15 luglio 2008

Miserabili. Io e Margaret Thatcher.


Picture by Iguana Jo.
Miserabili. Io e Margaret Thatcher è il titolo dello spettacolo teatrale che Marco Paolini sta portando in giro per l'Italia con i Mercanti di liquore. L'altra sera erano a Modena (vedi le foto) e ci hanno offerto due ore e mezza di intensa passione civile, di divertimento tutt'altro che spensierato, di musica e canzoni e pensieri di quelli che ti rimangono dentro a macinare e a lottare con le tue convinzioni, con la tua memoria, con l'essere qui e ora, sempre più persi, sempre più impegnati.

Lo spettacolo ha la forma degli album a cui Paolini ci ha abituati, con l'attore a vestire i panni del suo alter-ego Nicola e di una manciata di personaggi del suo nord-est in una serie di istantanee che offre uno scorcio sugli ultimi decenni della nostra storia, con la memoria che si fa grimaldello per scassinare il pensiero unico, con la convinzione forte che senza un sentire comune e un agire condiviso ci si ritrova qui e ora apparentemente più ricchi ma inesorabilmente miserabili di fronte all'umanità senza portafoglio che ci circonda.

Tra tutti gli album questo m'è parso essere è il più spietato, forse perché viviamo tempi disperati, forse perché il tema che fa da sfondo a tutto lo spettacolo è quello dell'economia, soggetto unico divoratore di realtà, sostanza inesorabile di cui è impregnato tutto il nostro presente.
Come abbiamo potuto diventare così miserabili? Quando sono cominciate a precipitare le cose? Queste sono le domande cui Paolini cerca di rispondere, ripensando agli ultimi venticinque anni, risalendo fino al dopoguerra, per evocare nel finale l'incubo delle speculazioni bancarie e l'opera di desertificazione sociale che ha caratterizzato l'azione politica e culturale di questi anni.

Certo, come tutti i precedenti capitoli nella vita di Nicola anche in questo non mancano i momenti divertenti e liberatori, anche se ho trovato davvero paradossale la reazione di parte del pubblico che sembrava non riuscire a trattenere la risataa ogni minima occasione di divertimento, neanche fosse di fronte a una sit-com, anche nei momenti in cui da ridere c'era, secondo me, veramente poco, messi di fronte alle nostre meschine debolezze, alla nostra esaltata omologazione, al nostro quieto vivere codardo e rassegnato. E Paolini a chiedersi, a chiederci, con uno sconcerto forse solo parzialmente teatrale, se erano le battute a risultare così divertenti o se fosse proprio il testo ad essere buffo. Lasciandomi un retrogusto amaro che rarissime volte ho provato con il suo teatro.

Poi, per fortuna, ci sono stati istanti in cui la maestria dell'attore insieme alla fortuna del momento hanno regalato attimi davvero esilaranti. Come quando interrogando il pubblico sulla seconda legge della termodinamica (strano soggetto per una piece teatrale, ma Paolini è Paolini) si sente rispondere dalla platea con una definizione sublime dell'entropia: "l'acqua la va a la basa" che lo lascia senza parole, che lo costringe a modificare la scaletta, ma che gli offre l'occasione per far sfoggio d'improvvisazione scaldando il pubblico con un tentativo di dialetto emiliano.

Assistere a uno spettacolo di Marco Paolini è sempre un'esperienza esaltante, una sferzata di vita vera in questi tempi anche troppo artificiali, una passeggiata lungo i binari della memoria fatta con l'unico scopo di andare incontro al presente che incombe un po' più attrezzati. Una boccata di ossigeno per continuare a resistere.

Lo spettacolo finisce con Paolini che intona con i Mercanti di liquore una vecchia canzone di Gaber. Ci portiamo le parole a casa, sperando di non scordarle troppo in fretta.

"La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione."



3 commenti:

  1. Lui l'ho visto solo in tv, ma m'è bastato questo per capire che è bravissimo.

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  2. Ciao, Iguana..(?) sono capitata per caso cercando info vera su Bolzano (dove ho lasciato un commento senza badare alla data, è un po vecchio quel post).
    Su questo post, questa tua frase c'ha tantissimo contenuto:
    "al nostro quieto vivere codardo e rassegnato".
    Comunque bellissimo e coltissimo blog, leggendoti un po di piu capirò chi sei, fai delle foto stupende. Complimenti.

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  3. @ Gianluca: i suoi rari passaggi televisivi sono una delle poche cose che vale davvero la pena di vedere in tv.

    @ solediva. (ma ci devo mettere anch'io un bel ? dopo il tuo nick? :-))
    Ho letto (e risposto a) quel commento. Non ti preoccupare, qui la data è indicativa, niente va perso (o quasi, via…). Solo non sono troppo efficiente con le risposte, ma se hai un minimo di pazienza vedrai che arrivano :-)

    Grazie per le belle parole (fin esagerate)! A presto!

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