25 giugno 2012

Letture: Anathem, di Neal Stephenson


© giorgio raffaelli
Se il compito dello scienziato è creare una narrazione del reale coerente con i dati e le informazioni disponibili per poi portarla alle estreme conseguenze; se il compito del filosofo è invece il racconto del come e dei perché queste narrazioni possano aver luogo, allora Neal Stephenson è la voce ideale per illustrare al lettore come scienza e filosofia si possano incrociare, e per di più con ottimi esiti narrativi se non letterari.
Con Anathem (pubblicato in Italia da Rizzoli in due volumi, intitolati rispettivamente Il pellegrino e Il nuovo cielo) la carriera letteraria di Stephenson riparte da zero. O meglio, con Anathem, Neal Stephenson fonde (finalmente?) la sua passione per la conoscenza enciclopedica e multidisciplinare del passato (vedi il Cryptonomicon prima e il Ciclo Barocco poi) con l'invenzione e la speculazione della miglior fantascienza. Quella fantascienza che Stephenson ha contribuito a plasmare negli anni '90 dello scorso secolo (Snow Crash, L'era del diamante), finendo per  diventare uno degli autori fondamentali per comprendere le caratteristiche che il genere ha assunto negli ultimi decenni. Che scriva fantascienza o meno, c'è però un tratto comune a tutta l'opera dell'autore americano. I romanzi di Stephenson sono forse il miglior esempio contemporaneo di quella letteratura definita d'idee. Letteratura che privilegia cioé la discussione di uno o più elementi scientifici/storici/filosofici,  affrontati all'interno di un nucleo romanzesco dai punti di vista più disparati, con il supporto di una storia, di personaggi, e di ambienti che pur fondamentali non costituiscono il centro della narrazione.

Anathem richiede un grosso impegno al lettore, che deve affrontare dalle prime pagine un'immersione totale e spiazzante nella realtà complessa del romanzo.
La storia di Anathem è la storia di fraa Erasmas, giovane studente del concento di Saunt Edhar - sorta di convento laico in cui  da secoli scienziati e filosofi vivono isolati dal resto del mondo per dedicarsi alle rispettive ricerche -  che a causa di una situazione eccezionale nella storia di Arbre - il pianeta su cui si svolge l'azione - si ritroverà protagonista di un'epopea di esplorazione, scoperta e cambiamento.
La sovrabbondanza di neologismi e invenzioni, insieme all'approccio diretto della prosa di Stephenson, rischiano di stordire il lettore. D'altra parte le soddisfazioni non mancano, che la cura con cui l'autore assembla ogni singolo dettaglio è fonte continua di stupore e meraviglia, soprattutto in quei momenti in cui si realizza il parallelo tra il medesimo concetto particolare espresso nei temini arbreiani e la sua successiva identificazione nella nostra realtà, nella nostra lingua.

La vicenda narrata dal romanzo è piuttosto semplice nel suo sviluppo. Ciò che rende Anathem speciale nel panorama letterario attuale è la profondità e il dettaglio della costruzione narrativa di Neal Stephenson. Sviluppare una cronologia della storia socio/politica di Arbre e svilupparla in modo coerente con quella parallela e particolare dell'evoluzione - non priva di vicoli ciechi, improvvisi freni e momenti di feconda esplosione - del pensiero scientifico/intellettuale del pianeta, narrando la vicenda da un singolo, limitato - nel tempo e nello spazio - punto di vista è impresa che  da sola rende la lettura del romanzo un'esperienza a tratti entusiasmante. Collocare il tutto all'interno di una vicenda romanzesca altrettanto coerente e brillante per accadimenti e prospettiva, fa ben capire come mai il nome di Stephenson sia tra quelli più osannati dentro e fuori i confini del genere.

Se le avventure di Erasmas, nel concento prima e a spasso per il pianeta poi, seguono uno schema classico di indagine ed esplorazione, il progressivo allargarsi della visione del protagonista dalle mura della sua cella e dalle riflessioni sulla sua carriera scolastica, fino ad abbracciare gli estremi limiti della conoscenza scientifica, arrivando nel frattempo a tastare con mano pregi e difetti della millenaria società umana di Arbre, permette all'autore le più varie speculazioni: da quelle più prosaiche (si fa per dire) sul calcolo matematico e la coltivazione della terra, dalla geometria fino alla fisica quantistica, dalla politica alla religione, dal concetto di multiverso alla filosofia alla cosmologia, rendendo di fatto Anathem un concentrato di idee e meraviglie come di rado capita incontrare. E di fronte a un libro con una tale densità di stimoli intellettuali diventa quasi irrilevante che Stephenson tratti i propri personaggi più come vettori di informazione che come persone. Certo, i momenti di introspezione e relazione tra Erasmas e le persone che lo circondano sono presenti e servono a rendere la storia più partecipata e avvincente, ma lasciano comunque l'impressione di essere accessori al vero fulcro del romanzo.
Se vi aspettate quindi una storia appassionante di eroici scontri ed esplosioni cataclismatiche, se volete leggere di buoni e cattivi che si confrontano per un premio finale, se apprezzate l'introspezione dei personaggi o cercate storie d'amore o sentimenti, beh… forse Anathem non è il libro giusto (tutti quegli elementi ci sono, ma sono fuori fuoco, laterali, sfumati). Se invece la complessità del reale vi appassiona e  le innumerevoli relazioni tra idee, storia e persone non mancano di affascinarvi, se la meraviglia del cosmo è un aspetto fondamentale che cercate nella narrazione in cui siete immersi, beh… allora Anathem diventa probabilmente una lettura fondamentale.

Per concludere queste note mi pare doveroso citare Valentina Ricci, che ha tradotto Anathem in italiano. Affrontare un romanzo che sulle invenzioni linguistiche fonda moltissimo della complessità della narrazione non dev'essere stato un lavoro facile. Non so se la sua traduzione è perfetta (per quel che significa…), di certo io l'ho apprezzata molto, che leggere il romanzo di Stephenson in lingua originale credo sarebbe stato piuttosto difficoltoso.

10 commenti:

  1. Mi erano mancate le tue recensioni, devo dire che hai fatto anche molto bene a citare la traduttrice. La traduzione, spesso è un aspetto della cura editoriale che diamo troppo per scontata, però è quello più importante.

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    1. La traduzione è fondamentale, e dovrebbe essere tanto ben fatta da risultare invisibile.

      Ma in questo caso mi sono sentito in debito con la traduttrice, dato che ero lì lì per prendere Anathem in lingua originale. E, beh…, col senno di poi credo sarebbe stato davvero dura (o almeno luuunga…) arrivare a fine volume.

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  2. Oh, finalmente la tua rece! Dio che razza di goduria questo romanzo. Complesso, fuori dai canoni e divertente. Ci ho messo tanto tempo a leggerlo ma ne è valsa la pena. Per quanto riguarda la traduzione io fui un pò più cattivello, ma col senno di poi hai ragione tu: leggerlo in originale sarebbe equivalso a "morte"!
    Io ho adorato la parte finale col viaggio verso i geometri. Secondo me una delle robe più belle che abbia mai letto.

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    1. Sì, questo di Stephenson è davvero un romanzo fuoriclasse.
      C'è tutto e anche di più e merita l'impegno che richiede.

      Fai bene a sottolineare quel viaggio, che tutta la storia di Ersmas è una meravigliosa progressione geografica oltre che cognitiva.

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  3. Ce l'ho lì e adocchio il primo libro continuamente. Mi sa che prima della fine dell'estate me lo divorerò. :)

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    1. Antahem non è un libro facile e credo che per godere appieno della sua lettura abbia bisogno di un particolare stato mentale (almeno, con me è andata così).
      Il mio consiglio è di aspettare che ti chiami, che altrimenti rischi di piantarti entro le prime 50 pagine.

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  4. A me non mi chiama ;)
    Non so, l'idea è carina, ma ho paura di soffrire sulla (lunga) distanza

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    1. Lo capisco. In effetti non è un romanzo che ti consiglierei.
      In un certo senso mi pare che sia un po' troppo hardcore, fantascientificamente parlando, rispetto alle letture che prediligi.

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    2. A proposito, da Davide ho aggiunto qualche suggerimento per riempire il tuo nuovo reader :)

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