28 ottobre 2010

Steampunk is the new flavour!


Picture by Simon Crubellier.
Avevo già espresso i miei timori che il cosiddetto genere Steampunk si consolidasse nella percezione comune come una sorta di fantasy per il XXI secolo.
Mi fa piacere che anche un pezzo grosso come Charlie Stross esprima in qualche modo gli stessi timori.
(Beh… lui lo dice molto meglio di quanto avrei mai potuto scrivere io, ma la sostanza è quella, no?)

16 commenti:

  1. Dovresti leggere il blog di Evan Calder Williams, Socialism and/or Barbarism. Per tanti motivi, non da ultimo il suo assoluto disprezzo per lo steampunk.

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  2. In realtà, ionon trovo la tesi di Stross particolarmente aversa allo steampunk, quanto piuttosto avversa a ciò che lo steampunk potrebbe diventare/sta diventando in conseguenza di un'eccessiva popolarità e di un eccessivo successo commerciale.
    Ce n'è troppo, e molto è piuttosto blah.
    C'è poco punk.
    E poco steam.
    Ci mettono gli zombie (ma c'è un genere in cui di recente non ci abbiano messo gli zombie?)
    Io non sono tuttavia così negativo - in fondo, la parte finale del pezzo di Stross, in cui elenca dei temi degni di essere trattati (e che sottoscrivo in pieno!), nell'escluderli perché "not fun", implicitamente esclude gran parte della produzione di Charles Dickens.
    Che tuttavia esiste, ed è stata apprezzata da milioni di lettori, ed è "letteratura".
    Per cui - vi piace lo speampunk, volete andare alle origini, leggete Verne, Wells, Robidà, ok, maleggetevi anche "Il Nostrio Comune Amico" di Dickens... e aspettatevi un pugno nello stomaco.
    Vittoriano ma innegabile.

    Insomma, io credo che molta della (legittima, e giustificata) diffidenza nei confronti dello steampunk non sia poi diversa dalla vecchia (legittima e giustificata) diffidenza nei confronti della space opera.
    Tutte opere reazionarie e militariste con contenuti adolescenziali...
    Ma Dune è space opera.
    Skaith è space opera.
    La Cultura è space opera.
    Quindi, tonellate di ciarpame?
    Chiaro - Sturgeon Rulez!
    Ma c'è un 10% per cui vale la pena.

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  3. Ma c'è un genere in cui di recente non ci abbiano messo gli zombi?

    In realtà uno degli autori storici del genere cioè Blaylock inserì gli zombi(o qualcosa di molto simile) in Omunculus da sempre considerato uno dei capisaldi dello Steampunk,qualche decennio fa però si effettivamente era rimasto quasi isolato fino ad ora.
    e poi Blaylock è uno di quegli autori che avrebbe meritato più fortuna e considerazione.

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  4. Se accettiamo la teoria marxista dell'orrore per cui lo zombie è il proletario, la massa senza volto che minaccia con la sua crescita di travolgere l'ordine costituito, senza pensieri, senza emozioni, mossa solo da una fame atavica, la suapresenza in un contesto steampunk potrebbe addirittura essere giustificata - e fornire spunito _molto_ divertenti.

    Ma non mi pare che per ora il potenziale sia stato sfruttato fino in fondo.

    Concordo su Blaylock, che all'estero gode di sontuose edizioni per collezionisti e da noi è relegato nel limbo della bancarella.

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  5. Quello di Stross mi sembra un pò uno sfogo "da sovraesposizione" un pò fine a sè stesso. Dove poi stia questo legame inscindibile Steampunk-zombie non saprei.
    A me quel poco steampunk che ho letto è piaciuto, vorrei vederne di più anche in Italia.

    Sulla fortuna di Blaylock, Davide, ho paura che non ci sia molta differenza tra USA e Italia: purtroppo anche negli USA è di super-nicchia, e da noi queste nicchie sono così ristrette che nessuno mette in pista edizioni extralusso...

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  6. J.D. Falksen, che si occupa di steampunk da sempre ed è considerato l'autorità di riferimento sull'argomento, sostiene che il genere e la subcultura relativa cominciano a risentire dell'elevata esposizione.
    Il che significa da una parte che più persone possono apprezzare l'offerta, ma anche che un'offerta "pilotata" è destinata a sorgere, nel tentativo di cavalcare il fenomeno (è accaduto con tutti i sottogeneri - il cyberpunk, per dirne uno, ha portato alla pubblicazione di cose improponibili).
    Quindi alla fine è sempre la solita storia - se ci si vuole concentrare sul positivo o sul negativo.

    Il discorso di Stross è interessante per la sua cmponente politico-sociale - che tuttavia non è off-limits quanto il nostro sostiene.

    Qui ci si dovrebbe ricollegare al discorso - che stiamo faccendo altrove - sulla sf popolare o meno.
    È indubbio che ora che il carro è in movimento, un sacco di gente proverà a saltarci sopra.
    Ma è anche vero che questi si sposteranno sul prossimo carro quando questo comparirà in fondo alla curva... è sempre successo.
    Verrà pubblicato - diamine, viene pubblicato in questo momento! - ciarpame che al massimo si può definire divertente, ma monotono; ma al contempo si produce un medio livello brulicante di vita come una fetta di formaggio sotto al sole.
    La varietà produrrà qualcosa di interessante.
    Se c'è più spazio per loro, c'è anche più spazio per noi.

    Sul povero Blaylock - sarebbe bello se ci fosse una via di mezzo fra il pezzo da collezione numerato in originale e il vecchio brossurato muffo recuperato da una bancarella in Via Pò a Torino (la mia copia di Homunculus, per dire...)
    La popolarità del genere potrebbe aiutare anche in questo senso.

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  7. ok. non ci capisco niente o quasi della tua roba.
    ma intanto ti tengo d'occhio!

    :) love, mod

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  8. @ Giovanni Tiso: quel disprezzo è totalmente condivisibile, del resto più che verso lo steampunk mi sembra rivolto alle solite forze del capitale e della reazione. Da parte mia non disprezzo il sottogenere nel suo complesso, mi pare solo che vadano evidenziati i rischi di addomesticamento della realtà che sempre le etichette (in questo caso "steampunk", ma il discorso è valido in tutti gli ambiti) si portano dietro. E finché son le etichette a cercare semplificazione e omologazione va anche bene, mi preoccupa di più quando sono gli autori e i relativi testi e a piegarsi al diktat commerciale dell'etichetta.

    @ Davide: il discorso del "fun" si lega secondo me al "dovere", che sembra obbligatorio per molti autori di genere, di disimpegnarsi dalla realtà. Del resto proprio Stross è un esempio formidabile di scrittura divertente che non rinuncia mai ad un'attenta osservazione del reale.

    Nick: è un pezzo che sento nominare Blaylock (come Powers del resto), ma non li ho ancora mai letti. Prima o poi…

    @ Quiller: certo che quello di Stross è uno sfogo. A me pare che il suo scopo sia far scattare qualche campanello d'allarme segnalando i potenziali rischi di sovraesposizione di un genere, il cui potenziale narrativo rischia di andar sprecato, soffocato da una valanga di opere derivative. Esattamente quello che è successo negli ultimi decenni con il fantasy medievaleggiante post-tolkeniano.

    @ Mod: benvenuta da 'ste parti! E non ti preoccupare, nemmeno io ci capisco molto. Siamo tutti qua per chiarirci le idee.

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  9. Accettabile non conoscere Blaylock (specie se non si batte lo s.punk), meno accettabile essersipersi Powers.

    Io suggerirei, nell'ordine
    The Drawing of the Dark
    The Anubis Gates
    On Stranger Tides

    Nota che sono romanzi a se stanti, non parte di serie, ciclo o biciclo...

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  10. Tanto più che la Dark di The Drawing of the Dark è una brella birrona scura :)

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  11. Scusate, ma a costo di gettare nella confusione il buon Iguana, non posso che caldeggiare l'immediata lettura di Declare di Tim Powers, capolavorone di fantasy spionistico...

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  12. Io invece suggerirei di cominciare proprio da The Anubis Gates.

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  13. Grazie per i suggerimenti.
    In effetti Tim Powers è un pezzo che l'ho in lista, ma non m'è ancora mai capitato di incrociarlo in giro per librerie, che preferirei trovere l'edizione italiana de Le porte di Anubis, prima di buttarmi sugli originali.

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  14. Allora LE PORTE DI ANUBIS è stato pubblicato in Italia da Fanucci,assieme ad altri interessanti testi sempre dello stesso autore una decina di anni fa.Ma dovrebbero essere comunque rintracciabili.
    Se invece vuoi tentare di recuperare HOMUNCULUS di Blaylock(che tra parentesi,sarebbe cosa buona e giusta)esiste una traduzione italiana per gli "Squali" della Bompiani,anche questa di metà anni novanta.L'edizione è consigliata perchè curata da Daniele Brolli lo stesso che aveva lanciato l'edizione italiana della Isaac Asimov's Science Fiction Magazine.
    Buona caccia e..buona lettura.

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  15. Se può essere una consolazione,The Anubis Gates è scritto in un inglese che fila da impazzire.
    Io non credevo, e invece...

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