18 gennaio 2016

Visioni: Revenant (2015)


La settimana scorsa, parlando di Macbeth, notavo come uno scenario reso in maniera straordinaria non è sufficiente a rendere memorabile un film. Sabato abbiamo visto Revenant e be', se in Macbeth il panorama era una bella cornice e un ottimo sfondo per una narrazione non perfettamente riuscita, lo scenario naturale che avvolge la vicenda narrata da Iñárritu diventa personaggio fondamentale nello sviluppo della storia, nel farsi protagonista tanto quanto bestie e uomini di un'epopea come da tempo non mi capitava di vedere.

Revenant è un western, e come tale deve fare i conti con un canone scolpito nella pietra. E Revenant è quindi retorico, semplice, diretto. Violento e appassionato come solo i migliori western riescono ad essere.

Di diverso e di memorabile Revenant ha un settore tecnico incredbilmente evoluto, capace di mescolare cgi e riprese dal vero in un modo mai visto prima (forse solo il precedente film di Iñárritu, Birdman, è stato capace di fare altrettanto, in un contesto peraltro completamente diverso).
Revenant è un film perfetto nella sua solidità, che sfrutta fino in fondo il talento dei due attori protagonisti, Leonardo "sguardo fisso" DiCaprio e Tom "occhi sfuggenti" Hardy, che mettono a disposizione del film il loro intero corpo, pelle, muscoli e sguardi, appunto, sia che non si perdano mai in chiacchiere - DiCaprio (sia prima che dopo l'intervento alla gola) - sia che sommergano i compagni di parole, ridondanti e prepotenti - Hardy.

Dicevo della retorica che permea tutta la pellicola. Retorica inevitabile, volendo girare un western canonico, ma retorica gestita benissimo dal regista, che la sfrutta per far procedere speditamente la storia (in questo senso è emblematica la scena dell'indiano impiccato) ed evidenziare senza soffermarcisi troppo sopra gli aspetti dovuti in un certo tipo di narrazione.
E dicevo anche della semplicità della storia, con una uomo che caccia un altro uomo per il più primitivo dei motivi. Quel che è tutt'altro che semplice è il ritmo e la cadenza del racconto, che si regge in equilibrio perfetto sulla continua triangolazione tra uomini, natura e immaginazione, con i primi rappresentati con tratti esasperati nella loro essere monotoni e monolitici nelle esigenze e nei desideri; la seconda a porsi come continuo limite da superare, esprimendosi in un linguaggio che è indispensabile conoscere per potervi sopravvivere; e infine l'immaginazione: che siano sogni o ricordi, l'immaginazione lavora, nonostante tutto, per fornire scopi e risorse a un uomo altrimenti perduto, a regalare un angolo riparato in cui trascorrere la notte.

Revenant è un film durissimo che non fa sconti a nessuno, che fa pagare con gli interessi allo spettatore la sofferenza percepibile in ogni secondo di film girato. Ed è proprio questa la sua grandezza: Revenant è un film popolare, nel senso migliore del termine, con alla regia un uomo perfettamente consapevole del potere del cinema, che esce vincente dalla sfida proprio perché non scende ai compromessi di tutti quei cosiddetti blockbuster d'autore in cui siamo incappati negli ultimi anni (ogni riferimento a Christopher Nolan è voluto).

Andatelo a vedere, che un film del genere è capace di riconciliarti da solo con buona parte del cinema popolare contemporaneo.

2 commenti:

  1. A me non e' piaciuto quasi per niente.

    L'ho trovato splendido come fotografia, ma con una storia dietro gia' sentita e vista svariate volte.
    Di maniera, direi. Come dici te, e' un western e deve seguirne gli stilemi, ma a me e' parso come un forzato esercizio di stile, fine a se stesso.

    E se per far vincere l'Oscar a Di Caprio si deve scegliere un film, che per favore non sia questo, e non solo perche' Inarritu e' il regista (persone che sarebbero inorridite se lo stesso film l'avesse fatto Tarantino ne parlano come d'un capolavoro).

    In conclusione: per me sopravvalutato, non certo il miglior film dell'anno. Io, si potesse, voterei Mad Max Fury Road tutta la vita :-)

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    1. Ciao Barney!
      Premetto che anche per me Mad Max Fury Road è il film dell'anno.

      Detto questo ribadisco anche qui quel che scrivevo su facebook discutendo del film con altri amici che non l'hanno apprezzato.

      Il "perché" del film è del tutto soggettivo e piuttosto fluido. In un altro commento proponevo un interpretazione conservatrice, ma Revenant potrebbe essre interpretato in termini spirituali, con il film letto come una riflessione sull'elaborazione del lutto, oppure in termini antimperialistici con DiCaprio alleato con gli indiani (è l'unico che parla direttamente con loro) a difendersi dall'invasione capitalista occidentale.

      Insomma, di carne al fuoco ce n'è parecchia, a patto di sinonizzarsi sul segnale di Iñarritu. Che altrimenti c'è poco da fare: il film risulterà nel migliore dei casi una bella cartolina, nel peggiore un atto retorico fine a se stesso.

      (BTW: adoro anche Tarantino, se può essere utile! :-))

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