Nel caso foste preoccupati, non sono scomparso, non sono scappato, sto bene. Se sono meno on-line del solito è per una serie di fortunati eventi, che comprendono tra le altre cose un sacco di cene in compagnia (alcune da fotografo, altre per celebrare la fine stagione rugbystica, senza contare gli anniversari di matrimonio, i
soliti amici, etc etc) e l'allestimento di un set fotografico in azienda, che mi ha costretto ad alzare il culo dalla scrivania e abbandonare quindi il mio fido Mac e ogni possibilità di connessione nelle ore di lavoro. Ah… ho pure ricominciato coi giochi di ruolo (gran bella cosa, btw)!
Le cose vanno splendidamente quindi, ma visto che il tempo libero a disposizione è sempre lo stesso, da qualche parte bisognava tagliare. Ma state tranquilli (o forse no), che prima o poi le cose torneranno normali.
Oggi però ho un po' di tempo e ne approfitto quindi per sistemare un paio di cose che ho lasciato in sospeso.
- Per prima cosa volevo segnalarvi
questo post da
qualcun altro che non sono io. Si parla di lettura in lingua originale e le considerazioni di Gianluca al riguardo sono totalmente condivisibili.
Sono pochi anni che leggo in inglese pur non avendo una gran padronanza della lingua parlata. All'inizio ero scettico riguarda la mia capacità di comprensione del testo, ma ora l'unico handicap che mi frena dall'affrontare un romanzo in lingua straniera è il tempo di lettura, che è quasi il doppio di quello necessario per leggere in italiano.
- Nello spazio commenti dell'ultimo post si discuteva di Vance, Hamilton e recensioni lette in giro per la rete. In particolare si tirava in ballo il commento di
Giovanni Dell'Orto a
Pianeta d'acqua.
Non condividendo l'approccio di Giovanni sono andato a pescarlo su Anobii dove ci siamo scambiati qualche mail nel tentativo di chiarire le rispettive opinione sulla fantascienza, la vita e tutto quanto.
Una cosa scritta da Giovanni mi ha colpito e un pochino turbato (per i controllori della netiquette: ho chiesto il permesso all'autore per pubblicare qui le sue parole):
"Se recensisco un libro di storia, teologia, filosofia, politica, teoria dell'informazione, ci tengo ad essere preso sul serio. […]
Ma se scrivo di fantascienza (o di fumetti, o di musica rock, o di romanzi porno, o...), non stiamo parlando delle stesse cose.
Se parlo di politica parlo di cose reali ed importanti. Se parlo di marzianini verdi che comunicano telepaticamente, parlo di cose non esistenti, quindi di uno svago intellettuale.""Se recensisco un libro di storia, teologia, filosofia, politica, teoria dell'informazione, ci tengo ad essere preso sul serio. […]
Ma se scrivo di fantascienza (o di fumetti, o di musica rock, o di romanzi porno, o...), non stiamo parlando delle stesse cose.
Se parlo di politica parlo di cose reali ed importanti. Se parlo di marzianini verdi che comunicano telepaticamente, parlo di cose non esistenti, quindi di uno svago intellettuale."Al che io replicavo che per me la letteratura ha la stessa importanza della storia o della filosofia, molto più della teologia e forse un po' meno della politica, e quindi faccio fatica a condividere una linea di pensiero come questa. Oltretutto pensando alla fantascienza non sono certo i marzianini verdi la prima cosa che mi viene in mente. Per me la fantascienza è legata a filo doppio col reale, più di qualsiasi altro genere letterario (potenzialmente molto di più).
Voi che dite? Forse sarebbe davvero il caso di considerare fantascienza e simili come letteratura d'evasione e stop? O non ci priveremmo in questo modo di un'opportunità unica di riflettere sul reale, magari in maniera obliqua o laterale, ma divertendoci comunque un sacco lungo la strada?
O magari dovremmo iniziare a prendere meno sul serio politica e filosofia, che è un'altra di quelle cose che pare tabù anche solo a pensarle…
(NB non ho intenzione di polemizzare con Giovanni Dell'Orto: riguardo a quanto scrive ci siamo già abbondantemente chiariti. Usavo le sue parole come spunto per riflettere sulla percezione che si ha della fantascienza al di fuori dei confini del piccolo quartiere in cui prosperiamo (si fa per dire). Questa cosa della percezione di un ambito particolare (può essere la fantascienza, ma anche l'universo gay, o la vita quotidiana in Ucraina) da parte di chi quel determinato mondo conosce solo di sfuggita è davvero affascinante e porta a riflessioni interessanti sul nostro concetto di realtà.)
- In questi giorni sto leggendo molta fantascienza (sai che novità!).
Sono quasi alla fine del Millemondi Hamiltoniano: per quanto
Il sogno del vuoto sia divertente mi son piaciuti molto molto di più i volumazzi dell'Alba della notte. Se Hamilton m'è parso in calo,
Ian MacDonald si conferma invece ai massimi livelli anche con i racconti di
Cyberabad Days, uno di quei casi in cui la fantascienza non si limita a dar forma e colore a un intero mondo, ma ne rende l'invenzione indistinguibile da una potenziale realtà appena dietro l'angolo.
Ma di entrambi i volumi ne riparliamo tra qualche giorno.
Vi volevo chiedere piuttosto se avete notizie fresche sul destino di Epix. Ve lo chiedo molto egoisticamente perché a Luglio era prevista (finalmente!) la pubblicazione di
Cuore d'Acciaio di
Michael Swanwick, che per me è uno di quei romanzo capaci da soli di dar senso a un'intera collana. Visto il preoccupante silenzio sui blog mondadori, non so se iniziare a preoccuparmi.
- Volevo segnalarvi anche il
blog di una vecchia conoscenza internettara. Erano anni che non ci si sentiva (sapete come vanno le cose in rete, in questo caso poi la distanza fisica non aiuta di certo), e mi fa molto piacere vederlo ancora vivo e vegeto e pensante.
Bene, per ora è tutto. Vado a rispondere a un paio di commenti. Voi fate a modo, che il tempo per leggervi lo trovo sempre. È scrivere, che siano riposte - si spera sensate - o nuovi post, che mi costa tempo e fatica. A presto!
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