24 luglio 2009

Si salvi chi può. (Cinque, anzi sei, titoli di fantascienza italiana da ricordare)


Picture by Iguana Jo.
Dato che pare io ce l'abbia a morte con la fantascienza italiana, mi sembra corretto citare almeno qualche titolo che seppur senza farmi saltare dalla sedia per l'entusiasmo non m'è affatto dispiaciuto. Viste le premesse (vedi post precedenti) è inutile dire che non è che abbia letto tantissimi titoli classificabili, quindi è più che probabile che dal mio elenco manchino volumi fondamentali.
Se frequentate questo blog dovreste esservi fatti un'idea dei miei gusti, ogni suggerimento di lettura è quindi benvenuto.
(Una nota particolare riguardo l'assenza di Stefano Benni da questa lista. Quando l'autore bolognese scriveva ancora romanzi originali almeno due/tre titoli tra questi avrebbero dovuto comparire di default in classifica. Ho deciso di escluderli perché, primo, il blog è mio e lo gestisco io, e secondo, chi tra voi la fuori non conosce Benni?)
Ecco quindi la mia personalissima top five dedicata alla fantascienza italiana:

Enrica Zunic' - Nessuna giustificazione
A questa raccolta di racconti sono particolarmente affezionato. A parte il valore delle storie di Enrica Zunic', se sono legato a questo volume è anche perché Nessuna giustificazione è stato il mio primo incontro davvero entusiasmante con la fantascienza italiana.
Questo è quello che scrivevo a fine lettura:
I racconti che compongono questa antologia fanno male, raccontano la tortura e il dolore, la sofferenza e la difficile consolazione, ma sono anche immensamente compassionevoli e cosa ancor più difficile visto il contesto, riescono a lasciare accesa la scintilla della speranza.
Per raggiungere questo straordinario risultato Enrica Zunic' non ricorre ad alcun artificio retorico, a scene melodrammatiche, non evoca qualche ridondante pietismo, non va mai sopra le righe. Se colpisce e se fa male è proprio per lo stile asciutto e levigato, talmente terso da far emerge la verità nuda e cruda di quello che racconta: la verità crudele, atroce e terribilmente reale del dolore inflitto da umani ad altri umani.
Come dice Enrica Zunic': "Immagina che un amico ti dica 'Questa notte è morto mio padre'. T'accorgeresti di colpo di quante poche parole tu abbia da dirgli e quante poche parole lui dirà. E di quanto poche saranno anche le parole con cui tenterai di raccontare il suo dolore ad altri. E se tentassi forse annaspando di fare discorsi lunghi accumuleresti frasi senza aggiungere nulla che valga o serva di più. Ciò che vorrai fare e farai se potrai sarà abbracciarlo forte in silenzio e poi trasmettere come sai e puoi agli altri il dolore che hai per lui."
Ecco, i racconti di Nessuna giustificazione sono dei forti abbracci, non eliminano il dolore, ma almeno ne accolgono una parte e forse forse lo rendono più sopportabile.
Ma i racconti presentati nell'antologia sono soprattutto delle superbe storie di fantascienza.
Nonostante l'intento dichiaratamente morale non sono mai didascalici anzi, colpiscono proprio per la forza delle vicende narrate, in cui il contesto fantascientifico non è una semplice patina futuribile ma assolve a precise necessità narrative. Al momento sono tra i migliori racconti di fantascienza italiana che abbia mai letto.
Delle sei storie che compongono il volume quelle che più mi sono rimaste impressi sono Il dolore del marmo, Cronaca Manichea, La memoria di Eren. Appena un gradino sotto Ain: del nome dei numeri e della riparazione del cielo. Gli altri non sono certo inferiori stilisticamente o per altro (anzi, per certi versi sono anche meglio) però non mi hanno colpito altrettanto... più avanti provo a spiegarmi.
Il dolore del marmo, il primo racconto della raccolta, è stato come una mazzata data con una clava imbottita d'ovatta. Non fa male subito: man mano che capisci cosa sta succedendo (e cosa è già successo) ti si rizzano i capelli in testa. Poi, per fortuna, c'è un minimo di consolazione, ma il danno è fatto. Col senno di poi non poteva esserci un racconto migliore per aprire il volume. Il progressivo rovesciarsi della prospettiva, la presa di coscienza del narratore, le condizioni sempre più insostenibili di Kalis, la speranza nell'ultima frase... beh c'è già tutto quello che Enrica scriverà più avanti. Magari non sarà il racconto stilisticamente migliore, ma certo come apripista è davvero un buon lavoro.
Cronaca Manichea è quello che mi ha dato più da pensare. Forse la sua forza sta proprio nelle sue imperfezioni (o almeno tali mi sono parse): costringono il lettore (o per meglio dire: mi hanno indotto) a riflettere sul senso di quanto andavo leggendo, sulle implicazioni, sul riverbero che ha sul mondo il comportamento di pochi, sulla colpa e la punizione, su quale sia la risposta migliore e la peggiore a certi comportamenti, su quali siano i prezzi da pagare, etc etc. Oltre al disagio per il tanto, troppo odio che sprizza fuori dalla pagina c'è il conforto della figura di Nithael. In definitiva come fonte di emozioni, stimoli, e pensieri mi è sembrato perfetto.
La memoria di Eren mi ha sorpreso. Non mi aspettavo una sterzata così poco fantascientifica. Mi hanno colpito il punto di vista familiare, la sensibilità nell'affrontare dal punto di vista di una bambina la detenzione e tutto quello che comporta in termini di dolore, assenza e conseguenze. L'esito fantastico della vicenda seppur incredibile m'è parso doveroso (quasi un risarcimento) senza togliere un grammo al peso della vicenda.
Ain: del nome dei numeri e della riparazione del cielo (a proposito: eccezionale questo titolo!) mi è indimenticabile per Ain, non credo serva dire altro. Ma oltre ad Ain anche per i tanti personaggi che appaiono nel racconto, che rimangono tutti immediatamente impressi, che con pochi cenni già si capisce che persone siano. Non dev'essere stato facile.
Gli altri racconti sono dei gran bei racconti, sono perfetti, non so perché mi abbiano colpito di meno, ma tant'è. Una nota particolare per La discesa interrotta dal rosa e dal blu: avevo tanto sentito parlare di questo racconto che le mie aspettative erano davvero elevate. E non sono rimasto deluso. Forse il motivo per cui non è tra quelli che più mi hanno emozionato è che in definitiva la discesa è la cronaca di una vittoria. Ain e soci hanno vinto una battaglia contro gli infami carcerieri, e questo è molto bello, il senso di esaltazione quando si scoprono le carte è davvero grandioso. Ma purtroppo l'euforia per la vittoria è un'emozione veloce, non rimane dentro come la compassione (non pietà, spero sia chiaro che per me sono due cose ben diverse) per le vittime che esprimono le altre storie, e soprattutto questo racconto m'è parso il più incredibile tra tutti quelli che compongono Nessuna Giustificazione, quello da cui è più facile nascano beate illusioni sulle possibilità di salvezza per le vittime, ovunque siano rinchiuse...


Giampaolo Proni - La dea digitale
Nonostante La dea digitale sia un romanzo indubbiamente fantascientifico, non è stato pubblicato in una collana di genere ma, cosa piuttosto insolita, da Fazi Editore (quello di Eureka Street, tanto per citare un titolo piuttosto noto) che non mi pare abbia altri titoli di genere in catalogo.
La dea digitale è un incrocio tra cyberpunk e hard sf abbastanza originale da meritare una lettura. Nel romanzo di Giampaolo Proni c'è una storia appassionante, idee in abbondanza e pure l'aspetto scientifico non è da sottovalutare. Quello che manca è forse una maggiore profondità e consapevolezza nei personaggi e, soprattutto, nei dialoghi. In ogni caso questo romanzo è decisamente superiore alla produzione media fantascientifica che ci viene proposta dalle case editrici specializzate.
Peccato sia passato per le librerie praticamente ignorato, sia dal pubblico generalista, sia da quello più attento alla produzione di genere.


Alberto Cola - Goliath
Il romanzo di Alberto Cola era, al momento in cui lo lessi, il primo esempio di valida fantascienza italiana leggera in cui mi imbattevo.
Per fantascienza leggera intendo quel tipo di romanzi che non ambiscono a svelare la Verità sulla Vita, l'Universo e Tutto Quanto, ma che si accontentano, molto più discretamente, di intrattenere il lettore divertendolo e appassionandolo fino all'ultima pagina.
In questo senso Goliath è stata una gran bella sorpresa.
Ecco quello che scrivevo all'epoca:
Nonostante non ami particolarmente le storie di superuomini, Goliath fila che è una meraviglia, si legge d'un fiato, è appassionante e divertente.
Alcune osservazioni: Goliath è consigliabile a chi in un romanzo di sf cerca soprattutto l'azione, ambientazioni esotiche, rapidi cambi di scena, ninja assassini cattivissimi, scienziati e miliardari (più o meno) pazzi, scenari apocalittici, violenza e redenzione... insomma tutto l'armamentario del buon vecchio pulp di razza.
Se l'autore invece di chiamarsi Alberto Cola si chiamasse Albert Cole (o qualcosa di simile) immagino avrebbe tutt'altro seguito, ma tant'è...
A dirla tutta mi sarebbe piaciuta una prospettiva un po' più allargata: lo scenario rimane un po' troppo sullo sfondo per privilegiare personaggi e scorrere, frenetico, degli avvenimenti. Le descrizioni di Cola sono affascinanti (vedi per esempio la Torino di inizio romanzo), ma rimangono troppo isolate nel proseguio della vicenda. Altra cosa che m'è dispiaciuta è il destino dell'unico personaggio italiano di un certo peso nel racconto. 
Ma sono dettagli, che la storia si legge comunque con piacere.


AA.VV. - Frammenti di una rosa quantica
Di questa antologia che ambisce a presentare il meglio della nuova fantascienza italiana ho già parlato abbondantemente nel blog un anno e mezzo fa (il post è questo).
La qualità media dei racconti presenti non sarà forse all'altezza di una top five che si rispetti. Però tra le pagine di questo volume ci sono almeno 3 o 4 racconti che secondo me sono davvero memorabili, e si collocano abbondantemente sopra la media della produzione sf nostrana.
E poi scusate, le avete viste le illustrazioni che corredano i racconti? (lo so lo so, non dovrei fare 'ste cose, ma quando mi ricapita l'occasione?)


Dario Tonani - Infect@
Giovanni De Matteo - Sezione π²
Al quinto posto di questa classifica metto due titoli ad ex-aequo. Potete trovare qualche nota più approfondita sui due romanzi più indietro nel blog (rispettivamente qui per Infect@ e qui per Sezione π²).
Nessuno dei due volumi è un romanzo perfetto. Però se devo segnalare qualche titolo che mi dia qualche speranza per il futuro della fantascienza nostrana non mi vengono in mente esempi migliori.
Sia Dario Tonani che Giovanni De Matteo hanno le qualità per comporre (finalmente!) un romanzo italiano di fantascienza degno di posizionarsi tra i vertici del genere. Speriamo che nonostante la situazione editoriale nostrana sia davvero tragica i nostri non si perdano d'animo e insistano a battere la pista per le stelle. Io faccio il tifo per voi.

4 commenti:

  1. Hai letto Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici di Roberto Casati, Laterza 2006?

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  2. No. Non l'avevo nemmeno mai sentito nominare!
    A leggere su anobii sembra un libro interessante.
    Intnto me lo segno, se capita l'occasione non mancherò di leggerlo.

    Grazie per il suggerimento.

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  3. E' notevole, soprattutto il primo racconto. Buon relax tra i boschi ;)

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  4. La situazione editoriale nostrana non mi sembra così tragica... Non dico che sarà una cosa facile rispettare le aspettative, ma intanto mi fa piacere che ci siano, queste aspettative.

    Infect@, a mio giudizio, è già un romanzo eccellente, che merita di stare ai vertici.

    Per quanto mi riguarda, invece, i risultati e la capacità di tener fede a quelle attese dipenderanno solo da me. E non sai quanto mi faccia piacere poterlo dire, in un panorama in cui tutti sembrano alla ricerca dell'alibi perfetto.

    Buone ferie a te, Annalisa e ai pargoli. Ci rileggiamo, penso, non prima di un mesetto! Intanto, buone letture!

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