11 giugno 2012

Glory Days

Questo post è per Bruce Springsteen.
Lo scrivo dopo aver assistito al suo concerto di Firenze.
Lo scrivo perché sono in debito con lui.
© Marco Borrelli


Bruce Springsteen non è mai stato in cima alle mie preferenze musicali. Massimo rispetto, certo, ma ho sempre fatto molta fatica ad ascoltare un suo disco dall'inizio alla fine. Poi sì, ci sono canzoni che ti entrano dentro e rimangono, (la Thunder Road all'inizio del triplo live 1975-'85, giusto per fare un esempio), ma nel complesso ho sempre giudicato la musica del Boss troppo popolare e troppo americana per andarci del tutto d'accordo.
Ma il rispetto per l'uomo, per l'artista, beh… quello c'è sempre stato, perché se quell'americano e quel popolare sono i limiti nel mio rapporto con la sua musica, rappresentano anche gli aspetti migliori della sua personalità pubblica: Bruce Springsteen m'è sempre parso il miglior esempio di artista che riesce a essere genuinamente popolare senza la necessità di svendersi, oltre a incarnare al meglio tutti gli aspetti per cui gli Stati Uniti d'America calamitano da sempre la mia attenzione, influenzando i mie gusti, i miei ascolti, le  mie letture.

Quando Annalisa mi ha regalato i biglietti per il concerto di Springsteen a Firenze, mi son detto ok, fantastico, andiamo a vedere il Boss prima che sia troppo vecchio per suonare ancora in giro. Sarà anche un concerto da anziani, ma la fama di Springsteen dal vivo è tale che non sarà certo una delusione.
Per prepararci al meglio abbiamo provato ad ascoltare Wrecking Ball, e beh… c'è salita un po' la preoccupazione, che, dite quel che volete, ma quel disco suona davvero troppo old-style e nostalgico per i nostri palati. Ma ok, siamo in ballo, balliamo.

Domenica pomeriggio partenza dopo pranzo. Un paio d'ore di viaggio, auto parcheggiata in zona tattica a due passi dallo stadio, ci rimane da trascorrere il pomeriggio. Proprio di fianco al Franchi c'è il campo del Firenze Rugby che, neanche a farlo apposta, ospita la finale del campionato under 16 nazionale tra Benetton Treviso e Unione Rugby Capitolina Roma. Potevamo rinunciare a una partita di rugby, soprattutto pensando che il figlio maggiore il prossimo anno giocherà in quella categoria?
Per la cronaca vince il Treviso, ma a noi è piaciuta di più la Roma, più brillante e intraprendente dei pari età veneti. Finita la partita c'è giusto il tempo per una birra e un panino e via, Springsteen ci aspetta.

Se siete mai stati a un concerto sapete bene come il tempo nell'attesa dell'inizio passi molto lentamente. Ci si guarda intorno, si chiacchiera, si osserva il pubblico con quel misto di noia e aspettative che crescono di ora in ora fino a non poterne più. Almeno fino a che non risuonano le note di C'era una volta il West a introdurre l'ingresso della E Street Band sul palco. Nel frattempo il clima che sembrava l'ideale per una serata di inizio giugno, temperatura perfetta, leggermente ventilato, sole che va e viene tra le nuvole, vira decisamente al grigio piombo con minaccia di pioggia. Springsteen non fa in tempo a finire Badlands che inizia a piovere. "Saran due gocce, vedrai che smette" saranno le più classiche delle ultime parole famose. La pioggia non smetterà più per tutte le tre ore e mezza di concerto, aumentando anzi d'intensità man mano che la serata procede.

Il concerto conferma tutto ciò che di buono avevamo sentito in precedenza sulle prestazioni live di Springsteen. Il Boss è una macchina da guerra, macina canzoni e chilometri su e giù per il palco, scendendo tra il pubblico in mezzo all'acqua, dirigendo la E Street Band, alternando momenti intensi ed emozionanti ad altri in cui il rock'n'roll più sfrenato la fa da padrone.
Bruce Springsteen non molla mai, nemmeno per un secondo, la presa sul pubblico. Si concede senza riserve, dando tutto e ancora di più, sia che scherzi o che provi qualche frase in un italiano stentato,  quando gigionegga o nei momenti più seri, con una voce che nonostante i suoi sessantadue anni è capace di toccare tutte le corde dello spettro sonoro: dall'urlo al sussurro, dal lamento in coda a The River, alla pura gioia di Twist and Shout, dall'intensità soul di My City of Ruins (per me il momento più alto della serata) al più classico dei rock'n'roll.

Anche senza conoscere più d'una delle canzoni (l'ho detto che non sono un fan, no?) l'esperienza del live di Springsteen è qualcosa che supera abbondantemente qualsiasi aspettativa potessi avere prima del concerto. E capisci perché c'è gente che lo segue da anni con decine di concerti alle spalle. Per un attimo credi di nuovo al sogno del rock'n'roll e comprendi come si possa arrivare ad adorare un tizio del genere. E a fine concerto, stremato, bagnato fradicio, con lui che proprio non ne vuol sapere di mollare lì e andarsi a riposare, ti rendo conto che è impossibile non volergli bene.
Continuerò a non riuscire a finire di ascoltare i suoi dischi, ma dopo le tre e mezzo di Firenze mi porterò per sempre un pezzo di Springsteen nel cuore.

© Paolo Arnetoli



Aggiornamento:
Ho appena scoperto queste foto. Che siate stati al concerto o meno, dategli un'occhiata, vi assicuro che ne vale la pena…



9 commenti:

  1. anch'io come te sono un "discreto" fun di Springsteen nel senso che ne conoscono la sua intera discografia ne mi piace tutto quello che conosco (ma il resto mi piace tanto). Diversamente da te però non sono stato a un suo concerto e per questo sono profondamente invidioso!

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    1. La tua invidia è cosa buona è giusta.
      Mi sarei invidiato anch'io a sapere prima cosa mi ero perso finora! :-)

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  2. C'ero anch'io, sotto quell'acqua torrenziale. E anch'io, sebbene abbia apprezzato lo Springsteen "classico" (Thunder Road, Born to Run, Badlands, The River, Dancing in the Dark...), non sono mai stato un suo fan sfegatato, e prova ne era che non ero mai stato a un suo concerto (e che stavolta mentre ci andavo, ascoltavo i Pink Floyd). Questo prima di domenica. Ma mi trovi d'accordo su ogni singola parola. Ora non so se riuscirò mai più a sentire una sua canzone senza pensare a questa serata. E penso proprio che un po' di brividi mi verranno (e non sarà il ricordo dell'umidità).

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    1. Come ho letto da qualche parte in rete: c'è chi ama Springsteen e chi non è mai stato a un suo concerto. :-)

      Tra l'altro ieri avrei voluto commentare da te, ma ho sempre i soliti problemi col tuo bog…
      Quel che avrei voluto scrivere è che, a differenza di Ratzinger (B16), Springsteen è uno di noi là sotto, o almeno è uno che cerca in tutti i modi di annullare la distanza. E in questo approccio c'è tutto un mondo di differenza…

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  3. PS. Comunque anch'io (ovviamente!) mi ero "preparato" su Wrecking Ball e devo dire che la stessa Wrecking Ball, che nel disco non mi dice granché, dal vivo l'ho trovata piuttosto potente.

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    1. Anche se l'altra sera si fosse messo a cantare O Sole mio credo sarebbe stata da brividi uguale…

      (ma non è che quell'omino verde che a un certo punto è passato di fianco a noi eri tu? mmmm… forse quello era solo reduce da pioggia misto birra… :-))

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    2. Concordo su O Sole Mio. E l'omino verde ERO io. E se ti dicessi che mi è parso (ma sul serio) di averti visto? Cioè, a un certo punto, nella lunga noia dell'attesa, mi son detto: toh, quello lì mi sembra proprio uguale uguale Iguana Jo.

      PS Ma chissà che ha il mio blog che non va... Qualche strana impostazione esotica? Ma sugli altri blog di Blogspot riesci a commentare?

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    3. Ma già che c'eri, non potevi palesarti? Mannaggia, quando mi ricapita di conoscere un marziano?

      Il tuo blog non ha nulla che non va. È il filtro aziendale che ha qualche elettrone fuori posto: questa è la schermata che mi si presenta ogni volta che provo ad accedervi…
      Il bello è che invece col mio client RSS ti leggo tranquillamente, commenti compresi (per fortuna!).

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    4. E' vero, sono un autentico blog sporcaccione! :D

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