26 ottobre 2006

Meat is murder?

© giorgio raffaelli
Ormai è passato qualche tempo dalla lettura di Sotto la pelle di Michel Faber, ma non avevo ancora avuto modo di buttar giù queste righe sull'impressione che mi ha lasciato.
Diciamolo subito: per due terzi abbondanti del romanzo la sensazione che è andata via via aumentando, è stata quella di trovarsi di fronte a una ciofeca, un romanzo fastidioso nella sua furbizia, nella sua prevedibilità, nell'uso smodato del colpo basso per colpire il lettore allo stomaco. Irritazione è la parola che più definisce il mio rapporto con il libro.

Faber sa scrivere, non c'è dubbio. I personaggi che tratteggia raggiungono sempre un realismo tridimensionale. Le varie scene che compongono la vicenda sono ben delineate, avvincenti e credibili.
Ma allora cos'è che non funziona nel romanzo?
Due cose fondamentalmente: la credibilità globale della vicenda e l'intento smaccatamente pedagogico del romanzo.

Man mano che si procede nella storia la credibilità si perde in mille dettagli francamente incomprensibile alla luce del realismo cercato (disperatamente ?) dall'autore. La vicenda si svolge nel nord della Scozia, da almeno un paio d'anni Isserley, l'aliena protagonista del romanzo, fa sparire in media un autostoppista al giorno. Chi è stato da quelle parti sa quanto poco siano frequentate quelle lande, quindi mi aspetto che se un migliaio di persone scompare un minimo di allarme dovrebbe crearsi.
E invece zero.

Ma andiamo avanti.
La società aliena descritta nel romanzo è totalmente, drammaticamente, tragicamente umana nelle sue basi costituenti: i rapporti tra i sessi, tra le classi sociali, l'economia, la stessa forma mentis, tutto è tremendamente e incredibilmente umano. Non so come la pensate voi, ma per me non ha molto senso. Soprattutto per il rapporto con gli umani che caratterizza la loro presenza sul pianeta.
In effetti una delle cose che maggiormente rimprovero all'autore è l'incapacità di utilizzare e sfruttare appieno i canoni fantascientifici di cui approfitta abbondantemente per limitarsi invece a imbastire un pamplet moralista con l'ovvio scopo di convertire quel carnivoro di un lettore.
Perché questo è il fulcro del romanzo: la trasformazione degli esseri umani in carne da macello. E l'ovvia metafora tra la condizione degli umani nel romanzo e quella del bestiame che noi alleviamo è sin troppo trasparente. Ma non c'è alcuna finezza, alcuna mediazione: l'autore non lesina in particolari raccapriccianti, in colpi sotto la cintura, in brutalità gratuite e intenzionali. Che sarebbe forse anche divertenti o quanto meno interessanti. Ma l'autore bara, giocando con la sensibilità del lettore, ponendo in primo pianno la drammatica e avvincente vicenda di questa aliena deforme in missione sul nostro pianeta, avvicinandola a chi legge, facendo scattare tutti i meccanismi di identificazione possibili per poi utilizzare la breccia aperta per limitarsi far passare spudoratamente un messaggio da vegetariano integralista a scapito di tutte le potenzialità narrative che la vicenda poteva avere.

Paradossalmente il romanzo guadagna qualche punto nel finale, quando Faber abbandona il filone grottesco/raccapricciante per ritornare a raccontare la storia di Isserley. La scena del confronto con il figliodipapà ribelle è davvero notevole e la sua ultima uscita per le strade scozzesi non fa rimpiangere di essere arrivati in fondo al volume.

Ma ormai è tardi, che in definitiva l'impressione di essere presi in giro, con la conseguente irritazione e il fastidio che genera è la sensazione più forte che rimane a fine lettura.

6 commenti:

  1. Tema molto interessante, penso che me lo procurerò. Perfette le immagini scelte per accompagnare questo pezzo.

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  2. Ecco, poi magari mi sai dire cosa ne pensi.

    Anche se sul tema in questione esistono libri decisamente più interessanti.

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  3. yeah!!! grandissimo Jo, sappi che finalmente abbiamo trovato un libro sul quale andiamo d'accordo alla perfezione. tranne, forse, sul finale: io non salvo nemmeno quello.
    voto: irritante.
    ^_-

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  4. Ma dai!
    Che non è mica vero che amiamo libri completamente diversi.
    Semplicemente tu devi ancora formarti il gusto per poter apprezzare opere come quelle di Martin. Suvvia dai tempo al tempo che tutto di si risolve! :-PP

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  5. A me è piaciuto molto.
    Non l'ho trovato ricattatorio quanto... fantascientifico. Usa una situazione ipotetica per far riflettere su una realtà. Non è un fatto di moralismo: *oggettivamente* a una mucca non fa piacere essere macellata e mangiata :-)
    Tenendo conto che il lettore si preoccupa della vicenda di Isserley, più che dei vodsel, a mio avviso il romanzo sottolinea bene una cosa che dimentichiamo o non consideriamo: dato per assunto che la natura funziona con esseri viventi che per sopravvivere devono distruggere altri esseri viventi, stare in cima alla catena alimentare è una situazione, non un diritto. Se un giorno arriva qualcuno che ci considera cibo, ci mangia. Fine.

    Secondo me il paragrafo in cui Isserley sintetizza la "distanza" fra la sua razza e la nostra, e che le fa sembrare normale nutrirsi di noi in quanto.. oggetti di cui cibarci, è un colpetto di genio.

    Ripeto, non ci ho letto un discorso moralista. Sono quello che wikipedia definisce "vegetariano a casa" ma giusto ieri sera ho mangiato spezzatino di vitello senza farmi remore.
    Per me è un gran bel libro.

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  6. Ciao Mattia!

    Scrivi: stare in cima alla catena alimentare è una situazione, non un diritto.

    Esattamente!
    Ma se vale per Isserley vale pure pure per noi, no?

    Il fatto è che il romanzo non parte da questo assunto (molto più freddo e razionale, a mio avviso quasi eganiano) ma da quello opposto: ovvero che sia moralmente sbagliato ed eticamente riprovevole alimentarsi di carne. Per fartelo capire il buon Faber non te lo spiega con calma o razionalmente, utilizza invece metodi altrettanto discutibili, con l'esplicito obbiettivo di farti diventare vegetariano con ogni mezzo necessario.

    Il fatto è che "Sotto la pelle" si basa su una falsa premessa, ossia che mucche e persone siano uguali. A me i motivi per cui tale premessa è falsa mi paiono ovvi e scontati. Evidentemente per Michel Faber non è così.
    Per esempio per me è evidente la totale mancanza d'immaginazione di bovini/suini et simili. Le nostre mucche non vengono strappate dalla loro vita più o meno felice, per poi essere tagliuzzate e cotte alla brace. Le nostre mucche non cercano di comunicare con noi. Noi non intratteniamo interessanti conversazioni con le mucche che ci apprestiamo a macellare.

    La prova definitiva potrebbe essere leggere il libro ad alta voce a una mucca e vedere se ha qualche reazione.

    Tu dici che t'è piaciuto per la sua fantascientificità. Per me l'aspetto fantascientifico è stato quello più deludente. La mia irritazione, oltre ai motivi sopra esposti, deriva proprio dal vedere come tutte le premesse per un grande storia fantascientifica venissero via via disattese procedendo nella lettura. Uno spreco.

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