11 settembre 2012

Letture: Il Sentiero degli Dei, di Wu Ming 2

© giorgio raffaelli
Ne Il Sentiero degli Dei Wu Ming 2 racconta e spiega la traversata degli Appennini effettuata a piedi lungo la via degli Dei, il tracciato che collega Bologna a Firenze tra sentieri e strade secondarie.
Il Sentiero degli Dei non è però un diario di viaggio o una guida turistica. Il Sentiero degli Dei è un libro bastardo: un ibrido di informazione e narrazione, un testo meticcio denso di sdegno civile e impegno eco-integralista, una miscela di nostalgico furore e rigore conservativo.

Avevo già incontrato Wu Ming 2 alle prese con l'Appennino: Guerra agli umani era un pulp montanaro brillante in certi momenti, piuttosto irritante in altri. La stessa mescolanza di sensazioni che m'ha lasciato Il Sentiero degli Dei.

Tra gli aspetti positivi del volume ci sono la prosa sciolta, diretta e coinvolgente dell'autore e la sua capacità di fornire una quantità di informazioni pratiche per affrontare la camminata Bologna-Firenze, arricchendole di suggestioni storico/paesaggistiche, senza appesantire il testo con il tono didascalico di molte guide. Le qualità affabulatorie di Wu Ming 2 rendono la lettura piacevole e mai noiosa e anche se la componente propriamente narrativa (gli intermezzi che separano le varie tappe della camminata) pecca di un eccesso di retorica che rende stucchevoli molti dei racconti, è anche vero che il suo peso complessivo all'interno del volume non è tale da renderne improba la lettura.

L'aspetto del volume che mi ha dato più da fare è però quello politico.
Già nell'introduzione Wu Ming 2 mette le mani avanti e dichiara che "una buona parte di questo libro denuncia le "emergenze ambientali" che affliggono l'Appennino tra Bologna e Firenze […]". Le intenzioni dell'autore sono senz'altro meritorie. Quel che ho trovato indigesto è l'integralismo con cui è condotta tutta l'operazione.
Il lavoro di ricerca e segnalazione delle porcate di cui si sono resi responsabili, per dolo o incuria, politici e imprese nella realizzazione dei progetti dell'Alta velocità o della variante di valico autostradale, è encomiabile e prezioso, così come lo sdegno che lo accompagna. Ma immergendosi nella lettura de Il Sentiero degli Dei non ho potuto evitare di chiedermi: se anche i lavori per le tratte ferroviarie o stradali che attraversano l'Appennino fossero stati realizzati a regola d'arte, sarebbe cambiato qualcosa nel giudizio di Wu Ming 2 sugli interventi che avrebbero comunque cambiato il paesaggio montano?

Chi ha letto Il Sentiero degli Dei conosce già la risposta: a parere del suo autore qualsiasi intervento antropico sul territorio è il male. Qualsiasi cambiamento operato da mani umane sul paesaggio appenninico è un danno. Qualsiasi modifica nell'utilizzo delle risorse presenti sul territorio è foriero di conseguenze nefaste.
È questo approccio che faccio fatica a condividere. Non capisco infatti perché permettere l''attraversamento dell'Appennino nella maniera più veloce e agevole possibile, in treno o su ruote, sia pratica da condannare a prescindere. Per fare un esempio banale: non crede l'autore che gli anni di vita risparmiati ai viaggiatori siano una ricchezza? (se si risparmiano 20 minuti a viaggio per le centinaia di migliaia di persone che annualmente attraversano gli Appennini il totale sono decenni di vita…).
È vero, quel tratto di qualche decina di chilometri d'Appennino in cui si trovano a transitare treni e veicoli sono stati irrimediabilmente modificati. Qual è la posizione di Wu Ming 2? Se strade e ferrovie attraversano le montagne sono un brutto vedere, ma se passano nascoste in galleria sono un incubo. La risposta dunque è una sola: nessuna strada, nessuna ferrovia ad alta velocità è accettabile.
Dando per scontato che i lavori dovrebbero essere svolti nel miglior modo possibile (lo so, non succede MAI), siamo sicuri che la bilancia vantaggi e svantaggi penda solo sul lato negativo? (non sto dicendo che non sia così, non ne so abbastanza. ma il punto di vista di Wu Ming 2 è tanto univoco da risultare sospetto, tale e quale la propaganda di Autostrade per l'Italia o Trenitalia).

© giorgio raffaelli
Detto del tema politico del volume, c'è un altro aspetto de Il Sentiero degli Dei che mi ha lasciato perplesso. Nel racconto della camminata attraverso gli Appennini non ho colto nelle parole dell'autore alcun momento di gioia, solo fatica e sofferenza. Come se il gesto fisico del cammino fosse doloroso ma necessario, come se la missione da compiere fosse l'unico scopo del viaggio, come se camminare fosse una medicina amara da prendere per curarsi dalla modernità. Come un'espiazione dei peccati altrui.

Per me camminare è soprattutto avventura e scoperta, esplorazione ed esperienza, del territorio, certo, ma anche del me stesso viandante. Ne Il Sentiero degli Dei l'esperienza è solo politica, e si paga con la fatica e il dolore del corpo. Quasi come una religione. E beh… a me quest'idea non piace mica tanto.




8 commenti:

  1. Verrebbe da dire "è Wu Ming, che pretendi?"... :)

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    1. C'hai ragione, c'hai. Ma sono sono un inguaribile ottimista, e spero sempre in un ravvedimento e in una maturazione anche del fanatico più ottuso, figuriamoci con un wumingo.

      E invece mi ritrovo col solito sermone…

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  2. Mi dispiace, ma, conoscendo gli scempi praticati sul territtorio italiano da TreniTalia ed Autostrade sono piú d' accordo co n Wu Ming che con te.
    Sorry....;-)

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    1. Non si tratta di essere d'accordo o meno, ne di fare il tifo per l'uno o per l'altro. Credo anzi che dovremmo guarire da questa mentalità da stadio.
      Quel che in fondo vorrei riuscire a capire è che tipo di Italia vorremmo. Che è facile dire che politici e industriali hanno rovinato il paese. Su questo punto non si alza nessuna voce contraria.
      Più difficile chiedersi - senza propaganda e senza retorica - se davvero possiamo fare a meno di un sistema di trasporto efficiente che attraversi le montagne, se davvero l'eolico è uno spreco e non una risorsa (cito l'eolico perché questa è l'opinione espressa da Wu Ming 2 nel libro), se davvero non possiamo rinunciare al paesaggio originale di 20 dei 1200 chilometri dell'Appennino per farci passare strade e ferrovie.
      Poi certo, se abitassi in valle e mi ritrovassi col torrente disseccato e un viadotto fuori dalla porta probabilmente m'incazzerei anch'io.
      Ma una cosa sono le istanze locali (che debbono essere risolte in loco), un'altra le esigenze generali.

      Schierarsi aprioristicamente pro o contro non agevola il dibattito, lo ostacola. E soprattutto non porta alcuna soluzione.

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  3. Ti leggo solo ora, arrivando in ritardo criminale.
    Il tema del volume mi tocca da vicino, perché studiare i sistemi naturali è, dopotutto, il mio lavoro.
    Ora, ogni organismo vivente, per il fatto che vive, altera l'ambiente in cui si trova.
    È un dato di fatto.
    Come esseri umani, possediamo una intelligenza che ci permette di minimizzare - se lo vogliamo - l'impatto della nostra presenza.
    Ma nient'altro.
    Il mondo è radicalmente diverso da come sarebbe se noi non ci fossimo.
    Cosa è "naturale", e cosa no?

    Considerare armoniosa e naturale l'azione di un insetto, e malevola e nefasta l'azione di un essere umano, è romanticismo.
    È Disney.
    È, molto spesso - come temo in questo caso - primitivismo chic, snobismo di chi il suo testo lo ha scritto su un PC assemblato da schiavi in un capannone in Cina, alimentato dalle centrali atomiche francesi; scritto in una casa che è una piccola bomba ecologica, bevendosi un caffé importato da una piantagione intensiva in Costarica.
    Ma è tanto tanto figo dire che i treni sono il male.
    E gli aerei?
    E le navi?
    E i libri?!
    E la civiltà, maledizione?

    Certo, se fossimo ancora tutti come i Bonobo...
    Ma non è vero - anche i Bonobo alterano il loro ambiente.
    E per di più lo fanno in piena inconsapevolezza.
    Certo, così si risparmiano i pistolotti ipocriti di qualche autore romantico.

    E poi... perché le ferrovie no, ma i sentieri sì?
    L'attività erosiva di un sentiero ben praticato è, in proporzione, molto più dannosa per il paesaggio dello scavo di una galleria ferroviaria.
    Perciò ok, niente treni in montagna (e neanche in pianura, naturalmente), e nessun sentimentale imbecille che vada a calpestare germogli, spezzare arbusti, fumarsi magari un sigaro nell'aria incontaminata e poi spararsi un panino gettando la carta al vento.
    Vai a fare del fuoripista?
    Il passaggio di un essere umano in un'area mai battuta ha un tale effetto sul comportamento degli animali che vivono in quell'area, da alterare significativamente gli equilibrii.
    Molti animali sentono l'odore dell'escursionista e lì non ci passano più per prudenza - e sarebbe ok se ci fossero vaste distese incontaminate, ma stando le cose come stanno, il nostro camminatore nella natura incontaminata di fatto restringe il territorio agibile di una manciata di specie selvatiche.
    Passandoci UNA volta.

    Quindi, io credo che la tesi del testo sia sostanzialmente romantica ed irrealistica, o - peggio - sottesa da un chiaro intento ideologico.
    La natura incontaminata è bellissima - ma facci un giro nudo (poiché in qualsiasi altra maniera, sarebbe innaturale), e poi ne parliamo ;-)

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    1. Grazie per il tuo prezioso contributo che sottoscrivo in toto.

      Sono appena tornato dai luoghi raccontati nel volume di Wu Ming, e la cosa più stupefacente, che nel libo non viene MAI detta, è quanto quei posti siano ancora straordinari, e quanto lo siano proprio per l'intevento continuo, secolare dell'uomo al loro interno. Credo che a Wu Ming 2 frarebbe bene una bella camminata nei boschi senza il paraocchi che sembra essere solito indossare. Ci guadagnerebbe lui, e ci guadagneremo noi, che dopotutto i libri li sa anche scrivere…

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    2. Negli ultimi mesi ho tenuto due conferenze - e due sono in programma per dicembre - proprio su come il paesaggio che noi osserviamo sia il frutto dell'azione dell'uomo, sia nel bene che nel male.
      Qui dove vivo io, se non ci fossero 2000 anni di agricoltura alle spalle, sarebbero paludi - belle e incontaminate, certo, ma anche, sostanzialmente, diverse.
      Piangere perché non lo sono più non serve a nulla.

      Piuttosto ti consiglio due libri, per ripigliarti dalle incontinenze del Wu Ming 2 - sono entrambi dell'inglese di Robert Mcfarlane, The Wild Places ed il più recente The Old Ways.
      Belli, non troppo enfatici o populisti - ma che sembrano simili al libro del WM2 in maniera quasi sospetta; ma sono io, naturalmente, che penso male ;-)

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    3. The Wild Places ce l'ho in lista da un pezzo, che ne è uscita un'edizione italiana un paio d'anni fa. Attendo solo di trovarla ad un prezzo umano, che ora come ora ha un prezzo incredibile. (Lo so lo so, non dirlo neppure. Ma di libri in inglese ne ho già un sacco da leggere…).

      Neanche da dire che mi piacerebbe un sacco assistere a una tua conferenza. Chissà…

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