buona gli appassionati - non contribuisce tuttavia né alla visibilità del genere, né alla dignità del genere, né all'ampliamento del bacino di utenza del genere.

    E prima di essere preso a pistolettate vorrei aggiungere una cosa.
    Possiamo dibattere per secoli se la colpa sia di Urania, o di quegli editori di prima fascia che da un quarto di secolo non hanno abbastanza fiducia nel genere per varare una bella collana di hardback di fantascienza come quelli che fa la Tor, o la Gollancz.
    Di sicuro, Urania è una solida base sulla quale, per motivi che non sono in grado di definire, si è deciso di non costruire nulla.

    Ed ora striscio nel mio angolino a leggere "Matter", di Banks...

    RispondiElimina
  9. Giovanni, mi sa che su 'sto argomento la possibilità di intenderci è inversamente proporzionale al tempo perso a discuterci :-)
    Il fatto è che abbiamo approcci opposti alla situazione. A me pare che tu stia cercando in tutti i modi di convincermi (di convincerti?) che viviamo nel miglior mondo editoriale possibile. E magari è vero, che siamo messi così male che già quel poco che ci viene concesso è grasso che cola.
    Io invece non mi sono ancora stufato di cercare tra le pieghe e i misteri dell'editoria di genere una soluzione, un sistema, per permettere alla fantascienza di ottenere quel minimo di rispetto in più tra le schiere dei miei compagni lettori. Non perché creda che la fantascienza sia meglio del resto della letteratura disponibile, ma perché sono convinto che la diversità e l'unicità della fantascienza, intesa sia come letteratura di idee che come puro intrattenimento, siano qualcosa che manca moltissimo nel panorama culturale di questo triste triste paese.
    È utopistico pensare di vedere ritornare in forze la fantascienza in libreria? Probabilmente sì. Ma sono stufo di dovermi accontentare di Urania.

    Davide, il tuo contributo è come sempre estremamente interessante.
    Nel lungo elenco di "colpe" che attribuivo alla rivista mondadori non avevo considerato che il format stesso di Urania potesse in qualche modo giustificare l'ignoranza dell'establishment culturale nostrano nei confronti della fantascienza. Non è un aspetto di poco conto.
    Un motivo in più per considerare Urania come un corpo estraneo nel panorama editoriale nostrano. Buona per gli appassionati, certo (ehi, che sia chiaro che la leggo tutt'ora, nonostante tutte le parole spese per criticarla), del tutto ininfluente (se non in negativo) per quanto riguarda la percezione della sf al di fuori del ghetto del genere. (vi siete accorti, vero, che nel frattempo la stessa parola fantascienza è diventata tabù presso tutti gli editori principali?)
    (Ora che mi ci fai pensare, è da un po' che non leggo Banks.)

    RispondiElimina
  10. Il discorso è molto complicato - magari ci faccio un post sul mio blog (così mi sbrodolo in casa mia e non a casa d'altri).

    Io credo che la soluzione che tu stai cercando sia lo sviluppo una critica seria, adulta, accessibile e rispettabile per il genere.

    Sul fatto che la parola fantascienza sia diventata tabù per gli editori, la mancanza di una critica adulta del genere (che sfugga alle dinamiche del fandom e raggiunga un pubblico generalista) e la predominanza di un fandom spesso molto poco evoluto, tendono a dare alla fantascienza una pessima stampa.
    Anche in occasione di colossali eventi mediatici (il nuovo Star Trek, per dire), il pubblico generalista viene servito da TG e giornali con servizi assolutamente superficiali, che normalmente ridicolizzano il genere ed i suoi praticanti.
    Ma onestamente, chi potrebbe andare in seconda serata da Vespa a fare un discorso serio e articolato sulla letteratura di genere?
    Dov'è il nostro Harlan Ellison, il nostro John Clute, il nostro Mike Moorcock?

    E, siamo onesti, chi se lo filerebbe?
    I fan non vogliono sentire discorsi critici, perché il loro titolo di fan li certifica automaticamente come possessori della Verità.
    La critica seria li mette a disagio, anche perché hanno pochi strumenti culturali per maneggiarla.
    Provati, a fare un discorso critico che sfugga al solito "Luke Skywalker è più figo del Capitano Kirk"...

    Innesta il tutto su una cultura segnata da un atteggiamento elitario e nostalgico, con un'arrogante atteggiamento di superiorità sdegnosa verso la scienza, e altro che tabù...

    Poi la si pubblica, la fantascienza - ma con altre etichette: il numero di romanzi di SF spacciati per mainstream è piuttosto elevato.

    Ma ripeto, è un discorso complicato, con un sacco di variabili...

    RispondiElimina
  11. Giorgio, credimi: non ho intenzione di convincere nessuno, né di fare proseliti in questa sede. Ho le mie idee, le ho già espresse sul mio blog. Qui ho ribattuto solo agli scenari da te proposti, mettendo in evidenza quelle che secondo me erano le loro falle logiche.

    Sono stato tra i primi a salutare lo sbarco in libreria di una nuova collana di fantascienza come Nuova Galassia, forse lo ricorderai. Anch'io come te sono convinto che sarebbe bellissimo avercela, una collana di genere che proponga in libreria 3-4 titoli all'anno, offrendo la giusta visibilità e persistenza ai libri che potrebbero invece risultare sacrificati sui banchi delle edicole. Ma sarebbe una cosa diversa da Urania, e secondo me Urania dovrebbe continuare a presidiare il mass market, anche solo perché si tratta di due segmenti completamente diversi e l'uno non esclude l'altro.

    Purtroppo, anche un'esperienza meritoria come quella di Nuova Galassia ha incontrato le resistenze pregiudiziali di alcuni lettori (e i commenti negativi, ti basterà fare una ricerchina nel Ten Forward - se hai tempo - per averne un riscontro, non si discostarono di molto da quelli che abbiamo visto scatenare le flame war su Urania blog... strano il mondo, eh?). E, malgrado il buon volume di vendite raggiunto, non ha ricevuto la fiducia che io speravo da parte dell'editore.

    Non è quindi questione di accontentarsi. Di SF anch'io ne vorrei di più, lo sai bene. Ma le collane che abbiamo (Urania + Delos Books e, discostandoci dai circuiti classici per sconfinare nella vendita per corrispondenza, la Biblioteca Nova della Elara) per me assolvono egregiamente al loro ruolo. Perché non dovrei dargliene atto?

    RispondiElimina
  12. Direi che Davide Mana ha messo i piedi nel piatto: Urania sarebbe una base sufficentemente solida per tentare (tentare, riuscirci è un altro paio di maniche) di arrivare ad una proposta di un certo livello anche nel canale librario. Certo sarebbe un ritorno, non una cosa nuova. Ed è chiaro che la fantascienza è uscita dai cataloghi perchè, banalmente, non vendeva più. Comprensibile che Mondadori e altri editori di prima fascia siano cauti (o disinteressati) al riguardo. Altra cosa sarebbe abbandonare la trincea edicola: tra l'altro spesso si dimentica che la struttura della rete delle edicole in Italia è particolarmente ramificata, è un canale che da noi funziona meglio che altrove, privarsene sarebbe suicida.
    Meglio operare per aggiunte che per scossoni.
    Se avessimo anche un grande editore in libreria (oltre al meritorio lavoro di chi comunque c'è come ricorda Giovanni), saremmo in una situazione ottimale. A questo obbiettivo però non si può arrivare con cure da cavallo, perchè ci ritroveremmo anche senza cavallo. Non è questione di accontentarsi, ma di prendere atto della situazione per quella che è qui e ora.
    Ancora rispetto a quanto dice Mana, condivido in pieno l'evocazione della questione della sf che non appare come tale; citando Benni a casa di X mi riferivo esattamente allo stesso problema, che necessariamente impone la domanda: "com'è che quando viene spacciata per altro la sf può finire nella bestseller list, perfino se si tratta di autori italiani?"
    E' una questione che non dovremmo lasciare sospesa; dimostra che la fantascienza non ha una vocazione minoritaria a prescindere. Certo, dovremmo liberarci di un po' di fantasmi; personalmente credo che la nenia del ghetto sia non solo inutile, ma dannosa. Se si è ossessionati dall'idea del minoritarismo ci si autocondanna a quella condizione, o comunque si dà un contributo. Credo ad una fantascienza dalla schiena dritta, cosciente di sè a dispetto di tutto e tutti. Anche perchè non è che si parli sempre di giganti se ci si sposta nel mainstream. Se fate l'esercizio di paragonare la recensione di un libro di grido apparsa su un grande quotidiano nazionale con quella del New York Times o Le Monde verificherete che a volte presunti geni della teoria letteraria hanno semplicemente una certa dimestichezza con le lingue.
    E allora quel che si deve fare è chiaro, ed è esattamente ciò che richiama Mana: attrezzarsi criticamente, costruire nel tempo un profilo culturale riconoscibile.
    Fortunantamente non si parte da zero, qualcuno che negli anni ci ha messo testa e impegno c'è.

    RispondiElimina
  13. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  14. Una sola nota perché ho l'impressione di esserne uscito come un po' troppo buono...

    Urania è una rivista anomala.
    Se vogliamo, ha tutti i difetti della rivista e tutti i difetti del mass market paperback, senza avere la maggior parte dei vantaggi dei due formati.

    Una rivista normale è Interzone, The Third Alternative, Asimov's oppure Bifrost.

    Definire correttamente Urania è un po' come definire il Grande Gonzo dei Muppets.
    È un Coso.

    RispondiElimina
  15. @ Davide
    Lo sviluppo di una critica seria sarebbe senz'altro un passo utile a ridare dignità al genere. Ma è difficile che una nuova generazione di critici riesca a formarsi quando il materiale da criticare latita del tutto…

    Sembra proprio che il problema della fantascienza in Italia sia quello del gatto che si morde la coda. Un circolo vizioso da cui non si riesce a uscire.
    In questo senso il ritratto della scena che tratteggi in poche righe è perfetto.
    Tanto che alla fine si arriva addirittura a giustificare gli editori che con la sf non ci vogliono più avere a che fare, e che fanno i salti mortali per eliminare ogni rimando anche lontanamente fantascientifico dalle presentazioni dei romanzi che pubblicano.

    @ Giovanni
    Non vorrei annoiare il vasto pubblico che ci legge con affermazioni già ripetute ormai millanta volte. Ma oh… il mio obiettivo è l'allargamento del parco lettori, che la soddisfazione del fan felice mi lascia sostanzialmente indifferente. Insomma vorrei vedere la fortezza mainstream presa d'assalto da incursori d'assalto fantascientifici, mica limitarmi a vegetare nei nostri campi recintati ai bordi del deserto.
    Se il mio mercato di riferimento si limita ai fan di vecchia data, allora è chiaro che Odissea e la roba di Elara possono bastare (e avanzano pure), e Urania è davvero perfetta.
    Ma come dicevo sopra, questa è solo mezza vita, senza nuovi lettori il genere muore.

    @ Daniele
    Un commento come il tuo mi lascia parecchio spiazzato. Da un lato condanni il ghetto del fandom duro e puro (però difendi a spada tratta Urania che ne è diventata il manifesto) dall'altro ti chiedi "com'è che quando viene spacciata per altro la sf può finire nella bestseller list, perfino se si tratta di autori italiani?".
    Non vedi che le due cose sono indissolubilmente legate?
    Se il lettore italiano standard di fantascienza non fosse contento di vivere nel suo piccolo ghetto, a consolarsi tra i propri simili, lamentandosi costantemente - ma segretamente compiaciuto - del suo stato di paria dell'editoria, il problema della sf in italia non si porrebbe neppure.
    Se la fantascienza presentata come tale è invendibile al lettore che vive fuori dal ghetto, chiediamoci magari quali sono i motivi.

    Compitino per casa: provate a chiedere ai vostri amici/parenti/conoscenti mainstream cosa pensano della fantascienza, e riflettete sulla loro risposta.

    RispondiElimina
  16. Guarda, il punto è che tu credi ci sia un rapporto tra quel che Urania fa/è e lo stato della fantascienza in Italia, io penso che le due questioni siano sconnesse, quale che sia il giudizio che si dà su Urania. Se penso che vorrei leggere Robinson o VanderMeer non mi chiedo perchè Urania non li pubblichi, ma perchè nessuno li pubblichi. Non bisogna cadere nella trappola di un uraniacentrismo al negativo. Se Rizzoli o un altro editore di prima fascia fanno un colpo di telefono all'agente di VanderMeer non è che il tizio non risponde. Alcuni altri editori come Fanucci o Delos etc. si muovono, ma ovviamente fanno il passo che la loro gamba consente. Manca un editore con le spalle larghe che provi a riportare la fantascienza in libreria in misure più apprezzabili, siamo d'accordo, ma non getterei la responsabilità sulle spalle di chi qualcosa (e anche di più) fa. Quello di Urania non è un vero e proprio monopolio, ma una corsa in solitaria o quasi per assenza di concorrenti che a torto o ragione a questa gara non sono interessati. Le rendite di posizione di cui si giova il gruppo di cui Mondadori è parte in altri media non esistono in questo specifico pezzetto di editoria. Se altri volessero scendere in campo potrebbero farlo tranquillamente, perfino nel settore mass market. La stragia di occupazione del punto vendita è nota e si applica all'editoria periodica in tutte le sue forme... ma non funziona con il paperback. E Urania quello è: formalmente rivista, è in realtà una collana softcover con 14-15 uscite annuali + le 12 di UC. Praticamente due uscite mensili che diventano tre in un paio di momenti dell'anno. Se altri volessero puntare allo stesso target potrebbero lanciarsi senza problemi. Praterie ancor più aperte in libreria, come sappiamo. Se non accade è perchè si suppone che ci sia poco grano da beccare. Ho un'invidia suprema per Gollancz, ma non bisogna scambiare le cause con gli effetti: Gollancz era un editore di saggistica politica vagamente paragonabile ad Einaudi che si è allargato alla sf divenendone editore di punta perchè era roba che vendeva, non per perdere soldi pur di fornire Haldeman alle masse.
    A catena si slitta su un altro problema, il solito, "perchè la sf non vende". Ho capito il tuo punto di vista; alla complessificazione dei linguaggi l'editoria avrebbe risposto pigramente e riparandosi dietro il paravento del piccolo mondo antico. Entro certi limiti sono d'accordo, ma solo entro certi limiti. Primo perchè credo che si largheggi quando si parla di "linguaggi"; il più delle volte si è trattato di classiche innovazioni di stile e contenuto, importanti quanto si vuole, ma quelle. Secondo perchè in parte la controprova l'abbiamo avuta; Shake è stata sul pezzo e ci ha fornito un sacco di roba cyberpunk quasi in tempo reale... e ci è andata sotto. Poi non ho dubbi a crederti quando lamenti che questo o quello vengano scartati perchè "troppo letterari"; ma questo accade perchè il crocianesimo ormai ci è entrato nel dna. Non si riesce a resistere alla tentazione di gerarchizzare; se ieri si demonizzava il genere oggi si rovescia la catena e si applica la procedura all'inverso. Ma anche questo non ci aiuta molto rispetto alla sf perchè in questo trend un po' superficiale ma conveniente la sf è assente. E allora ciò che può spiegare la situazione è l'analisi comparata. Altrove com'è la situazione? più o meno come da noi, con le ovvie differenze nazionali che si traducono ad esempio negli Usa con la chiusura di storiche riviste e da noi con la semiespulsione dalla libreria, e magari altrove ancora in enne modi diversi. Come rimediare? non saprei proprio, ma il primo passo è costruire una diagnosi corretta dello stato delle cose, cercando di cogliere anche le sfumature. Ad esempio secondo me non è proprio vero che la considerazione della fantascienza non sia cambiata. E' cambiata invece: è passata da una ostilità esplicita ad una neutrale indifferenza. Poco? pochissimo! ma è un cambiamento, e appunto ci serve una analisi corretta per tentare di individuare i colli di bottiglia.

    RispondiElimina
  17. Daniele, riguardo i primi punti che sollevi nel tuo commento la mia opinione è nota: visto il peso che Urania ha avuto nella storia fantascientifica nel nostro paese è irragionevole ritenere che non abbia avuto alcuna influenza nella genesi dell'idea generica che il grande pubblico ha della fantascienza. Tutti i frequentatori di librerie (ma proprio tutti tutti) conoscono Urania. Un'opinione se la saranno pur fatta.
    Riguardo il mass-market: altri editori sono effettivamente scesi in campo provando a proporre sf a basso costo. Fanucci, con Solaria, addirittura in edicola. Abbiamo tutti visto com'è finita.

    Ti chiedi poi perché la sf non vende. E proponi un'analisi comparata. Praticamente la stessa cosa che ho fatto io.
    Ho guardato cosa offre il mercato librario nel resto d'Europa (paesi anglosassoni esclusi che altrimenti non c'è proprio partita). La crisi c'è ovunque, è vero. Ma è anche vero che gli scrittori più rappresentativi del genere sono disponibili in tutte le librerie del continente. Tranne in Italia.
    Tu puoi ipotizzare qualsiasi teoria, e saran tutte valide. Ma se guardo qual'è la differenza più evidente tra il nostro mercato e quello straniero, qui da noi vedo una collana di paperback sul mercato da oltre cinquant'anni venduta a quattro euro il pezzo con titoli che non durano trenta giorni. Non esiste niente di simile nel resto del mondo. E secondo te questo non ha nessuna importanza?
    Chiudo come chiudevo qualche mese fa: hai mica presente Occam?

    RispondiElimina
  18. Non vorrei insistere perchè è chiaro che su questo abbiamo punti di vista inconciliabili. Però tanto per chiarire: Puoi star certo che se la raccolta di Ted Chiang pubblicata da Stampa Alternativa dovesse fare il botto (non lo farà) ci ritroveremmo un sacco di bella roba in libreria, il punto è sempre quello, quanto si vende. Hai ragione, a Strasburgo o Dusseldorf trovi (probabilmente) facilmente Egan, ma Strasburgo o Dusseldorf non sono nemmeno mai state seppellite dall'immondizia, e se lì qualcuno fa una ronda non lo elogiano, lo arrestano...
    Da noi un po' tutto va peggio, perchè in una cosa piccola come una branca della letteratura le cose dovrebbero essere diverse? La fantascienza non ha copertura informativa e validazione culturale perchè usa all'80% un canale distributivo povero come l'edicola, ma perchè chi si occupa di critica e mediazione culturale è troppo spesso un cialtrone. La critica italiana si è accorta del noir 30 anni dopo la Francia e 40 anni dopo il mondo anglosassone, che ti aspetti? Hai presente i pallosissimi peana che si sentono/leggono su Dick? Un conto è Carlo Pagetti che lo analizzava 30 anni fa, un altro è accorgersene dopo ristampe su ristampe, film su film... complimenti! vi siete piazzati milionesimi, avete diritto ad una medaglia di carta velina. Si potrebbe dire: "meglio tardi che mai". Vero, se questo avesse stimolato qualcuno a porsi (qualche volta, mica tutti i giorni!) il problema di cosa fa o non fa la fantascienza oggi... ma quandomai! Dick, Dick Dick! sono solo dei cazzari, e il pun è voluto. Non si accorgerebbero autonomamente di un capolavoro nemmeno se uno glielo facesse mangiare. Ci sono delle eccezioni, certo, ma in un panorama generale desolante. Saviano è esploso quasi da solo, con il tam tam tra i lettori che si sono accorti di quello che avevano tra le mani: la critica è arrivata a rimorchio. Se fai mediazione culturale e ancor più critica letteraria dovresti avere autonomia intellettuale dai supporti, dai canali, dai contesti: il centro del tuo universo è il testo, nient'altro. Della patente di onorabilità culturale che possono assegnare 'sti morti di sonno me ne strafrego: vadano a studiare qualcosa di diverso dalla bestseller list; quello lo so fare già da solo. Poichè credo che tutti possano emendarsi dai propri errori, nulla è detto per sempre. Se dovessero svegliarsi, bene, se no, bene lo stesso. Questo intendo quando parlo di fantascienza con la schiena dritta. Mi piacerebbe che tu avessi ragione; se il punto fosse che Urania sputtana la fantascienza, il problema si potrebbe risolvere facilmente. Ma a mio avviso non è così; il problema e molto più grave e profondo e riguarda tutta la cultura italiana, altro che fantascienza e Urania...

    RispondiElimina
  19. Come faccio a darti torto? Quello che scrivi è vero, verissimo.

    Solo che dal mio punto di vista i proclami generalisti che colpiscono nel mucchio non servono a niente (ok, sono un ottimo sistema per sfogarsi! :-))

    Per questo motivo io insisto a parlare di Urania, perché è una realtà piccola, comprensibile e sulla quale si può discutere senza tirare in ballo ideali, politica o stato culturale della nazione.

    La mia modesta proposta (irrealizzabile, certo, utopistica anzicheno) prevedeva semplicemente (si fa per dire) la trasformazione di Urania da rivista da edicola a collana di tascabili in libreria.

    Di sicuro rendendo Urania disponibile solo in libreria le vendite calerebbero, ma altrettanto sicuramente non sarebbe necessario cacciarne la metà nel pattume (come succede ora). Se questo costringesse l'editore a ritoccarne il prezzo, come comprensibilmente avverrebbe, considera che se anche arrivasse a costare il doppio, sarebbero sempre e solo 8 euro a numero. Urania sarebbe certo più costosa ma la sua presenza in libreria avrebbe il vantaggio di offrire un esposizione incomparabilmente superiore del prodotto e un'accessibilità prolungata nel tempo dei titoli. Per non parlare del fenomeno del passaparola che, finalmente, potrebbe funzionare anche per la sf.

    Dopo 50 anni in edicola non mi dispiacerebbe proprio assistere a una simile evoluzione del marchio Urania.
    A te no?

    RispondiElimina