12 ottobre 2012

Via degli Dei. Appunti di viaggio, seconda parte.

(prosegue da qui)

© giorgio raffaelli



Terza tappa 
Madonna dei Fornelli - Pian di Balestra - Piana degli Ossi - Passeggere - Traversa.
Distanza: 15 km ca. Partenza ore 8.50, arrivo ore 15.00.

Massimo arriva puntuale a Madonna dei Fornelli alle otto del mattino. Finisco di far colazione, facciamo preparare un paio di panini e siamo già in marcia.
Siamo una strana coppia io e Massimo. Lui arriva dal profondo sud, io dall'estremo nord, lui piuttosto preciso e metodico, io decisamente più cazzone e disordinato. Ci conosciamo da oltre vent'anni, complice una convivenza casuale ai tempi dell'università, ma credo sia la prima volta che ci si ritrova da soli per una camminata di qualche giorno.

La giornata è splendida e il ginocchio tiene botta mentre iniziamo a salire verso Pian di Balestra con buon passo e ottimo umore.
Alla prima sosta vediamo un'altra coppia di camminatori che percorrono lo stesso sentiero, uno sguardo curioso, un saluto e sono già andati. Nonostante gli zaini più carichi dei nostri hanno un bel passo veloce.
Altra sosta, un'oretta più tardi, ed ecco tre ragazze, anche loro sulla stessa rotta. Ci si controlla da lontano, ma ognuno rimane per le sue.
La strada però è una sola e diventa quindi inevitabile incontrarsi più volte nel corso della giornata. Dall'annusarsi da lontano si passa al cenno di saluto, allo scambio d'informazioni, alla chiacchiera rilassata. Claudio e Massimiliano, i due escursionisti incontrati per primi, sono partiti da Bologna il giorno precedente (il che significa che hanno percorso qualcosa come 40 km in un giorno solo!), dormono in tenda (e hanno quindi  uno zaino che pesa una dozzina di chili!) e sono decisi a percorrere tutta la Via degli Dei in quattro giorni. A vederli così brillanti dopo un giorno e mezzo di cammino non avranno alcun problema ad arrivare fino in fondo!
Anche le ragazze, Sarah, Silvia e Cristina, son partite da Badolo di giovedì (scopriamo che era San Petronio, che significa ponte! per i bolognesi), hanno zaini che paiono la metà dei nostri (e noi subito a chiederci quanta roba inutile abbiamo con noi. Nulla, apparentemente, eppure…) e un passo bello spedito. Tra una chiacchiera e l'altra ci dicono che c'è un'altra coppia bolognese sulla via e che probabilmente la incontreremo una volta arrivati a Traversa, meta che oggi condividiamo in parecchi.

© giorgio raffaelli
Il sentiero che conduce verso il passo della Futa è immerso nel bosco, di castagni prima, di faggi poi, con qualche abetaia a variare il panorama. Finché saliamo non ho problemi nel ritmo della marcia. Quando invece il sentiero scende ripido, come nell'ultimo tratto che conduce a Traversa, il ginocchio sinistro inizia a darmi segnali mica tanto positivi. Arriviamo comunque nei tempi previsti all'Albergo ristorante da Jolanda, raggiunti pressoché in contemporanea dagli altri compagni di via. Un'oretta più tardi arrivano anche Anna e Lorenzo, che le ragazze conoscono già: hanno avuto un leggero contrattempo quando sono incappati in un gregge di pecore e si son visti il sentiero bloccato dal cane pastore che le sorvegliava.
Claudio e Massimiliano, che in primo tempo dovevano fermarsi oltre la Futa, decidono che la compagnia gli piace, piantano la tenda dietro l'albergo e ci danno appuntamento per cena.

La cena da Jolanda, a base di carne alla griglia e vino toscano è un gran bel momento. Nove persone prima sconosciute che si ritrovano a condividere la stessa tavola dopo aver calcato la stessa strada, ognuno con la sua storia che confluisce nella via percorsa insieme. Bello. Bello. Bello.
La serata è uno di quei momenti che capitano di rado. Momenti in cui ognuno offre il meglio di sé, senza vacui protagonismi, senza menate o falsa allegria. Siamo stati bene insieme, e a volte è tutto quel che serve sapere.



Quarta tappa

Traversa - Passo della Futa - Monte Gazzaro - Passo dell'Osteria Bruciata - Sant'Agata - Gabbiano.
Distanza: 25 km ca. Partenza ore 9.00, arrivo ore 17.00.

Del quarto giorno sulla Via degli Dei ricordo il saluto mattiniero a Claudio e Massimiliano, che hanno anticipato la partenza nella speranza di riuscire a campeggiare dalle parti della Badia del Buonsollazzo, qualche ora di cammino più avanti rispetto alla nostra fine tappa.
© giorgio raffaelli
Ricordo le nuvole che giocavano con il sole e gli alberi e noi che ci godevamo gli straordinari effetti di luce che vedete nelle foto. Ricordo il viaggio in comitiva, che non è proprio il mio genere di cammino per sentieri e montagne, ma che per una volta si può anche fare. Ricordo la salita al monte Gazzaro, che poi da lì sarebbe stata tutta discesa, per venti chilometri, e tanti saluti alle mie speranze di mantenere un ginocchio sano. Ricordo le decine di cacciatori sparsi coi loro cani per tutto il bosco ed è ben inquietante veder tanta gente armata che gira tranquilla in grigio verde accanto a te. Ricordo i motociclai, con le loro moto da cross, sentiti per decine di minuti a rompere la quiete della foresta, prima e dopo la fugace visione del loro passaggio.
Ma soprattutto ricordo il panorama del Mugello, vuoto di case e pieno di verde, l'andamento dolce di quelle montagne e il fondovalle coi filari d'alberi lungo le strade e i paesi circondati dai campi. Me ne rendo conto: detto così non pare molto diverso dalla vista del versante bolognese dell'Appennino, eppure a passarci attraverso si nota netta la differenza: anche l'aria ha un sapore diverso.

A proposito di sensazioni diverse.
Le Dolomiti sono le mie montagne, quelle in cui sono cresciuto, quelle che per me rimangono il riferimento principale quando penso alla montagna. Camminare negli Appennini è un'altra cosa. Non meglio o peggio: diverso. Le Dolomiti sono un luogo senza mezze misure: ci cammini d'estate, le salite e le discese te le ricordi a lungo, ci sono i rifugi e in genere un sacco di gente in giro, sono silenziose e impressionanti. L'Appennino tosco-emiliano lo percorri preferibilmente in primavera o in autunno, non ti ricordi i picchi del sentiero, ma ti ricordi il suo scorrere; niente rifugi, poca gente, ma un rumore di fondo (dagli alberi, dai dintorni abitati) che è spesso percepibile. L'Appennino da un senso di continuità al tuo cammino quando invece il cammino sulle Dolomiti è fatto di strappi e interruzioni. L'Appennino è dolce, le Dolomiti sono dure: la terra stessa che calpesti è diversa.
Forse è nella natura stessa di questo luogo la capacità di avvicinare le persone, che difficilmente gli escursionisti percorrono i sentieri delle Dolomiti in gruppi numerosi. O forse è il senso di solitudine ad avvicinare le persone. Solitudine che si percepisce ben più forte a queste latitudini, circondati insieme dalle rocce friabili che cedono sotto il tuo passo e dalla quantità di storia che è passata per lo stesso sentiero su cui stai camminando ora.

Camminando insieme siamo arrivati fino a Sant'Agata, per un caffè e una pausa nel bar del paese, e poi insieme fino a Gabbiano dove le nostre strade si son divise. Non prima di un ultimo momento di divertito stupore, quando un gregge di centinaia di pecore ha invaso la carreggiata sterrata e di corsa ci ha sorpassati sulla via per l'ovile.
© giorgio raffaelli
Io e Massimo ci siamo fermati al Bed & Breakfast La gabbianella e i gatti e scelta non poteva essere più felice. L'accoglienza che ci han riservato i padroni di casa e la cena in loro compagnia son cose che non dimenticheremo facilmente. Un grazie di cuore a Paolo che ce lo ha consigliato!



Quinta tappa

Gabbiano - San Piero a Sieve.
Distanza: 6 km ca. Partenza ore 8.00, arrivo ore 9.00.

© giorgio raffaelli
Abbiamo lasciato la Via degli Dei con un po' d'amaro in bocca. Al mattino sveglia presto, e dopo un'abbondante colazione alle otto eravamo già in strada verso San Piero a Sieve, per ricongiungerci al resto della compagnia e proseguire fino a Fiesole. Nei chilometri che ci separavano dal paese (mannaggia a noi, abbiamo pure sbagliato strada…) l'asfalto sotto i piedi ha dato il colpo di grazia al mio ginocchio.
Giusto il tempo per un saluto e il resto del gruppo è ripartito alla volta di Monte Senario, e poi giù fino a Fiesole e poi Firenze. Smettere di camminare su quelle strade è stata dura, tanto che non appena è arrivato il nostro amico Claudio per darci un passaggio verso casa non abbiamo rinunciato a fare un salto fino a Bivigliano e al monte che lo sovrasta, un po' per dare un saluto al cammino, un po' per renderci conto di cosa ci siamo persi: i paesaggi di questa tappa ci sono sembrati davvero spettacolari anche visti da lontano.

Vabbé, ci saranno altre occasioni. Se non sulla Via degli Dei, su altre strade, su altri sentieri, che solo camminare è capace di regalare certe sensazioni.

9 commenti:

  1. Giorgio, te l'ho detto al telefono ed ora te lo (sotto)scrivo: proprio una bella narrazione. Hai del talento!

    Massimo
    P.S.: be' non sono poi sempre così precisino e metodico eh! E' che di fronte ad un "crucco" come te volevo sfatare la fama di noi terroncelli sempre in ritardo e poco efficienti...

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    1. Mi fa piacere ti sia piaciuto!

      E no, poche palle, tu SEI preciso e metodico.
      Dopotutto quello biondo sei tu, no? :-)

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  2. Mi spiace che il ginocchio non ti abbia permesso di arrivare fino all'ultimo giorno, ma mi pare di capire che sia stata comunque un'esperienza positiva :)

    E complimenti per il resoconto!

    Quando vuoi camminare un po' fammi sapere, se ti va un compagno di viaggio.

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    1. Esperienza decisamente positiva, sì.

      E certo, la prossima volta che si organizza qualcosa te lo faccio sapere, anche se temo ormai si dovrà attendere la primavera…

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  3. Ma che bellissima serie di post!
    Tanta invidia... Complimenti per l'esperienza che hai condiviso con noi.

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  4. Non mi sembra che Massimo sia poi così preciso e metodico come lo descrivi, ma confermo che tu sei sicuramente un "cazzone" :-)

    Claudio

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    1. Non ti sembra solo perché non hai visto come era organizzato per la spedizione! Tra barrette proteiche e magliette traspiranti era davvero il camminatore perfetto! :-)

      (Sulla mia cazzonaggine, beh… no, te lo dico in privato… \m/ )

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    2. Beh, se la mettiamo così, hai dimenticato il mini kit medico con : tachipirina, collirio, maalox, oki, succhiaveleno con laccio emostatico, bisturino e disinfettante... fionda, coltello, armonica a bocca e binocolo... Ma giuro che la prossima volta, a parte il kit medico, lascio tutto a casa per ridurre il peso dello zaino !!!

      A presto ricamminare insieme, spero anche con il vecchio amico comune di trekking che questa volta ha fatto solo da tassista (gliene siamo però molto grati )

      Massimo

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