09 febbraio 2010

Letture gennaio 2010


Picture by Iguana Jo.
Vittorio Catani - Il quinto principio
De Il quinto principio ho già parlato in questo post a cui vi rimando per eventuali nuovi commenti, critiche e/o discussioni.
Non azzardo ulteriori approfondimenti, che ogni parola può essere usata contro di me.
(Scherzo, eh! che come dicevo altrove tra fantascientisti ci vogliamo tutti molto bene!)


Anthony Boucher - Storie del tempo e dello spazio
Quando incappo in una di queste antologie di racconti anni '50 mi sembra sempre di ritrovare un vecchio amico. Sarà che la mia esperienza di lettore di fantascienza si è formata su testi scritti in quegli anni, ma per me leggere dei turbamenti più o meno inquietanti, più o meno fantastici della comoda vita conformista a stelleestrisce che si ritrova con una preoccupante frequenza nei racconti fantascientifici di quegli anni è una specie di ritorno a casa.
Nello specifico questi racconti di Anthony Boucher hanno tutti quel sapore di sigaro e scotch e moglie di là a preparare la cena che per me è ormai sinonimo di buona lettura nostalgica. Illuminante, forse più qui e ora che non laggiù e allora, e sempre piacevole.


Jonathan Lethem - Memorie di un artista della delusione
Capita a volte di imbattersi in autori che sembra abbiano scritto le loro cose apposta per te. Beh… io non ho praticamente nulla in comune con Jonathan Lethem eppure leggendo i saggi raccolti in questo volume - o come m'è successo leggendo La fortezza della solitudine - non posso fare a meno di ritrovare nelle sue parole e nei suoi racconti moltissime cose del mio passato.
Tra le tante occasioni di interesse e di riflessione di queste Memorie di un artista della delusione mi piace ricordare l'excursus sull'opera omnia di Philip K. Dick (che è in qualche modo esemplare di come dal ghetto fantascientifico si possa - e si debba - uscire, se non altro per dare un'occhiata al resto del mondo, senza perdere nulla dell'amore che ci lega a certi luoghi) e la voracità onnivora nei confronti di libri dischi cinema che emerge prepotente dal racconto delle vicissitudini familiari del giovane Lethem e che ha caratterizzato l'adolescenza di parecchi di noi qua fuori.
Un'ultima nota sulla bonus track del volume, ovvero il lungo pezzo appassionato, attento e disincantato sul padrino del soul. James Brown non è mai stato tra i miei soul-men preferiti, però accidenti, che razza di uomo!


Joe Haldeman - Cronomacchina accidentale
Ogni volta che mi capita per le mani un libro firmato da Joe Haldeman so già come andrà a finire. Di recente mi è successo con l'antologico Guerra eterna: Ultimo Atto o con I protomorfi: mi ritrovo a sogghignare felice tra scenari che appartengono alla fantascienza più classica ma che presi in mano da Haldeman danno un'impressione di freschezza e novità che non ti aspetteresti mai.
Cronomacchina accidentale non fa eccezione: sebbene la struttura della vicenda sia quanto di più scontato e prevedibile sia dato cercare nella fantascienza contemporanea, il talento di Haldeman riesce comunque a trasformare la lettura in un'esperienza brillante e seducente. Quante storie di viaggi nel tempo abbiamo già letto? Bene, stavolta succederà esattamente quello che vi aspettate (più o meno), con le solite puntate in futuri alternativamente accoglienti e inquietanti, con incontri fortunati, fughe precipitose e salvataggi per il rotto della cuffia e soprattutto con l'obbligatoria presenza - e risoluzione - del paradosso temporale di turno. Nonostante l'abbondanza di cliché - peraltro abilmente gestiti dall'autore - nelle peripezie del fisico Matt Fuller in giro per lo spazio tempo c'è evidentemente qualcosa capace di avvincere e appassionare il lettore. Questo qualcosa è l'indubbio talento di Haldeman nel rendere i sui personaggi assolutamente umani e comprensibili, la leggerezza e il ritmo del racconto, la capacità di infilare tra le pieghe delle sue storie qualche nota felicemente inquietante e provocatoria.
Tra gli autori capaci di rivitalizzare la buona vecchia fantascienza con cui sono cresciuto credo che Joe Haldeman sia il migliore.

4 commenti:

  1. Concordo con quello che dici sul romanzo di Haldeman (solita storia, ma molto ben realizzata) tranne che per il finale, che ho trovato un po' deludente. Forse c'e' qualcosa che non ho capito, ma non mi e' sembrato affatto che il paradosso temporale venisse risolto. Oltre al fatto che lo scioglimento e' un po' un deus ex machina (spoiler: arriva gesucristo e li rimanda indietro...)

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  2. Che lo scioglimento finale sia dipendente da un deus ex machina è vero, ma mi pare che la cosa sia resa in maniera abbastanza esplicita e divertita: visto quel che succede nelle pagine precedenti, chi più divino di gesucristo poteva scegliersi Haldeman per farlo saltar fuori dalla macchina a risolvere la situazione?

    Per quanto riguarda il discorso paradosso, beh… rispedire Matt e compagna proprio in quel punto dello spazio tempo mi pare risolva in maniera brillante tutti i problemi di paradossi e conseguenze.

    Oh… intendiamoci, mica penso che Cronomacchina accidentale sia un capolavoro. Però per essere un romanzo che punta al puro intrattenimento mi pare un prodotto decisamente superiore alla media.

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  3. Il protagonista non doveva tornare indietro e pagarsi la cauzione?

    Poi non ho capito in che modo tornare indietro a quel punto risolverebbe tutto. Piu' che altro sembra un po' un finale circolare, in cui alla fine c'e' un collegamento molto tenue con l'inizio. Non che non funzioni, e' solo che mi e' sembrato un po' debole.

    Poi, come ti dicevo, alla fine e' comunque un romanzo molto buono comunque.

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  4. "Il protagonista non doveva tornare indietro e pagarsi la cauzione?"

    Beh… è lì che interviene il deus ex machina, no?

    Il ritorno al passato risolve tutti i problemi di continuity senza crearne di nuovi, ponendosi anzi come base per tutta la sequenza di accadimenti successivi.
    Che poi io abbia un debole per i romanzi circolari - specie se come in questo caso non si prendono poi troppo sul serio - è effettivamente un elemento da tenere in considerazione. :-)

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