20 aprile 2009

JGB - In Memoriam


Picture by Iguana Jo.
Ci sono immagini impresse indelebilmente nella coscienza, pattern cognitivi che attivano inevitabilmente le particelle ballardiane sospese nel mio spazio interno.
Anticorpi che permettono di sopravvivere agli ingorghi autostradali, al culto delle celebrità mediatiche, all'espropriazione della personalità da parte delle periferie urbane, delle comunità chiuse, degli aeroporti.
Ballard è un costrutto mentale ormai solidificato, e la sua presenza persisterà per molto tempo nel mio personale orizzonte psichico, nonostante da ieri lui non sia più fisicamente tra noi.

La scoperta di Ballard ha rappresentato l'irrompere inconsulto e incontrollabile della realtà nel mio immaginario di lettore di fantascienza
J. G. Ballard è stato il primo scrittore di fantascienza che mi ha fatto scorgere una possibilità di espressione più adulta, matura e consapevole all'interno del genere. Il primo capace di inquietarmi con la suggestione di uno spazio interno altrettanto misterioso, esplorabile e sorprendente del grande vuoto la fuori. Il primo capace di trasformare l'apocalisse fisica in un'epifania mentale.

James Graham Ballard è rimasto un autore unico nel panorama letterario mondiale. Una figura di riferimento sia per quella fantascienza che nutra ancora l'ambizione di esplorare il reale, sia per quegli autori che non si accontentano di raccontare il mondo ma che lo rigenerano ogni volta che si mettono all'opera (non riesco a immaginare L'arcobaleno della gravità senza un Ballard a fare da apripista, ma più in generale credo che tutta la letteratura post post moderna abbia più di un debito con l'autore inglese - penso a Lethem, penso a Wallace, ma l'elenco è lungo).

Ballard se n'è andato, le sue visioni rimangono. Teniamocele strette, che le sue mappe psichiche ci sono ancora indispensabili per orientarci nel deserto che si apre fuori dai nostri televisori, nello spazio infinito tra la coscienza dell'incidente e la realtà dello scontro, nel tempo incosciente che dovremo attraversare.


5 commenti:

  1. E chi non ha maturato un debito di riconoscenza nei suoi confronti? Oggi la stampa (penso a Repubblica e Corriere soprattutto) stanno facendo un gran parlare di lui, associandolo ai cyberpunk. L'accostamento, se pure è legittimo, viene risolto tuttavia in maniera erronea, dal momento che Ballard ha avuto un'influenza certa sulla fantascienza degli anni '80, ma è altrettanto indiscutibile sia che gli esiti del cyberpunk furono completamente indipendenti dalla sua ascendenza (per lo meno sul piano delle responsabilità autoriali), sia che il suo impatto non si è fermato lì.

    Se ne va il penultimo grandissimo della fantascienza, ammirato e conteso da tutto il panorama culturale mondiale, a 360°. Le sue mappe psichiche, come dici tu, però rimangono. Sono la sua eredità. Dipenderà solo da noi farne l'uso migliore.

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  2. In effetti si potrebbe pensare al cyberpunk - con le dovute eccezioni - come a una versione normalizzata dell'estetica ballardiana, decisamente più estrema e intransigente di quanto la media della fantascienza aveva da offrire negli anni '80.
    Ma soffermarsi sul cyberpunk è al tempo stesso troppo facile e un po' troppo nostalgico. (che tanto è ovvio che per i grandi media generalisti dopo il cp non è arrivato più nulla. Secondo me è il suono della parola cyberpunk che ci frega).

    Piuttosto sarebbe interessante analizzare l'impatto che le immagini archetipe (ri)generate da Ballard hanno avuto non solo sulla produzione letteraria contemporanea ma più in generale sull'humus culturale che ci circonda.


    (penultimo grandissimo??? ohibò, chi stai gufando?)

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  3. Nessuno, nessuno, lungi da me! Di pietre miliari ne abbiamo perse un bel po' negli ultimi 2 anni (da Vonnegut in avanti, insomma...)

    Basta così. Sottoscrivo quello che dici. E non sarebbe male neanche una mappa delle psicopatologie contemporanee di massa: culto dell'immagine, rigurgiti fascisti, frammentazione del reale, fino all'imminente catastrofe ambientale prossima ventura.

    X

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  4. Grande post.

    Riguardo al cyberpunk - che credo venga citato a manetta perché è l'unico sinonimo di "fantascienza" che piaccia alla gente cool - è cascato troppo facilmente nella trappola della formula, ha generato troppo rapidamente un catalogo di cliché, è diventato troppo presto escapismo.

    Ballard no.
    Per quanto si possa scrivere in maniera "ballardiana" (o provarci, almeno), per quanto abbia scritto (e pubblicato) la formula del futuro, Ballard è riuscito a stare sempre un passo avanti rispetto alla formula.
    Già questo, da solo, ne farebbe un autore da studiare.

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  5. Ciao Davide! Grazie per l'apprezzamento.

    Sul cyberpunk tendo ad essere d'accordo con te. Più passa il tempo più mi ritrovo a considerare il cp come una comoda etichetta di marketing (sooooo cooool…) piuttosto che un vero e proprio movimento culturale. Poi è vero, il cyberpunk ha rappresentato l'unico momento negli ultimi 30 anni in cui la fantascienza letteraria poteva aspirare ad un allargamento dei propri angusti confini. Se poi non è successo le colpe sono soprattutto dei fantascientisti stessi.

    Forse per questo motivo mi sembra in qualche modo ingiusto associarci il nome di Ballard, uno che invece è stato sempre un passo avanti agli etichettatori e ai markettari.

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