15 marzo 2017

Letture: Tito di Gormenghast, di Mervyn Peake

Ultimo titolo memorabile letto nel 2016. Nei prossimi post si parlerà (finalmente!) dei primi libri da ricordare in questo 2017. Saranno sempre brevi flash per riflettere sulle letture fatte, e magari offrire agli eventuali passanti un piccolo spazio per confrontarsi su autori e titoli che hanno apprezzato (o anche no, il bello della lettura è che ognuno è solo con il libro e i propri gusti, propensioni, idiosincrasie ed esperienze).


Oggi si parla di Tito di Gormenghast, di Mervyn Peake.

Tito di Gormenghast è un romanzo straordinario, che non ha eguali nella mia esperienza di lettore. Parte come una vecchia favola: il castello, il vecchietto misterioso, il tetro maggiordomo, il ragazzo perduto e via via uno stuolo di servitori dall’apparenza bestiale. Ma è solo la prima impressione, che già da subito la scrittura roboante, esagerata, ricchissima di Mervyn Peake rende immediatamente chiaro al lettore che siamo in altri territori narrativi.

Quella di Tito di Gormenghast è una storia fantastica, dominata dalla presenza assoluta e inevitabile dal Gormenghast del titolo, fortezza eterna e cupa montagna incombente (e non è chiaro chi ha preso il nome da chi). Gormenghast è una Fortezza Bastiani in versione britannica, abitata da una serie di personaggi indimenticabili, tratteggiati tra il grottesco e il caricaturale dalla penna ispirata dell’autore che si ferma appena in tempo prima di trasformarli in macchiette. Sono vivi e bruciano di desiderio e ambizione, sono brutali ed egoisti e generosi, e tutti insieme lottano macchinano e strepitano (a seconda delle rispettive singolari personalità) per erodere, scalfire, rompere lo scenario immobile che ha intagliato per ognuno di loro un ruolo preciso, apparentemente immutabile eppure fragile all’interno dell’universo di Gormenghast.

Tito è l’erede al trono della casata dei De Lamenti, signori di Gormenghast, ed è la sua nascita a scatenare le trame e gli accadimenti che sanciranno il destino degli abitanti della fortezza e dei suoi sobborghi. La narrazione alterna punti di vista e personaggi, descrizioni (dense e ricchissime) a momenti d’azione (brevi e fulminanti). Protagonista della narrazione è il ritratto spietato di una nobiltà critallizzata nel rituale delle relazioni di corte al confronto con il vitalismo bestiale del popolo che li circonda, illuminato a tratti da momenti di emozione quasi commoventi (ma mai patetici) e disinnescato nei suoi tratti più terrificanti da un vena di umorismo folle e sotterraneo che accentua i tratti tragici della vicenda e accompagna il lettore fino alla fine del volume.
Come ogni storia fantasy che si rispetti, Tito di Gormenghast è il primo volume di una trilogia, che si completa con i successivi Gormenghast e Via da Gormenghast, tutti editi da Adelphi, anche se non tutti di facile reperibilità.

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