18 ottobre 2012

Letture: Schmidt, Year's Best, McCaffrey, Stross, King

Dopo la parentesi appennino-fotografica eccomi di nuovo a parlare di libri. Quella che segue è una raffica di note per ricordarmi qualcuno dei libri letti negli ultimi mesi. Come annotazioni sono piuttosto scarne, ma come accennavo qualche tempo fa, questa è l'unica soluzione che ho trovato per smaltire le letture trascorse.
Se avete voglia di approfondire questo o quel volume non avete che da farvi avanti.
© giorgio raffaelli
Arno Schmidt - Specchi neri
 Fino a qualche mese fa non avevo mai sentito parlare di Arno Schmidt, poi sono incappato in questo articolo di Alessandro Fambrini sul primo numero di Anarres. Per una recensione di Specchi neri seria, competente e appassionata vi rimando dunque a quell'articolo, da parte mia aggiungo che il romanzo di Arno Schimdt è al momento la miglior lettura dell'anno.
Specchi neri è un romanzo di fantascienza post-apocalittica, è un testo allegramente nichilista, è un esercizio di scrittura d'avanguardia per il suo stile libero e spregiudicato che, è vero, costa qualche sforzo in più al lettore occasionale, ma offre in cambio qualcosa che non trovo troppo spesso nelle mie solite letture: un nuovo punto di vista, uno sguardo lucido e luminoso in diretta dal centro autodistrutto del mondo.
Se non avete tempo o voglia di leggervi l'articolo di Fambrini e siete alla ricerca di paragoni immediati, posso aggiungere che Specchi neri si colloca agli antipodi de La strada di Cormac McCarthy. Entrambi ambientati in un mondo senza speranza, il romanzo dell'americano evoca continua la disperazione e il vuoto che circonda i sopravvissuti, esaltati dal continuo confronto con la loro umanità. Specchi neri al contrario riverbera negli occhi del narratore i colori di un mondo nuovo che, liberatosi del fardello umano è finalmente pronto a cessare di esistere, alla faccia di tutto ciò che di grande, o di misero, l'uomo ha realizzato nella Storia.
Specchi neri è una felice elegia della fine. Nel ritratto dell'apocalisse che Arno Schmidt offre al lettore la mancanza di speranza non è vissuta come una condanna, piuttosto come una liberazione.


A cura di David G. Hartwell & Kathryn Cramer - Vennero dal futuro
La traduzione italiana della raccolta annuale del meglio della produzione fantascientifica breve dell'anno è uno dei pochi motivi per cui essere grati a Urania. Pubblicato col titolo Vennero dal futuro nel Millemondi estivo dell'anno scorso, l'antologia curata da Hartwell & Cramer è un ottimo compendio di ciò che di buono è stato pubblicato nel mondo anglosassone nel 2007. L'appuntamento annnuale con lo Year's Best è anche un ottimo punto d'osservazione sulle tendenze e le suggestioni che più hanno caratterizzato la produzione del periodo.
Se c'è un tema che ritorna più volte nel corso del volume mi pare sia quello della vecchiaia, della memoria, del ricordo di sé (penso soprattutto ai racconti di Wolfe, Kessel, Egan, Watts, Jones). La fantascienza non è però così asfittica e terminale da doversi avvolgere su se stessa e declinare all'infinito uno o due argomenti e anche nel 2007 i racconti sorprendenti, originali e meravigliosi non mancano.
Come sempre accade con queste antologie, ognuno ha i suoi racconti preferiti e quelli che invece bleah. Tra quelli da ricordare in Vennero dal futuro ci sono Terza persona di Tony Ballantyne, originale visione di guerra futura in una struttura narrativa piuttosto inquietante (e parecchio sorprendente!); Reclutamento di Greg Egan, una storia di speranza ed esplorazione che, come è tipico dell'autore australiano, è capace di infondere un ragionevole ottimismo anche in questi tempi cupi; il cattivissimo Pirati della costa somala di Terry Bisson, che mi ha sorpreso con una storia di turismo e violenza davvero perfida; infine Sanjeev e il robotista di Ian McDonald, rileggerlo in italiano (è il racconto che apre Cyberabad Days) non è la stessa cosa, ma rimane un ottimo racconto in cui si mescolano sogni adolescenziali, robot giganti e un'India in perenne trasformazione.


Anne McCaffrey - Il volo del drago
Dalle stelle alle stalle, è questo il leitmotiv del romanzo che tanta gloria diede ad Anne McCaffrey nei lontani anni '60: l'ascesa e la caduta dell'umanità di Pern, la caduta e l'ascesa di Lissa, eroica fanciulla protagonista del romanzo e dei dragonieri con lei, e poi stelle e stalle sono i luoghi d'elezione della vicenda: la stella rossa che minaccia il pianeta, le stalle dove crescono i draghi del titolo.
Dalle stelle alle stalle riassume in maniera egregia anche la parabola della considerazione in cui tenevo questo libro nel tragitto dalla libreria alla poltrona e ritorno: purtroppo per il lettore i decenni trascorsi dall'uscita de Il volo del drago si sentono tutti e oggi il romanzo si fa notare solo per la quantità di stereotipi maschili e femminili che vi compaiono, oltre che per uno sviluppo narrativo piuttosto ovvio, date le premesse. Per fortuna ci sono i draghi, ma è un po' poco per salvare il volume.


Charles Stross - Rule 34
Più leggo Charlie Stross più lo trovo brillante. Ogni suo romanzo alza leggermente l'asticella per chiunque voglia cimentarsi nel racconto del prossimo futuro. Non dev'essere affatto facile confrontarsi da autore con 'sto tizio che non solo traccia le mappe del nostro futuro con una leggerezza sorprendente, ma ci infila pure personaggi stuzzicanti, plot incredibili e riflessioni mai banali sull'universo la vita e tutto quanto, compreso sesso, spam e ai. Anzi, partendo proprio da sesso, spam e intelligenza artificiale. (Dopotutto la regola n. 34 della rete dice che se qualcosa esiste, esiste della pornografia che la riguarda.)
Rule 34 è il seguito di Halting State, con cui condivide un paio di personaggi e l'ambientazione scozzese, ma è leggibile anche autonomamente (certo che lasciar perdere Halting State sarebbe piuttosto sciocco), ma soprattutto ne rappresenta l'ideale prosecuzione dal punto di vista dell'analisi dell'evoluzione delle tecnologie di controllo e sorveglianza, nonché una spericolato viaggio nel crimine organizzato nei primi decenni del III millennio.
Secondo me è una lettura obbligata per chiunque sia interessato al mondo che verrà, ed è pure molto divertente!


Stephen King - La canzone di Susannah

A che capitolo siamo arrivati? Ah già. La canzone di Susannah è il sesto e penultimo capitolo della saga della Torre Nera.
Cosa aggiungere a quanto già detto nelle note sui  precedenti volumi dell'eptalogia?
Forse mai come in questo volume si dimostra tutto il mestiere e l'abilità del suo autore, che riesce a riempire le 500 pagine della mia edizione italiana del testo infilandoci giusto un paio di sparatorie, il travaglio di una donna incinta e pochissimo altro. Che poi in questo pochissimo altro compaia pure l'autore in persona non è che la ciliegina sulla torta.
Stephen King è un prestigiatore della parola, capace di ogni trucco e illusione. Ma la magia è un'altra cosa.

12 commenti:

  1. Penso anche io che l'appuntamento con i migliori racconti dell'anno sia uno dei pochi motivi per cui essere grati ad Urania, non ho apprezzato molto il salto di un paio di annate compiuto quest' estate.
    Mi auguro che recuperino presto i volumi saltati.

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    1. Per me la cosa importante è che continuino a proporli, che poi sia il 2008 piuttosto che il 2011 non è questione fondamentale.

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  2. Dunque... Specchi neri me lo sono segnato. Ho adorato il film tratto da "La strada" e quindi questo libro mi sa che non me lo perdo.
    Per quanto riguarda King, devo cominciare la mille-logia della torre nera entro fine anno, e mi ispirava poco. Vediamo.
    Poi di stross devo ancora leggere niente... da dove comincio?

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    1. Occhio che Specchi neri è davvero l'opposto come mood rispetto a La strada. Che se ti aspetti un lavoro altrettanto disperato rischi poi di rimanerci male.

      Riguardo alla Torre Nera, non sono pentito di aver iniziato la saga. Non tutti i volumi mi son piaciuti allo stesso modo, ma è indubbio che King sappia intrattenere il lettore.

      Stross in italiano è un casino. Non saprei proprio cosa consigliarti, che da quel che ho capito tradurlo nella nostra lingua è lavoro davvero improbo.
      In teoria potresti cominciare con Accelerando, che in italiano è senza dubbio il suo libro più rappresentativo. Però quel paio di amici a cui l'ho consigliato, lettori abbastanza forti ma non troppo fantascientifici, non l'hanno apprezzato quanto secondo me meritava.

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    2. Per specchi neri avevo capito. Per la torre leggo il primo e poi vediamo. E con Stross mi hai stross-ato :B Dai provo a recuperare Accelerando che magari mi piace.

      ps fuori post: hai letto "ferro sette", per caso?

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    3. A proposito di Stross: meriterebbe senz'altro la traduzione di qualche opera lunga oltre ad Accelerando (che essendo stato rilasciato in CC, /tutti/ avevano gia' letto), che può risultare un po' ostico.

      Un po' delle sue "bonus tracks" sono state pubblicate da Delos, e un paio delle storie che compongono Accelerando rientrano negli "Year's Best".

      Ha una produzione decisamente ampia e variegata. A me è piaciuta sia la serie dell'Eschaton, sia quella della Laundry, e *molto* Halting State; Rule 34 è nella coda breve.

      Dal suo blog http://www.antipope.org/charlie si può accedere alle storie disponibili on line (oltre ad essere di per sè molto interessante).

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    4. @ Eddy: Ferro sette non l'ho letto e, salvo recensioni spettacolari da fonti affidabili, non credo lo leggerò. Il profluvio di email promozionali ricevute nei mesi precedenti l'uscita mi ha davvero maldisposto nei confronti del romanzo e i giudizi non esaltanti captati in giro non aiutano certo a cambiare idea.

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    5. @ Paolo: Non dimenticare l'Alba del disastro, traduzione di Iron Sunrise, secondo romanzo dell'Eschaton. Lettura piacevole, ma non al livello dei romanzi successivi.

      Fai bene a suggerire la visita al suo blog, che è davvero denso di roba interessante. Ma temo che Eddy cerchi materiale tradotto in italiano…

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  3. Se ti piace la saga della Torre nera, io salterei l'ultimo libro che in parte mi ha deluso.

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    1. Arrivato a sei credo che farò anche sette. Non so ancora quando, che non ho alcuna fretta, però ho già il volume in libreria che mi aspetta. Non credo sarà peggio dei volumi precedenti.

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  4. picolo semi OT: un po' alla volta tutti i recensori di sci-fi che seguo stanno migrando alla lingua originale... Li capisco perfettamente ma secondo me questo non fa bene a chi vuole avvicinarsi (o persegure) alla narrativa di genere. I prerequisito della conocenza dell'inglese, benchè fondamentale non solo per la lettura, mi sembra un ostacolo molto disincentivante.
    Chi come me, ha pochissimo tempo per leggere non può permettersi di "sbagliare" un libro perciò mi sento sempre più spinto verso il mainstream dove sbagliare è più difficile (o dove per lo meno si possono sentire più opinioni).

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    1. Capisco anche troppo bene la tua posizione. Io ho dovuto cominciare a leggere in inglese proprio per non sbagliare nella scelta della fantascienza da leggere.

      Anch'io preferirei leggere la fantascienza che mi piace in italiano: ne leggerei di più, la capirei meglio. Il problema è trovarla…
      Quando mi capita ne parlo ben volentieri (vedi il post dedicato a Scalzi qualche settimana fa, o quello su La città e la città di Mieville), ma è davvero difficile, che in libreria è raro trovare qualcosa di interessante.

      Per dire, l'ultimo libro di fantascienza letto in italiano NON è pubblicato in una collana di genere. Mi riferisco a Eudeamon, di Erika Moak, edito da Zero91. (che m'è piaciuto, con qualche riserva, ma ne riparliamo a tempo debito).

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