08 novembre 2010

Letture settembre/ottobre 2010 - prima parte


Picture by Iguana Jo.
Alice Munro - Nemico, amico, amante…
Se ho scoperto Alice Munro è grazie alle recensioni dei miei vicini lette su Anobii. E un bel grazie questi vicini se lo meritano tutto, che Alice Munro è davvero una scrittrice sopraffina.

Scrivere di una autrice come Alice Munro mi mette un filo di soggezione, perché di lei hanno già parlato in tanti, conoscendola meglio e di più di quanto possa dire di conoscerla io, dopo averne letto solo i racconti di questo volume.
Ho deciso quindi di buttar giù queste note commentando Nemico, amico, amante… da un punto di vista che mi è più vicino. Quello del lettore di fantascienza.
Intendiamoci, i racconti raccolti in questo volume non hanno nulla di fantascientifico, nemmeno a cercarlo tra le righe. Se c'è qualche motivo di interesse anche per il lettore di genere lo si trova tutto nella capacità incredibile della Munro di raccontare storie piccole, locali, quotidiane, che nella loro perfezione assumono valore universale. Un ulteriore motivo di interesse per il lettore fantascientifico potrebbe essere l'importanza che ha il tempo nella costruzione della narrativa dell'autrice canadese. La percezione soggettiva del trascorrere del tempo, la memoria, la ricostruzione del passato e il cambiamento dei rapporti tra persone chiuse in personali e diverse angolazioni temporali sono caratteristiche comuni a tutti i racconti di Nemico, amico, amante…. E sebbene il fulcro delle varie storie appaia sempre essere un rapporto a due (a volte immaginato, a volte potenziale, a volte effettivo, a volte concluso o senza speranza) questa relazione è solo una base su cui costruire vicende e intessere riflessioni che vanno ben oltre i limiti del racconto sentimentale.
Insomma, Alice Munro mi ha conquistato, e ormai sento le campagne canadesi come parte del mio panorama personale.


Gwyneth Jones - Pazienza divina
La fama di Gwyneth Jones tra il lettori di fantascienza anglosassone è trapelata fino a queste pagine grazie alle parole di Marco, che mi hanno spinto a leggere quello che credo sia al momento l'unico romanzo a suo nome tradotto in italiano.
Pazienza divina è la storia di un gatto e di una bambina post-umani (e/o post-felini) che, eredi di potentissimi segreti, si mettono in viaggio dalla loro fortezza nel desolato deserto postatomico per raggiungere gli ultimi bastioni della civiltà alla ricerca del fratello scomparso della fanciulla, Qui si ritrovano coinvolti nella lotta tra misteriosi movimenti rivoluzionari e una struttura di potere in evidente stato di decadimento.
La lettura di Pazienza divina mi ha lasciato sapori contrastanti. Se da un lato la descrizione dei personaggi, delle loro emozioni e delle loro interazioni sono davvero notevoli (tanto da ricordarmi in qualche modo Samuel Delany), dall'altra la maggior parte delle loro motivazioni e del loro rapporto con il mondo circostante rimane parecchio oscura. Se l'ambiente in cui si muove la vicenda è ricco di dettagli, vivo e percepibile e con un'ottima gestione delle atmosfere tra l'esotico e l'alieno (la storia si svolge in quello che pare essere il sud-est asiatico di un remoto futuro - da confrontare con quello di Nessun uomo è mio fratello, che m'è parso in qualche modo vicino - o debitore - a questo della Jones), la situazione politico/sociale che muove la vicenda rimane sempre criptica e poco comprensibile, e i motivi di frizione tra le varie comunità sparse sul territorio decisamente poco chiari e mai esplicitati.
Questa forte divergenza tra attenzione al dettaglio e mancanza di quadro d'insieme si deve probabilmente alla scrittura estremamente elusiva ed ellittica della Jones, che non fai mai esplicito riferimento a fatti o luoghi o situazioni che hanno determinato il presente in cui si muovono i suoi personaggi. La qual cosa non è di per sé negativa: questo modo di raccontare evita il rischio di cadere nell'infodump e proietta il lettore al centro dell'azione, d'altra parte rischia di rendere al contempo incomprensibili motivazioni sociali e cause oggettive della crisi che sembra attanagliare le parti coinvolte nel conflitto.
Per completare il quadro bisogna anche dire che non so quanto delle difficoltà avute nel corso della lettura del romanzo siano da imputare a Gwyneth Jones e quante invece dipendano dalla traduzione italiana, che m'è parsa anch'essa poco lucida e scorrevole.
Come si scriveva nei commenti collegati più sopra, per farmi un'idea più completa sull'autrice inglese dovrei forse provare a leggere Bold as Love, e non è detto che in futuro non accada.


Chiara Reali - Lunga vita e prosperità
Lunga vita e prosperità non lo trovate (ancora) in libreria. Per leggere questo romanzo breve di Chiara Reali dovete passare di qua e accettare lo scambio che l'autrice vi propone.
Detto questo, io vi consiglio vivamente di procurarvelo. Lunga vita e prosperità non è un romanzo perfetto, e credo che l'autrice ne sia ben conscia, ma già in questa stesura è più interessante, potente, emozionante dell'80/90% dei testi italiani letti negli ultimi anni (e ci aggiungo pure perturbante così Elvezio se lo legge).
Come scrivevo altrove: Lunga vita e prosperità è uno di quei libri di cui vorresti conoscere l'autrice, un po' per coccolarla, un po' per dirle che no, guarda, qua fuori è più semplice che lì dentro, che vanno bene tutte le domande, ma che se qualche volta non conosci la risposta non è poi così grave! Chiara, che tu ci creda o meno, siamo messi in tanti così, qua fuori.

La scrittura di Chiara Reali è formidabile: piena di dolcezza, ma avvolta in strati su strati di crudeltà, di dolore, di vita (troppo dentro, troppo troppo dentro). Con un orecchio (e un occhio e un tatto) sensibilissimo ai limiti del corpo e alle sue esigenze. Con il fuori che diventa sempre dentro, e un dentro che fa davvero fatica a uscire fuori. Con il ricordo che non è nostalgia ma storia e memoria e tempo.
Ci sono dei difetti?
Forse a volte Chiara Reali si innamora troppo di una certa immagine, di un certo momento, e allora la scrittura sembra deragli e parta senza il solito controllo, avvolgendosi un po' su se stessa, perdendo il filo della narrazione.
Ma in ogni caso questo racconto che corre avanti e indietro nel tempo, racchiuso tra le date simbolo dei due disastri dello space shuttle (quello del Challenger, nel 1986 e del Columbia, nel 2003), è qualcosa che colpisce e rimane, come solo i testi migliori sanno fare.


Aimee Bender - Grida il mio nome
Di Aimee Bender avevo letto qualche anno fa una raccolta uscita per minimum fax che si intitolava Creature ostinate, che è stata probabilmente la lettura più sorprendente di quel periodo. Solo più tardi ho scoperto che esisteva già tradotto in italiano un altro volume dei suoi racconti, questo Grida il mio nome uscito a suo tempo per Einaudi.
Ora che sono finalmente riuscito a leggerlo posso dire che anche questa manciata di racconti non fa che confermare la qualità della narrativa di questa autrice americana.
I racconti di Aimee Bender sono straordinari nel senso più letterale della parola: capita di incontrarci persone trasformate nel corpo o nella mente, mutanti nell'anima o semplici freaks del vivere quotidiano, ma del tutto normali - sin ovvi - nei sentimenti, o nei loro tentativi di affrontare l'esistenza. Ed è straordinario il talento di Aimee Bender nel mantenere la propria scrittura rigorosa, controllata e comunque emozionante, anche di fronte agli eventi più terribilmente fantastici che accadono - di continuo! - nelle sue storie.
Una piccola meraviglia.


8 commenti:

  1. Grida il mio nome
    davvero splendido quel libro
    lo lessi l'anno che uscì per einaudi
    causa intuizione di culo
    mi dico sempre di leggere creature ostinate e non lo piglio mai

    grazie per avermelo ri-ricordato
    :)

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  2. Se Grida il mio nome è ottimo, Creature ostinate è anche meglio.

    (O forse è stato l'effetto sorpresa, però davvero, con CO la Bender schiaccia ancor di più sul pedale del fuorissimo. Quel libro è quasi commovente.)

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  3. Non mi ci ritrovo con tutti questi strani titoli in italiano ;) qual'è il nome delle collezioni originali?

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  4. Non so se interpreto correttamente la tua domanda, comunque:

    Alice Munro: Nemico, amico, amante… è la traduzione di Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage

    Gwyneth Jones: Pazienza divina è la traduzione di Divine Endurance

    Aimee Bender: Grida il mio nome è la traduzione di The Girl in the Flammable Skirt, mentre Creature ostinate è la traduzione di Willful Creatures.

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  5. si, hai interpretato correttamente ;)
    avendone sentito parlare solo in inglese faccio un po' fatica a capire a cosa corrispondono i titoli

    Come sai di Gwyneth Jones non ho letto quel particolare libro, mentre della Munro ho letto Who Do You Think You Are e della Bender ho da leggere The Particular Sadness of Lemon Cake che però è un romanzo...

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  6. E tu, cosa ne pensi della Munro?
    Io tornerò a frequentarla di sicuro (anche perché qua in giro i suoi libri si trovano usati facile facile).

    Di Aimee Bender ora come ora è rimasto solo un romanzo disponibile in italiano. Non quello che hai da leggere, bensì "Un segno invisibile e mio" (An Invisible Sign of My Own), che però mi dicono sia più debole dei racconti.

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  7. Mi è piaciuta si, non so bene come mai non ho ripreso nulla - sai che ho studiato lingue, all'ultimo anno ho avuto un po' una sbandata per gli autori canadesi - Ondaatje, Atwood,Sheila Watson, Margaret Laurence,Anne Michaels, etc. non che si assomigliassero poi tanto stilisticamente l'uno con l'altro,eh ma mi sembravano più interessanti di nomi più esposti delle letterature statunitensi e britanniche.
    Di solito quando si parla della Munro cadono i nomi di Cechov e Katherine Mansfield, è un po' pigro ma c'è del vero, li hai mai letti?

    Aimee Bender è spesso paragonata a Kelly Link, ma dall'altro lato della barricata - nel senso che una è una scrittrice "letteraria" che incorpora elementi fantastici ed è apprezzata anche da lettori di genere , l'altra nasce dal genere ed è stata scoperta e apprezzata dai critici letterari normali. Da come ne parli in effetti l'approccio sembra abbastanza simile.

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  8. Di Cechov credo di aver letto un paio di racconti, ma se anche l'ho fatto non lo ricordo. La Mansfield invece mi è totalmente sconosciuta.

    Di Kelly Link s'era già parlato in giro, se non ricordo male. Bisognerà che prima o poi me la legga…

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