15 novembre 2006

Parliamo di Gaiman?

Picture by Iguana Jo
Che Neil Gaiman sia bravo è un dato di fatto condiviso da un sacco di gente, me compreso. Sono però dell'idea che Gaiman riveli il meglio di se solo in determinate condizioni, che non tutte le sue opere siano ugualmente meritorie, che anzi stia progressivamente annacquando le sue migliori caratteristiche.

Gaiman rivela il meglio di sè quando ha il pieno controllo del mondo che racconta. Tolto Sandman, che meriterebbe di essere trattato a parte vista la sua eccezionalità, nei suoi romanzi è evidente un diverso approccio e una diversa qualità a seconda che si tratti di opere decisamente fantastiche o di romanzi dove il fantastico si intreccia con la nostra realtà condivisa.

Cos'hanno Coraline e Stardust in comune, e in cosa sono diversi (e migliori) rispetto a American Gods o a I ragazzi di Anansi, romanzi successivi e certo più ambiziosi?

Le avventure della bimba nella casa parallela o la ricerca di Tristran si svolgono in mondi chiusi, mondi in cui il controllo dell'autore è totale, mondi in cui non si muove foglia che lui non voglia. L'invenzione regna suprema, il fascino che questi luoghi hanno sul lettore è ineguagliabile: c'è magia e sostanza, emozione e partecipazione, tensione e divertimento. Cosa chiedere di più?
Magari un maggiore approfondimento, un romanzo più sostanzioso, una trama più complessa.
Ed ecco allora American Gods e I ragazzi di Anansi. Però qualcosa non funziona, non si prova lo stesso coinvolgimento, la scrittura per quanto brillante non colpisce con la stessa forza. La causa di tale distanza, che caratterizza entrambi i romanzi, è a mio avviso l'impossibilità per l'autore di avere il controllo totale della materia narrata. Gaiman ha bisogno di creare una realtà altra per poter affascinare e coinvolgere il lettore, che non appena il mondo che condividiamo prova a rivendicare la sua ingombrante presenza si iniziano ad avvertire i limiti della sua scrittura.

Sia American Gods che I ragazzi di Anansi sono romanzi piacevoli, avvincenti, ricchi di suggestioni e fascino, però non sono i Grandi romanzi che avrebbero potuto essere.
In entrambi Gaiman non osa fare il passo definitivo, preferisce chiudere gli occhi, evitare il confronto e limitarsi all'innocente invenzione fantastica, ad un mondo in cui nessuno si fa male per davvero.
Perché se anche Shadow & Charlie si muovono tra noi fanno di tutto per evitare di rimanere coinvolti. Tutte le scene in cui li si vede agire nel mondo si svolgono in posti chiusi, ristretti, luoghi in cui il rumore del mondo è ridotto al minimo indispensabile, quasi a una nota di colore, situazioni in cui la realtà è un dovere più che una necessità narrativa.

Certo, il risultato non è niente male e forse questo è il meglio che Gaiman è in grado di produrre.
Però a me dispiace, perché Coraline o Stardust mi hanno entusiasmato come solo Sandman era riuscito a fare e scorgere i limiti di quello che consideri uno dei tuoi autori preferiti non è mai una bella cosa. Soprattutto quando sei convinto che Gaiman abbia tutte le capacità e gli strumenti per immergersi completamente nella realtà e trarne conclusioni sorprendenti oltre a risultati più che soddisfacenti.
E il dubbio che non riesco a scacciare è che il buon Neil abbia scelto consapevolmente la strada più facile, quella che gli porta il massimo guadagno col minimo sforzo, una strada piena di luci ma che temo si rivelerà solo un vicolo cieco, almeno per questo lettore.

8 commenti:

  1. Di Gaiman, finora, ho letto solo il premio Hugo su Robot: racconto eccellente, per quanto impregnato di sottigliezze sherlockiane che a un lettore non assiduo di Doyle come il sottoscritto saranno certamente sfuggite. Però ho a casa Coraline, che ritengo - a pelle, magari a torto - lettura da camino, e proprio per questo aspettavo l'atmosfera invernale per dedicarmi alla lettura.

    Ti aggiorno intorno a Natale? ;-)
    X

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  2. MI piace l'idea della lettura da camino. (c'avessi il camino Coraline sarebbe stato in effetti perfetto! :-)

    Coraline si legge d'un fiato tanto è breve, ed è fantastico vedere come in così breve tempo Gaiman riesce a costruire un mondo in cui ti immergi completamente.
    Per me rimane la cosa migliore che ha scritto, alla pari dei migliori episodi di Sandman,

    Attendo aggiornamento :-)

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  3. Coraline non l'ho letto, gli altri tre si...ma rimane secondo me in assoluto il suo miglior libro "Nessundove"...stupendo.
    Naturalmente adoro Sandman...fumetto geniale secondo me, ma nei libri si perde un pò in originalità a volte.

    Bye bye
    Paola

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  4. Ciao Paola, e benvenuta da queste parti.
    In effetti Nessun Dove è un po' atipico rispetto ai romanzi successivi. Intanto perché nasce come sceneggiatura e poi perché si situa per buona parte in un luogo altro rispetto al nostro quotidiano. In questo senso è più simile a Coraline o Stardust che a American Gods o Anansi Boys…

    Ah… l'ho mica detto che è piaciuto molto anche a me? :-)

    Magari Gaiman fosse rimasto in quei territori!

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  5. Quello che dici è parzialmente vero... mi spiego : anche a me non sono piaciuti tantissimo I figli di Anansi e American Gods ma NessunDove che comunque, in parte, è ambientato a Londra a me è piaciuto tantissimo e la trovo una delle opere miglori di Gaiman...

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    1. Ciao Cla van, benvenuto da 'ste parti!

      Ho apprezzato anch'io NessunDove: è stato il mio primo Gaiman post-Sandman e avendo adorato l'uomo dei sogni non mi aspettavo niente di che. E invece mi ha sorpreso e appassionato.

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  6. Concordo molto con la tua analisi anche se, per questioni di gusti e passioni personali (mitologia, religioni) io American Gods l'ho adorato.
    Devo dire che negli anni sono passato dalla stato di "fan" (quindi abbastanza acritico... ma sai, dopo aver letto Sandman c'è poco da fare... io me lo sognavo di notte!) a quello di "ammiratore se e quando è il caso".
    Credo, comunque e purtroppo, che il meglio di sé l'abbia già dato.
    Spero però che mi smentisca quanto prima! :-)
    ...e ben ritrovato!
    Orlando (Torino)

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    1. Orlando! Benritrovato a te!

      Mah… io sono fiducioso, spero di non sbagliarmi ma mi pare che dopotutto Gaiman non si sia seduto sugli allori, e credo (spero!) sia ancora in grado di sorprenderci. Stiamo a vedere…

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