Stamattina stavamo festeggiando con i colleghi, torte, vino, baci e abbracci quando è arrivata la notizia della morte di Giorgio, un nostro collega assente da un paio di mesi. Sapevamo della sua malattia, sapevamo che sarebbe stata dura, ma non ci aspettavamo certo che tutto sarebbe finito nel giro di tre mesi…
Improvvisamente s'è fatto silenzio. Qualche istante, quasi senza respirare.
Poi fortunatamente s'è messa in moto la macchina del lutto. Funerali? Domani. Dove ci troviamo? cosa facciamo?
No, niente ironia. Queste cose aiutano. Nessuno di noi conosceva Giorgio troppo bene, nessuno di noi aveva legami che non fossero quelli lavorativi. Ma credo che per almeno un attimo stamattina ci siamo sentiti tutti sfiorati dalla nera signora e fare fare fare aiuta a non pensarci troppo. Alla vita, alla morte, al tempo che passa, alle feste in arrivo.
A tirare avanti. Che tra tre giorni è natale.
In fondo siamo tutti temporanei. Faremo bene a non dimenticarlo.
A mio padre - ottantenne, malato - è bruciata la casa tre settimane fa. L'assicurazione paga, ma non gli Intangibili spariti.
RispondiEliminaIl suo commento è stato: Credevo di essere in una botte di ferro, ivece era una botte di plastica.
Ecco, siamo tutti in una botte di plastica.
Mi spiace per tuo padre, veder sparire in un momento anni di ricordi dev'essere quasi come morire.
RispondiEliminaIl problema della botte, di qualunque cosa sia fatta, è che perde, perde, perde. Inesorabilmente.