14 dicembre 2005

Ancora sulla pena di morte

A proposito delle reazioni seguite al barbaro omicidio di Stanley Tookie Williams, sulla pagina che Jan Sol Partre ha dedicato al suo ricordo è nata una piccola discussione riguardo l'opportunità e il clamore che questo caso specifco ha suscitato nei media rispetto all'allarmante (e pressochè ignorata) problematica della pena di morte nel resto del mondo.
Questa è la mia personale opinione al riguardo.


Prova a considerare a cosa più in generale. Qual'è una delle reazioni più comuni che suscitano chessò, i banchetti per la raccolta delle firme? (qualunque banchetto può andar bene)
"Ma non c'hanno niente di meglio da fare?" "Ma non ci sono problemi più importanti?" "Con tutti i casini che ci sono al mondo dovrebbero invece occuparsi di (mettere la causa fondamentale per risolvere IL problema del pianeta)?"
Sposando questo principio si evita di fare qualsiasi cosa, perché tanto c'è sempre qualcosa che meriterebbe maggiore attenzione, uno sforzo migliore.
Per questo motivo non ha per me il minimo senso criticare chi qualcosa lo fa, per quanto minimo questo qualcosa sia. Se tu ritieni ci siano cause più importanti per cui sbattersi prego, accomodati, ma non venire a fare la morale a me per quel poco, pochissimo che sto facendo. Per favore.

Riguardo al caso simbolo.
Cos'è che ti spinge a prendere posizione contro la pena di morte? Qual'è il tuo scopo? Esprimere un assoluto morale o cercare di ottenere qualche risultato? Immagino che siano entrambi (per me sono entrambi). Secondo te è più probabile che la protesta, il parlarne, il cercare di sensibilizzare al problema, sia recepito di più in una nazione democratica o da un regime fascista? Dov'è che la tua azione ha più possibilità di raggiungere un obiettivo? In che modo lo raggiungi? A mio avviso un qualche risultato lo si potrà ottenere solo raggiungendo una massa critica di consenso che può nascere solo sulla base di un caso simbolo. Questo credo, e su questa base prendo posizione.
Che dichiararsi contro la pena di morte in Cina o a Cuba o negli Emirati Arabi è senz'altro giusto e doveroso. Lottare perché venga abolita ovunque è una cosa che condivido appieno. Semplicemente non credo che il mio piccolo sforzo possa avere alcun risultato in quei paesi (cosa che invece le pressioni politico/economiche potrebbero benissimo ottenere, p. es.).
Ma come dicevo sopra sono ben felice di vedere persone che per queste cose si sforzano, lavorano si impegnano molto più di me.

(già che ci sono metto il link alle pagine italiane di AI , che per chi frequenta queste pagine e legge la nostra piccola discussione sono più facilmente consultabili)

8 commenti:

  1. occhei, vedo che tocca cominciare sempre a me!
    Dura.
    perchè troppe cose da dire, e in un commento si fa fatica.
    Come sempre la ragione sta lì nel mezzo, e tutti a menar dei gran calci.
    Eppure, è così...banale, no?
    Ognuno deve fare ciò che si sente. Libertà significa questo: tu lotti nella misura in cui vuoi e ti senti di lottare. Nessuno può venire a segnare un confine su ciò che è giusto o sbagliato nella tua lotta...altrimenti dovremmo lottare per spostare il confine, ecc, in un perenne "serpente che mi mangia la coda".

    La cosa che invece, sempre, sempre, mi fa "veramente" pensare, quando si parla di "pena di morte", è un'altra. Molto più angosciante, tremenda, e che difficilmente "tiro fuori", perchè a rischio "linciaggio":
    riusciamo sempre ad essere così estremamente democratici? mi spiego: riusciamo ad esserlo perchè è una cosa "aleatoria" che comunque non ci tocca personalmente?

    Voglio fare a tutti voi una domanda semplice ed alla quale dovete rispondere in maniera semplice: non fatevi viaggi pindarici: rispondete con semplicità ed immediatezza.
    E' la domanda che mi pongo ogni volta, ed ogni volta non riesco che a darmi la stessa risposta...
    Domanda:
    "se facessero male a vostro figlio. Se un pedofilo prendesse vostro figlio. Lo torturasse. Lo annientasse psicologicamente..."
    Ed ora rispondetemi, perchè io non riesco MAI ad essere umana, nè democratica, nè "socialmente utile" in quel frangente:
    in "quel "particolare caso", cosa significa per voi "pena di morte"?
    Personalmente, arrivo ad essere rivoltante, nella risposta: arrivo a dire "non mi basta".

    Forse sono uscita dal "discorso".
    Ma è la domanda che mi salta in testa, sempre:
    "fino a quanto siamo disposti ad essere democratici? Qual'è il nostro personale limite di sopportazione?"

    Questo non significa che sono "a favore della pena di morte".
    Assolutamente no.
    Ma non voglio e non posso mai dimenticarmi che ho dentro una "bestia nera" che potrebbe sbranare (e non solo metaforicamente) se qualcuno facesse del male a mio figlio...
    Questa mia vulnerabilità mi serve per non perdere mai, MAI di vista il senso di "precarietà" della parola Democrazia...
    e forse per questo cerco di non essere mai "assolutista".
    Tutto qua.

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  2. sorry: il serpente che SI mangia la coda...
    io non ho nessuna coda da mangiare, e di serpenti non ne voglio intorno...

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  3. Prima cosa, per me non si tratta di aver ragione. Io espongo la mia opinione, mi farebbe piacere venisse letta con meno pregiudizi possibili. Chi mi conosce sa che sono più che disposto a mettermi in gioco, a discutere sempre e comunque le mie posizioni.
    Se ti sono sembrato aggressivo nella discussione in coda alla foto di JSP (ti sono sembrato aggressivo?) forse è perché ho un'allergia istintiva per chi ha la ragione in tasca, per chi sa sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato, per chi giudica senza nulla sapere, senza nemmeno sforzarsi di comprendere le posizioni altrui.

    Detto questo rispondo alla tua domanda. Che è una domanda che inevitabilemnte un genitore si pone, credo.
    Io non avrei dubbi. Cercherei in tutti i modi di eliminare chi facesse soffrire una persona che amo.
    Secondo me non c'è nessuna contraddizione con l'essere assolutamente contro la pena di morte.
    Io non sono uno Stato, una nazione, sono solo una persona. Con tutti i limiti di un essere umano.
    Io come persona posso permettermi di avere un lato bestiale, di avere comportamenti primitivi. Ma da un'istituzione non lo potrei mai tollerare.

    E questo senza nemmeno voler entrare nei territori oscuri della gestione del diritto di vita e di morte da parte del Potere. Sull'etica che dovrebbe guidare l'istituzione, sulla morale che dovrebbe contraddistinguerne le scelte.

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  4. Mettiamola così:
    sei un pò impulsivo. Che, in rete, senza vederti nè conoscerti, ed argomentando su certe cose può sembrare aggressività...
    Comunque è chiaro, i saccenti fanno uscire fuori la parte più "forte" di noi...per cui hai la mia comprensione.

    Per il resto:
    ecco, è questo che mi "spaventa".
    Quando la persona e lo Stato si avvicinano. Voglio dire: se "io" americana vado a votare e focalizzo in maniera forte la mia visione della violenza su quanto ho portato come esempio, voterò "no" alla pena di morte, ma con delle riserve. Con dei dubbi. Dirò "no" perchè la parte democratica ha il sopravvento e forse, inconsciamente (eh..insomma...mica tanto inconsciamente...) pensando che sei MAI dovesse succedere, non sarà lo Stato a decidere/fare per me...
    Ma anche questo è tremendo, no?

    Ma chi sente lo Stato come l'entità in grado di "risolvere" in modo più democratico una questione di tale portata?
    E, comunque, la ns. idea di risoluzione dle problema, non è agghiacciante?
    Non lo so...mi sento veramente sempre molto confusa, quando affronto questo argomento...
    perdo lucidità.

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  5. Apprezzo la tua diplomazia. Ma guarda che se credi che quello che ho detto e/o come l'ho detto sia criticabile non trattenerti. Puoi pure sparare a zero, che poi semmai ne parliamo...

    (che quell'impulsivo non mi piace mica tanto, sai? che c'ho pensato un po' prima di scrivere quello che ho scritto, l'ho corretto e limato per cercare di essere più morbido possibile...
    Ma si vede che per me non è cosa: a me la discussione piace schietta, aspra se necessario, con l'unico limite del rispetto verso il proprio interlocutore.)

    Riguardo il problema (che il preambolo serve anche a prendere tempo, che rispondere a certe domande non è di quelle cose facili da fare).
    Non so se è agghiacciante. Non so nemmeno se una volta di fronte al male reagirei davvero in maniera violenta o se mi andrei a rintanare in un angolino a piangere per il dolore sofferto, se sarei in grado di pianificare una reazione, se andrei semplicemente fuori di testa. Francamente spero di non saperlo mai.

    Per quanto riguarda il discorso sullo Stato. Per me il dubbio non esiste proprio. Fortunatamente (?) qui siamo tutti abituati a diffidare delle istituzioni. Che per quanto male uno pensi, la realtà supera spesso (purtroppo) le più nere fantasie...

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  6. Eccomi! Ciao caro Giorgio.
    Un abbraccio

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  7. Grazie a te. E così scopro che fotografi da dio! Abbi pazienza, immagino che lo sappiano tutti, ma io arrivo sempre con il trenino :-)

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