19 dicembre 2005

A che temperatura brucia la carta?


Originally uploaded by Aelle.
Dovevo scrivere un interessantissimo post su Farenheit 451, su Cronache Marziane, su Ray Bradbury. Su come alcuni libri invecchino bene, su come non sempre accada lo stesso ai loro autori. Sul timore che si prova a riprendere in mano un libro che tanto ci era piaciuto vent'anni prima. Sulla paura di rovinare il ricordo, di veder sparire la magia che un buon libro è sempre in grado di creare.
Dovevo farlo, con calma, ragionandoci per bene sopra, ne sarebbe venuto fuori il post perfetto.
Ma qui mi mettono fretta...
E allora quello che posso scrivere è che vincendo i timori di cui sopra ho riletto da poco Cronache Marziane e Farenheit 451.
Sebbene consideri il primo l'opera migliore di Bradbury devo ammettere che anche F451 ha retto benissimo il passaggio del tempo. Alcune intuizioni del suo autore rimangono tuttora attualissime (penso alla pubblicità invasiva, alle soap-opera, alla paura come forma di controllo). Ma anche il segugio non è male, senza citare quelli che sono ovviamente i temi fondamentali del romanzo, l'amore per i libri, l'evoluzione dl protagonista. E il formidabile (per quanto incredibile) finale. (Se foste interessati qui potete leggere qualche mia nota sul film che ne ha tratto Truffaut).

Purtroppo per Bradbury (o meglio purtroppo per me, che m'è capitato di leggerlo), le sue cose successive non sono all'altezza delle sue prime opere. Forte del ricordo dei molti racconti letti in tenera età ho preso in libreria Il grande mondo laggiù (un'antologia di racconti scritti dai '60 in avanti) beh... dire che non mi ha fatto impazzire è un eufemismo. Quello che più di tutto m'ha deluso è il livello di melensaggine, melodramma e perbenismo che condisce molti dei racconti. Quella specie di lirismo andato a male che sa di retorica spiccia e sruffianamento del lettore.
Sì, proprio il famoso lirismo di Bradbury, il suo marchio di fabbrica insomma, ciò che rendeva immediatamente riconoscibili le sue storie fantascientifiche in mezzo alla vasta produzione di quegli anni. Perché è assolutamente vero, in F451 e ancor di più nelle Cronache, 'sto lirismo bradburesco c'era già, ma non era fine a se stesso: al di sotto della patina lirica c'erano delle idee, e delle storie che se anche viaggiavano sul filo sottile della retorica riuscivano a far breccia e a saltar fuori dalle pagine del libro.

Quindi: leggetevi Bradbury, Le Cronache Marziane e Farenheit 451 sono due capolavori, due dei pochi libri di fantascienza scritti negli anni '50 che reggano meravigliosamente gli anni passati. Dopo di che dimenticatevi di lui, e cercate magari qualcosa di Ian McDonald, che tra gli autori attuali è forse quello che più ricorda l'autore americano, senza la sua retorica e con in più un gran senso dell'umorismo praticamente assente nel buon Ray.

5 commenti:

  1. ecco, adesso mi tocca leggere un sacco di libri di fantascienza...

    (ma sei proprio bravo, caro scrittore...
    è tutta opera tua?
    perchè comincio a soffrire un pò di "ansia" da prestazione, leggendoti...)

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  2. Brava! Leggi fantascienza, che ce n'è bisogno! (di lettori fantascientifici intendo).

    I complimenti li accetto pià che volentieri, e sì. è tutta roba mia (e di chi se no?).
    Del resto tieni presente che a scrivere di sf, libri et similia c'ho uno storico di frequentazione di ML e newsgroup pluriennale.
    È di scrivere di me, della vita, di tutto il resto che non sono capace!
    Ma vedrai che a frequentarti un po' alla volta imparo.

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  3. Ahime', io ho avuto la stessa esperienza recentemente leggendo uno degli ultimi libri della Le Guin: per fortuna, qui non si tratta di perbenismo e melensaggine, ma di un'assoluta trasparenza delle allegorie e mancanza di originalita', quindi mi ha fatto tristezza piu' che rabbia. E si', paura di rileggere. Sniff, sniff.

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  4. Anche a me "Il grande mondo laggiù" non ha fatto impazzire, però mi sembra di ricordare (come al solito non ricordo nulla, ma questo mi accade anche con libri/film che ho amato, ma letto/visto una sola volta) di aver apprezzato alcuni dei racconti. Vero il perbenismo, vera la melensaggine ma... Mi spiace di non poter essere più precisa, dovrò forse rileggerlo. Ma ho tanta roba ancora da leggere...
    Quanto a Farhenheit, devo dire che secondo me il libro di Bradbury ha retto al passare del tempo molto meglio del film di Truffaut, che sono riuscita a vedere solo alcuni mesi/un anno fa, rimanendone alquanto delusa. Anche in questo caso, non sono in grado di dettagliare, ma ricordo molto forte questa sensazione di delusione.

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  5. Ciao Anna! Che piacere leggerti da queste parti!

    Tornando a bomba in tema noto che la stragrande maggioranza della fantascienza storica mi risulta pressoché illeggibile. E non sto parlando del povero Van Vogt, ma di quei nomi che ancora si sentono osannati in giro: Vance, Heinlein, Hamilton, Simak...
    Pochi si salvano: Leiber, Sturgeon, qualcosa di Clarke.
    Ma quello che mi fa davvero impazzire è che nella "coscienza popolare fantascientifica" pare che dopo di loro ci sia il nulla (a parte Dick, ovviamente :-)
    Mah...

    Ma tu parlavi della Le Guin, sai qual'è il mio problema con la signora? È che purtroppo col tempo m'è diventata un po' noiosa, forse proprio per i motivi cui accenni tu.

    Selene non perdere tempo a rileggertelo, che c'è molto di meglio in giro...
    Sono completamente d'accordo con te riguardo la versione di Truffaut di F451. Come dicevo nella nota linkata quello che mancava nel film era proprio la tensione narrativa, la passione, che invece il romanzo di Bradbury lasciava abbondantemente trasparire.

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