17 dicembre 2013

Letture: L'uomo a un grado Kelvin, di Piero Schiavo Campo

© giorgio raffaelli

Uno slogan di Urania recita "Dal 1952 la macchina del tempo non si è mai fermata". M'è tornato in mente  una volta concluso il romanzo di Piero Schiavo Campo, che la sensazione più forte lasciatami dalla lettura è stata di sfasamento temporale. L'uomo a un grado Kelvin sarebbe stato infatti un ottimo romanzo, fosse uscito un cinquant'anni fa. Ora, beh… ora non ne sono così sicuro.

L'uomo a un grado Kelvin è il romanzo vicitore dell'ultima edizione del Premio Urania. Come per I senza-tempo l'anno scorso, l'uscita del volume è stata accolta da una serie di recensioni piuttosto positive che, al contrario di quanto successe con il romanzo Alessandro Forlani, segnalano in questo caso la stretta appartenenza al genere, oltre a sottolineare le virtù scientifiche dell'opera e un'ottima gestione della trama gialla che accompagna il lettore fino al termine della vicenda. Piero Schiavo Campo è uno scienziato, e la sua preparazione si nota, ancor più che nell'estrapolazione (fanta)scientifica dello sfondo futuribile in cui si svolgono gli avvenimenti narrati (computer quantistici, teletrasporto, realtà virtuali), nell'attenzione che dedica alle dinamiche proprie della ricerca, che sono forse l'aspetto più interessante del romanzo.

La trama gialla che costituisce il motore del romanzo, invero piuttosto complessa, parte con l'omicidio di un famoso scienziato e prosegue con la relativa indagine, che si sposta tra Milano e Parigi - per tacere delle numerose tappe in fantasiosi mondi virtuali - e vede alternarsi sulla scena Dick Watson, investigatore dell'Europol, e i suoi colleghi, alle prese con scienziati scomparsi, bande armate di origine slava e le famiglie della criminalità cinese che si son spartite interi quartieri di Milano, senza dimenticare la polizia padana e gli hacker che popolano il lato più oscuro della rete.
Come si vede di carne al fuoco Piero Schiavo Campo ne mette parecchia. A suo merito va detto che la narrazione rimane sempre piuttosto equilibrata, ogni comprimario ha il suo dovuto spazio e il mistero rimane nebuloso fino alla fine.

Se la struttura del romanzo è piuttosto ben congeniata, quel che resta del tutto insufficiente - qui e ora - è la consistenza e la credibilità dei vari personaggi, che si muovono, parlano e interagiscono come se il tempo non fosse passato, e le coordinate temporali del loro universo narrativo fossero rimaste bloccate a cinquant'anni fa, quasi che nel frattempo la fantascienza non fosse riuscita ad evolversi dall'epoca dorata della sua infanzia e la realtà umana ritratta dai suoi autori fosse sempre quella semplice e addomesticata che usciva dai racconti delle riviste dell'epoca. La conseguenza più immediata di questo aspetto del romanzo è un senso di noia e insofferenza, con il lettore incapace di trovare una qualche connessione tra il panorama urbano e tecnologico in cui è immersa la storia, adeguato alla visione standard del futuro emersa in questi ultimi decenni, e il costante fuori sincrono in cui si muovono gli attori del romanzo.
In questo senso L'uomo a un grado Kelvin mi pare esemplare dello stato dell'arte della fantascienza nostrana, che ha ormai perso ogni velleità di affrancarsi dal passato per affrontare finalmente il futuro, e si riduce sempre più a genere nostalgico per vecchi adolescenti che si rifiutano di crescere. Certo, è una generalizzazione, magari troppo severa, ma se penso ai titoli migliori usciti nel mondo anglosassone negli ultimi anni e mi confronto poi con la realtà italiana, quale altra risposta tocca darsi?

13 commenti:

  1. Gazzo. Ho appena letto la recensione di Centamore che scrive l'esatto opposto... XD
    Mi sa che lo leggo a brevissimo e me ne faccio un'idea.

    ps: però di te mi fido ;)

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    1. Credo che dipenda molto da quali sono i riferimenti di chi scrive. Ho letto anch'io la recensione di Centamore, e beh… a parte l'accenno all'hard boiled, che faccio fatica a condividere, quanto scrive è assolutamente coerente con il romanzo di Schiavo Campo. Diciamo che io vedo il bicchiere mezzo vuoto, mentre lui è riuscito ad apprezzare quanto di buono L'uomo a un grado Kelvin è in grado di offrire.

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  2. Io non leggo moltissima fantascienza contemporanea. Non abbastanza per rendermi conto di questo, ma capisco la problematica di fondo. Recentemente ho letto gli ultimi Forlani, Verso, Troccoli, e Tonani. Ah, anche De Matteo, quel "Terminal Shock" che mi è sembrato abbastanza moderno, almeno agli anni '90. Degli autori sopra citati, tre dei quali li ho conosciuti, mi sembra che siano stati e siano ancora tutti lettori appassionati. A che punto uno smette di essere pesantemente debitore di ciò che è stato scritto in passato? Non so bene da cosa dipenda. Nel fantasy, la risposta è più semplice: diffusione limitata di scritti innovativi e delle nuove correnti, ristampa intensiva di piccole variazioni della stessa storia. Risultato: tutti a 15 anni iniziano a scrivere il loro Signore degli Anelli. Nella fantascienza, cosa accade? Come ti dicevo, ho una prospettiva più limitata perché ho letto, al 95%, narrativa edita in un passato più o meno lontano.
    Ciononostante, sarei curioso di leggere questo libro. Sarebbe il secondo premio Urania che leggo e il primo mi è piaciuto alquanto! ^^

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    1. bella domanda, e vorrei rispondere ma devo ammettere di non averci mai pensato in questi termin. quando chiudo un libro e mi trasformo da lettore a scrittore, francamente non faccio molto caso a chi/cosa sto "imitando" (nel senso buono, non certo a livello di plagio). è naturale essere influenzati da quello che ci ha formati, ma è altrettanto importante riuscire a distaccarsi. è anche vero che tutto è stato inventato, quindi è difficile essere innovativi, soprattutto in un settore che conosce una forte disparità dentro e fuori i confini.

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    2. Credo che il problema sia legato a doppio filo alla possibilità di leggere e quindi assimilare la fantascienza contemporanea, che qui da noi semplicemente non arriva. E se Tonani o Verso o De Matteo (non cito Troccoli perché non l'ho letto) sono comunque riusciti ad assimilare molto dello spirito dei tempi, magari mediato da altri canali (cinema, fumetti, video game), nel caso de L'uomo a un grado Kelvin m'è parso evidente come la fantascienza di riferimento per l'autore fosse quella classica, che per chi ha letto qualcosa uscito negli ultimi vent'anni risulta spesso irrimediabilmente datata.

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  3. devo ammettere che non l'ho voluto prendere. a parte l'eccezione dell'anno scorso per Forlani sono abbastanza scettico circa i premi urania. anche questo mi sembra inserito nel filone ormai tipico del techno-thriller, che mi era già venuto a noia. da qualche parte (su anobii forse) ho letto anche che lo stile è piuttosto prolisso, che è un'altra delle caratteristiche solitamente "premiate" che mi infastidisce.

    non avendo letto non esprimo giudizi sul libro in sé ma sui criteri di assegnazione del premio (questo non mi ha impedito comunque di spedire qualcosa per la prossima edizione!).

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    1. E io inizio fin da ora a fare il tifo per te! :-)

      Tornando al romanzo in questione, più che al filone techno-thriller, L'uomo a un grado Kelvin punta al giallo classico con uno sfondo fantascientifico molto più consistente. In altre parole la componente fantascientifica non si limita a una secchiata di effetti speciali ma è gestita in maniera più solida, per quanto l'approccio risulti datato.

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    2. Grande Andrea! In bocca al lupo, allora.

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  4. Compro sempre tutta la fantascienza italiana su cui riesco a mettere le mani e spero sempre di fare qualche bella scoperta. Effettivamente, gli autori che mi piacciono sono pochi, anzi pochissimi e la cerchia si restringe a coloro che dimostrano di avere buona tecnica ma anche voglia di sperimentare nel linguaggio e nell'originalità dei temi. Al romanzo di Schiavo Campo, darei un sette+ .

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    1. Un voto ben più alto di quello che gli avrei dato io.
      Ma ci sta, che ognuno di noi trova qualcosa di diverso nei libri che legge.
      (certo che anche tu, leggere TUTTA la fantascienza italiana… ma chi te lo fa fare? :-))

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  5. In bocca al lupo Andrea! Bello saperti in lizza!

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  6. Ragazzi che sorpresa... Schiavo Campo non solo è stato mio professore universitario... è stato anche il mio docente preferito.
    E ora scopro che è autore di fantascienza... Corro a comprarlo!

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    1. Ciao Zeno2k! Belli questi cortocircuiti!

      Spero che tu nel frattempo sia riuscito a procurarti il romanzo del prof! Buona lettura!

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