01 aprile 2011

Kill Me Please


Disordine e distruzione, cinismo e anarchia, violenza e risate.
Mah…
Kill Me Please è un film per cui mi mancano i necessari strumenti critici per poterne parlare compiutamente (O Elvezio, Where Art Thou?), ma voglio comunque buttar giù qualche nota, che se poi qualche visitatore lo avesse visto e volesse condividere la sua opinione, beh… sarebbe più che benvenuto.

Kill Me Please è un film curioso e sorprendente, un film in perenne bilico tra furbizia e arte, un film in cui le risate si alternano alle smorfie, in cui non si lesinano i colpi bassi (che poi così bassi non sono mai), in cui con la scusa del film scomodo per situazioni e argomenti si mettono in scena la solita (ma non meno efficace) galleria di personaggi strampalati, ma che ciò nonostante riesce anche a far dire cose interessanti ai suoi protagonisti.
Kill Me Please è un film ambientato in una clinica dove si pratica il suicidio assistito. Una clinica il cui primario, il Dr. Kruger, si dimostra subito personaggio tra i più umani del film: subissato com'è da richieste di suicidio, mantiene dritta e coerente la sua missione etica. Il Dr. Kruger parla di vita più che di morte e, tolto un momento di comprensibile esasperazione, il suo agire è specchio rigoroso di solidi principi. Anche quando le cose gli sfuggono di mano cerca in ogni modo di ripristinare un minimo di civiltà e decenza.
Il Dr. Kruger è insomma l'antitesi della raffigurazione corrente del medico dedito a pratiche eutanasiche, e il suo ruolo è il cardine su cui ruotano tutte le schizofreniche dinamiche del fim.

Kill Me Please è un film che si svolge al di fuori di un contesto riconoscibile. In un certo senso è un film che narra di un assedio, di un isola di quiete (la clinica) circondata dal nulla entropico (i boschi innevati e i loro misteriosi abitanti), in cui si rifugiano una serie di personaggi evidentemente disadattati e inabili al vivere comune. È un film disordinato, divertente e dislessico (quante volte muore l'autista? che razza di fucili usano da quelle parti? e vogliamo parlare del tiratore scelto?), un film la cui improvvisa virata da certe atmosfere autoriali verso l'esplosione di violenza gratuita e spettacolare della seconda metà della pellicola si giustifica per l'efficacia della messa in scena che mescola abilmente istanti di puro dramma ad altri di irrefrenabile divertimento. Un film capace di turbare più per quello che non dice, che per quello che mostra.

Il difetto principale di Kill Me Please, almeno dal mio parzialissimo punto di vista, è la scelta di proporlo al pubblico in bianco e nero. Bianco e nero scelto probabilmente per enfatizzare il taglio crudo e i contrasti della pellicola, ma che nel suo virare sui toni bluastri di una conversione mal riuscita mi ha lasciato un retrogusto di cinema amatoriale che no, non sono riuscito ad apprezzare. Difetti cromatici esclusi, bisogna però riconoscere che la fotografia, specie quella dei primi piani degli attori, è davvero efficace nel mostrare questi volti persi e confusi e tesi al decadimento finale.

Kill Me Please è un film che lascia molte questioni senza risposta, da quelle più profonde (il potenziale problematico dell'eutanasia è abilmente disinnescato con la scelta di un praticante assolutamente rigoroso e trasparente del mestiere di suicidatore) a quelle più terra terra (l'incendio? l'assalto?), che costringono lo spettatore interessato a portarsi il film a casa. La qual cosa non è poi 'sto gran difetto, in questi tempi anche troppo generosi di facili spiegoni e di dubbi rimossi, che guai a porsi troppe domande.

Abbiamo visto il film ieri sera, la visione deve quindi forse ancora sedimentare compiutamente. Ma dei quattro che eravamo, tutti siamo rimasti insieme colpiti e perplessi da quanto visto. Chiedendoci se lo spiazzamento cognitivo con cui si esce dal cinema sia da considerarsi tra i meriti del film o se non sia invece frutto della furbizia di Olias Barco, autore francese di questa sorprendente pellicola.

Come dicevo più sopra, ogni contributo che mi possa aiutare a decifrare la visione è più che benvenuto.

5 commenti:

  1. ma lo vedi che ho fatto bene a metterti nel mio blogroll?!

    love, mod

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  2. L' argomento è bello tosto inoltre solleva interrogativi che nella nostra società spesso vengono nascosti, quindi solo per questo il film merita di essere visto e recensito.

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  3. anche io sono stata spiazzata da questo film. la scelta del bianco e nero però è dettata da ragioni anzitutto economiche. l'ho recensito, se ti interessa http://ridemente.wordpress.com/2013/10/22/olias-barco_kill-me-please/

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    1. "E’ un po’ come ai funerali, che sai che non dovresti ridere, ma se inizi è la fine. "

      Brava! Ripensando al film 'sta definizione è davvero azzeccata!

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