Come mai non ho mai sentito nominare Stanley Elkin? Uno scrittore che sforna un romanzo come Magic Kingdom non può essere uno sconosciuto qualsiasi. E dire che questo volume edito nella collana che minimum fax dedica al recupero dei classici non è nemmeno troppo vecchio. Risale al 1985. Eppure ci son voluti venticinque anni per tradurre questo libro in italiano. Misteri dell'editoria, applausi all'editore.
Magic Kingdom è la storia di sette bambini malati terminali che Eddy Bale, reduce dalla tragica perdita del figlio, decide di accompagnare, con una ben assortita cerchia di collaboratori, in una vacanza da sogno, l'unica e l'ultima a cui potranno mai partecipare, nel regno magico di Disneyworld.
Magic Kingdom racconta una vicenda che credevo fosse impossibile da affrontare, ma Stanley Elkin non distoglie nemmeno per un attimo lo sguardo, né per il pudore né per la pena, e ne esce trionfante e con lui i protagonisti della storia e il lettore con loro.
Prima di leggere questo romanzo ero convinto che raccontare di bambini malati in gita premio fosse quanto di più rischioso si potesse mai decidere di infilare in un romanzo. Con un argomento simile c'è tutto il potenziale per scivolare nella narrativa del dolore o nel melodramma o per rifugiarsi nel cinismo e nella retorica.
Stanley Elkin travolge invece il lettore con la pura e semplice verità del suo racconto.
Tutto Magic Kingdom è percorso da una voce sotterranea che lega i personaggi, i luoghi, le situazioni e che sussurra al lettore morte morte morte. Ma lungi dal rassegnarvisi, gli uomini e le donne e i bambini di questo romanzo cercano in ogni modo di venire a patti con la loro mortalità: gli adulti con il loro bagaglio di esperienze di sopravvivenza e con le loro piccole strategie di sopportazione e resistenza; i bambini, tutti condannati, dimenticando la loro condizione, fuggendo nei loro sogno condivisi, concentrando negli ultimi momenti rimasti intere esistenze che mai vivranno.
Stanley Elkin supporta i loro sforzi con una scrittura funambolica, sfrenata, meravigliosamente ricca di sottigliezze e sfumature. Una scrittura così viva da rendere possibile la convivenza nello spazio della stessa pagina, addirittura della stesse riga, di tragico e comico, sensuale e grottesco, orrore e meraviglia. Scrittura resa magnificamente da Federica Aceto in lingua italiana, con un lavoro di traduzione che non deve essere stato semplice. (Se volete farvi un'idea, qui trovate il pdf del primo capitolo).
Stanley Elkin mostra tutto: dalla masturbazione compulsiva dell'infermiera Mary, al profluvio di liquidi organici prodotto dalla piccola Rena, dai pensieri segreti di Pluto, alle pene d'amore del buon Colin per il suo omonimo compagno lontano. In questo mostrare senza pudore anche i momenti più intimi, restituisce dignità e individualità ai suoi personaggi (che siano bambini malati o accompagnatori disfunzionali), scardina la gabbia che li relegherebbe al ruolo di anonimi vettori di disagio sociale e rivela al lettore la loro umanità, che si riflette esattamente nei loro limiti.
In un romanzo in cui non c'è nessuna esaltazione del vitalismo cui tanta letteratura americana ci ha abituati, in cui nessuno nemmeno immagina ci si possa salvare la vita, decidere di ambientare la vicenda a Disneyworld non fa che acuire le dinamiche di relazione tra sani e malati, tra bambini e adulti, tra lavoratori e vacanzieri, in una serie di corto circuiti che rendono universale la malattia personale e inguaribile la follia collettiva (vedi il momento insieme ridicolo, tragico ed epifanico della sfilata a cui assistono i bambini verso la fine della storia).
Ma il regno magico di Stanley Elkin è ancora più ricco di quel che può apparire da queste note.
Vedi per esempio il ritratto dei mondi privati in cui i sette giovani protagonisti - otto, considerando il ricordo del figlio moribondo di Bale - sono forzatamente rinchiusi dalla loro malattia, descritti con una pacatezza che esalta la normalità delle loro esistenze. Normalità che sfocia in un irrefrenabile divertimento non appena le vite di questi piccoli malati si incrociano, con un umorismo che non nega la malattia né indulge nei comodi territori della satira, ma che grazie alla sua trasparenza al dolore riesce a coinvolgere il lettore molto più di un qualsiasi paternalistico approccio strappacore.
O vedi l'attenzione dedicata al rapporto tra Eddy Bale e la progressione della malattia del figlio; il delicato, commovente, spietato racconto della conclusione del suo matrimonio o quello della sua esposizione mediatica nel ruolo di promotore della macchina raccogli-soldi per curare il figlio prima, per la vacanza da sogno poi.
Insomma, si sarà capito, per me questo Magic Kingdom è stata una scoperta straordinaria.
Spero lo sia anche per voi.
(Un grazie a Chiara che mi ha consigliato il romanzo: è passato un po' di tempo, ma non l'ho dimenticato)
…
25 marzo 2011
Magic Kingdom
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Come mai non ho mai sentito nominare Stanley Elkin?
RispondiEliminaNon lo so, io sono SICURA di avertelo consigliato, è uno dei miei libri preferiti, Magic Kingdom :P
'azz! Chiara, sei stata troppo veloce, stavo per aggiungere un grazie a chi me ne aveva parlato, tanto tanto tempo fa!
RispondiEliminaBene, bene, dopo le tue parole Elkin scala le posizioni nella mia wishlist.
RispondiEliminaahah, maledetto google reader :D
RispondiEliminasono felicissima che ti sia piaciuto così tanto, siamo almeno a quota due LIBRI, mica male!
Mi ero fatto l'idea che Elkin fosse uno scrittore comico, o perlomeno devo averne sentito parlare in quei termini. Ok, segnato per prossimo acquisto.
RispondiElimina@ abo: leggilo, che son curioso di conoscere la tua opinione!
RispondiElimina@ chiara: solo due? Sicura non siano di più? (in effetti c'è questo e Fenoglio, ma mi pare di scordarmi qualcosa).
Piuttosto, quand'è che leggi uno di quelli che ti ho consigliato io?
@ marco: accidenti! tu che non hai ancora letto un libro dei miei! Un evento! :-)
(Anche nella presentazione del romanzo si dedica parecchio spazio alla comicità di Elkin. In effetti ci sono pagine in Magic Kingdom dove la vena umoristica dell'autore è ben presente, solo che non domina la scena. Aggiunge semmai un'ulteriore sfumatura al tutto.)
(anch'io pensavo a questo e Fenoglio, non so esserti d'aiuto, quindi...)
RispondiEliminaHai ragione, hai ragione... è che non riesco quasi più a leggere - se non i libri che *devo* leggere. Adesso che ho ricominciato a studiare, poi, quel poco tempo che dedicavo alle letture "per piacere" lo dedico ai saggi :(
L'ho finito ieri.
RispondiEliminaDavvero bello. Stavolta mi viene nulla in particolare da aggiungere alla tua ottima (una volta tanto ;-)) recensione.
Son contento ti sia piaciuto, un po' meno di averti lasciato senza parole (anche se è vero, son soddisfazioni! :-)).
RispondiElimina