Inizialmente questo post doveva contenere solo una serie di annotazioni sui racconti contenuti negli ultimi numeri. Poi le cose mi sono sfuggite di mano e visto la lunghezza spropositata raggiunta dal testo (almeno per i miei standard) ho pensato bene di dividerlo in due parti.
In questa prima parte si tratterà della componente non narrativa di Robot. Nella prossima seguiranno alcune note sui racconti contenuti nei quattro numeri presi in considerazione.
Illustrazione di Stephan Martiniere dalla copertina di Robot 56.
Negli ultimi mesi ho cercato di rimettermi in pari con la lettura di Robot. Non ci sono ancora riuscito: qualche settimana fa è uscito il numero 63. Sono comunque arrivato al ventesimo numero della nuova edizione della rivista diretta da Vittorio Curtoni e venti mi pare un buon numero per poter fare qualche osservazione sul progetto editoriale che caratterizza Robot.
Non ho molti dubbi: Robot è la miglior rivista di fantascienza edita in Italia. Lo so, vi leggo nel pensiero (ad alcuni di voi, perlomeno), vi state chiedendo: e Urania?
Urania ha smesso di essere una rivista (se lo è mai stata) un sacco di tempo fa. Ora è una collana di volumi di fantascienza da edicola con qualche articolo messo lì, se c'è spazio, a fare a da tappabuchi.
Robot è invece una pubblicazione che propone, insieme a una buona quantità di narrativa breve, articoli, saggi e interviste che coprono tutta l'estensione dello spettro della produzione fantascientifica internazionale: dalla letteratura al cinema, dalla televisione ai fumetti, dalle fanzine ai giochi.
Definire Robot la "miglior rivista di fantascienza in Italia" è comunque gioco facile. Come sappiamo bene, nel settore non c'è una gran concorrenza. E se è vero che Robot è curata in modo professionale, è anche vero che tra la messe di parole a tema fantascientifico presenti in ogni numero, faccio fatica a trovare articoli che si dimostrino effettivamente interessanti, specie riguardo a letteratura e cinema, che sono poi gli argomenti di cui leggo più volentieri. Quel che lamento non è tanto una mancanza di interesse verso questi argomenti, tutt'altro. Quel che mi pare piuttosto criticabile è l'approccio e il taglio scelto per presentarli ai lettori.
In effetti Robot dedica molto spazio alla fantascienza cinematografica e letteraria.
Le pagine dedicate al cinema sono di solito dedicate a interviste (piuttosto debolucce) ad attori e registi e alla presentazione di pellicole in uscita. Se le prime possono destare una qualche curiosità, delle seconde si potrebbe fare a meno, visto l'insuperabile concorrenza della rete per ciò che riguarda la mera informazione. Quel che manca del tutto è uno spazio critico di approfondimento, o almeno un tentativo di analisi più argomentata, su singole pellicole o argomenti legati al cinema fantascientifico. Un po' come gli articoli che Roberto Taddeucci dedica - sempre su Robot - a singole serie televisive.
Per quanto riguarda la fantascienza letteraria la questione è diversa, e qui temo entrino in gioco più gli interessi personali che non l'effettivo peso delle proposte di Robot. Per farla breve, trovo che l'attenzione che la rivista dedica alla fantascienza declinata al passato, per quanto meritoria, ben poco abbia a che fare con quel che la fantascienza è diventata, qui e ora, anno 2011. Gli articoli di Giuseppe Lippi, o quelli firmati da Salvatore Proietti, sono notevoli esempi di approfondimento. Che trattino di singoli autori, di particolari tematiche o periodi, leggerli è comunque molto istruttivo. Mi piacerebbe che la stessa attenzione fosse dedicata a temi, autori, romanzi scritti negli ultimi anni, piuttosto che durante il secolo scorso. E invece per quel che riguarda il presente ci si deve accontentare di articoli che riassumo, elencano o al massimo accennano, al vasto calderone fantascientifico odierno.
Temo però che questa attenzione al passato sia un po' una scelta obbligata per la redazione della rivista.
Chi legge Robot? Chi sono i lettori di fantascienza in Italia? Frequentando ormai da qualche anno l'ambiente la mia percezione è che gran parte del pubblico italiano di fantascienza sia formato da lettori fondamentalmente nostalgici. Lettori ben oltre la mezza età, pronti a rimpiangere il bel tempo antico in cui edicole e librerie pullulavano di romanzi fantascientifici decisamente migliori di quelli attuali, un tempo in cui si sfornavano capolavori uno dopo l'altro, e dove la fantascienza era fantascienza, il fantasy fantasy, gli uomini erano uomini, le donne non esistevano e gli alieni si comportavano da alieni.
Ovviamente un tempo del genere non è mai esistito, ma vaglielo a spiegare al lettore medio, che si incazza se non gli proponi la sua dose di avventura spaziale mensile!
Ma se c'è un problema di lettori, c'è certamente anche un problema di autori. Chi scrive su Robot? O meglio, chi mai potrebbe scrivere su Robot gli articoli di cui sento la mancanza?
Per scrivere criticamente sulla fantascienza contemporanea bisognerebbe prima leggerla, e sappiamo tutti quale sia lo stato del mercato librario fantascientifico nostrano. Del resto la causa della condizione in cui versa la fantascienza letteraria in Italia non è certo Robot, che è anzi uno dei pochissimo spazi rimasti dove la qualità della produzione fantascientifica recente è sempre in primo piano. E poi, anche a guardarsi attorno, nemmeno in rete - che su carta è impensabile - si trova un granché di solido e approfondito in italiano su testi e autori degli ultimi anni.
Forse (forse!) bisognerebbe recuperare e tradurre qualche pezzo interessante proveniente dall'estero (vedi per esempio l'intervista a Charlie Stross di Michael Lohr, pubblicata su Robot 50), anche se non so proprio a chi potrebbe interessare un qualsiasi approfondimento su testi o autori che non sono poi reperibili in italiano.
La situazione quindi è tutt'altro che rosea, ma nonostante tutto sono convinto che se Robot concedesse più spazio critico alla fantascienza attuale, oltre che dedicarsi alla storia della stessa, farebbe un grosso favore non solo a me, che apprezzerei di certo, ma anche alle sorti generali della fantascienza in Italia.
(continua…)
…
proprio in questi giorni ho fatto l'abbonamento di prova a robot (3 numeri) per valutare se vale la pena seguire la rivista.
RispondiEliminaspero che a livello di contenuti offra qualcosa di più di quello che si trova già in rete... vedremo.
nasone!
RispondiElimina@ Piscu: per me val la pena leggere Robot più che altro perché:
RispondiElimina- è uno delle poche pubblicazioni (l'unica?) che propone regolarmente racconti di buona qualità;
- è un ottimo prodotto editoriale (a parte l'incidente nella copertina dell'ultimo numero, è sempre stata realizzata molto bene a livello di grafica e impaginazione)
- capita di trovarci articoli comunque interessanti, su argomenti su cui magari non avrei mai cercato nulla in rete.
@ Anonimo: Uh?
Ciao Iguana!
RispondiEliminaEh si, Robot è la migliore rivista Italiana, anche se induce troppo nella nostalgia, del resto se ci fai caso nei primi numeri della "ripresa" sembrava ,leggendo i loro articoli, di essere negli anni settanta. Ma credo, almeno lì che fosse voluto per riprendere il discorso interrotto, ma poi si sono lasciati prendere la mano.
Su Urania, sia come la penso, non è una rivista, solo un libro con articoli come riempitivo.
Ho perso gli ultimi due numeri, ma mi riabbonerò presto, quindi cos'è successo con la copertina?
nasone, tu.
RispondiEliminarocker sudista, tu.
barba da Lemmy.
arroganza dai tuoi occhi traspare.
lato oscuro.
@ Nick: niente di grave, sull'immagine di copertina son saltati tutti i riferimenti ai contenuti.
RispondiElimina@ anonimo: così va già meglio.
Ma puoi ancora migliorare.
Altrimenti mi troverò costretto a cancellarti, che mi distrai quella manciata di lettori che passa da 'ste parti.
Sono molto tentato anch'io a fare l'abbonamento a 19,90€.
RispondiEliminaPer ora ho recuperato gran parte dei primi 40 numeri di Robot (perchè trovati in offertissima!) e mi sembra che siano stati ben curati.
La prospettiva di leggere racconti di autori poco pubblicati da Urania (Chiang è uno di questi), ma di alto livello mi alletta non poco.
Non ero un lettore della prima incarnazione di Robot, per cui non posso fare confronti.
RispondiEliminaCredo però che se si è interessati alla fantascienza seguire la rivista sia doveroso.