15 gennaio 2010

Il quinto principio


Picture by Iguana Jo.
A me dispiace per Vittorio Catani, che rimane una delle persone migliori io abbia conosciuto in questi anni di frequentazione dell'ambiente fantascientifico italiano, ma in questi giorni, man mano che scorrevo le opinioni positive della stragrande maggioranza dei lettori del suo romanzo appena uscito in un Urania speciale, beh… a me pareva di essere piombato inavvertitamente in una realtà alternativa in cui la buona fantascienza era diventata una cosa diversa (molto diversa!) da quella che credevo. Mi chiedevo infatti come fosse possibile che fossi il solo a trovare davvero terribile Il quinto principio.
Questo post ha quindi la presunzione di voler riportare la discussione in un sistema di coordinate letterarie in cui mi sento più a mio agio. Quella che segue non è una recensione, piuttosto un tentativo di stabilire un principio di realtà utile per rimettere i piedi per terra e ripartire con qualche riferimento più sicuro per le prossime avventure librarie.

M'è capitato molto di rado di non riuscire a finire un libro che stavo leggendo. Vuoi che mi prenda un inguaribile ottimismo, che magari poi la storia migliora (seee…); vuoi che mi arrenda alla noia e che prosegua rassegnato fino alla fine; vuoi che mi salga la curiosità morbosa di vedere fino a che punto si possa arrivare, ma solitamente arrivo fino in fondo ai libri che decido di leggere.
Però stavolta non ce l'ho proprio fatta. Sarà stata la mole, che arrivato a un terzo delle oltre 500 pagine de Il quinto principio e pensare che ne avevo ancora il doppio prima della fine mi ha davvero depresso. O forse la consapevolezza che con tutti i libri che sto accumulando in questo periodo ogni momento perso a leggere qualcosa di men che interessante è tempo che avrei potuto spendere meglio. Fatto sta che mi sono arreso.
I motivi per cui Il quinto principio non m'è proprio piaciuto sono diversi. Li vado a elencare in ordine sparso, in modo tale che i numerosi lettori che hanno apprezzato il romanzo possano agevolmente convincersi della mia scarsa sensibilità e/o della mia semplice ignoranza in materia.

- la sospensione dell'incredulità
Per leggere fantascienza un minimo di sospensione dell'incredulità è d'obbligo. Bisogna fidarsi dell'autore, tenere gli occhi aperti e lasciarsi stupire, accettare teorie o avvenimenti apparentemente (apertamente?) incredibili o fantastici. È anche vero che ognuno di noi ha un livello di soglia oltre il quale le cose precipitano fragorosamente: dal momento in cui un particolare avvenimento, una specifica teoria, una determinata azione del tal personaggio ti appaiono impossibili da mandar giù anche nel contesto meraviglioso in cui si collocano, beh… da quel momento in avanti è davvero difficile risalire la china.
Ne Il quinto principio, il mio personale indice d'incredibilità è andato rapidamente fuori scala.
Nei primissimi capitoli del romanzo abbiamo un uomo ricercato da quella che sembra l'organizzazione più potente del pianeta che viene catturato da due cazzutissimi agenti della stessa. Come fa a sfuggirgli? Attende che entrambi lo lascino solo in uno stanzino nel retro di una discoteca, stanzino a cui non chiudono nemmeno la porta, per poi tornare indisturbato a casa. Poche pagine più avanti c'è l'uomo più ricco del pianeta che decide di imbarcare sulla sua aereomobile una fanciulla da lui incaricata di spiare il suo peggior nemico (l'altro uomo più ricco del pianeta) perché gli tenga compagnia. Fanno sesso, lei lo vuole uccidere, lui si salva, lei vola fuori dall'aereomobile. Semplice e lineare. Il problema è che questa sequenza di avvenimenti vi farà rimpiangere la visione di un qualsiasi cartoon di Wile Coyote, tanto improbabili, irreali e francamente ridicole sono le singole scene in cui si sviluppa. Da qui in poi è una discesa ininterrotta, e nonostante altri momenti siano ben orchestrati, quando sono arrivato alla scena dell'asta antartica prima, e all'incontro del prigioniero sull'aereo poi, non ce l'ho più fatta e ho mollato il romanzo.

- scenari complessi per personaggi elementari
Lo scenario messo in piedi da Catani è maestoso nelle sue dimensioni e stupefacente per la sua complessità. In un mondo così complicato e interconnesso si muovono personaggi le cui personalità non raggiungono mai un livello di profondità paragonabile a quella dell'ambiente circostante e la cui voce non spicca mai riconoscibile in mezzo a quella di tutti gli altri.
Leggendo Il quinto principio avevo l'impressione di muovermi in un universo descritto da un VanVogt fuori tempo in pieno trip lisergico dopo un'immersione forzata in un racconto eganiano. Secondo me, qui e ora, si doveva fare di più per caratterizzare al meglio ogni singola persona che compare nel romanzo.

- sesso & carnazza
È possibile che tutti i personaggi femminili presentati fino a pagina 150 siano caratterizzati per le loro performance sessuali e poco altro? Magari parlano e agiscono, lottano e complottano, ma tutte queste azioni sono sempre e comunque subordinate a una qualche attività sessuale di poco precedente o successiva. E non importa che siano bambine impuberi o anziane rotte a qualsiasi esperienza, la loro relazione con il mondo del romanzo e con i maschi che lo frequentano è sempre presentata in chiave pseudo-erotica.
La rappresentazione delle relazioni tra i sessi che compare nel romanzo non è un filino riduttiva? Le donne non sanno fare/pensare proprio nient'altro?

- l'ideologia mi porta via
Capisco l'esigenza di Vittorio Catani di dare una connotazione politica al suo romanzo, e la apprezzo. I problemi sorgono quando la narrazione è costretta a piegarsi all'ideologia, con il rischio conseguente di perdere ogni possibilità di avvincere il lettore. Io ho interrotto la lettura del romanzo ben prima che questo diventasse un problema effettivo, però qualche campanello d'allarme è suonato già nei capitoli che ho avuto modo di leggere (vedi per esempio l'ossessione per una caratterizzazione estremamente aggressiva del mercato o la presentazione di Diaspar).

Ai difetti elencati (difetti secondo me) si aggiunge una struttura del romanzo fatta di molteplici punti di vista ed episodi apparentemente slegati. L'efficacia di questo tipo di montaggio, che mi pare sia ormai la norma per tutti i romanzi di genere superiori alle 300 pagine, è direttamente proporzionale al carisma dei personaggi di cui si seguono le vicende, alla capacità dell'autore di legare tra loro storie a prima vista molto lontane tra loro e al ritmo che i vari cambi di prospettiva riescono ad imprimere al romanzo. L'effetto complessivo dovrebbe risultare superiore alla somma delle singole parti, e la confusione rarefarsi man mano che si procede con la storia. Non so se Il quinto principio raggiunge questo risultato, se la frenesia iniziale trova una sua ragion d'essere a fine lettura. Io me lo auguro, magari chi ha letto il romanzo fino alla fine avrà le idee più chiare.

Arrivato in fondo al post voglio ribadire che nonostante il giudizio negativo espresso sul suo romanzo, la mia stima per Vittorio Catani rimane inalterata. La precisazione suonerà superflua, o addirittura stonata. Chissenefrega. Visti i precedenti che caratterizzano il piccolo mondo fantastico nostrano andava ribadita. Non è la capacità di scrivere un romanzo che determina le qualità di una persona, e la considerazione che ho per Vittorio Catani è decisamente superiore a quella che nutro per il suo romanzo.

18 commenti:

  1. Jo, scusa, ma com'è che in un romanzo di 500 pagine - 300 lette - non ci sia niente che ti sia piaciuto? Solo cose che non ti vanno?Secondo me, tu sei in superallenamento da troppa lettura. Per qualche mese, molla i libri, fa' foto (ché sei pure bravo a farle), disintossicati...
    Una sola precisazione. Il sesso nel QP. Si può aggiungere che sono tutti arrapati, dalle ragazzine della seconda pagine alle nonne, rifatte e non.
    E se andavi avanti ne trovavi altre. Maschi potenziati e femmine che usano il sesso per le più varie finalità: autoaffermazione, presa di potere, guadagno ecc. Questo pe dare il ritratto di una società dove il sesso è l'oppio dei popoli, se vogliamo metterla così: la libertà sessuale distoglie dalla sbordinazione economica. E più son piccole e giovani e implumi (o più sono alterat fisicamente), più arrapano...
    La cosa è abbastanza intenzionale e abbastanza articolata, anche se le conclusioni sono lasciate al lettore. Magari poteva essere spiegato con una paginetta di info dunping, ma poi chi se la sentiva, la Gamberetta?
    Ma - dirai tu - era necessario mettere tutto quel sesso ì, magari per fare cassetta? Non è irrealistico? Senti, oltre al sense of wonder con cui vi sciacquate la bocca (perché il sow è un'altra cosa e corrisponde solo marginalmente a quello che intendevano i vecchi critici della fs) c'è anche l'extrapolation, e tutto-quel-sesso-che-è-se-non-un'estrapolazione-da-un-presente-di-veline,-escort-e-sfruttamento-di-richiami-sessuali-in-tutte-le-salse-(cioè, anche nella pubblicità delle salse).
    E questo fia il suggel...
    Cia'!
    rabbit

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  2. Riccardo, fai un bel respiro, rileggiti il mio post, il tuo commento e poi torna qui.



    Fatto?

    Bene.

    Ricominciamo.
    Taglio le ilazioni sulla mia condizione di lettore che non sono pertinenti, anche se mi piacerebbe proprio chiederti cos'è che ti infastidisce tanto del mio approccio, e proseguiamo.

    Nelle mie note sottolineavo esplicitamente che quelli che andavo ad elencare erano i difetti del romanzo.
    Se ho interrotto la lettura senza nemmeno finire il libro è proprio perché non ho trovato elementi validi per proseguire. Di cose potenzialmente interessanti nel romanzo ce ne sono, certo. C'è la scrittura di Vittorio che non è mai noiosa o pesante o sbagliata, c'è il panorama reso sempre in maniera suggestiva e comprensibile, c'è anche l'ambizione di creare una storia di fantascienza globale. Tutti questi elementi sono sufficienti a salvare Il quinto principio? Per me non lo sono, altrimenti non avrei interrotto la lettura, no?

    Sul sesso: a me non pare che il mondo delineato nel romanzo sia poi così diverso dal nostro. Nel romanzo non si respira alcuna libertà sessuale. C'è il reiterarsi di una logica di potere a prescindere dai mutamenti economici e sociali che caratterizzano le relazioni tra gli individui. Non c'è nessuna differenziazione nei rapporti tra i sessi, che si tratti di personaggi di potere che di abitanti delle favelas, di individui istruiti o incolti, di persone con un'attitudine ribelle o perfettamente omologati al sistema. Non c'è nessuna indicazione che i ruoli sessuali abbiano subito un qualche mutamento, a parte la considerazione che a prescindere dalla varietà degli scenari, tutta l'umanità visibile è rigorosamente eterosessuale.
    Quest'insieme di elementi mi induce a pensare che delineare la componente sessuale del romanzo a senso unico (l'uomo sopra la donna sotto) costituisca a tutti gli effetti una mancanza dell'autore più che una scelta consapevole. Mi sbaglio? Può essere, ma l'impressione che m'è rimasta è questa.

    Poi secondo me il tuo commento deraglia totalmente dalla discussione. Chi ha parlato di "troppo sesso"? Chi ha tirato in ballo il sense of wonder? Che senso ha assurgersi a difensore della Vera Critica (come fai altrove) e tacciare chiunque non la pensi come te di ignoranza o faciloneria?
    Confrontiamo semmai sul testo, che di soloni ne ho io le palle piene.

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  3. Ma come, Iguana! Anche tu con le palle piene?

    Benvenuto nel club!

    Ci si vede a Torino...

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  4. Non così piene, Elvezio, tranquillo!

    :-)

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  5. ah, adesso salta fuori che alcune cose ti piacevano. E che non le avevi dette. E ti pare che questa sia critica obiettiva?
    Probabilmente mi sono sbagliato a pensarlo. Quelle sono polemiche - genere degnissimo - e allora è chiaro che cercano la soggettività. Basta intendersi.
    rabbit

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  6. Riccardo, ti inviterei per l'ennesima volta a rileggerti il post, ma evidentemente non serve.

    Le stesse cose che ho scritto rispondendo al tuo commento a proposito delle cose che mi son piaciute le avevo già scritte - quasi tutte - nel post originario. Non c'è peggior sordo…


    BTW io non credo esista qualcosa come la critica obiettiva.
    E se per te criticare un testo equivale a fare polmenica, beh… evidentemente non abbiamo un terreno comune su cui confrontarci.
    Molliamola lì e arrivederci.

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  7. Run, rabbit run
    Dig that hole, forget the sun
    And when at last the work is done
    Don't sit down
    It's time to dig another one

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  8. Devo essere sincero,ho letto e riletto la tua recensione più il libro e devo darti ragione,ancora una volta,su tutta la linea.Credimi mi secca doverlo fare,proprio io che sul blog di Urania credo di essere uno dei più strenui difensori della Fantascienza Italiana,forse sarà complice il periodo schifoso che sto passando,forse la mia sospensione dell,incredulità non è più quella di una volta ma anch'io ho trovato difficile giustificare certe trovate.Certo gli scenari sono splendidi e Catani rimane un bravo scrittore.Forse il suo ROMANZO DEFINITIVO deve ancora scriverlo.Non so..
    Nick

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  9. Ciao Nick.
    Qui non si tratta di difendere o meno la rachitica pianticella della fantascienza italiana. Si tratta semplicemente di trattarla con lo stesso metro che riserviamo alla letteratura tutta.
    Secondo me è ora di piantarla con 'sto pietismo verso i poveri scrittori italiani, vittime di un mondo crudele che non riconosce il loro talento. È un atteggiamento che, prove alla mano, non ha dato alcun frutto.
    Se vuoi confrontarti con la letteratura di genere, prendi come riferimento i migliori esempi in circolazione e non accontentarti della sufficienza. Ecco, questo mi piacerebbe fosse l'atteggiamento di chi si accosta ora alla scrittura di genere.
    E invece…
    (a scanso di equivoci, non mi riferisco tanto al romanzo di Catani, quanto piuttosto all'aria che tira tra molti appassionati, autori e lettori, quando si guarda al piccolo mondo della letteratura di genere nostrana)

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  10. non posso che essere d'accordo ancora una volta con te.
    Nick

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  11. uhm, ok, quindi siamo al "solito" romanzo di fantascienza italiano?

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  12. ehm… Piscu, definisci "solito" romanzo di fantascienza italiana.

    Comunque, sì, temo di sì… "Il Quinto principio" è appena uscito ma si può indubbiamente già catalogare tra i classici del genere.

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  13. Sono in ritardo di due anni e ho trovato questa recensione nel tentativo di capire se questo libro era solo a me che annoiasse mortalmente (ed è tutto dire visto che il mio romanzo preferito è il mattone Shantaram).

    Sono però contento d'aver superato il limite che ti ha bloccato :)
    Penso (ma non so) di continuare fino alla fine.

    Concordo su tutte le critiche e risottolineo il carattere "sessocentrico" della narrazione, secondo il mio modestissimo parere veramente inutile al fine del racconto globale (una società sessocentrica lo è anche senza raccontarlo ogni 5 pagine... su 500).

    500 pagine che potevano essere scritte in 250 o 300 tagliando i tanti troppi voli pindarici e tanti e troppi personaggi insipidi.

    Francesco

    Peccato

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  14. Peccato davvero, Francesco. E non ti preoccupare per il tempo rascorso dall'uscita del volume, che qui i post non hanno data di scadenza.

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  15. Ottimo.
    Appena scrivo la recensione di questo libro sul mio parco blogghe (www.iononsoleggere.blogspot.com) vedrai che troverò il modo di citarti ;)
    Un salutone

    Francesco

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    Risposte
    1. Fammi sapere quando accadrà, che son curioso!

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    2. Eccoti la mia recensione.

      http://www.iononsoleggere.blogspot.com/2012/02/vittorio-catani-il-quinto-principio.html

      Dopo una prima stesura ben più cattivella, ho editato le parti più arrabbiate pensando comunque di essere al cospetto di un autore importante per il movimento italiano e quindi ho moderato decisamente i toni.

      Però, come vedi, le mie critiche si innestano e si sviluppano dalle e sulle tue giuste osservazioni.
      ... e infatti ti ho citato a chiusa di recensione :)

      Spero di aver fatto cosa gradita.

      Mi terrò aggiornato con le tue recensioni.
      Almeno mi consigli qualcosa da leggere, questa volta sì, assolutamente. :)

      Un salutone.

      Fra

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    3. Ho letto la tua recensione, e beh… spiace un po' dover essere d'accordo con te, che non è mai bello incappare in un romanzo che non ci piace.

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