19 dicembre 2006

Attaccabrighe, urlatori & bastardi


Picture by centrifuga.
Musica che sa di terra polvere oscurità. Musica con i calli per il duro lavoro e la fatica quotidiana. Musica con le suole bucate per il lungo camminare, che di strada ne ha fatta davvero tanta.
Musica che scalda l'anima e allontana l'inverno. Musica disperata, musica allucinata e musica divertita.

Nell'ultimo monumentale triplo cd di Tom Waits c'è tutto questo e molto di più. Si rischia di sprofondare e perdersi nei labirinti creati dai suoi suoni spezzati, tra le ruvide carezze e gli squarci di violenza che ti accompagnano nell'ascolto. Un triplo disco questo Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards come non se fanno più. Un'opera che richiede tempo, attenzione, costanza. Anche per questo un'opera fuori sincrono rispetto al presente che ci circonda.

La sensazione di essere catapultati in un'altra epoca è fortissima, tra gli echi del cabaret e le ballate popolari, tra l'antico stomp e le contorsioni canore dell'inconfondibile voce di Tom Waits si percorrono strade poco trafficate, tra le ombre dei fantasmi del passato e la ricerca di una nuova strada tra i ruderi del presente. Il percorso è affascinante, emozionante a tratti commovente. Ma non c'è nostalgia tra le innumerevoli pieghe di questi dischi, c'è semmai un'espressione libera da condizionamenti temporali, libera da vincoli commerciali, libera da necessità televisive. C'è un'altra modulazione della realtà, la percezione di un nocciolo duro sepolto dentro ognuno di noi, nascosto tra le nostre inevitabili miserie quotidiane c'è insomma un altro futuro possibile.
Io l'ho appena iniziato ad ascoltare e già me ne sono innamorato.
Tom Waits è vivo. Viva Tom Waits.

2 commenti: