04 novembre 2009

Tarantino Kamikaze


Cos'ha Bastardi senza gloria di così poco convincente? Perché per la prima volta dopo aver visto un film di Quentin Tarantino non sono uscito dal cinema entusiasta e saltellante (cavoli, a me era piaciuto un sacco perfino il bistrattato Deathproof…)?

É già qualche giorno che ripenso al film (il che vuol già dire qualcosa). La mia opinione al riguardo ha attraversato tutto lo spettro dei giudizi possibili, che mai come in questo film i colpi di genio si alternano, spesso nel giro di un attimo, addirittura nello stesso spazio/tempo!, a momenti di incomprensibile piattezza, i virtuosismi ai colpi d'accetta.

Per uscire dall'impasse voglio provare a riassumere (e magari trovare un senso) alle svariate impressioni che il film mi ha lasciato.

- ma quant'è bravo 'sto uomo?
La premessa sottintesa agli appunti che seguono è che pochi altri registi sono al momento capaci di fare film di tale caratura tecnica. Al volo mi vengono in mente i fratelli Coen, che però si posizionano ideologicamente agli antipodi di Tarantino. Dal punto di vista della regia, della messa in scena, dei dialoghi, del ritmo e della fotografia credo che pochi film raggiungano il livello di perfezione qualitativa di Bastardi senza gloria. Se c'è un qualche difetto è forse nella sceneggiatura e nel montaggio, ma nel complesso questo è un film decisamente superiore alla media.

- l'intero è inferiore alla somma delle sue parti
Se in un film come Kill Bill la scansione in capitoli della narrazione aveva un senso per accentuare i campi di ritmo e di stile cinematografico che caratterizzavano le varie fasi della vendetta della sposa, ne i Bastardi senza gloria i vari episodi in cui è diviso il film non si distinguono per particolari variazioni sul canone, e sebbene presi da soli siano più o meno tutti memorabili, le improvvise cesure tra un capitolo e l'altro si pongono come indebite interruzioni del flusso della storia, distraendo lo spettatore e costringendolo a ricostruire di volta in volta la vicenda appena ricominciata. Qual è il senso di questa frammentazione? Narrare più storie parallele non è mai stato un problema per Tarantino, come mai in questo caso c'è così poca organicità tra i vari capitoli?

- la questione della lingua
Non c'è intervento in rete che non celebri l'utillizzo delle varie lingue nel corso del film. A me pare che questo aspetto sia stato sopravvalutato. Certo, i passaggi da inglese a tedesco a francese a italiano sono brillanti, l'utilizzo della barriera linguistica come abile escamotage per far passare informazioni selezionate è decisamente funzionale, ma non riesco a levarmi di dosso l'impressione che Tarantino si sia semplicemente divertito a confondere le acque, a darsi un tono e a regalarsi un facile apprezzamento da parte di certa critica.
Lo dico perché in fondo l'utilizzo delle diverse lingue non è funzionale a sottolineare chissà quale differenza culturale, politica, economica - vedi per un confronto Eastern Promises (La promessa dell'assassino) di David Cronenberg - ma rappresenta unicamente una soluzione tecnica (elegante, certo) per fa procedere la vicenda.

- il cinema, soprattutto
Discorso simile a quello della lingua qui sopra. La massiccia presenza di tutta 'sta autoreferenzialità metafilmica alla fine m'è parsa stucchevole e forzata. Gli unici momenti in cui ho avvertito un sincero trasporto per il cinema sono quelli in cui Shoshanna e il suo assistente montano lo spezzone di pellicola nel film di Göbbels. Per il resto il continuo giocare a rimpiattino tra film e cinema a cui si assiste durante la visione m'è sembrato sin troppo spudorato per prenderlo sul serio. Trattandosi di Tarantino, questo aspetto di Inglorious Basterds m'è parso di volta in volta un giochino autocelebrativo, uno zuccherino concesso ai veri credenti, uno specchietto per le allodole attira critici da quotidiano.
(Paradigmatica in questo senso la scena in cui - ta-dan - l'azione si sposta improvvisamente - indebitamente, verrebbe da dire - sul suolo inglese.)
Solo quando i riferimenti sono più sottili emerge il manico del vero regista e del cineasta appassionato. Vedi per esempio la sovrapposizione tra il film nazista e gli avvenimenti in cabina di proiezione. Con lo stesso protagonista nello stesso momento nella medesima situazione. O la proiezione della risata del pre-finale sullo schermo in fiamme. Fortunatamente a Tarantino bastano un paio di scene così per riconciliarti col film.

- la violenza
Tarantino e la violenza. Quante parole sono già state spese al riguardo? Da parte mia posso solo notare come si sia evoluta la rappresentazione della violenza nel corso della sua carriera.
Dall'esaltazione estetizzante dei primi film, al ridicolo di Jacky Brown, all'astrazione di Kill Bill, passando per il grottesco di Deathproof fino alla messa in scena oltremodo reale e dolorosa di questo Bastardi senza gloria.
In effetti quest'ultimo film è forse il primo di Tarantino in cui gli scoppi di violenza sono ridotti al minimo, e proprio per questo decisivi nel trasmettere la realtà delle conseguenze del gesto violento. Il primo in cui lo spettatore è colpito direttamente dall'oltraggio fisico perpetrato alla vittima del caso.
Che si tratti di subire la visione di un cranio spappolato a colpi di mazza da baseball o di assistere allo sforzo bestiale di uno strangolamento, o al contrario di rimanere travolti dall'incomprensibile sparatoria all'interno nel seminterrato (niente slow motion, solo velocità e sangue), la violenza in questo film colpisce per quanto di offensivo (e osceno) risulta immediatamente percepibile allo spettatore. Che è esattamente l'opposto di quanto i blockbuster ci hanno ormai assuefatto ad accettare.
I colpi di Tarantino fanno male. E proprio per questo diventano difficili da mandar giù con indifferenza.

- i buoni e i cattivi
I nazisti sono il male, sceglierli quindi come cattivi vede gli spettatori allineati a priori in un giudizio morale generalmente condiviso. La qualità disturbante di Bastardi senza gloria sta anche nella capacità di Quentin Tarantino di riflettere su questo assunto costringendo il suo pubblico a scendere a patti con una rappresentazione del conflitto in cui i buoni sono personaggi pieni d'odio, che non accettano altra soluzione che quella finale, che sono disposti a immolarsi per la morte del nemico, che dimostrano continuamente un'adesione integrale alla causa, mentre i cattivi sono gli unici che dimostrano qualche sprazzo di umanità, a partire dal capitano tedesco che non capitola, passando per il neo-genitore fiducioso, per arrivare all'eroe innamorato che non manca di mostrare orrore per la sua stessa impresa.
Il tutto senza retorici rovesciamenti di prospettiva (che i nazisti siano il male non è mai in dubbio), ma compiendo un'operazione piuttosto insolita nel cinema popolare di questi decenni: rendere evidenti la complessità e le complicazioni di qualsiasi conflitto. Di nuovo, costringendo lo spettatore a fare i conti con la propria umanità.

- conclusioni
All'inizio dicevo che per la prima volta un film di Tarantino non mi ha entusiasmato. In effetti di tutti i suoi film Bastardi senza gloria è di certo il meno divertente. Ma non è detto che questo sia un difetto. Dopotutto andare al cinema e uscire con più domande di quando si è entrati sarà anche meno rilassante, ma è di certo più stimolante.
S'è parlato un po' ovunque della presunta maturità espressiva raggiunta dal regista, da parte mia credo che un po' rimpiangerò il Tarantino cazzone ed esagerato dei suoi film precedenti, ma sono curioso di vedere dove arriverà con questa sua nuova consapevolezza.
Fino a ieri i suoi film erano solo cinema, d'ora in avanti, chissà…

4 commenti:

  1. mi sono ritrovato anche io molto perplesso all'uscita del cinema e anzi ho esclamato che "era una cagata pazzesca" (non era giusto). Mi ritrovo molto con quello che hai scritto e ancora ci sto pensando.

    Un film che mi ha lasciato con l'amaro in bocca perchè poteva piacermi un sacco ma non mi ha coinvolto.

    Tutte scene impeccabili e sicuramente di altissimo livello che però non tengono il ritmo giusto per farsi amare.

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  2. Ecco, non l'avevo notato, ma il fatto che Inglorious Basterd sia poco coinvolgente, che in qualche modo ti tenga sempre a distanza è forse IL difetto del film. Quasi che Tarantino non abbia avuto la capacità di andare fino in fondo e comunicare in modo più esplicito quel che voleva dire.
    Tutti i brillanti dialoghi (che è vero, sono una delle cose migliori della pellicola) non cancellano un nonsoché di non detto che alla lunga diventa un aspetto fondamentale del film.

    O forse è solo un problema di composizione, che a me la visione del film ha dato anche l'impressione di un'eccessiva compressione, quasi che quello che abbiamo visto fosse un riassunto del film che il regista aveva in mente.

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  3. Interessante. Molto. Il film l'ho detestato e che qualcun altro ne abbia una visione almeno problematica mi fa piacere.

    A me è venuto il dubbio che sia una sceneggiatura eccellente filmata così così. Visto che le scene di dialogo sono tutte obiettivamente tecnicamente eccelse ma davvero troppo lunghe per un film americano - ma Tarantino, lo dice lui, non si sente più molto americano.

    Grazie per l'analisi. Tra l'altro sto ancora cercando di interiorizzare la terrificante sensazione lasciatami da Parnassus... e Gilliam, a differenza di Tarantino, è uno che adoravo senza se e senza ma.

    Un saluto!

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  4. Ciao ilgattoetcetc… (Fulvio, vero?)

    Addirittura detestato? E come mai, se posso chiedere?

    Io comunque continuo a propendere per la sceneggiatura così così filmata in maniera eccellente. :-)

    Del film di Gilliam ho decisamente timore (e non per i contenuti), dopo Paura e delirio a Las Vegas non ho più visto un suo film che mi abbia convinto del tutto.

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