27 novembre 2007

Una sera allo stadio


Picture by Iguana Jo.
Grazie a una serie di circostanze speciali sono riuscito ad ottenere un accredito da fotografo per la partita valida per le qualificazioni al campionato europeo di calcio tra la nazionale italiana e quella delle isole Far Oer.
Tenuto conto che è stata la prima volta che entro in uno stadio per una partita di calcio da quando mi ci portava mio padre, devo dire che le cose sono andate abbastanza bene. Non essendo un gran tifoso la spinta per andare allo stadio è stata fornita prima di tutto dall'opportunità di fotografare una situazione unica, oltre che dall'occasione di provare le sensazioni di un evento importante quale può essere l'arrivo della Nazionale di calcio in un contesto provinciale come quello modenese.

Ecco dunque qualche immagine e alcune note a margine della mia dilettantesca partecipazione fotografica all'incontro Italia-Far Oer.

- La prima cosa che mi va di sottolineare è che la nazionale italiana di calcio vista nuda e cruda, senza cioé l'intercessione mediatica che accompagna l'evento televisivo, è decisamente più simpatica. Spogliata di tutta la retorica di cui è infarcita ogni sua apparizione, la nazionale diventa una semplice squadra di calcio, e quando scende in campo è quello che conta. E non c'è grande differenza (magari quella tecnica, ma il sudore in fondo è uguale per tutti) tra assistere alla prova dell'Italia da quella di qualsiasi altra partita di pallone sia dato occasione di guardare.

- i veri fotografi (veri per distinguerli da quelli come me, dilettanti allo sbaraglio) sono lavoratori, ne più ne meno come noi che ci tocca andare in ufficio/in negozio/in officina tutte le mattine. Solo che fanno orari e hanno luoghi di lavoro decisamente più scomodi. Però nonostante tutta questa normalità, i fotoreporter continuano ad essere circondati da un'aura quasi mistica, per accorgersene basta dare un'occhiata a come sono osservati dal pubblico che li circonda. Sarà il silenzio e la concentrazione che caratterizza il loro lavoro (ed è strano percepire quel silenzio all'interno della bolgia di uno stadio esaurito in ogni ordine di posti), sarà l'attrezzatura che si portano dietro, sarà l'aspetto decisamente ruspante, fatto sta che in genere risultano decisamente più umani e allo stesso tempo più speciali dei colleghi giornalisti al seguito.

- Seguire la partita da bordo campo si è rivelata alla lunga una bella noia. Esaurita la novità della situazione (più o meno il primo quarto d'ora del primo tempo :-) rimane l'interesse fotografico, soprattutto se la nazionale si riversa spesso e volentieri (e con ottimi risultati) nella zona in cui hai deciso di appostarti. Ma quando poi arriva il secondo tempo e la squadra inizia a tirare i remi in barca, aspettare che si decidano a proporsi in attacco non è certo la cosa più eccitante del mondo…
C'è poi da dire che vuoi per la mia inesperienza, vuoi per l'effettivo deficit hardware, non è che fotografare il calcio mi abbia dato tutte queste soddisfazioni. Anche dal punto di vista puramente estetico, credevo che il calcio visto dal vivo fosse più bello. In effetti fotografare il rugby (parlo di rugby perché è l'unica altra mia esperienza con uno sport di squadra…) mi è parso molto più soddisfacente. Anche se su questa cosa sarà il caso di tornarci il giorno che riuscirò a fotografare una partita del 6 Nazioni! :-)

Ma tutto considerato quella di mercoledì scorso è stata una bella serata, non ha piovuto (il che viste le previsioni meteorologiche è stato una bella fortuna!) e l'Italia ha pure vinto per 3-1. Io dico che ci si può accontentare.


5 commenti:

  1. che persona noiosa che sei

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  2. Bel resoconto. Noioso un kaiser :-)

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  3. :-)

    E poi voglio dire, farsi del male in un altro modo proprio no, eh?
    Proprio sul mio blog?

    Ti auguro di incontrare decine e decine di persone più interessanti, caro utente anonimo, almeno poi avrai altro da fare che annoiarti qui dentro.


    Ciao zio Gil! Ben ritrovato!

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  4. và mò là che anche il frisbee lo fotografi bene!

    :-)

    Lui

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  5. Eh! :-)

    Però fotografare il frisbee (il freestyle almeno) è diverso: non c'è la stessa distanza che c'è nel fotografare uno sport che si svolge su un terreno di gioco grande come un campo da calcio con le azioni che portano i giocatori ora di qua ora di là.

    Eppoi sarà che ormai sono di casa, ma fotografare i freestylers non lo trovo più così difficile (che poi ne sia davvero capace è tutto un altro discorso!)

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