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"…secondo voi che cosa manca di più alla fantascienza italiana in Rete?
Quali sono le aree che un nuovo sito fantascientifico dovrebbe coprire, e che non sono già coperte da fantascienza.com?
Personalmente a me piacerebbe vedere un sito che avesse una maggiore inclinazione verso la fantascienza letteraria e, in particolare, un atteggiamento critico più severo, senza cadere in eccessi "gamberettistici" ma anche riconoscendo il fatto che la maggior parte della fantascienza italiana che si pubblica è di qualità insoddisfacente.
Mi ha sorpreso però di recente un amico, appassionato di fantascienza della zona di Roma, che mi ha detto che per lui e i suoi amici fantascienza.com è troppo serioso e spocchioso, e che a loro piacerebbe un sito più goliardico e caciarone!
Posso chiedere la vostra opinione?"
Nell'attesa di leggere qualche altra opinione, ecco la mia.
Non potrei essere più d'accordo con Vanamonde.
Fantascienza.com fa un ottimo lavoro per quanto riguarda l'informazione: non c'è praticamente nulla che si muova sulla superficie del mondo fantascientifico internazionale che sfugga ai radar della loro redazione.
Quel che manca - e non solo nella corazzata delosiana, ma nella rete nel suo complesso - è uno spazio critico degno di questo nome dedicato alla produzione fantascientifica nazionale e internazionale.
Quest'assenza del resto non mi stupisce. Dando un'occhiata a quella manciata di luoghi dove la fantascienza gode ancora di un certo apprezzamento mi sono reso conto che a essere interessati al genere siamo davvero in pochi.
All'esiguità del numero va poi aggiunta una caratteristica precipua del frequentatore del genere: nella maggioranza dei casi infatti chi si occupa di fantascienza pare più interessato a scriverla, piuttosto che a leggerla.
Il che crea un curioso cortocircuito.
Dando per scontato che - salvo eccezioni - nella letteratura di genere sia impossibile ottenere buoni risultati senza una costante e assidua frequentazione dello stesso, in Italia ci troviamo al paradosso che pur essendoci pochissima disponibilità di testi, si ha al contempo una produzione enorme (per le dimensioni circoscritte della scena locale) di fantascienza scritta mandata poi allo sbaraglio.
Dal mio punto di vista - che ripeto a scanso di equivoci, è solo quello di un lettore convinto delle potenzialità del genere - è evidente come non ci possa essere alcuna evoluzione del movimento fantascientifico nazionale senza una contemporanea crescita delle capacità critiche di tutti i soggetti interessati (lettori, autori, appassionati, editori). Per sviluppare una qualche competenza critica sarebbe però necessario consumare un quantitativo di fantascienza di qualità, che qui da noi semplicemente manca, per poi iniziare a confrontare la produzione nazionale con gli standard dettati dai maestri del genere.
In altre parole: come si fa a scrivere buona fantascienza senza avere della buona fantascienza da leggere? E come si può giudicare la buona fantascienza se si ha a disposizione solo un quantitativo miserevole di quanto di buono viene prodotto ogni anno nel resto del mondo?
Non so come si possa uscire da questo circolo vizioso. Non so nemmeno se sia possibile, abituati come siamo ad accontentarci, a distribuire complimenti agli amici ed ignorare tutti gli altri, tanto da arrivare addirittura all'autocensura, per il timore di tagliare quei pochi ponti che ci legano al resto dell'asfittica scena locale.
O precipitando fino all'eccesso opposto, per cui si pontifica e si insulta, si distrugge e si massacra, avendo del tutto perso di vista quello che dovrebbe essere il fine ultimo dell'attività del lettore.
…
In Italia si legge poco ma si scrive tanto, questo è vero.
RispondiEliminaMa è una contraddizione e non porta a nulla di buono.
Probabilmente servirebbe una bella dose di umiltà da distribuirsi gratuitamente a chiunque, sia a chi decide di regalare il proprio capolavoro al mondo (che poi magari tanto capolavoro non è), sia a quelli che pensano che stroncare sistematicamente l'operato altrui sia una sorta di missione divina, un servizio reso all'umanità (visto che di arroganza e supponenza non si sente certo la necessità).
Una soluzione? Forse smettere di prendere troppo sul serio ciò che alla fine dei conti dovrebbe essere uno svago, qualcosa di piacevole con cui passare il nostro tempo libero.
in Italia ci troviamo al paradosso che pur essendoci pochissima disponibilità di testi, si ha al contempo una produzione enorme (per le dimensioni circoscritte della scena locale) di fantascienza scritta mandata poi allo sbaraglio.
RispondiEliminaQuesto passaggio non l'ho mica capito, più che un paradosso mi sembra una contraddizione. A meno che tu non stia confrontando la disponibilità di testi stranieri con la produzione enorme italiana. Anche se fosse così, però, i dati ti darebbero torto. I libri di SF a firma di autori italiani usciti nel 2011 si contano in un baleno (sono 3 per Urania, 2 per Odissea, 3 per Fantascienza.com, un paio per editori maggiori pubblicati senza etichetta, un'antologia e un romanzo cybergoth per editori minori ma con un buon presidio grazie al web e alle presentazioni; lascio fuori dal conto le eventuali autoproduzioni e la microeditoria). Anche solo prendendo Urania, Urania Collezione e Odissea Fantascienza, le tre principali collane in circolazione, si arriva a un numero di titoli stranieri almeno triplo rispetto alla conta degli italiani.
Magari non è comunque sufficiente {e ci mancherebbe che l'appassionato vero si accontenti [un appassionato che si accontenta è una contraddizione in termini (se ti accontenti non puoi essere davvero appassionato)]}, ma a me sembra che le basi per avere uno spaccato soddisfacente delle diverse fasi storiche e delle tendenze attuali non manchi per cominciare a capire da dove veniamo e cosa stiamo facendo. Per capire dove stiamo andando, ecco, lì occorrerebbero capacità critiche di analisi e di indagine un po' più avanzate, e direi che con quello che comunque circola, nel giro di una decina d'anni di frequentazione del genere e con la giusta motivazione (diciamo abbastanza da leggersi o rileggersi 50 romanzi e un centinaio di racconti ogni anno) io direi che un critico in erba può pure venire fuori.
RispondiEliminaIl problema semmai è che se chiunque può improvvisarsi scrittore (i filtri dell'editoria web, anche escludendo i casi non rari di autopubblicazione sul proprio sito, sono comunque labili, implicando un rischio d'impresa nullo o comunque inferiore rispetto alla carta), a maggior ragione chiunque ormai può improvvisarsi critico (a maggior ragione ancora, se a un certo punto è rimasto bruciato da un concorso, una selezione o anche solo un feedback); ma come dicevi tu, alla fine della fiera, a leggere e basta restano poi davvero in pochi. Che poi sono anche quelli che di ciò che dicono/scrivono i critici o presunti tali possono anche sbattersene alla grande, perché vista la sua riconosciuta specializzazione, si presume che il lettore medio di SF compia le proprie scelte in autonomia quasi assoluta, sulla base dell'esperienza pregressa e dei propri gusti.
A mio parere, i critici servono a tre categorie di persone: 1. chi scrive; 2. chi si avvicina alla lettura; 3. che si risolve ad approfondire ciò che c'è dietro la scrittura. I critici improvvisati generalmente producono i seguenti effetti: 1. causano amarezza in chi scrive (un conto dopotutto è vedersi smontato un romanzo da Fredric Jameson o John Clute, un altro ritrovarsi sotto il bisturi di uno pseudo-critico che non ha nemmeno il coraggio di esporsi con il proprio nome e cognome); 2. allontanano i curiosi neofiti dal genere (alimentando l'impressione che a. la fantascienza è ormai morta; b. la fantascienza è ancora viva, ma di certo non in Italia; c. la fantascienza non è roba da italiani; d. proseguire a piacimento nel gioco delle permutazioni delle possibili cause dell'estinzione del genere); 3. per completare l'opera, annoiano a morte chi sarebbe pure disposto all'approfondimento, ma magari parte già con delle basi decisamente superiori rispetto a quelle che può vantare lo pseudo-critico. Quelli che restano magari si divertono pure, ma è un divertimento sterile, che non insegna nulla, e che trasforma la narrativa in pornografia da salotto, né più né meno di quando Vespa esibisce al suo pubblico notturno il plastico della casa del delitto.
In definitiva, gli pseudo-critici non rendono un buon servigio alla causa. A me (che provo a fare entrambe le cose, scrivere di mio e parlare della scrittura altrui, e per questo mi infilo nella categoria degli aspiranti critici), dei rapporti interessa poco, non essendo mai stato un campione di relazioni sociali. Mi interessa però che quanta più gente possibile venga messa in condizione di scoprire i titoli che mi hanno convinto e che continuano a sedurmi (insegnandomi qualcosa, o magari anche solo assicurandomi un buon intrattenimento) ancora oggi che ne avrò letti a sufficienza per scriverne una mezza dozzina [secondo il celebre proverbio cinese (il conto non vuole assolutamente aspirare a implicazioni di carattere qualitativo)], e in questo modo impari ad apprezzare e riconoscere le potenzialità del genere (che secondo me resta un formidabile strumento di analisi critica del mondo là fuori).
RispondiEliminaPer concludere questo sproloquio (per cui ti chiedo scusa soprattutto per essere andato a ripetizione dentro e fuori dal tema, ma l'argomento si presterebbe ancora a pagine e pagine di motivazioni e divagazioni), riprendo la chiosa di Sekhemty: al contrario, la fantascienza è una cosa seria, non meno di qualsiasi altro genere o del mainstream, o del cinema, o della musica. Ma la serietà (in questo caso = maturità) del suo pubblico si misura anche dalla capacità di lettori e critici di ponderare i valori e discriminare nella massa tra qualità alta, media e bassa, senza mai perdere di vista il mix complessivo quando si parla di genere nella sua totalità. Specie quando se ne parla a chi il genere non lo bazzica (ancora).
Decisamente IT: in definitiva, forse come sostiene Vanamonde un sito di "critica accademica" è l'unica cosa che manca alla scena italiana. I critici militanti dovrebbero invece trovare la forza e il coraggio per arginare il ruolo strabordante degli pseudo-critici con cui troppo spesso finiscono per essere confusi. Gli scrittori continuino a fare il loro mestiere (spesso mal retribuito, ancora più spesso avaro di gratificazioni), sempre con tenacia, magari dando una mano con la loro opera a entrambe le espressioni della critica, e relegando gli pseudo-critici all'emarginazione che meritano. E ai lettori, come sempre, la parola finale.
@ sekhemty: concordo sull'umiltà, non del tutto sul fatto di prendere la faccenda meno sul serio. Mi spiego: credo che la scrittura e la lettura siano attività che oltre a svagare concorrono a formare un percorso di crescita individuale. In questo senso sono attività serissime.
RispondiEliminaQuello che non va assolutamente preso sul serio è il peso che queste attività hanno sulla nostra sfera sociale.
@ X: innanzitutto grazie per il corposo contributo. Più tardi spero di riuscire a rispondere ad almeno alcuni degli argomenti che sollevi.
RispondiEliminaPer ora una precisazione.
Nel post scrivevo: "in Italia ci troviamo al paradosso che pur essendoci pochissima disponibilità di testi, si ha al contempo una produzione enorme (per le dimensioni circoscritte della scena locale) di fantascienza scritta mandata poi allo sbaraglio."
Mi fai notare che ""Questo passaggio non l'ho mica capito."
Hai ragione, sono stato poco chiaro. Mi riferivo al fatto che mai come in questi ultimi mesi ho notato come la rete pulluli di concorsi, (micro)progetti narrativi, idee editoriali, proposte di pubblicazione e soprattutto di aspiranti scrittori. E 'sto bendiddio ruota tutto intorno a fantascienza e dintorni.
Probabilmente tutta questa vitalità c'è sempre stata, ma mi sembrava giusto evidenziare come a tale quantità di proposte dal basso non corrisponde una medesima offerta fantascientifica dall'alto (E per "alto" intendo volumi in libreria e visibilità al di fuori dei circoli degli appassionati).
Non intedevo che scrittura e lettura siano attività poco serie, ci mancherebbe.
RispondiEliminaVolevo dire che sarebbe opportuno dare alla cose la propria dimensione, e che in un contesto come quello della letteratura l'arroganza e la supponenza non dovrebbero entrarci.
In realtà io credo che il problema sia che gli spazi di critica "istituzionali" leggi riviste, libri e quant'altro siano pochi e gestiti sempre dalle stesse persone...e intendiamoci non lo dico come polemica, anzi meglio che ci siano il problema è che faccio fatica a vedere il ricambio, le nuove generazioni, i cosidetti eredi.
RispondiEliminaIn più se dal basso riusciamo a creare qualcosa di decente vedi Ucronie Impure che per me, che ho letto i racconti, aveva storie valide ma se queste storie non riescono ad uscire dalla rete?
Tornando alla critica io non avrei problemi (parlando da lettore) ad avere spazi di critica sia seriosa sia alla maniera desiderata dagli amici di Vanamonde sarebbe una maniera di arricchimento rispetto alla situazione odierna, ma chi comincia?
La domanda delle domande... :)
@ X: il punto saliente del tuo commento mi pare sia riconoscibile nella figura del pseudo-critico o critico improvvisato che dir si voglia, che con la sua mancanza di competenza e/o la sua scarsa capacità comunicativa rende un pessimo servizio alla costruzione di una scena fantascientifica viva e vitale.
RispondiEliminaSe le cose fossero così chiaramente distinguibili non potrei che essere d'accordo con te.
Purtroppo però non c'è modo di distinguere a priori un critico improvvisato da un critico serio.
Entrambi esprimono opinioni, entrambi giudicano un'opera con gli strumenti che si son ritrovati ad avere a disposizione. Non è l'Accademia che ci può salvare (l'avesse mai fatto…) e non è certo all'Accademia che Vanamonde fa riferimento nel suo evidenziare il vuoto critico che ci circonda.
Non ci sono titoli che possano dar lustro al nome di un recensore al di fuori di quelli conquistati sul campo, scrivendo e dibattendo su questo o quel romanzo, autore, movimento.
Quel che fa la differenza è la capacità del recensore di entrare in sintonia col dato testo, col dato lettore. Che è poi la stessa dote di un buon autore, no?
Per questo motivo credo che l'unica speranza possa derivare dal vedere la moneta cattiva della critica improvvisata sostituita da quella buona, coniata da chi il genere lo ama, da chi lo frequenta e, soprattutto, da chi lo conosce. Ci sono i presupposti perché ciò accada?
Non lo so. Quel che so è che di "buona critica" in giro ne vedo davvero poca.
@Nick
RispondiElimina"In più se dal basso riusciamo a creare qualcosa di decente vedi Ucronie Impure che per me, che ho letto i racconti, aveva storie valide ma se queste storie non riescono ad uscire dalla rete?"
Ma tu cosa intendi con "uscire dalla rete"? Perchè secondo me la possibilità di venire pubblicati in volumi che poi finiscono relegati a scaffali invisibili delle librerie non è un gran che come "uscita"... Viceversa, la possibilità di girare in formato digitale e di essere condivisa su blog, spazi letterari e di critica via Web consente una diffusione decisamente maggiore... Secondo me ciò che realmente manca in certi casi è la cooperazioni tra le varie realtà web, che a volte sembrano voler "litigarsi gli utenti", utenti che a loro volta si dividono in inutili fazioni (tipo i pro-gamberi e i contro-gamberi) senza rendersi conto che questa altro non è che la solita "lotta tra poveri", passatemi il termine.
Tra l'altro anch'io sono contrario alle stroncature a priori, o peggio ancora offensive nei confronti dell'autore, il problema è che fin troppo spesso le critiche negative sono motivate da citazioni, argomenti validi et similia, mentre le accorate difese nei confronti dei poveri autori/libri violentati sono basate sul niente o, peggio ancora, su quella mostruosità che è il "i gusti sono gusti".
@ Gherardo Psicopompo.
RispondiEliminaTi rispondo volentieri, ho parlato di Ucronie Impure per poter parlare di qualcosa con cognizione di causa, vedi io di quel concorso sono stato immodestamente giudice, e ti posso assicurare che la qualità media dei racconti presenti era uguale se non in molti casi superiore a quello di molte antologie nostrane (Bad prisma) ma anche statunitensi. Quello che rimarcavo con dispiacere è che quegli autori e quei racconti avranno molte meno possibilità di essere letti rimanendo poco conosciuti.
E meriterebbero di essere letti,credimi.
In più come lettore (e Iguana lo sa) non vorrei più una libreria solo con Twilight e affini, vorrei la possibilità di poter scegliere, cosa che ultimamente manca.
Sulle critiche, se vai a vedere le mie per esempio. noterai che quando (nel mio minuscolo) discuto cerco di essere il più gentile e costruttivo possibile quando segnalo qualcosa che non mi piace (sempre nel mio minuscolo).
Sulla mancanza di aggregazione posso darti in parte ragione, però per fortuna, le cose stanno cambiando: lentamente stiamo creando gruppi di persone che si stimano e che collaborano.
Anzi sai cosa ti dico?
C'è spazio anche per te, saresti il benvenuto. ;)
Anzi grazie per avermi dato la possibilità di chiarire meglio il mio pensiero.
@ Iguana Jo: il punto saliente voleva essere in realtà che ci sarà anche un brusio diffuso su tutta la banda della scena SF, ma i segnali che vi sono dispersi vanno isolati dal rumore di fondo. Non invoco l'Accademia, ma obiettivamente se c'è una cosa che manca in Italia è proprio una testata di critica accademica, come potrebbe essere una Science Fiction Studies o una qualsiasi delle altre riviste accademiche pubblicate in America. Sicuramente non testate che spopolano, ma che esistono per offrire anche un approfondimento che possa essere un di più rispetto a quello che abbiamo qui da noi (e che comunque non mi pare poco: Robot, Fantascienza.com, Delos, Next Station, Continuum). Forse potrei citare come idea di paragone la rivista di studi salgariani Il Corsaro Nero, che pure in passato si è occupata di fantascienza (e fantascienza italiana, e cyberpunk all'italiana...).
RispondiEliminaPS: Di buona critica sul genere magari ce ne sarà poca, ma me ne viene in mente di ottima in abbondanza, a firma di Valla, Lippi, Proietti, Treanni, Manco, Paura, Del Santo, Lusetti, Tonelli...
Uhm...per la verità io non credo che la critica accademica possa dare il giusto apporto alla letteratura di genere in Italia. Credo che nella migliore delle ipotesi stroncherebbe il 99% della produzione, e nella peggiore si venderebbe per fare critiche positive agli autori disposti a ricorrere a certi metodi (e ce ne sono un botto, anche la scena web lo dimostra).
RispondiEliminaQuello di cui ci sarebbe veramente bisogno è una vera inversione di tendenza, per cui il monopolio sugli scaffali delle librerie (fisiche) non fosse l'unico metro con cui si decreta il successo o l'insuccesso di un'opera. Parliamoci chiaro: ma finchè gli scaffali del reparto fantascienza delle librerie saranno pieni di ristampe di Philip K. Dick o di Asimov quante saranno mai le persone che dicono "toh, voglio cominciare a leggere fantascienza, fammi vedere sotto tutte queste montagne di classici imperdibili se trovo il libro di un autore italiano poco conosciuto ma bravo..."? Io credo nessuno.
Un'ipotetica soluzione è creare una grande rete di comunità online (una grande comunità sarebbe ingestibile) per diffondere la cultura del passaparola, dei libri in digitale, della critica civile ma sensata e soprattutto della lettura con cognizione di causa.
Sono sostanzialmente d'accordo con te, Iguana, e di conseguenza con Vanamonde. Manca della critica seria - non nel senso di togata, ma quantomeno esperta e lontana dagli isterismi da fan-boy. Sulla questione della goliardia: credo che un po' di humor faccia bene e sdrammatizzi. Certi siti che si danno un tono tronfissimo esibendo gratuitamente paroloni su paroloni, le critiche Genna-style insomma, sono imbarazzanti e ridicole. Credo che bisognerebbe evitare il fandom, il professorismo pezzente e il gamberettismo. E a quel punto potrei anche partire con la frase fatidica: "facciamocelo noi, il sito di sf letteraria dei nostri sogni!" A questo punto, gettato il sasso, nascondo il cavalcavia...
RispondiElimina@ X: un buon esempio di sito che si occupa di critica fantascientifica senza mai indulgere nei toni paludati dell'accademia, rimanendo al contempo rigoroso e appassionato, è Torque Control, il blog di Vector, la rivista di critica della BSFA.
RispondiEliminaCi fosse una realtà analoga in Italia sarei un lettore felice!
Per quanto riguarda i nomi che elenchi in fondo al commento, ti rimando a quel che scrivevo a proposito di Robot qualche settimana fa. Non ho nulla da ridire sulla competenza di Lippi, Proietti, Valla, solo mi piacerebbe approfondissero temi e opere attuali, invece si occuparsi prevalentemente della storia del genere. Riccardo Valla, per fare un esempio ha scritto ottimi articoli di approfondimento ma, per quel che ricordo, l'autore più recente di cui si è occupato è Greg Egan, e da allora son passati quasi dieci anni!
@ Gherardo Psicopompo: "Un'ipotetica soluzione è creare una grande rete di comunità online (una grande comunità sarebbe ingestibile) per diffondere la cultura del passaparola, dei libri in digitale, della critica civile ma sensata e soprattutto della lettura con cognizione di causa."
Credo anch'io che questa possa essere una soluzione (anche se non capisco cosa intendi per "lettura con cognizione di causa"), con tutti i dubbi del caso sulla capacità di crescita di un movimento tenuto a stecchetto dalla mancata disponibilità della maggior parte dei piatti forti della fantascienza internazionale.
@ negrodeath: "Credo che bisognerebbe evitare il fandom, il professorismo pezzente e il gamberettismo" Perfetto! Non avrei potuto dirlo meglio.
BTW nascondi pure il cavalcavia, noi da qua ti vediamo bene comunque! :-)
A parte gli scherzi, io ci provo anche, ma mi rendo conto di non essere in grado di stendere le recensioni e gli articoli che mi piacerebbe leggere. Però se tu, Davide, Marco, Vanamonde, Elvezio e Giovanni ci voleste provare avreste tutto il mio incondizionato appoggio!
Blogger mi odia e non mi lascia postare ciò che voglio.
RispondiEliminama a questo punto avete detto tutto voi.
Sottoscrivo la mozione di Negrodeath, e condivido molte delle posizioni di X.
Ed è vero - ci sono molti pesi massimi che fanno eccellente critica, ma il rischio di Living in the Past è molto forte.
(oibò, ora funziona)
RispondiEliminaSul mettere in piedi un sito nostro di critica seria...
Non sarebbe difficile - si potrebbe fare un blog a più mani come Night Bazaar o We Read Science Fiction.
A questo punto, per renderlo "serio" e "dargli un tono" basterebbe implementare un sistema di open reviewing come usano su PLOS.
In prima battuta, l'articolo viene postato ed è accessibile solo ai lettori registrati, che lo votano (basta un sì/no); se l'articolo riceve abbastanza voti positivi (e commenti, suggerimenti di revisione eccetera), viene poi postato publicamente.
Bello liscio.
Beh, l'idea sembra ottima...
RispondiElimina@IguanaJo: per lettura con cognizione di causa intendo che i lettori, così come gli spettatori di film o pièce teatrali, o qualsiasi altro tipo di pubblico, devono essere educati. Se fin da bambino ti abituano a mangiare il cibo per gatti, tu avent'anni penserai che sia una delizia, e che la fiorentina al sangue fa schifo. Ma questa non è questione di gusti, è questione di educazione, perchè anche nel gusto c'è un'oggettività di fondo, data dalla qualità del cibo. O dell'opera, se si parla di fruizione di cultura.
Una persona non educata all'arte contemporanea nei tagli sulla tela di Fontana vedrà solo una tela rovinata. Ma non è questione di gusti, è questione di sensibilità non educata. La sensibilità, la capacità di formulare pensieri complessi, di fare ragionamenti, persino quella di provare emozioni, sono un po' come i muscoli: se non le alleni si atrofizzano. E se le alleni male si strappano.
Spero che la metafora sia stata abbastanza chiara... :/
@ SteamDave: "In prima battuta, l'articolo viene postato ed è accessibile solo ai lettori registrati, che lo votano (basta un sì/no); se l'articolo riceve abbastanza voti positivi (e commenti, suggerimenti di revisione eccetera), viene poi postato publicamente."
RispondiEliminaMi pare un ottimo sistema.
Vai, implementa e torna! :-)
@ Gherardo: Chiarissima. Ora comprenderai i miei timori sul grado di "educazione" del pubblico italiano. Qua in giro non è che si vedano molte fiorentine da gustare. Non siamo al cibo per gatti, ma ci tengono comunque a dieta stretta.
Senti, batute a parte...
RispondiEliminaOra sono abbastanza incasinato, fra chiusura dell'anno di ricerca e quanrt'altro.
Poi stramazzo per quindici giorni.
Poi voglio vedere cosa combina Angelo Benuzzi.
Ma per il 2012 la cosa si potrebbe anche fare, e non sarebbe difficile.
Il mio unico problema - basato su passate esperienze - è che poi tutti quelli che avevano detto "grande, sì, facciamolo!" ti mollano, e tu ti trovi a dover gestire da solo quello che doveva essere un blog multi-autore.
Insomma, il problema sono gli altri ;-)
Però ad implementare la cosa che ho descritto... eh, certo che mi piacerebbe.
E non sarebbe neanche difficile.
C'ho pensato su in questi giorni e sono arrivato alla conclusione che metter su una piattaforma di quel tipo non vale il lavoro che comporterebbe.
RispondiEliminaDa quel che mi pare di capire le persone interessate a un progetto simile si contano sulle dita di un paio di mani e hanno già in memoria tutti i bookmarks necessari per seguire proficuamente ogni intervento relativo all'argomento "fantascienza letteraria".
Non so, forse le varie discussioni nate in rete in questi ultimi giorni mi hanno un tantino depresso. A fronte di un generico entusiasmo di pochi ci si scontra costantemente con la massiccia indifferenza dei molti.
A 'sto punto lasciamo le cose come stanno, io continuerò a leggere e a parlare della roba che mi piace (o non mi piace) e continuerò a seguire i blog che mi interessano. Se poi in rete sboccerà una qualche primavera fantascientifica ne sarò ben felice, ma al momento non ho ne il tempo ne la voglia di impegnare le mie scarse risorse per affrettarne l'arrivo.
A fronte di un generico entusiasmo di pochi ci si scontra costantemente con la massiccia indifferenza dei molti.
RispondiEliminaSembra che tu stia parlando di politica.
O di ricerca universitaria.
O di ecologia.
O di organizzare una serata al cinema tutti insieme.
In base alla mia esperienza, il fenomeno che descrivi si applica a quasi tutte le attività umane.
Ma credo anche che, se siamo scesi dagli alberi ed abbiamo assunto la postura eretta, è stato grazie a quei pochi ed al loro entusiasmo.
E nel caso in esame, non mi pare di assistere ad un entusiasmo generico.
Non è un "faciamo qualcosa, qualsiasi cosa" - i pochi hanno delle idee.
Da definire, da delineare, da ripulire... da provare e magari veder colare a picco.
Ma di generico ci vedo poco.
Rispetto - e in parte condivido - il pessimismo.
Ma esistono delle possibilità - e prima di gettare la spugna, voglio vedere cosa succede.
"Sembra che tu stia parlando di politica."
RispondiElimina:-)
In effetti…
Ho scritto generico perché nelle idee che vedo circolare non vedo un progetto, dei contenuti condivisibili, un'idea tangibile.
Vedo tanta voglia, ma poco altro. (Ehi! magari è sufficiente e sono io che sono troppo vecchio e vorrei quindi mettere qualcosa di solido e sostanzioso sotto i denti, invece di immaginarmi i pranzi luculliano del futuro).
Per esempio, si parla di creare un forum, ma mi chiedo, cos'ha quello di fantascienza.com che non va bene? (è una domanda seria, come già detto, non frequento i forum…)
Si parla di rilanciare le sorti della fantascienza nazionale.
Ok, bello. Come?
Non mi pare di aver visto molte proposte in giro.
Qui sopra c'è stata una tua proposta operativa. Le persone che sembrano interessate al discorso quante sono? Tre? Quattro? Dieci?
Per te sono abbastanza?
Per me sono poche.
Insomma, non sto gettando la spugna, solo vorrei vedere un po' di concretezza, invece di tante belle chiacchiere.
La sai la storia della ragazzina che disegnava Dio?
RispondiEliminaOK, storia vera: c'è questa scuola elementare, e durante l'ora di disegno l'insegnante nota che una ragazzina che non si era mai impegnata granché, ora è presissima con foglio e matite.
Le si avvicina e le chiede cosa tia disegnando.
E la ragazina le risponde che sta disegnando un ritratto di Dio.
L'insegnante le dice che è molto bello, ma nessuno ha mai visto Dio, e nessuno sa come sia fatto.
E la ragazzina le risponde, "Dammi tempo e lo sapranno".
Ecco, diamo tempo al baraccone per trovarsi una direzione in cui andare.
Poi magari si risolverà in nulla, ma diamogli tempo.
Il punto della critica richiede come premessa una formazione culturale in questo senso. Ma quale? Basta essere lettori di lunga data e grandi appetiti? Occorre essersi digeriti una dozzina di manuali del genere ‘come scrivere SF’? Per critica si intende analisi a livello puramente testuale o si va sulla semiotica?
RispondiEliminaPersonalmente non gradisco le autopsie letterarie o l’incattivirsi fino al disprezzo che ho visto in giro. Un conto è concedersi una battuta ogni tanto, cercare di mettere su un piano sarcastico degli errori o simili, altro è la sistematica denigrazione.
Un dibattito serio, dai toni alti, che preveda di poter mettere a confronto i pro e i contro di un libro pare essere fuori dalla portata di molti e francamente me ne domando le ragioni. Scarsa preparazione? Disinteresse? O stiamo parlando di una sorta di pruderie che impedisce di metterci la faccia per paura di uno scontro? Onestamente non lo so, mi sembrano tutte alternative sgradevoli.
Leggo che giustamente il buon Mana, immagino non solo lui, vuol vedere cosa voglio combinare. Giusto, ho fatto un po’ di fumo e adesso deve uscire della sostanza, vero? Basilarmente vorrei costruire un sito dove realizzare tre cose:
1) Aggregare le notizie di tutti gli eventi italiani legati alla SF. Dai tre amici al bar che si trovano in piazza a Padova ai festival, dai fan club a chi cerca di tenere aperto uno spazio in libreria;
2) Aggregare e diffondere tutte le notizie sulle produzioni narrative di genere italiane. Autoproduzioni comprese, concorsi compresi, blogzine/e-zine eccetera;
3) Generare contenuti originali, ovvero spingere chi vuole scrivere a mettere a disposizione della platea dei lettori almeno una parte dei loro lavori in forma gratuita e impostare su quella base un massiccio confronto tra lettori e scrittori.
Vorrei unire e non dividere. Ognuno si tenga la sua cerchia, i suoi blog, i suoi conoscenti e così via. Ci sono buoni siti, buoni forum, buoni eventi ma zero coordinamento e poca voglia di sbirciare cosa fanno i vicini
@ Angelo:
RispondiEliminaSulla critica.
Non so se esistano delle precondizioni obbligatorie per fare della buona critica. Quel che posso dirti è qual è il tipo di articolo e/o recensione che mi piace leggere.
Ci sono due caratteristiche che apprezzo in un pezzo che aspiri a raccontare un'opera ai suoi potenziali fruitori.
Ci sono le recensioni capaci di illuminare di nuovi significati il testo di cui trattano, scoprendo nuovi livelli di lettura, evidenziando dettagli e caratteristiche, sottolineando relazioni e idee che mi sono magari sfuggiti durante la lettura o che potrebbero invogliarmi a prendere in mano il dato volume.
Ci sono poi quelle recensioni capaci di trasmettere le sensazioni che l'esperienza di lettura ha provocato nel lettore, quegli articoli che a partire dalla discussione dell'opera riescono ad avvincere il lettore anche solo per la qualità della loro scrittura.
E poi ci sono quelle che uniscono in un sol colpo tutte le caratteristiche di cui sopra.
A me l'analisi tecnica del testo non interessa, se non è legata a qualche significato di ordine superiore, come non mi interessa la moda delle autopsie letterarie che sembra invece far sbavare un sacco di cosiddetti fan della letteratura di genere.
Sul tuo progetto.
Sono molto contento di leggere (finalmente!) quali sono gli obiettivi di tutto 'sto movimento che sei riuscito a creare.
Mi auguro davvero tu possa avere tutto il successo che la tua iniziativa merita. E, neanche a dirlo, sarò ben felice di frequentare quelle pagine.
Secondo me il punto di certe critiche "sbagliate" non è tanto l'attenzione allo stile del testo, che secondo me è fondamentale, quanto la frequente assenza di considerazione della trama o delle emozioni che il romanzo trasmette.
RispondiEliminaIo credo che queste cose siano più o meno alla pari. E' vero che, se hai da raccontare una storia interessante e avvincente, è uno straordinario punto di partenza. Ma se poi la racconti coi piedi, rendendomi faticosa la lettura e riempiendo il libro di momenti WTF! allora c'è un problema. E non hai fatto un buon lavoro.
Allo stesso modo, se sai scrivere benissimo perchè hai studiato tanto e hai fatto tanta pratica ma poi non hai un cazzo da dire... Beh, è inutile che ti metti a scrivere.
Per quanto riguarda le recensioni sono più o meno d'accordo con te, Iguana, però oltre a quello che dici tu io cerco anche critiche che abbiano un minimo di oggettività, basata su qualcosa di concreto e riconoscibile. E certe regole descritte in certi manuali lo sono. E ho bisogno di questa oggettività soprattutto nel momento in cui per comprare un libro devo sborsare più di 20 €. Se poi mi trovo davanti una fyccina scritta da un'adolescente amica del caporedattore, lì tiro giù due bestemmie.
Come in molti altri casi, insomma, credo che la verità risieda nella giusta misura, nella sobrietà. Secondo me articoli di blog in cui si tenta di spiegare con i manuali perchè Manzoni o la Rowling o Tolkien scrivano da cani sono ridicoli tanto quanto le cose scritte su IBS tipo "Mamma mia qst libro mi è piaciuto tntssmo xkè è tnt emozionante! L'ho letto tt d'un fiato e io nn leggo mai!!!!11!"
Questo sulla critica.
Sul progetto che dire...mi piacerebbe molto farne parte, in qualsiasi modo. Rispecchia perfettamente il senso di quello che dicevo quando parlavo di "rete di comunità".
Aspetto sviluppi, e intanto ho votato al concorso SF.
E vi voglio segnalare anche il progetto "adotta un ebook" promosso dal blog di Alessandro Girola. -> http://mcnab75.livejournal.com/467920.html
@ Gherardo che scrive: "io cerco anche critiche che abbiano un minimo di oggettività…"
RispondiEliminaMi spiace, ma non credo che nella critica letteraria esista qualcosa come l'oggettività.
Esistono solo opinioni, più o meno condivise, più o meno circostanziate, più o meno autorevoli.
(Per evitare di fare uno scomodo copia-incolla ti rimando a questo vecchio post in cui cerco di riassumere la mia opinione sulla critica dal basso.)
Ho letto il post e l'ho trovato interessante, ma secondo me la questione dell'oggettività rimane.
RispondiEliminaSe io faccio delle osservazioni su un romanzo basandole sull'analisi dello stesso, e argomentandole con citazioni ed esempi, cosa mi impedisce di raggiungere l'oggettività? Ci sono libri oggettivamente scritti male, e trame oggettivamente costruite male, e personaggi oggettivamente caratterizzati male. Il fatto che ad alcuni possano piacere non mina affatto l'oggettività della cosa: come ho detto in un commento più su, se io sono una persona abituata a mangiare di tutto, e tu mangi solo il cibo per gatti, nel momento in cui io dico che "il cibo per gatti è merda, che gli uomini non dovrebbero mangiare", il tuo parere di persona ineducata al cibo conta come il due di coppe quando regna bastoni.
L'oggettività in una recensione può esistere eccome: basta argomentare le critiche (o le note positive, eh). Poi alla fine la recensione serve a dire "io vi dico di comprare questo romanzo per questo questo e quest'altro motivo, o di non comprarlo per questo questo e quest'altro motivo"; ma alla fine la scelta ultima resta al lettore.
"Se io faccio delle osservazioni su un romanzo basandole sull'analisi dello stesso, e argomentandole con citazioni ed esempi, cosa mi impedisce di raggiungere l'oggettività?"
RispondiEliminaLa mancanza di un set di leggi scientifiche condivise a cui fare riferimento?
Certo, grammatica e ortografia hanno regole condivise, ma giudicare un romanzo per la sua correttezza formale mi sembra esercizio piuttosto sterile.
Intendiamoci, non ho dubbi sul fatto che esistano romanzi "scritti male" e che questo giudizio possa essere condiviso dalla maggior parte dei lettori. Però un giudizio simile non è in alcun modo oggettivo, ma dipende dalla percezione soggettiva del testo, dalla comprensione delle sue implicazioni e dalle relazioni che instaura con un contesto interno ed esterno all'opera, e poi ovviamente c'è da mettere in conto l'esperienza e il gusto del lettore.
Per questo motivo preferisco parlare di giudizi condivisi e condivisibili. Mi pare più sensato e ragionevole.
Uhm...Iguana, mi sa che mi hai quasi convinto. :D
RispondiEliminaPerò ho dei dubbi su questo:
"non ho dubbi sul fatto che esistano romanzi "scritti male" e che questo giudizio possa essere condiviso dalla maggior parte dei lettori. Però un giudizio simile non è in alcun modo oggettivo, ma dipende dalla percezione soggettiva del testo
Dal "gusto" e dall'educazione dei lettori dipende la percezione del testo, non il fatto che sia scritto più o meno bene. Cioè, se un giudizio su un romanzo "scritto male" non è condiviso da alcuni lettori il problema non è nel giudizio, ma nei lettori. O sbaglio?
"se un giudizio su un romanzo "scritto male" non è condiviso da alcuni lettori il problema non è nel giudizio, ma nei lettori"
RispondiEliminaLa stessa cosa si potrebbe dire di un romanzo "scritto bene", no?
In altre parole come fai a isolare il giudizio su un'opera letteraria dal fatto che sei stato proprio tu a leggerla?
In nessun altro campo l'osservatore interferisce con l'oggetto osservato tanto quanto succede con l'esperienza della lettura (o, più in generale, con l'esperienza dell'arte, intesa in senso molto lato).
Mi hai convinto al 95%. :D
RispondiEliminaPerò deve esserci un modo, una serie di criteri, di qualifiche, di boh, che impediscano al primo dei pirla di aprire bocca e dargli fiato e soprattutto essere preso in considerazione tanto quanto chi ne sa di più.
Io per esempio lavoro nel mondo del Teatro, e mi trovo in continuazione a contatto con persone di straordinaria ignoranza che pensano di sapere come gira il mondo che io vivo da diversi anni (e che ancora non conosco appieno) solo perchè un paio di volte sono stati al Sistina a vedere Maurizio Battista. Secondo me questa cosa è inaccettabile.
Però forse questo rientra nel mucchio dei giudizi più o meno condivisibili...però a questo punto mi domando: condivisibili rispetto a cosa? Rispetto ad una sorta di oggettività? Cioè, un discorso su quanto sia scritto da cani "La Strada che Scende nell'Ombra" della Strazzulla è più o meno condivisibile di un discorso su quanto sia scritto bene lo stesso romanzo?
P.S. scusa il doppio post ma mi è venuta una domanda spontanea: questa discussione ti sta estenuando oltre il limite del sopportabile? :D
RispondiEliminaPerchè sono anche disposto a smetterla. :D
:-)
RispondiEliminaNo, vai tranquillo, riesco ancora a reggere!
" Però deve esserci un modo…"
Il problema che poni è irrisolvibile. Nel senso che qualsiasi soluzione tu possa proporre è peggiore del male che vuoi curare.
L'unica è sintonizzarsi al meglio sulle fonti di informazione che trovi interessanti e fare del proprio meglio per evitare il rumore di fondo.
"condivisibili rispetto a cosa?"
Rispetto alla propria visione della vita, dell'universo e di tutto quanto, letteratura compresa.
L'esempio che fai con la Strazzulla è fuorviante. Io non ho letto quel romanzo, ma credo che entrambi le potenziali recensioni, sia quella positiva che quella negativa, direbbero tanto del libro quanto del recensore stesso, non trovi?
Non ti preoccupare Gherardo, Iguana è salito sul ring con degli spaccamaroni professionisti, dopo il paio di scambi con te non è neppure sudato...
RispondiElimina;-)
Non ti preoccupare Gherardo, Iguana è salito sul ring con degli spaccamaroni professionisti, dopo il paio di scambi con te non è neppure sudato...
RispondiEliminaGrazie! :D
Il fatto è che quando iniziano certe discussioni-fiume ci tengo sempre a segnalare che non sono un troll, è fondamentale! :D
L'unica è sintonizzarsi al meglio sulle fonti di informazione che trovi interessanti e fare del proprio meglio per evitare il rumore di fondo.
Bene, allora forse le idee, o meglio gli obiettivi, proposti da Angelo Benuzzi qualche commento più su sono un buon inizio.
entrambi le potenziali recensioni, sia quella positiva che quella negativa, direbbero tanto del libro quanto del recensore stesso, non trovi?
Uhm...no. La recensione che parla del libro come di un libro "ben scritto" sarebbe, come minimo, una recensione fatta da qualcuno che non ha mai letto fantasy. O che non ha mai letto il libro. Quindi in sostanza direbbe sì qualcosa del recensore, ma non direbbe niente del libro. Perchè poi basterebbe leggerlo per capire che NON è scritto bene. Può piacere, magari, per motivo che al momento mi sfuggono, ma non è scritto bene.
Comunque in finale penso che la soluzione sia davvero soltanto quella di cercare di pescare, nel mare di opinioni sconclusionate che ci sono sul web, quelle per lo meno più attendibili.