13 luglio 2010

Letture giugno 2010


Picture by subhasish.
Ian McDonald - Cyberabad Days
È un crescendo continuo questo volume di racconti di Ian McDonald. Ambientate tutte nell'India prossima ventura già raccontata in River of Gods, le storie di Cyberabad Days allargano lo sguardo dalla città di Varanasi, capitale di uno degli stati nati dalla separazione dell'India all'inizio del XXI secolo, alle nazioni confinanti, alle loro città e soprattutto ai loro abitanti.
Tutti i racconti di Cyberabad Days sono ritratti intensi e meravigliosi di personaggi alle prese con il drastico cambiamento del loro mondo. Attraverso gli occhi e le vicende dei sui protagonisti McDonald tesse e dispiega un arazzo narrativo denso di sapori al contempo esotici e familiari, dominato dall'eterno conflitto tra tradizione e innovazione. Conflitto che nei racconti dell'autore nordirlandese si risolve sempre con insospettabili mediazioni, con la tecnologia che si piega al ricchissimo serbatoio di storie e contraddizioni che caratterizza il continente indiano e con i suoi abitanti che trovano sempre nuove risorse per conservare privilegi e connessioni al di là del più vertiginoso dei cambiamenti.
Un altro degli aspetti straordinari dei racconti di Cyberabad Days sta nella capacità di McDonald di esaltare la singolarità di ognuno dei suoi personaggi senza mai elevarla al di sopra della storia di cui sono protagonisti, riuscendo invece a trasmettere al lettore il loro essere parte di un universo inesorabilmente più vasto e complesso delle loro pur notevoli esistenze. Hanno tutte un sapore dolce-amaro queste storie, costrette come sono a mediare tra fragilità umane e meraviglie tecnologiche, tra sogni individuali e incubi sociali.
L'india di Ian McDonald mi ha ricordato quella, altrettanto ricca e profumata, dei romanzi di Vikram Chandra con in più un sacco di ottime idee fantascientifiche a rendere più interessante il panorama.
Non male per un pallido abitante delle isole britanniche.


Robert Silverberg - L'uomo stocastico
Io ho un grosso buco nella mia libreria fantascientifica che comprende quasi tutto quel che è uscito nel corso degli anni '70 dello scorso secolo. Urania Collezione è piuttosto parca nella proposta di romanzi che risalgono a quegli anni e la pubblicazione di un'opera piuttosto conosciuta come L'uomo stocastico rapresenta quindi un'ottima occasione per assaporare l'aria che tirava in quegli anni.
In effetti questo romanzo di Robert Silverberg sa un po' di vecchio. Le dinamiche che determinano i comportamenti dei personaggi di questo romanzo odorano di seventies lontano un miglio (la politica, le sette, il disagio urbano, il petrolio). Oltretutto il quid del romanzo (determinismo vs libero arbitrio) ha un esito terrificante (almeno dal mio punto di vista), ma nonostante tutto L'uomo stocastico si legge volentieri, che il tono pacato e tranquillo di Silverberg è tutt'altro che soporifero, e i dubbi e le suggestioni che è capace di evocare non sono - comunque la si pensi - per nulla tranquillizzanti.


Peter Hamilton - Il sogno del vuoto
Con l'enorme trilogia de L'alba della notte (qualche migliaio di pagine distribuite, nell'edizione italiana, in dieci numeri di Urania) Peter Hamilton mi aveva divertito come pochi altri autori di fantascienza: scenari cosmici, ambientazioni esotiche, personaggi affascinanti, meraviglie a gogò, un plot complicatissimo per dimensioni eppure elementare nello sviluppo. Quei tre romanzi hanno rappresentato per me quanto di meglio la fantascienza popolare possa produrre al giorno d'oggi.
Non appena si è diffusa la notizia che Urania avrebbe proposto ai lettori italiani un altro progetto monstre di Peter Hamilton, ne son rimasto piacevolmente colpito e ho atteso con impazienza lo sbarco in libreria de Il sogno del vuoto, primo volume della trilogia del Vuoto.
Purtroppo però in questo romanzo non tutto funziona come dovrebbe. Gli ingredienti che avevano reso un piacere la lettura dell'Alba della notte ci sono tutti, ma la capacità di dosare le informazioni, l'equilibrio tra le varie componenti, e l'immediatezza che contraddistingueva quell'opera si perdono in una gestione del plot piuttosto confusa, nell'eccesso di infodump che contraddistingue troppe pagine del volume e soprattutto nell'incapacità dell'autore di infondere personalità riconoscibili e singolari alla galleria di personaggi che affollano il romanzo.
Il sogno del vuoto si lascia leggere, che nonostante i difetti molti dei singoli episodi in cui è frammentata la trama rimangono spettacolari e seducenti, però ecco, mi aspettavo un romanzo più solido e consistente. Speriamo nel secondo capitolo.


Virginia Woolf - La signora Dalloway
Campo, controcampo, soggettiva, panoramica e poi improvvisi primi piani e flashback e veloci scarti laterali per poi tornare in soggettiva sul dettaglio e chiudere con una carrellata verso l'alto. Cinema insomma, di quello al contempo spettacolare e profondo. Qualcosa che nella mia ignoranza non mi sarei mai aspettato potesse uscire dalla penna di un'autrice inglese nel primo quarto del secolo scorso.
E invece La signora Dalloway è un vero incanto di romanzo, scritto in maniera sublime (e tradotto altrettanto bene da Nadia Fusini), ricchissimo di spunti interessanti, capace di offrire un ritratto della buona società inglese tra le due guerre come probabilmente nessun testo storico è capace di fare. Un romanzo da assaporare lentamente per gustare al meglio il talento di cui Virginia Woolf fa sfoggio nel piegare l'indubbio virtuosismo della sua prosa al racconto di una mondo in via d'estinzione.

20 commenti:

  1. L'UOMO STOCASTICO ma in generale tutti i romanzi di Silveberg del periodo trasudavano politica e controversie sociali.Effettivamente questi particolari fanno,a volte,invecchiare male i testi.Ma avercene oggi di opere come questa.
    Alle volte penso che l'ultimo grande capolavoro della Sf sia stato HYPERION di Simmons,da allora non riesco a vedere opere che facciano la differenza e che fungano da spartiacque.
    Riguardo THE DREAMING VOID,si è inferiore alle altre opere di Hamilton e vorrei che gli scrittori limitassero l'infodump(questo è il male comune della sf odierna)comunque si lascia leggere bene ed attendo con ansia il seguito.

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  2. @Nick
    Diavolo - Hyperion è del 1989.
    Niente di buono in vent'anni?
    E poi sono io quello ipercritico...

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  3. (signora dalloway)
    "Qualcosa che nella mia ignoranza non mi sarei mai aspettato potesse uscire dalla penna di un'autrice inglese nel primo quarto del secolo scorso."

    ho avuto la medesima impressione quando l'ho letto, più di un annetto fa. fu una bella sorpresa

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  4. @Davide Mana.
    Confermo e spiego meglio.
    Niente di buono dal 1989?
    Sicuramente no.
    Ci sono stati indubbiamente tanti ottimi testi e bravi autori.
    Capolavori?
    Opere in grado di rivoluzionare il genere?
    Testi la cui forza d'impatto sia riuscita ad andare oltre i ristretti confini del mondo sf?
    Qui sarei più dubbioso ed ipercritico.
    Secondo me e tieni presente che ho solo un decimo della tua conoscenza enciclopedica.
    Le ultime opere in grado di essere al tempo stesso capolavoro e simbolo della Sf sono state NEUROMANTE di Gibson ed HYPERION.
    Se ci fai caso lo stesso THE DREAMING VOID risente in diverse cose degli influssi del romanzo di Simmons.
    Dopo questo libro abbiamo avuto opere belle ma senza la stessa forza.
    Ed al tempo stesso è cominciata quel'emorragia della sf scritta a scapito della Fantasy che continua ancora oggi.
    Ne approfitto per continuare il nostro discorso su uno dei MASSIMI della narrativa,cioè Fritz Leiber,discorso che abbiamo fatto su altri blog.
    Non ti sembra che Simmons possa essere uno dei pochi scrittori moderni che,fatte le debite differenze,abbia imparato la lezione di Leiber:mi riferisco a romanzi come SONG OF KHALI o SUMMER OF NIGHT?
    Sono curioso di sapere anche se per te(e Iguana,ovviamente)quali possano essere considerati Capolavori Sf post HYPERION.
    Con stima.
    Nick

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  5. @ some1elsenotme: Sai che ci sono buone possibilità che io abbia deciso di leggere il romanzo della Woolf proprio grazie al tuo commento? Altrimenti non mi spiego come abbia fatto a capitarmi in casa…

    @ Nick: come dar torto a Davide?
    Per quanto io sia affezionato a Hyperion (è grazie a quel romanzo che ho ripreso a leggere fantascienza), non lo inserirei certo tra i migliori dieci romanzi degli ultimi 21 anni.
    Del resto se nella tua definizione di capolavoro è compresa la capacità del dato testo di "andare oltre i ristretti confini del mondo sf", beh… nemmeno il romanzo di Simmons si può considerare tale.
    Per quanto riguarda poi il confronto tra Leiber e Simmons, perdonami, ma è come confrontare una pinta di Guinness con un bicchiere di coca cola.
    Simmons ha un'ottima penna, ma in quanto a invenzione, profondità e sì, mettiamocela, capacità perturbante (così se Elvezio è in ascolto è contento! :-)) gioca in una categoria diversa.
    Prendi Hyperion. È un compendio di tutta la fantascienza scritta fino a quel momento. E come tale è un ottimo vademecum per orientarsi tra i topoi del genere. Ma non riesce ad andare oltre.
    Gli stessi limiti li ho ritrovati in altri suoi romanzi. Prendi I figli della paura, che ha un incipit grandioso e poi diventa un'avventura di wonder woman, o i racconti de Il grande amante: son tutti scritti meravigliosamente, si vede che Simmons ha studiato, però ecco, fanno fatica ad emozionarmi (una cosa simile mi capita con Zelazny, tanto per citare un altro autore sopravvalutato).

    Ah… per la cronaca, non sono nemmeno d'accordo quando scrivi che l'infodump è "il male comune della sf odierna". Hai voglia di approfondire?
    So che c'è in giro parecchia gente che trova infodumposi Stross, o Egan, o Sawyer. Io non sono d'accordo. Se l'informazione è parte della storia allora ci deve essere (che poi possano piacere o meno storie di questo tipo, è un altro discorso). Se è fuffa (come nel caso di Hamilton) allora sì che diventa insostenibile.

    Su quelli che per me sono i migliori testi di sf degli ultimi vent'anni… è un po' che non stilo una top-ten, Potrebbe essere l'occasione giusta!

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  6. Anche a me Il sogno del vuoto ha lasciato un po' insoddisfatto. E' il primo romanzo di Hamilton che leggo, e sicuramente proverò i prossimi, ma come dici tu c'è molta freddezza espositiva, lungaggini a tratti asfissianti, interi capitoli che servono poco all'insieme, e mi è sembrato di non vederci alcun crescendo, tutto resta sempre sullo stesso piano.

    Speriamo nei sequel! :)

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  7. Eccomi qua.
    Per la cronaca ragazzi questi scambi d'opinione mi fanno sempre un sacco di piacere.
    Sapevo benissimo che la mia opinione era isolata,anzi guai se fossimo stati tutti d'accordo.
    Spiego meglio il mio pensiero:conosco benissimo i limiti di HYPERION e dei suoi tre seguiti.Quello a cui mi riferivo nel considerarlo un opera che travalica i confini del genere riguarda due elementi:
    Primo:i riferimenti alti,in questo caso Keats ed I RACCONTI DI CANTERBURY di Chaucer.
    Secondo:quando mi riferivo al travalicare i confini del genere fantascientifico mi riferivo specialmente al'attenzione ricevuta dai lettori,dai critici e dai giornali che di solito alla fantascienza non dedicavano attenzione.
    Poi ragazzi,lo so che il mio è un parere soggettivo viziato da pareri personalissimi.
    Riguardo al confronto con Leiber,l'ho fatto perchè Simmons è uno dei pochissimi scrittori che non si è fossilizzato su un genere solo,fatte le debitissime differenze,come faceva Leiber,poi è ovvio che Leiber è anni luce lontano rispetto a TUTTI gli scrittori odierni.
    Capitolo Infodump:personalmente non trovo Sawyer noioso,anzi...gli altri si.
    Quello che non mi va quando l'eccesso di terminologie non siano funzionali alla trama e questo capita spesso ultimamente,purtroppo.
    Zelazny sopravvalutato?Ma perchè è uno scrittore ZelaznY?
    Credo di aver chiarito almeno in parte la mia opinione.Tenete presente che La discussione m'interessa,attendo sempre con piacere le vostre opinioni e che da voi ho solo che da imparare.
    Ciao fratelli

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  8. Una volta tanto sono d'accordo con Iguana - su Simmons (e Virginia Woolf).
    Una cosa che mi irrita particolarmente in Simmons è il suo continuo citazionismo nei confronti dei classici della letteratura. In Hyperion l'omaggio alle Canterbury Tales funziona ancora bene, ma altrove si tratta quasi sempre di innesti senza particolare valore aggiunto se non quello di fare sfoggio di cultura.
    Non ho letto Song of Kali e The Terror, che credo ad esempio Elvezio tenga in alta considerazione, ma la saga di Hyperion declina abbastanza rapidamente dopo il primo libro. Che è buono, per carità, ma non credo si possa dire abbia "rivoluzionato" la fantascienza in alcun modo. Nè che sia davvero riuscito a uscire dagli "angusti confini" - cosa che in genere avviene quando un autore o un opera colpisce l'immaginario ed è in sintonia con un particolare Zeitgeist, non necessariamente per meriti letterari intrinseci, IMHO. Fra gli autori recenti direi che Neal Stephenson è uno di quelli le cui opere hanno catturato l'attenzione di un pubblico mainstream.
    Qui c'è un post di un paio di anni fa sui 20 Essential Science Fiction Books of the Past 20 Years, con diverse opinioni.

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  9. Stavo scrivendo mentre Nick a postato, ma sembra quasi che gli abbia risposto. Aggiungo che Simmons non è certo il solo a fare a includere riferimenti alti, molti lo fanno in maniera meno "In Your Face", più obliqua e anche - per me - più soddisfacente.
    E preferisco Zelazny a Simmons.
    Un tempo avevo più sopportazione per gli Spiegoni, adesso gustificati o no meno ne trovo meglio è.

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  10. Cero che sembra che ci rispondiamo:praticamente abbiamo tutti lo stesso background letterario.
    In linea di massima riconosco che c'è del vero in ognuna delle osservazioni fatte anche se ovviamente rimango delle mie idee.
    A questo punto rilancio chiedendovi cosa ne pensate di un altro scrittore che per alcuni versi viene accostato a Zelazny(più che altro per motivi temporali) cioè "Chip" Delany.
    Per me è un altro scrittore sopravvalutato,ma voi cosa ne pensate?

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  11. Qualcosa che abbia lasciato il segno e trasceso i confini del genere?

    The Hitchhikers' Guide to the Galaxy.

    E a rileggerlo adesso, meno presentuoso e piu' profondo di Simmons. ;-)

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  12. Segno una tacca a favore della Dal Dan.
    Prima di tutto perchè LA GUIDA è un gran bel libro,i primi 4 capitoli però dato che IN mostly harmless C'era qualche lungaggine di troppo.Poi perchè ricordo con piacere alcune lettere della Dal Dan,di qualche tempo fa a L'ETERNAUTA rivista in cui venvano denunciati alcuni degli errori della fantascienza Italiana.
    Pensavo allora e penso tuttora che il mondo della fantascienza Italiana abbia sbagliato a non ascoltare i consigli della Dal Dan.
    Però c'è un però.
    La GUIDA GALATTICA è del 1980,quindi scritta quasi 10 anni prima di HYPERION.Io chiedevo di ricordarmi, dei testi IMPORTANTI e NOTEVOLI scritti successivamente a quel libro.

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  13. Metto giù un po' di idee sfuse - sono di corsa, scusatemi.

    Simmons epigono di Leiber - no.
    Ciò che manca a Simmons, nella mia personale opinione, è la capacità di modulare il proprio registro; Simmons è un solido autore con una tecnica eccellente. Leiber trascendeva la tecnica - nelle sue storie non c'è formula, non c'è pedestre applicazione delle Buione Regole.
    Leiber le regole se le faceva, non le seguiva.

    Zelazni - a me piace.
    Fatemi causa.

    Chip Delaney - idem.

    Sottoscrivo la segnalazione di Anna riguardo a Guida Galattica come opera fondamentale - e vorrei ricordare come, quando il libro di Adams uscì per la prima volta da Urania, molti, moltissimi dei nostri appassionati "duri e puri" fossero incacchiati come furetti, perché si trattava di un'opera "assurda", "irrispettosa", "una farsa" e quant'altro.
    Loro volevano bene solo a Asimov e Heinlein, Clarke era già unpericoloso fricchettone.
    Incontro oggi fan che citano a memoria la Guida, e che venticinque anni or sono ti caricavano di letame se dicevi che ti era piaciuto.
    Segno che c'è sempre il tempo ed il modo di cambiare idea e capire ciò che non si era capito.

    Autori e testi post-Hyperion?
    Io continuo a sostenere il contingente degli inglesi (Baxter, Banks, MacLeod, Stross, Brown - etc.)
    Come ho detto altrove ho un grande rispetto per Kage Baker buonanima, eper la giovane Liz Williams (eccone una che i generi li sa scavalcare!)
    Non mi dispiace Vernor Vinge - che sostanzialmente fa bene ciò che Hamilton fa, a parer mio, meno bene.
    E credo che vedremo grandi cose da Karl Schroeder - che già con il ciclo di Virga sta mettendo in piedi un bel baraccone.

    Ed ora scappo!

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  14. @ Simone: In effetti quando in un libro di fantascienza le parti più interessanti sembrano prese di peso da un romanzo fantasy c'è qualcosa che non va.

    "Speriamo nei sequel!"
    Così diciamo tutti!


    @ Nick: per quanto riguarda Hyperion direi che il commento di Marco rispecchia anche la mia opinione. Compreso l'accenno a Stephenson in qualità di raro autore di genere che è riuscito a far parlare di sé anche fuori dal ristretto ambito fantascientifico, almeno negli ultimi decenni. Non per nulla i suoi romanzi sono gli unici etichettabili come sf nel catalogo Rizzoli.

    Infodump
    A parer mio l'info diventa dump solo se non cattura l'interesse del lettore. Egan e Stross con me funzionano, Stephenson è anche meglio - almeno nei suoi primi romanzi - già con Sawyer siamo ai limiti. Limiti che sono stati abbondantemente superati dal già citato Hamilton ma anche - per restare tra le letture recenti - dal buon Alastair Reynolds di Rivelazione.

    Delany & Zelazny
    La differenza sostanziale tra le opere dei due (va bene, una delle differenze) è che Samuel Delany ha qualcosa da dire al lettore, mentre Zelazny deve fargli vedere quanto è bravo.
    Samuel Delany è stato a lungo tra i miei scrittori preferiti, romanzi come La Ballata di Beta Due, Babel 17 o Triton (per non parlare di quel gioiellino delle Cronache di Neverion) avranno sempre un posto tra i migliori volumi di sf che io abbia letto.
    A volte l'ho trovato indigesto, troppo barocco o ridondante, però cavoli, tra le sue pagine c'è sempre il rischio di un'illuminazione.
    Zelazny è un ottimo scrittore, ma per quanto sappia scrivere bene io l'ho sempre trovato in qualche modo irritante e presuntuoso.
    (btw tra i tag qui a destra trovi i post in cui ho parlato di qualche loro libro).


    @ Marco: è sempre divertente leggere le classifiche degli altri: ti rendi conto della qualità superiore dei tuoi gusti :-)
    Ma anche - purtroppo - di quanti titoli ti manchino.
    E poi scatta l'emulazione: vi do un paio di giorni per preparare le vostre top-ten, che la mia arriva a breve!


    @ Anna
    Per quanto ottima, la guida ha ormai abbondantemente superato il quarto di secolo. Che poi a Simmons farebbe bene un viaggio in compagnia di Arthur e Ford, beh… non potrei essere più d'accordo!


    @ Davide: sulle qualità fondamentalmente conservative dei lettori di Urania abbiamo già versato fiumi di byte, per 'sto giro risparmiamoceli. Che altrimenti sembra che ce l'abbiamo con loro (e non è mica vero, VERO?)

    'azz! hai dato dell'inglese a Banks e MacLeod! Attento!

    A parte gli scherzi, tendo a concordare con te sulla provenienza della migliore produzione fantascientifica odierna. In effetti sto notando che tra le letture più significative di questi ultimi decenni gli americani sono via via andati sparendo.
    (Però davvero ti piace Liz Williams? Io ho letto - provato a leggere - The Poison Master, ma era di un pesante che l'ho mollato dopo qualche decina di pagine…)

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  15. MacLEod e la scuola scozzese si sono perfettamente d'accordo.
    Aggiungerei anche Reynolds tra gli Inglesi.
    Vinge piace anche a me,pensa lui è un altro dei segni del passare dei gusti e del tempo,20 anni fa era conosciuto solo per essere il marito di Joan D. Vinge e nessuno se lo filava,oggi è (meritatamente)considerato uno dei massimi.
    La Guida è grande io però starò alla larghissima dal seguito di Eoin Colfer(NON so voi...).
    Su Sawyer ci sono alcuni romanzi che meriterebbero di essere rivalutati,se non altro in lui l'equazione umana è sempre presente e mai sullo sfondo.
    Comunque preparerò la mia personale classifica,in questi giorni,sono ansioso di conoscere le vostre.

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  16. In effetti come Simmons, Zelazny incorporava molti elementi letterari e mitologici. Devo ammettere che, ad esempio, la saga di Amber e Lord of Light non mi hanno entusiasmato. Però in diversi romanzi il mix fa centro, e molti dei suoi racconti sono ottimi. Mi viene anche in mente che il godibilissimo Creatures of Light and Darkness ha la figura dello Steel General che è capace di fuga temporale, e pur essendo figura positiva sembra essere ispirazione diretta per lo Shrike.

    Delany ha sempre esplorato interessi filosofici e linguistici. Fra l'altro, continua a frequentare l'ambiente della fantascienza (era all'ultima Readercon) ma in realtà sono anni che non ne scrive più, e non sono pochi i critici e autori che lo considerano fra i massimi autori americani viventi e aspettano l'imminente pubblicazione del suo ultimo libro Through the Valley of the Nest of Spiders come un evento.

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  17. La mia memoria funziona come un juke-box, fammi un nome e mi torna subito in mente, chiedimi liste e vado in tilt. Senza contare che leggendo sempre un mix di vecchi e nuovi anche la collocazione temporale non è così facile.
    In effetti quel link che ho postato sopra mi è utile perché fra tutti mi sembra includano più o meno tutto quanto è degno di nota negli ultimi vent'anni - sicuramente tutti gli autori, se non magari le opere esatte.
    Il problema è che non mi piace più la stessa fantascienza di quand'ero ragazzo. Ai tempi mi piaceva molto di più l'avventura, i grandi scenari, le battaglie. Adesso mi piace la fantascienza soft, sociale, spesso "femminista", perché mi sembra più sottile e meno prevedibile nel modo di rapportarsi alla realtà.
    Per esempio a me piace molto Karen Joy Fowler, che ha appena aggiunto uno Shirley Jackson Award per la short story al paio di premi Nebula per altri racconti e al grande successo di pubblico e critica del suo romanzo mainstream The Jane Austen Book Club. Però nei suoi romanzi e racconti l'elemento fantascientifico o comunque di genere è spesso poco appariscente, non si può certo paragonarla a Stross/Banks/Reynold/Vinge. Molte delle cose che mi piacciono potrebbero magari essere incluse da un punto di vista di preferenza personale o anche di qualità, ma non perché sono influenti o "importanti per il genere".

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  18. Liz Williams non è facilissima, ma ha un bel mix di idee e tecnica. Empire of Bones mi è piaciuto molto.
    Se vuoi provare qualcosa di diverso, prova i romanzi dell'Ispettore Chen.

    Zelazny - sull'esibizionismo tecnico possiamo anche discuterne.
    Facendo un bilancio, è certo superiore il numero di storie che ho apprezzato rispetto a quelle che mi hanno lasciato un po' così. E poi ha scritto A Night in the Lonesome October, ed io gli voglio bene, per questo.
    Vai così, Roger!
    [giorni addietro, mi dicevo che con... ehm, soli 200 euro, potrei procurarmil'edizione NESFA di tutti i racconti di RZ... quasi quasi, un pezzo alla volta...]

    Il contingente britannico (meglio, così?) dimostra che c'è vita intelligente nell'universo.
    Ma canadesi, australiani e americani non scherzano.
    La SF sta bene e vi saluta tutti.

    E per chiudere, i fan conservatori?
    Ma dai!

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  19. @ Marco: non riesco a dividere la fantascienza che apprezzo in hard o soft. Forse perché per apprezzare compiutamente l'approccio hard ho comunque bisogno di un costante apporto soft di emozioni e relazioni umane (per questo apprezzo, chessò, Stross ma non reggo Benford). Ed è anche vero che se in un Banks l'elemento fantascientifico è mooolto appariscente, il centro della narrazione è di solito molto più profondo.
    In effetti non ne farei proprio una distinzione di contenuti, piuttosto di esposizione.
    Del resto mica leggiamo solo fantascienza, no? E un motivo ci sarà pure se riusciamo ad apprezzare sia Grimwood che Pynchon.


    @ Davide : di "A Night in the Lonesome October" avevamo già parlato e io me lo sono dovutamente segnato. Chissà che Zelazny non riesca a recuperare qualche posizione!

    Sulla stato di salute della fantascienza. Beh… il bello delle top-ten fatte in compagnia sta proprio nel rendersi conto di quante cose buone ci sono in giro. Alla faccia di chi vede la sf morta e sepolta.

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  20. Sì, capisco cosa vuoi dire, ma era un modo per descrivere in modo sintetico il mio spostamento di gusti. Vent'anni fa sarei stato incline a dire che emozioni e relazioni umane erano noiose, scienza e avventura eccitanti, adesso è un po' il contrario, anche se poi si va sempre caso per caso.

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